''Poor Things!'', tratto dal romanzo di Alasdair Gray, "Vita e misteri della prima donna medico d''Inghilterra", è un appassionato, massimalista e impietoso film che, in modo provocatorio e grottesco, sbeffeggia il patriarcato, diventando metafora delle problematiche relazioni uomo-donna, nonché allegoria della diversità di ogni singola persona – non sempre accettata per quella che è. La libertà delle donne, intellettualmente e sessualmente, è il tema principale di questo racconto capovolto di Frankenstein, che sonda con ironia la sessualità e il femminismo nelle forme più pure. Dietro il fascino figurativo, una satira surreale sull''immaturità dello sguardo maschile e del modo in cui brama il controllo sulle donne.
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''Poor Things!'', tratto dal romanzo di Alasdair Gray, "Vita e misteri della prima donna medico d''Inghilterra", è un appassionato, massimalista e impietoso film che, in modo provocatorio e grottesco, sbeffeggia il patriarcato, diventando metafora delle problematiche relazioni uomo-donna, nonché allegoria della diversità di ogni singola persona – non sempre accettata per quella che è. La libertà delle donne, intellettualmente e sessualmente, è il tema principale di questo racconto capovolto di Frankenstein, che sonda con ironia la sessualità e il femminismo nelle forme più pure. Dietro il fascino figurativo, una satira surreale sull''immaturità dello sguardo maschile e del modo in cui brama il controllo sulle donne. Ma l''opera è anche molto più di un manifesto contro il sessismo, è un elogio della libertà (che non significa far quel che si vuole, ma scegliere con cognizione di causa), dell''autonomia di pensiero, e soprattutto un inno alla scoperta di sé, alla crescita individuale emancipata da convenzioni e condizionamenti al fine di progredire e migliorare a livello civile (la protagonista che passerà dall''egoismo dell''età puberale alla ricerca del bene della cosa pubblica). Come dichiarato da Yorgos Lanthimos, la forza narrativa è proprio nella curiosità di vedere questa donna candida, senza condizionamenti familiari o sociali nell''età dello sviluppo, una giovane mente curiosa in un corpo già pronto per l''età adulta. Il regista greco, da sempre critico nei riguardi della società, è caustico anche stavolta, ma molto meno criptico ed ostico di come era stato nelle sue precedenti pellicole. Questa sua opera coniuga l''efficacia del trattamento tematico al senso dello spettacolo cinematografico, il ritmo stordente e le invenzioni visive facendosi coinvolgente, spassosa ed interessante. La regia mescola sequenze riprese col grandangolare, musiche appropriate, nonché immagini generate al computer per ricreare luoghi e atmosfere gotiche (straordinarie in tal senso la fotografia e le scenografie simboliste che ricordano i quadri del pittore svizzero Arnold Böcklin), e sa muoversi tra piani metaforici e altri più letterali. Emma Stone è credibile e bravissima nella sua interpretazione, ma anche il resto del cast è notevole. Insomma, un film riuscito, che diverte e fa riflettere, meritatamente premiato con il Leone d''Oro al Festival del Cinema di Venezia e vincitore di numerosi riconoscimenti.
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