Non è un paese per vecchi |
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Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
continua»
Titolo originale No Country for Old Men.
Thriller,
durata 122 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 febbraio 2008.
MYMONETRO
Non è un paese per vecchi
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La nascita di un genere: il Neo-Westerndi TunaboyFeedback: 1906 | altri commenti e recensioni di Tunaboy |
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lunedì 28 giugno 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"You can’t help but compare yourself against the old timers."
Il cinema western è probabilmente uno dei generi più esemplificativi ed emblematici della storia del cinema statunitense, caratterizzando buona parte della produzione del secolo scorso ed influenzando fior fiore di registi. Negli ultimi decenni, però, il cinema western è andato sempre più scomparendo, lasciando spazio ad altri generi e divenendo un ricordo del passato, relegato nei musei o nelle soffitte.
Con il loro “No Country For Old Men”, però, i fratelli Coen sono riusciti a creare un’ultima perla di questo genere morente, revitalizzando molti dei ridondanti cliché dei western.
Infatti, il cinema western era stato abbandonato, a mio parere, a causa degli onnipresenti cliché che ormai lo dominavano: oltre all’ambientazione, che per ovvi motivi non può essere stravolta, trovavamo sempre la stessa contrapposizione tra buoni e cattivi, trame prevedibili e personaggi piatti. Nel film dei Coen buona parte di questi aspetti rimane presente, ma in una forma così innovativa da risultare irriconoscibile: il protagonista, un personaggio che, nonostante debba rappresentare i “buoni”, risulta essere estremamente idiosincratico, compie azioni molto simili a quelle dell’antagonista, cancellando e rendendo labili i confini tra il bene e il male. Inoltre, alcuni degli snodi narrativi tipici del genere sono o assenti o stravolti; prendiamo ad esempio il proverbiale “duello finale” tra bene e male: questo è sì presente, ma viene escluso dalla narrazione, svolgendosi “a camere spente” e lasciando allo spettatore il solo spettacolo delle conseguenze di questo duello, dove, in modo totalmente inaspettato, il male vince sul bene.
A questo punto sorge spontanea una domanda: perché stravolgere a questi livelli un genere?
Per rispondere dovremo ricorrere ad un po’ di filosofia moderna: l’esistenzialismo è una corrente filosofica sviluppatasi a metà del ‘900, in un’Europa ferita dal trauma della Seconda Guerra Mondiale. Secondo gli esistenzialisti, l’uomo si trova in una continua ed incessante lotta contro il caos e contro l’imperscrutabilità della realtà, troppo complessa per avere un senso. Tornando al nostro film, credo che i Coen abbiano sfruttato il genere western, proverbialmente caratterizzato da questa battaglia infinita tra bene e male, per mettere in scena lo spettacolare scontro tra uomo e caos, creando così quello che potremmo chiamare un “neo-western”.
Sarà, però, questo “neo-western” foriero di un nuovo filone cinematografico simile al cinema “neo-noir”? Non potendo prevedere il futuro, non posso dare una risposta, ma indubbiamente “No Country For Old Men” sarebbe un buon inizio.
Voto: 5/5
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