| Anno | 2025 |
| Genere | Horror |
| Produzione | USA |
| Regia di | Andy Muschietti |
| Attori | Bill Skarsgård, Madeleine Stowe, James Remar, Taylour Paige, Jovan Adepo Kimberly Guerrero, Peter Outerbridge, Chad Rook, Tyner Rushing, Chris Chalk, Morningstar Angeline, BJ Harrison, Joshua Odjick, Stephen Rider, Thomas Mitchell (II), Lindsay Merrithew, Brenda Odjick, Rudy Mancuso. |
| Tag | Da vedere 2025 |
| MYmonetro | 3,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
|
Ultimo aggiornamento martedì 9 dicembre 2025
Il prequel basato sul celebre romanzo horror di Stephen King, dal quale sono stati tratti un adattamento cinematografico in due parti e, negli anni '90, una miniserie.
|
CONSIGLIATO SÌ
|
Derry, inverno 1962: un dodicenne prova a scappare da una città che sembra respingerlo e, lungo la strada, una famiglia fin troppo gentile gli offre un passaggio. È l'innesco di una catena di sparizioni e visioni che travolge due fronti narrativi: da un lato un gruppo di ragazzini outsider decisi a capire perché i coetanei scompaiono; dall'altro l'arrivo in città di Leroy Hanlon (Jovan Adepo), maggiore dell'aeronautica trasferito alla base locale per un progetto segreto che lambisce un male più antico di qualunque protocollo. Il clown col palloncino rosso è lì, ma come un'ombra: la creatura preferisce manifestarsi in forme cangianti, insinuarsi nei dettagli - un sorriso, un riflesso, un oggetto fuori posto - e lasciare che sia la città a fare il resto del lavoro.
Dopo aver riportato It nell'immaginario collettivo con due capitoli (It e It - Capitolo due) capaci di dominare il box office globale e di fissare un'estetica dell'orrore pop con palloncini rossi, fogne e amicizie spezzate, Andy Muschietti ha trasformato un classico di King in una saga intergenerazionale.
Il successo del dittico 2017/2019, con un Pennywise già iconico grazie al formidabile Bill Skarsgård (che riprende anche qui i panni del clown) e un mix calibrato di nostalgia e brividi, ha aperto la strada naturale a un'espansione seriale: lo spazio ideale per esplorare ciò che le cinque ore di cinema non potevano contenere.
È complesso definire It: Welcome to Derry - creata da Jason Fuchs e Brad Caleb Kane per HBO, in Italia grazie a Sky - tanto come una trasposizione del testo originario di Stephen King, quanto come un semplice prequel che prende le mosse dalle scelte dei film recenti. Forse un interquel, considerando le implicazioni temporali, dal momento che spinge indietro e in avanti l'orologio per allinearsi allo spirito degli interludi letterari, con finestre che raccontano il passato di Derry e i suoi cicli di violenza. La serie è stata concepita come un'indagine a ritroso - 1962, 1935, 1908 - per misurare il ritorno del mostro ogni ventisette anni e, soprattutto, per mostrare come la città si adatti sempre, come organismo vivente, al ritorno dell'orrore. Questa impostazione ha due effetti: libera la narrazione dall'obbligo di ricalcare la trama nota e permette di trattare Derry come un archivio, un deposito di traumi civili e personali che riemergono con regolarità quasi liturgica. Si tratta certamente dell'elemento di maggior affinità allo spirito del romanzo originario.
La regia apre le sequenze chiave con una pazienza rara per l'horror televisivo, insistendo e dilatando la narrazione, ma questa attesa iniziale esplode molto presto in un vortice che, a più riprese, impiega CGI di qualità cinematografica per squartare e dilaniare bambini in scena, senza alcuno scrupolo. Splendida la fotografia, che alterna l'America sorridente agli agghiaccianti sguardi dei personaggi "impossessati" da Pennywise, controbilanciando le ombre e i verdi sporchi di un contesto non del tutto urbanizzato. È la luce, più dei mostri, a dire che qualcosa non va, in accordo con una colonna sonora orchestrale che sottolinea l'angoscia sempre con discrezione. Inoltre, sin dall'introduzione, i brani d'epoca caratterizzati da melodie piacevoli, zuccherine, rendono da subito il prodotto straniante e carico di quell'ironia nera che contraddistingue i due film di Muschietti e che più li differenziava dalla prima versione televisiva con Tim Curry del 1990. Sebbene gli effetti digitali nelle metamorfosi del mostro abbiano un rendering troppo lucido - che incrina un po' la sensazione di tangibilità che King, sulla pagina, conservava anche nel fantastico - essi trovano comunque un buon bilanciamento nel momento in cui ci si affida a prostetici, trucco e coreografie, dove l'abbinamento garantisce una sensazione concreta di disgusto.
Pennywise appare meno del previsto, ma è ovunque come grammatica narrativa, dai palloncini rossi agli sguardi dei personaggi che scombinano il tempo del racconto, che perdurano in scena lasciando intravedere un intento sotteso. L'idea più forte è, infatti, quella di spostare il baricentro dall'icona IT al luogo Derry, che diventa il personaggio principale, un dispositivo sociale che seleziona chi vedere e chi ignorare. In questo modo, e utilizzando elementi narrativi del testo originale solo accennati o funzionali alla sua contestualizzazione, la violenza mostrata permette di leggere il mostro nei termini di bullismo in strada, di indifferenza, di fragilità mentale trattata come vergogna, di razzismo che serpeggia ovunque anche quando non esplode, dell'America delle gerarchie militari. Su questo possiamo forse discutere maggiormente, essendo l'elemento più discontinuo di Welcome to Derry: sebbene ben sceneggiato, l'intromissione dell'apparato militare nelle vicissitudini di una forza maligna e divina che abita i boschi di Derry risulta poco plausibile e male innescata: l'idea di attribuirla alla sola consapevolezza del generale Shaw (James Remar) suona come un espediente troppo scoperto.
Similmente, il racconto dei bambini non raggiunge sempre la complessità emotiva che il materiale di partenza garantisce: a volte i loro dialoghi suonano calibrati su un registro adulto, e certe paure individuali non vengono tradotte in apparizioni su misura, con la precisione crudele che ricordiamo dal libro, dalla miniserie del 1990 e dai film più recenti.
Ne esce un prequel che non vive di riverenza né di iconoclastia gratuita, ma che sfrutta il formato seriale per fare ciò che il cinema non poteva: allargare la mappa, seguire i ritorni e dare tempo ai luoghi di respirare. It: Welcome to Derry accetta un certo squilibrio tra le due linee narrative pur di far emergere l'idea che la cittadina (e l'America) sia un sistema di rimozione collettiva in cui l'orrore, per manifestarsi, non ha bisogno di un clown: bastano spettatori distratti.
Coniugare queste prospettive produce un'estetica molto riconoscibile, quella di una cartolina contaminata. Grazie all'iconografia anni Sessanta, questa scelta è particolarmente funzionale ad avviare quella che, così pare - e considerando il personaggio intertestuale di Dick Hallorann (Chris Chalk), che ritroveremo/ritrovammo in Shining - sarà una saga pseudo-antologica. Ci riporterà ancora più indietro nel tempo, alla scoperta delle origini di un mostro o, forse, del suo prossimo ritorno. E, chissà, di altre piacevoli interconnessioni all'universo del nostro King of Horror.
L'universo cinematografico di "It", trasposizione su schermo dell'omonimo romanzo horror di Stephen King, si espande. Dopo It e It: Capitolo due, usciti rispettivamente al cinema nel 2017 e nel 2019, la serie prequel It: Welcome to Derry ci trasporta indietro nel tempo per esplorare il passato del mostro Pennywise. La vicenda al centro della nuova produzione, targata Hbo Max, sarà ambientata 27 anni prima rispetto agli eventi raccontati nei film diretti da Andy Muschietti - ideatore anche di questa serie, insieme alla sorella Barbara e a Jason Fuchs. Alla sceneggiatura ci sarà invece lo stesso Fuchs, showrunner con Brad Caleb Kane. Il compositore Benjamin Wallfisch, al lavoro anche sui capitoli precedenti, tornerà a occuparsi delle musiche; mentre la fotografia questa volta sarà affidata alla direzione di Rasmus Heise.
Siamo negli Stati Uniti, nel 1962, quando per le strade della cittadina immaginaria di Derry un gruppo di ragazzini inizia a indagare sulla scomparsa di alcuni giovani del posto.
A partire da queste premesse, la serie ripercorre così in otto episodi i più celebri interludi del romanzo di King - dedicati appunto alle passate apparizioni di Pennywise - affrontando al contempo temi come l'amicizia, la perdita, il potere coercitivo della paura, la segregazione razziale americana degli anni Sessanta.
Nei panni dei protagonisti un team attoriale composto, tra gli altri, da Jovan Adepo (The Stand, Il problema dei tre corpi), Chris Chalk (Gotham), Taylour Paige (Ma Rainey's Black Bottom), Stephen Rider (The Butler, Daredevil). Nel cast anche il musicista e youtuber statunitense Rudy Mancuso e professionisti del cinema e della televisione come Madeleine Stowe e James Remar. L'apprezzato Bill Skarsgård farà invece il suo ritorno nel ruolo dell'inquietante Pennywise.
Oltre a raccontare la genesi del mostro che terrorizza silenziosamente la città di Derry, lo show sarà arricchito da inedite connessioni con altri classici firmati da Stephen King: "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank" - racconto di ispirazione del cult cinematografico Le ali della libertà - e Shining. Nella serie farà infatti la sua apparizione un personaggio molto noto al pubblico appassionato di storie dell'orrore: Dick Hallorann, lo chef dell'Overlook Hotel che spiega a Danny il potere della Luccicanza.
Se nell'iconico adattamento di Stanley Kubrick a interpretarlo era Scatman Crothers, nella serie di Muschietti ci sarà Chris Chalk. Il suo personaggio lavorerà come chef al The Black Spot, il night club della città di Derry frequentato da soldati afroamericani e distrutto in un incendio razzista proprio nell'anno di ambientazione della serie.
Sono arrivato alla 5 puntata di questa splendida serie di IT Partito discretamente ora si siamo all'apoteosi di questo thriller sulle origini di Pennywise il clown comparso a Derry che qui viene raccontato negli anni 60..ma sembra esistito da leggende indiane molto prima...addirittura anche l'esercito era la corrente di questa creatura fin dal 1951 che viene studiata da apparati militari per [...] Vai alla recensione »
Chiamarla una serie tv dopo l'ottava e ultima puntata che ho visto e'un insulto.A.Muschietti che ha diretto credo 4 puntate almeno ha fatto di questa eccezzionale serie un film lungo vero sotto ogni punto di vista.Questo potrebbe essere IT L'INIZIO e farlo uscire nelle sale in 2/3parti.Effetti stupendi,fotografia ottima...La storia fa capire veramente come e'nato Pennywise il clown.Qui [...] Vai alla recensione »
insomma, ottima la regia , le ambientazioni , la fotografia e la recitazione, molto meno la sceneggiatura troppo scarna e commerciale, molto scadenti le cgi
Ritorna il mondo di Derry e del Clown assassino del celebre Stephen King,ma da un punto di vista prequel,prima del libro.Alla regia torna anche Muschietti e Skarsg?rd torna ad essere il paurosissimo clown.Primi 2 episodi partiti bene