Accanto al Quirinale, un Palazzo Pallavicini apre le sue porte e una teoria di passaggi, cortili, scale di pietra e giardini illuminati da fiaccole ondeggianti nella notte sembra dischiudersi agli occhi dei visitatori come nelle favole che si raccontano ai bambini. Come nelle fiabe, pochissimi ospiti scelti si recavano a omaggiare la regina, un po’curiosi e un po’emozionati. Finalmente si arrivava alle grandi sale affrescate e addobbate con enormi tende di velluto rosso. Sulle tavole ornate da bouquet fioriti scintillavano le posate e i sottopiatti d’argento. Ad accogliere gli ospiti, attorniati da una piccola corte vestita di nero come si addice ai modaioli convinti, c’erano i “padroni” di casa, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che avevano affittato il palazzo e provveduto a mettere le tende rosse alle finestre.
Poco prima dell’arrivo della regina, entrarono il principe e la principessa Antonio Banderas e Melanie Griffith, e gli astanti compresero che anche loro - Io sceicco spagnolo e la sua favorita yankee - nonostante fossero coprotagonisti della serata, erano lì per rendere omaggio alla star. Con gli occhi neri come il galletto, pozzi scuri nel pallore del volto, Asia Argento scivolava via quasi di nascosto verso uno dei tavoli.
E finalmente ecco entrare Madonna, una donna piccola, un metro e sessanta scarso enfatizzatO da un paio di scarpe con la zeppa stile Anni Quaranta, ma circondata da un’aura di celebrità, accompagnata dalla sua agente, dalla segretaria, dalla maga personale e dagli addetti all’immagine: parrucchieri, truccatori, e tutta la serie dei personaggi tipici della corte di una grande rockstar.
La cena si svolse senza eccessivi cerimoniali. Al dessert Stefano Gabbana mi invitò a raggiungere Madonna, bionda, radiosa e bellissima anche con pochissimo trucco. La star aveva da poco avuto la piccola Lourdes, e il suo seno appariva splendido nel turgore della recente maternità. Mi sedetti al suo tavolo mentre la sua corte le stava alle spalle, in piedi, protettiva e garrula.
Non è un’emozione da poco stare accanto alla diva del rock che fa impazzire le folle degli stadi e milioni e milioni di fan in tutto il mondo. Ma ecco la scena: lei mi fissa attentamente e mi sorride con spontaneità. Vedendola così giovane e apparentemente tenera, io penso che è molto diversa dalla diva che avevo visto arrivare con un ritardo di due ore alla prima romana di Evita. L’attesa aveva fatto imbestialire il pubblico dei “vipponi” romani, i quali non le perdonavano di averli tenuti prigionieri nel cinema Elite - senza bere, senza mangiare e persino senza poter andare alla toilette - perché le bodyguards non tolleravano disordini né disubbidienze al diktat di Madonna: non avrebbe permesso ad anima viva di trovarsi sulla sua strada all’entrata nel cinema. Così, tra pochi applausi, molti fischi e qualche buh, era finalmente salita sul palco una specie di Crudelia Demon in abito da sera, che sfidava la leggenda di Evita Peròn portandola sullo schermo nel musica! di Andrew Lloyd Webber.
Fatto questo confronto, mi viene in mente di rivolgere un complimento a Madonna. Tanto per spezzare quell’attimo di silenzio che precede l’avvio della conversazione le dico, in inglese: «Lei, cara Madonna, ha proprio due facce. Una è quella di un angelo». E lì mi fermo, perché subito realizzo che dovrei concludere che l’altra è quella di un diavolo. Silenzio. Al che Madonna mi chiede, con una punta di sadismo vendicativo: «E l’altra?». Le rispondo, ormai disperata ma eufemistica: «Quella di un angelo caduto».
A questo punto uno dei parrucchieri della divina, in piedi dietro di lei, le cala una manona sopra il braccio, come per impedirle di mollami uno schiaffone, e mi guarda tra il rimprovero e la pietà. Io capisco che la signora non dev’essere nuova a reazioni violente, se si sente offesa. Fisso la manona di lui, il braccio di lei e incrocio lo sguardo azzurro di Madonna. Dopo un istante di suspense lei, benigna, mi sorride. La regina mi ha perdonato, anzi mi ha condonato la pena. La manona si ritira tra lo stupore dei presenti, e la conversazione procede senza intoppi.
Da Chi, Agosto 2004