
Magnetico ma con un fondo di malinconia e fragilità negli occhi, l'attore si carica completamente il peso del dramma vissuto dal suo personaggio. Il film di Teddy Lussi-Modeste, ispirato ad una storia vera, è stato un successo in Francia, e ha dato vita anche a un hashtag, #pasdevagues, rinsaldando la lotta politica dei docenti. Dal 27 febbraio al cinema.
di Roberto Manassero
Teddy Lussi-Modeste, il regista di Silenzio!, ha scritto il film insieme alla regista e sceneggiatrice Audrey Diwan (Leone d’oro a Venezia nel 2021 con La scelta di Anne - L’Événement) ispirandosi a un’esperienza vissuta in prima persona quando insegnava in una scuola di Aubervilliers, comune del dipartimento francese Seine-Saint-Denis, alle porte di Parigi. Per interpretare la parte dell’alter ego Julien, giovane professore di francese ingiustamente accusato di molestie sessuali da una studentessa e vittima di un linciaggio morale e a tratti anche fisico, Lussi-Modeste ha scelto uno dei nomi emergenti del cinema francese: François Civil, candidato ai César con BAC Nord e La vita è una danza, premiato a Cannes nel 2019 con il Trophée Chopard per la rivelazione maschile dell’anno e interprete di d’Artagnan nei film di straordinario successo, tratta recentemente dal romanzo di Alexandre Dumas, I tre moschettieri – D’Artagnan (2023) e Milady (2024).
Bello e magnetico ma con un fondo di malinconia e fragilità negli occhi, Civil – che non ha le origini gitane del regista, il quale ha dunque eliminato dal ritratto autobiografico del personaggio la questione altrettanto delicata delle origini – si carica completamente il peso del dramma vissuto dal suo personaggio, messo alla gogna ingiustamente, violentemente attaccato dal fratello della presunta vittima e, soprattutto, lasciato solo dalla direzione della scuola e dai colleghi per la delicatezza delle accuse, senza che nessuno si preoccupi di sondarne la veridicità.
La spiegazione del titolo, che in italiano semplifica ma rispetta l’originale Pas de vague (cioè “niente onde”, espressione figurata che indica la necessità di “fare silenzio” o “tenere sotto silenzio” qualcosa), sta proprio dall’atteggiamento degli adulti di fronte alla vicenda. Julien cade vittima sia di una parola di troppo, ovvero di una fantasia inventata e fatta passare per vera, sia dell’assordante silenzio che lo circonda. Silenzio che, per di più, si ritorce contro il protagonista, quando la sua omosessualità a lungo tenuta nascosta viene rivelata da una lettera anonima (facendo così capire la differenza fra “coming out”, cioè decidere di rivelarsi, e “outing”, essere costretti a farlo) costringendolo a esporsi e a vedere ulteriormente minacciata la sua dignità di uomo e insegnante.
In Francia il successo del film ha dato vita anche a un hashtag, #pasdevagues, e rinsaldato la lotta anche politica di quei docenti che da anni denunciano il disinteresse delle amministrazioni e delle istituzioni scolastiche di fronte al clima d’intimidazione e violenza sia fisica sia psicologica che serpeggia in molti istituti, come era già stato raccontato mirabilmente nel capolavoro di Laurent Cantet La classe.
Quello di Teddy Lussi-Modeste è un film a tesi che mostra la degenerazione di un malinteso in un dramma, dentro il caos e la complessità della vita, con le sue sfumature, le sue ambiguità, le sue contraddizioni. Se il film, che il suo regista ha comunque definito «un grido di speranza», ha comunque l’aspetto di un incubo a occhi aperti è per merito di François Civil, capace di raccogliere una vasta gamma di emozioni, dalla dolcezza allo smarrimento, dalla paura alla rabbia.