maramaldo
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martedì 26 marzo 2024
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non c''è un modus ma certo un rebus
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Caro Enrico Danelli, della "sosia" mi ero accorto pure io ma non mi sarei sognato di farne cenno. Certo, si tratta di un'infiltrazione ancor più becera dell'umanita ivi descritta e che ignobilita una decente opera d'arte.
Virzì, come Allen, deve avere un mutuo in sospeso. Vogliamo infierire?
Comunque, sto prendendo nota di tutti gli "spavaldi". Appena cambia il vento vi "rovinerò".
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enrico danelli
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domenica 24 marzo 2024
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chiamata alle armi
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Il film vuole avere una valenza decisamente politica in riferimento o meglio contro l'attuale governo di destra-centro (c'è anche una evidente sosia della Meloni che si arrabatta a reclutare inesperti candidati) e contro l'insulsaggine della sinistra (giudizio richiesto sulla "Elly" volutamente omesso dal protagonista che risponde con un clamoroso silenzio): anche questa valenza politica è decisamente discutibile visto che alla fine il film incita (metaforicamente, ma non troppo) il popolo della sinistra a prendere le armi come fecero i padri nobili della resistenza (non sono bastati i cattivi maestri degli anni settanta ?). A livello politico posso solo dire che simili sbroccamenti partoriti da una delle menti migliori della sinistra italiana (Virzì) fanno sbellicare dalle risate i sostenitori del destra-centro e portano solo voti nello schieramento avversario.
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Il film vuole avere una valenza decisamente politica in riferimento o meglio contro l'attuale governo di destra-centro (c'è anche una evidente sosia della Meloni che si arrabatta a reclutare inesperti candidati) e contro l'insulsaggine della sinistra (giudizio richiesto sulla "Elly" volutamente omesso dal protagonista che risponde con un clamoroso silenzio): anche questa valenza politica è decisamente discutibile visto che alla fine il film incita (metaforicamente, ma non troppo) il popolo della sinistra a prendere le armi come fecero i padri nobili della resistenza (non sono bastati i cattivi maestri degli anni settanta ?). A livello politico posso solo dire che simili sbroccamenti partoriti da una delle menti migliori della sinistra italiana (Virzì) fanno sbellicare dalle risate i sostenitori del destra-centro e portano solo voti nello schieramento avversario. A livello cinematografico il film è il peggiore di un mostro sacro come Virzì (uno dei miei registi preferiti): è poco più di un cinepanettone, con le solite insulse storie di tradimenti e storielle da scuole elementare, figli ciccioni e irrispettosi, gente fissata con il make-up e i giochi sul cellulare. Molto buona la recitazione di De Sica perfettamente calato nella parte. Per fortuna Virzì di solito è diverso, anche l'Italia è diversa e anche la politica (a destra e a sinistra) è migliore. Probanilmente Virzì è talmente roso dallo scoramento che nell'occasione ha perso lucidità e pure qualsiasi vena artistica.
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nino pellino
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domenica 24 marzo 2024
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commedia amara e sarcastica in stile virzì
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Dopo oltre 20 anni due famiglie, dagli ideali sociali e politici diversi, si rincontrano nel paese di Ventotene, nel Lazio per trascorrere le ferie estive di agosto in questo piccolo angolo di Paradiso terrestre. Inevitabilmente si susseguiranno a catena contrasti, manovre sotto banco e altre discordanze relazionali scaturite senza dubbio dalle loro diverse vedute sulla vita. Pertanto da un lato abbiamo la famiglia dei Molino, saldamente ancorata ai loro valori progressisti e dall'altro lato i Mazzalupi che invece hanno abbracciato la fede liberista, dando valore all'estetica effimera relazionale, attraendo anche molti arrampicatori sociali. Il film in questione senza dubbio si caratterizza per lo stile dietro la macchina da presa di un grande regista qual'è Paolo Virzì.
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Dopo oltre 20 anni due famiglie, dagli ideali sociali e politici diversi, si rincontrano nel paese di Ventotene, nel Lazio per trascorrere le ferie estive di agosto in questo piccolo angolo di Paradiso terrestre. Inevitabilmente si susseguiranno a catena contrasti, manovre sotto banco e altre discordanze relazionali scaturite senza dubbio dalle loro diverse vedute sulla vita. Pertanto da un lato abbiamo la famiglia dei Molino, saldamente ancorata ai loro valori progressisti e dall'altro lato i Mazzalupi che invece hanno abbracciato la fede liberista, dando valore all'estetica effimera relazionale, attraendo anche molti arrampicatori sociali. Il film in questione senza dubbio si caratterizza per lo stile dietro la macchina da presa di un grande regista qual'è Paolo Virzì. Non si tratta pertanto di una commedia qualunque, girata giusto per distrarre lo spettatore dalla sua vita quotidiana. La pellicola sa essere sottile e pungente nei momenti giusti, soprattutto nel corso delle scene finali dove le differenze sociali e relazionali tra i villeggianti di Ventotene rischiano di causare anche conseguenzde estreme. La mia impressione soggettiva sul film è stata però anche quella di avermi trasmesso l'idea di un qualcosa di già visto, per cui più che il sequel del film dello stesso regista dal titolo "Ferie d'agosto", risalente agli anni '90, mi è sembrato di vedere quasi una sorta di remake del film "A casa tutti bene" del regista Gabriele Muccino, datato 2018. Anche in quest'ultimo film infatti un gruppo di villeggianti trascorrono le vacanze estive su un'isola e anche qui dopo l'apparente facciata di perbenismo e di comuni accordi, scoppieranno contrasti e discordanze relazionali. Ma a parte questa mia osservazione che potrebbe apparire cinica e sgarbata, "Un altro ferragosto" resta comunque un film interessantissimo e del quale mi ha molto colpito, tra le altre cose, la scenografia fatta di inquadrature volutamente opache e in chiaroscuro, quasi come se il regista abbia desiderato metterci sull'attenti sullo spessore della trama, altrettanto sfocata e confusa a causa delle avverse vicende dei suoi protagonisti.
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ralphscott
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giovedì 21 marzo 2024
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per accertarsi che il tempo é volato.
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Mi impressiona più volte - lungo la proiezione - quanto tanto sia cambiato, a cominciare dall'aspetto degli interpreti, grazie anche ai frequenti flashback, dagli anni '90. Questa volta il regista é meno categorico nella contrapposizione destra sinistra, con un De Sica - suo il personaggio più divertente - in stato di grazia che sta ambiguamente sul confine, come una Meloni in versione nazionale ed europeista allo stesso tempo. Notevole e matura anche la prova di Ferilli, una madre che ci ha visto lungo. Sorprendente nei panni inusuali del cafone Vinicio Marchioni, credibile trasformista (andatelo a vedere anche al teatro, quanto é bravo). I monologhi deliranti di Silvio Orlando sono tra i punti più alti del racconto, rasentando la commozione.
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vittorio stano
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giovedì 21 marzo 2024
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il testimone passa al ...piccolo tito
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Con "Un altro ferragosto" Virzì racconta la contemporaneità con cinismo e ironia, regalandoci un film che mescola intelligentemente commedia e dramma in maniera originale e sapiente. Ventotto anni dopo, Ventotene non è più mèta esclusiva e quasi inospitale. Il turismo di massa ha sfigurato l'isoletta. I traghetti sfornano a ritmo serrato schiere di vacanzieri festanti e ignari della sua storia. Ventotene oggi è un microcosmo che racconta cosa è diventato negli anni il Belpaese, dopo i fallimentari 20anni di cosmesi berlusconiana. Gli anni hanno cambiato le persone e i loro comportamenti si sono adeguati al tempo che passa. La loro attenzione è stata "sequestrata" dai dispositivi digitali.
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Con "Un altro ferragosto" Virzì racconta la contemporaneità con cinismo e ironia, regalandoci un film che mescola intelligentemente commedia e dramma in maniera originale e sapiente. Ventotto anni dopo, Ventotene non è più mèta esclusiva e quasi inospitale. Il turismo di massa ha sfigurato l'isoletta. I traghetti sfornano a ritmo serrato schiere di vacanzieri festanti e ignari della sua storia. Ventotene oggi è un microcosmo che racconta cosa è diventato negli anni il Belpaese, dopo i fallimentari 20anni di cosmesi berlusconiana. Gli anni hanno cambiato le persone e i loro comportamenti si sono adeguati al tempo che passa. La loro attenzione è stata "sequestrata" dai dispositivi digitali. Stanchi di lottare e omologati al sistema sono ormai vittime della superficialità. L'Italia oggi è un paese invecchiato, rancoroso, senza prospettive... nè vergogna. Destra e sinistra sono accomunate da un vuoto esistenziale che una volta attanagliava solo élites ricche e annoiate, tematica ben analizzata nei film di Antonioni. Oggi colpisce quasi tutti. Una destra becera e rozza col vento dell'ignoranza in poppa, è orgogliosa di sè; mentre la sinistra non crede più in sè stessa, si divide su temi cruciali per la collettività e non capisce come affrontare il presente. E' desolante prendere atto che non si è più capaci di imparare dagli insuccessi. Da questi si impara a fare meglio come collettività politica e come esseri umani. Anche le due famiglie che si rincontrano sembrano omologate al sistema. I Molino sono ancora di sinistra, mentre i Mazzalupi sono la nuova destra che avanza e non vuole riuscire a rinnegare le proprie origini fasciste. Oggi le divisioni sono ancora più nette. Le due famiglie ritornano a fronteggiarsi in nome di una rivalità passata. Le liti si fanno sui social network, ma infine, in questa era iperconnessa, in cui tutti siamo "raggiungibili" e "amici" la solitudine e l'incomunicabilità imperversa e tutti sono disperatamente soli e incompresi. Come i tempi siano cambiati è sintetizzato dalle professioni dei figli dei protagonisti. Altiero Molina, figlio del noto professore e giornalista delglorioso quotidiano l'Unità, vive con suo marito Noah negli Stati Uniti, dove ha fondato una start up diventando milionario. La figlia del "burino" Mazzalupi (ormai deceduto!), è una nota "influencer" che sta facendo soldi con le sue insulse chiacchiere via internet, manipolando le menti di giovani alla ricerca di un'identità. Sabry, la novella sposa, è l'emblema del film. Ammette candidamente di essere ignorante ma non rassegnata. Sta per sfondare in politica, la nuova destra la cercae la desidera tra i suoi. Sabry è una donna forte e debole (all'apparenza!), caparbia, furba e sicura. Indica la strada da seguire al falso e maldestro Cesare, buttandogli in faccia l'anello del matrimonio. Ha capito di avere a che fare con un approfittatore meschino e intorno a lei è tutto finto. Lo manda a quel paese salvando la sua dignità. Il rozzo e volgare Cesare, fascista dichiarato, ha abbandonato moglie e figlio piccolo seguendo il rivolo di euro guadagnato dall'influencer Sabry. Utilizza le nuove tecnologie per accumulare profitti senza sostanza e irretire generazioni senza radici. L'ex moglie Daniela, fredda e scontrosa è portatrice di una verità che ipocritamente pochi riescono a dire. Il suo efficace monologo è una colata di sostanza tossica sulle ipocrisie degli adulti di oggi, sugli onesti sforzi di alcuni che non portano a niente perchè annichiliti da problematiche più grandi di loro, mentre i disonesti si fanno strada con la corruzione. I genitori di oggi son troppo presi da loro stessi, non mostrano capacità genitoriali, cioè quelle attitudini che consentono di offrire cure adeguate ai bisogni dei figli, di riconoscere i loro bisogni affettivi e di dare loro limiti e regole. Spesso i dialoghi che si sovrappongono l'uno sull'altro, creano confusione tipica di un paese che non sa più ascoltarsi e capire, e non sa sa fare argine al "pollaio" che è diventato, senza prospettive, nè vergogna. Il confronto con la morte è continuo: quella fisica, quella politica delle ideologie e quella semantica delle parole in quanto le parole sono importanti tanto quelle rimosse, come "fascista", quanto quelle che scivolano via dalla memoria di Sandro. Il professore (...un molto convincente Silvio Orlando) è ancorato ad antichi sogni di resistenza antifascista, ha il volto solcato dalle rughe, capelli bianchi, gravemente malato, vinto dalla vita, eppure a suo modo ancora combattivo. Il suo personaggio porta buon umore nel film. Sandro è un nostalgico di un passato irripetibile che aspetta con impazienza e fiducia nella nuova generazione, quella del piccolo TITO (Lorenzo Nohman), la svolta per il Paese. VITTORIO STANO
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kostanzo
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lunedì 18 marzo 2024
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un buco di virzì nel mare di ventotene
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Da come eravamo a come siamo. Sempre uno schifo, a distanza di 28 anni. A destra, soprattutto, quella destra che vediamo tutti i giorni, alla sinistra, radicalchic o non chic che sia. Non so se questo film sia fotografia, radiografia, risonanza o tac dell'Italia attuale. So solo che gli unici due spettatori che in una serata di lunedì hanno visto il film, si sono annoiati. Sia chiaro: i protagonisti, presi uno per uno, sono perfetti. Nessuna sbavatura nel loro ruolo e recitazione. La fotografia e la location, Ventotene, sono eccellenti. Ma - come recita un adagio latino - senatores boni, senatus mala bestia. Tutti singoarmente bravi, tutto bene, ma per un fallimento finale. La minestra riscaldata e aggiornata è scipita.
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Da come eravamo a come siamo. Sempre uno schifo, a distanza di 28 anni. A destra, soprattutto, quella destra che vediamo tutti i giorni, alla sinistra, radicalchic o non chic che sia. Non so se questo film sia fotografia, radiografia, risonanza o tac dell'Italia attuale. So solo che gli unici due spettatori che in una serata di lunedì hanno visto il film, si sono annoiati. Sia chiaro: i protagonisti, presi uno per uno, sono perfetti. Nessuna sbavatura nel loro ruolo e recitazione. La fotografia e la location, Ventotene, sono eccellenti. Ma - come recita un adagio latino - senatores boni, senatus mala bestia. Tutti singoarmente bravi, tutto bene, ma per un fallimento finale. La minestra riscaldata e aggiornata è scipita. Il film dà l'dea del vacuo, dell'appiccicaticcio, della banalità ben scritta. Troppa carne al fuoco, pardon sull'isola. Dal becerume neo fascista che ci circonda, alla sinistra nostalgica, incerta e alla deriva, ai rapporti logorati tra padre e figlio e nella coppia gay, alle coppie scoppiate, agli influencer idioti e ignoranti che drogano le masse schiave del telefonino...Insomma c'è di tutto e di più, un potpurri servito con maestria, ma senza avvincere nè convincere i due poveri spettatori. Travolti , anch'essi, dal cinico italico destino nell'azzutto mare di ferragosto.
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stefano73
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lunedì 18 marzo 2024
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poca linearità e troppi inutili intrecci
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"Un altro Ferragosto". Paolo Virzì ripresenta le vicende delle due famiglie Molino e Mazzalupi sull isola di Ventotene. Dopo le vacanze del 1996 della prima pellicola si rincontrano nell estate 2023. Tante cose sono cambiate nelle famiglie in questione come nell Italia dopo quasi 40 anni. Si trattava di uno scontro sociale, culturale e politico profondo ma anche godibile. Purtroppo sta volta la vicenda è troppo amara e con divagazioni storico culturali confuse. La commedia impegnata avrebbe bisogno di maggior linearità. Gli attori sono tutti bravi ma purtroppo Paolo Virzì (60 appena compiuti) pare abbia perso la vivace creatività dei primi film.
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"Un altro Ferragosto". Paolo Virzì ripresenta le vicende delle due famiglie Molino e Mazzalupi sull isola di Ventotene. Dopo le vacanze del 1996 della prima pellicola si rincontrano nell estate 2023. Tante cose sono cambiate nelle famiglie in questione come nell Italia dopo quasi 40 anni. Si trattava di uno scontro sociale, culturale e politico profondo ma anche godibile. Purtroppo sta volta la vicenda è troppo amara e con divagazioni storico culturali confuse. La commedia impegnata avrebbe bisogno di maggior linearità. Gli attori sono tutti bravi ma purtroppo Paolo Virzì (60 appena compiuti) pare abbia perso la vivace creatività dei primi film. Voto:5
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tom51
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domenica 17 marzo 2024
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amarezza !
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Un dipinto a quattro dimensioni di questa italia che non ha saputo minimamente gestire l'eredità dell'antifascismo, nonostante i tanti cervelli illuminati di Ventotene e le speranze di "C'è ancora domani".....Grande tristezza, grande film .........
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(di sonia regina da silva)
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enzo70
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sabato 16 marzo 2024
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quanto male è invecchiata l''italia
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Virzì propone il sequel del suo “Ferie di agosto” e tutti sono invecchiati. Le due famiglie protagoniste del film, gli attori e, chiaramente, anche gli spettatori. E, diciamocela tutta, anche l’Italia, sempre più chiusa nei suoi antagonismi, nei suoi dualismi. La famiglia di Sandro Molino è arrivata a Ventotene per l’ultima vacanza dell’ormai anziano e malato giornalista dell’Unità che nell’isola cerca i grandi progetti che hanno ispirato Altiero Spinelli e Sandro Pertini durante il confino. La famiglia dei Mazzalupi, invece, è arrivata nell’isola per festeggiare il matrimonio di una giovane influencer e del marito, un uomo avido ed ignorante.
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Virzì propone il sequel del suo “Ferie di agosto” e tutti sono invecchiati. Le due famiglie protagoniste del film, gli attori e, chiaramente, anche gli spettatori. E, diciamocela tutta, anche l’Italia, sempre più chiusa nei suoi antagonismi, nei suoi dualismi. La famiglia di Sandro Molino è arrivata a Ventotene per l’ultima vacanza dell’ormai anziano e malato giornalista dell’Unità che nell’isola cerca i grandi progetti che hanno ispirato Altiero Spinelli e Sandro Pertini durante il confino. La famiglia dei Mazzalupi, invece, è arrivata nell’isola per festeggiare il matrimonio di una giovane influencer e del marito, un uomo avido ed ignorante. Il conflitto tra le famiglie è evidente, anzi invadente, da un lato una famiglia tipicamente di sinistra, con tutti i suoi stereotipi, e dall’altra una tribù di arrivisti ignoranti che incarnano l’idea di Virzì della destra attuale. Ma nelle stesse famiglie sono forti, anzi fortissime le contraddizioni e le contrapposizioni. Al centro i migliori interpreti della commedia all’italiana di intrattenimento con un maestoso Silvio Orlando che interpreta, chiaramente, la parte di Sandro Molino. Un buon film.
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gvpcat
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sabato 16 marzo 2024
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patetica la società, ma anche la sceneggiatura
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Già il riproporre un sequel dopo 28 anni, con gli attori superstiti e le stesse dinamiche del 1996, corre il rischio di diventare patetico, farlo descrivendo la divisione destra-sinistra e presente-passato con personaggi eccessivi, poco lucidi mentalmente e completamente negativi, lo rende sterile e privo di originalità.
Passi l'idea di voler rappresentare la mediocrità e il disagio sociale della società attuale, ma per farlo occorre curare cinematograficamente ogni dettaglio e non dare l'impressione di gettare elementi a caso. Con il risultato di ottenere una pellicola per nulla coordinata, e perciò confusionaria, con i flashback del primo film riprodotti in modo da evidenziare anche una certa ridondanza.
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Già il riproporre un sequel dopo 28 anni, con gli attori superstiti e le stesse dinamiche del 1996, corre il rischio di diventare patetico, farlo descrivendo la divisione destra-sinistra e presente-passato con personaggi eccessivi, poco lucidi mentalmente e completamente negativi, lo rende sterile e privo di originalità.
Passi l'idea di voler rappresentare la mediocrità e il disagio sociale della società attuale, ma per farlo occorre curare cinematograficamente ogni dettaglio e non dare l'impressione di gettare elementi a caso. Con il risultato di ottenere una pellicola per nulla coordinata, e perciò confusionaria, con i flashback del primo film riprodotti in modo da evidenziare anche una certa ridondanza. Insomma, deludente su tutti i front.i
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[+] infiniti luoghi comuni di dubbio gusto
(di mirco lombardi)
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