Attore, romanziere e produttore cinematografico francese di origine americana, Christopher Lambert è apparso in pellicole internazionali, riuscendo a diventare il protagonista di famose saghe cinematografiche come quella di Highlander, che ha generato un universo narrativo transmediale.
Figura di rilievo (ma non centrale) nel panorama del cinema francese, vincitore di un César, ha lavorato con registi importanti (Luc Besson, Marco Ferreri, Michael Cimino, Agnieszka Holland, Gabriele Salvatores, Claude Zidi, Claire Denis, Claude Lelouch), senza però avere un impatto veramente significativo a Hollywood, seppur riuscendo a lasciare un'impronta riconoscibile e duratura nel cinema mondiale che si è estesa lungo gli Anni Ottanta.
La sua carriera, discontinua e pan-europea, lo ha comunque privilegiato in casting per produzioni sovrannazionali, all'interno delle quali rappresentava il volto esotico, ma familiare, di action fantascientifici e fantasy rimasti nel cuore di chi, quei film, li ha fatti entrare nel suo immaginario.
Studi
Christopher Lambert nasce nel 1957 a New York, figlio di un diplomatico delle Nazioni Unite e di una nobile di nazionalità belga. Dopo aver lasciato l'America a due anni, trascorre la sua infanzia a Ginevra, nella Svizzera francese, e a Annemasse, in Francia, dove si diploma.
Fin da adolescente sviluppa una grande passione per la recitazione. Anni più tardi, dichiarerà infatti: "Mi sentivo bene con le scarpe di un altro personaggio, ma alla fine, quello che preferivo di più era l'applauso dei miei cari. Mi ripetevo che per una volta avevo fatto qualcosa che non era brutto. Volevo diventare un attore per trovare quella sensazione. Tuttavia, non volevo prendere lezioni di recitazione e non ero interessato al teatro. Il cinema mi attirava di più".
Diventato adulto, dopo aver lavorato alla Barclays e alla Borsa di Londra, prende coraggio e decide di seguire il suo sogno, iscrivendosi al Cours Florent, entrando poi al Conservatoire national supérieur de musique et de danse di Parigi, dove ha trovato come mentore Michel Bouquet.
Debutto cinematografico
Il debutto cinematografico avviene nel 1979, quando Sergio Gobbi lo sceglie per Ciao, les mecs, cui seguiranno gli anni successivi Il bar del telefono (1980) e Asphalte (1981), dove appare solo per alcuni minuti nei panni di un giovane medico. Partecipa anche a Helen - Evoluzione di una donna e Putain d'histoire d'amour (1982), quest'ultimo con Véronique Genest e Valerie Kaprisky. Lambert, qui, è un comprimario e ha un morboso legame il personaggio interpretato dalla Genest.
La rivelazione in Tarzan
Tanto basta perché Hugh Hudson (che allora era reduce dal successo di Momenti di gloria) lo scelga come protagonista di Greystoke - La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie nel 1984, che divide critica e pubblico, ma che ha il merito di rivelarlo con il personaggio di un John Clayton/Tarzan più serio e drammatico, molto lontano dalle rappresentazioni hollywoodiane più semplicistiche, in una grande produzione britannica. Per il ruolo, Christopher Lambert si allena per molti mesi seguendo assiduamente dei corsi di ginnastica, così da avere un corpo da ballerino, così come il regista desiderava. Siamo davanti a un Tarzan silenzioso, vulnerabile, quasi mistico, con uno sguardo "perso" perché diviso tra due mondi, quello civilizzato e quello selvaggio. Percepito come un flop, nonostante abbia recuperato tutti i soldi spesi nella sua produzione, permette a Lambert di proseguire la sua carriera con una nuova spinta e con la possibilità di ottenere altri ruoli principali.
Il César come miglior attore protagonista
Elie Chouraqui lo affianca a Catherine Deneuve nel dramma Amore e musica (1984), mentre un giovanissimo Luc Besson lo impone in Subway (1985) con Isabelle Adjani, dove mette in scena una performance che gli vale il prestigioso César come miglior attore protagonista. Nella pellicola, Lambert è Fred, un outsider enigmatico e ribelle che vive nel sottosuolo della metropolitana parigina, all'interno della quale si muove come un animale notturno in un mondo alieno. Con una recitazione composta principalmente di sguardi intensi e di movimenti nervosi, propone uno stile di recitazione anticonvenzionale, molto viscerale e spontaneo, in piena sintonia con l'estetica punk e new wave del film.
Il successo con Highlander
Quando Roger Moore annuncia di rinunciare al ruolo di James Bond, Christopher Lambert è uno dei nomi che viene preso in considerazione per sostituirlo nei panni di 007. Purtroppo, il provino è disastroso a causa del suo pessimo inglese.
Paradossalmente, verrà scelto per interpretare uno scozzese (ma solo dopo aver preso lezioni di dizione) nel cult fantasy degli Anni Ottanta Highlander - L'ultimo immortale (1986), diretto da Russell Mulcahy, accanto a Sean Connery, Roxanne Hart, Celia Imrie, Sheila Gish, James Cosmo e un mitico e imponente Clancy Brown.
Considerato il ruolo della sua vita, per una combinazione di fattori artistici, culturali e iconici, che lo hanno reso indimenticabile nel panorama cinematografico internazionale, il suo guerriero immortale Connor MacLeod, che può essere ucciso solo con una decapitazione e che è costretto a vivere secoli e secoli di duelli, amori e perdite, lo porta al massimo della sua celebrità, malgrado il titolo non abbia fatto grandi incassi nel botteghino americano, sbancando invece in quello europeo, tanto da dare il via a un franchising di tutto rispetto.
Da quel momento in poi, Lambert si impone come l'eroe tragico, romantico e misterioso del cinema. L'uomo dalla rara e profonda emotività nei film d'azione. "Ne resterà soltanto uno" ("There can be only one"), la frase da lui pronunciata a più riprese all'interno del film entra nella cultura pop, proprio mentre l'interprete viene esaltato a volto del genere fantasy/sci-fi, assicurandosi un futuro nello Star System europeo e non, ma cristallizzandosi (suo malgrado) in una specifica tipologia di personaggio.
Non riuscirà mai più a toglierselo di dosso, tanto è vero che verrà richiamato dal regista nel 1991 per Highlander II - Il ritorno, ricevendo però recensioni estremamente negative. Lambert stesso, proprio durante la promozione del film, spiegò che aveva partecipato alla produzione per motivi contrattuali (voleva evitare che la Scared Beast, lo Studio che finanziò l'opera, gli facesse causa) e che si dissociava completamente dal sequel, non comprendendone il valore. Si lamentò anche di non essere mai stato preso in considerazione durante la fase di scrittura della sceneggiatura, che riassumeva con queste parole: "I ragazzi sono immortali, si vedono e devono tagliarsi la testa. Fine della storia. Quel lato fantascientifico che hanno inserito era stupito, ma ciò che per loro era importante era chiamare il film Highlander, ma se vi aspettate di vedere Highlander, vi sbagliate".
Eppure, tornerà sul luogo del delitto nel 1994, quando Andrew Morahan lo dirigerà in Highlander 3. Qui, Lambert appare visibilmente affaticato. Il suo personaggio, che richiede vigore fisico e carisma eroico, è invece segnato da una certa rigidità espressiva e da movenze poco incisive. Si fa fatica a credere che dietro quel volto ci sia ancora il selvaggio Connor MacLeod, incarnazione di eterne agilità e forza. Ormai lontano dai fasti del primo capitolo, Lambert è smarrito in una narrazione che lo circonda ma non lo sostiene. Per di più, il confronto con Mario Van Peebles, che interpreta il villain Kane con un'esuberanza quasi caricaturale, accentua ulteriormente il divario e lo isola, riducendolo a una gamma espressiva monotona. Dove sia finita quella complessità emotiva che era riuscito a infondere nell'immortale, non si sa.
Ma "perseverare nell'errore è diabolico", così Lambert torna per una quarta volta a riprendersi il ruolo di MacLeod in Highlander - Endgame (2000) di Douglas Aariokoski, il capitolo finale che gli ha permesso di formare un duo di immortali con Adrian Paul, eroe della serie televisiva nei panni di Duncan MacLeod, membro del Clan MacLeod e allievo di Connor.
Il siciliano
Intanto, il nostro Marco Ferreri lo sceglie come protagonista di I Love You, che lo ritraeva nei panni di un uomo innamorato di un portachiavi dal volto di donna. La critica lo massacra. Scrive che è inadatto a far intuire lacerazioni, disperazioni e vuoti che sono alla base dello stravagante mondo di Ferreri e che nemmeno i divertenti duetti con Eddy Mitchell sono in grado di salvarlo.
Nonostante questo, nel 1987, il grande Michael Cimino lo vuole come protagonista de Il siciliano, ma anche qui il risultato non cambia. Lambert non è adatto a vestire i panni di Salvatore Giuliano perché poco credibile come brigante italiano e i critici lo fanno presente. Purtroppo, malgrado la promozione enorme della pellicola, la delusione al botteghino è grande.
La fase discendente della sua carriera
Comincia la prematura discesa della sua carriera. Nel 1988, Charles Finch lo dirige in Love Dream. Qui, i critici (anche quelli italiani) cominciano a nutrire qualche riserva sulle sue reali capacità attoriali (riserve che come già scritto titoli come I Love You e Il siciliano non hanno certo dissipato). L'attore adotta un registro cupo e imperscrutabile che, anziché conferire profondità al personaggio, lo fa scivolare spesso nell'involontario grottesco. La sua presenza scenica, caratterizzata da un'espressione perennemente torva, dallo sguardo vacuo e da una barba di tre giorni, sembra più una posa reiterata che una scelta interpretativa consapevole. Il titolo non viene salvato nemmeno dal magnetismo fisico che ha con Diane Lane. Il loro intimismo emotivo risulta dissonante rispetto al tono fantastico e onirico della vicenda, generando un vuoto che il film non riesce mai a colmare.
C'è un po' di speranza quando Agnieszka Holland lo dirige in Un prete da uccidere (1988), accanto a Ed Harris, ma il film passa del tutto inosservato.
Gli Anni Novanta e i primi B-movies
Con l'arrivo degli Anni Novanta, Lambert continua a incatenare il suo nome a produzioni sempre più misere e rischiose. Prima con Perché proprio a me? (1990), all'interno del quale si avventura nel territorio della commedia poliziesca dopo ruoli drammatici e intensi. Ma, alle prese con un registro più brillante e disinvolto, mostra una certa difficoltà nel gestire i tempi comici e nel modulare la consueta intensità espressiva in funzione della trama. La sua interpretazione, pur volenterosa, è rigida, come se il personaggio non gli appartenesse del tutto. Poi tenterà la strada del giallo a tema scacchistico con Scacco mortale (1992), accanto a Daniel Baldwin e Tom Skerritt, che si rivelerà essere un thriller ben congeniato, ma che sottolinea l'ormai ovvia e ben nota inespressività di Lambert.
Va leggermente meglio con Max e Jeremie devono morire (1992), dove veste i panni del giovane, tenero e selvatico assassino Jérémie, accanto alla sua controparte Max, interpretata da Philippe Noiret. Il film è ben accolto dalla critica francese e Lambert stesso descrive la sua lavorazione come una delle esperienze più belle della sua vita. Torna ai film d'azione fantascientifici con 2013 - La fortezza (1992) di Stuart Gordon, molto amato dal pubblico quanto odiato dalla critica. Ma siccome il pubblico ha il coltello dalla parte del manico, ecco che nel 1999 l'attore si ritrova nel suo sequel La fortezza - Segregati nello spazio, diretto da Geoff Murphy, che si rivela essere un buon film d'avventura di serie B con Pam Grier.
Dopo un cameo nel demenziale Palle in canna (1993), viene definito uno dei peggiori giovani attori dell'Unione Europea per la sua performance in Gunmen - Banditi (1993) di Deran Sarafian, che poi lo dirigerà l'anno dopo in Gli scorpioni con David Arquette, Josh Brolin e Joseph Gordon-Levitt, dove è un padre di famiglia molto umano e sofferente. Tra ninja e violenza, è il protagonista di In trappola (1995) con Joan Chen, ma anche qui fatica a imporsi, risultando opaco e marginale e non mostrando significativi sviluppi rispetto ai ruoli che lo hanno reso celebre.
Nel 1995, Paul W. S. Anderson lo vuole nell'incredibilmente divertente Mortal Kombat con Robin Shou, trasposizione del noto picchiaduro a incontri. Per quanto la sua recitazione nei panni di Raiden sembri molto comica e sia vestito in modo più buffo, il film quasi corre il rischio di rilanciare la sua vacillante carriera, superando i settanta milioni di dollari di incasso e diventando il suo più grande successo commerciale.
Ma il tanto sognato rilancio non avviene e Lambert chiude gli Anni Novanta con pellicole di serie B come: Duello tra i ghiacci - North Star (1996), un'avventura-western con James Caan e Burt Young e dove Caan è decisamente a un livello superiore rispetto all'attore francese; Adrenalina (1996); 8 zampe di guai (1996) con Richard Anconina; Pistole sporche (1997); Operation Splitsville (1999); Resurrection (1999) con Leland Orser; l'omonima rilettura fantascientifica del famoso poema Beowulf (1999); e Gideon (1999). Unici guizzi d'autore, il cyberpunk Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores e Arlette (1997) di Claude Zidi con Josian Balasko.
Gli Anni Duemila
Gli Anni Duemila confermano il trend dei B- movies, con qualche sprazzo di cinema ad alto livello. The Point Men (2001), il flop Druids - La rivolta (2001, da lui definito la peggiore esperienza della sua carriera a causa del comportamento del regista Jacques Dorfmann) e The Piano Player (2002) precedono il buon Janis & John (2003, con Sergi Lopez, François Cluzet e Marie Trintignant). Absolon - Virus mortale (2003), Somiglianza letale (2004) e Il giorno dell'ira (2006) anticipano il più impegnato Southland Tales - Così finisce il mondo (2006) di Richard Kelly con Sarah Michelle Gellar e The Rock. Poi arrivano La lièvre de Vatanen (2006) e Metamorphosis (2007), ma soprattutto Trivial - Scomparsa a Deauville (2007) di Sophie Marceau, dove la collega gli offre il ruolo del tenente Jacques Renard, che resuscita la sua ostinata e immortale carriera, con un netto miglioramento rispetto alla filmografia precedente.
Dopo Limousine (2008), la regista cult Claire Denis lo affianca a Isabelle Huppert nel dramma White Material (2009), presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, poi prende parte a L'homme de chevet (2009), Das Geheimnis der Wale (2010), il superhero movie Ghost Rider - Spirito di vendettaLa mia buona stella<(em> (2012), i film di Liana Marabini The Gardener of God e Shades of Truth (rispettivamente del 2013 e 2015), Uno più una (2015) di Claude Lelouch con Jean Dujardin e Elza Zylberstein, Ave, Cesare! (2016) dei fratelli Premi Oscar Joel ed Ethan Coen, The Broken Key (2017) di Louis Nero, Sotto sequestro (2018) di Paul Weitz con Julianne Moore e Ken Watanabe, L'ombra del lupo (2018), Sobibor - La grande fuga (2018) nei panni di un ufficiale delle SS, Mes jours de gloire (2019, che gli permette di tornare a Venezia) e Eyes Everywhere (2025) di Simona Calo. Chiaramente, non si lascia scappare l'occasione di apparire in un altro franchising, ritagliandosi un ruolo in Kickboxer - Retaliation (2018), dove interpreta un mafioso locale che organizza combattimenti.
In tv
Televisivamente, Christopher Lambert recita nel film tv Douchka (1981), poi appare in alcuni telefilm francesi e americani, salvo affiancare Sabrina Ferilli in Dalida (2005). Per sei puntate, è il terrorista Marcel Janvier in NCIS - Los Angeles (2012), poi partecipa al film tv Les Associes (2009) e alla miniserie thriller La Source (2013), diretto da Xavier Durringer, in un ruolo secondario accanto a Flore Bonaventura, dove quasi ritrova tutta l'espressività e la bravura di un tempo, trasmettendo autorità e minaccia nei panni di una spia. A questi lavori si aggiungono: L'una e l'altra (2012), quattro episodi di The Blacklist (2019), La dottoressa Giò (2019) e Capitaine Marleau (2020).
I libri
Anche autore di romanzi, Christopher Lambert ha pubblicato il suo libro di esordio, "La Fille-boneur", nel febbraio del 2011 e ha co-fondato il sito web di scambio e donazioni online Surlecoup.
Vita privata
Christopher Lambert è stato sposato con l'attrice Diane Lane, con la quale ha lavorato in Love Dream e Scacco mortale. Il matrimonio è durato dal 1988 al 1994 e ha portato alla nascita dell'attrice Eleanor Jasmine Lambert.
Dopo il divorzio, ha avuto una relazione con Sophie Desmarais e con la Principessa Stéphanie di Monaco, poi dal 2007 al 2014, è stato il compagno di Sophe Marceau. Chiusa anche questa relazione, ha frequentato la politica Karima zerkani-Raynal e Alba Parietti, che ha poi lasciato per sposare la collega Jaimyse Haft nel 1999, salvo poi divorziare da lei l'anno dopo. Attualmente, è il compagno di Camilla Ferranti.