Il difficile viaggio della ventottenne giornalista Shiori Ito accusa di stupro il più anziano collega e biografo dell'allora Primo Ministro Shinzo Abe. Espandi ▽
Nel maggio 2017 la ventottenne giornalista Shiori Ito accusa di stupro il più anziano collega e biografo dell'allora Primo Ministro Shinzo Abe. In una società in cui parlarne apertamente è considerato indecoroso, la sua conferenza stampa scuote l'opinione pubblica. Nel giro di pochi giorni, Shiori si trova al centro del dibattito politico. Minacce di morte, cyberbullismo e lettere minatorie trascinano Shiori in una spirale di paura e solitudine.
Quando infine si presenta in tribunale, la difesa le scatena contro una guerra senza quartiere. Determinata a dare l'esempio ad altre vittime, Shiori porta avanti il suo caso: pubblica un libro autobiografico e realizza questo film diretto da lei stessa con filmati privati della sua terribile esperienza. Recensione ❯
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Una sera di gennaio del 1985 le maggiori star della musica si ritrovano per registrare "We Are the World". Questo documentario racconta il dietro le quinte dell'evento. Recensione ❯
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Tramite la storia di sei giovani, il docufilm esplora il delicato tema della salute mentale tra i ragazzi. Espandi ▽
Un docufilm che esplora in profondità il delicato tema della salute mentale nei giovani, sfidando pregiudizi sociali e combattendo le narrazioni erronee che spesso vengono associate all'argomento. La storia si sviluppa intorno a sei giovani, Alessandra, Melissa, Martina, Ash, Aki e Andrea, che frequentano il centro diurno dell'Asl di Roma 1, un istituto pubblico che svolge attività destinate a persone tra i 15 e i 25 anni con difficoltà sociali e disturbi psichiatrici. Il centro diurno diventa il punto focale del racconto e il pubblico viene introdotto ad esso attraverso l'esperienza degli esperti che accompagnano i ragazzi percorso tra cui la responsabile del centro diurno Teresa Tricomi e il direttore della UOC prevenzione interventi precoci, Gianluigi Di Cesare. Recensione ❯
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Un documentario on the road che cerca di ricostruire tutto il cinema che è stato girato a Napoli. Espandi ▽
Viaggio a Napoli di una "strana coppia": il produttore, regista, sceneggiatore e interprete, Ciro Ippolito, e il critico ed esploratore delle profondità dei B-Movies, Marco Giusti. Vogliono tentare un ritratto del cinema che si è fatto a Napoli, dal pioniere Gustavo Lombardo, a inizio Novecento, fino a Mario Merola e allo stesso Ciro Ippolito. Sgangherato e divertente, il documentario on the road riserva molte sorprese. Recensione ❯
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La storia dell'ascesa di una band, alla scoperta di un fenomeno musicale e del suo contesto geografico. Espandi ▽
Nel 1991, la band indie degli Uzeda spedisce una demo a Steve Albini. Il produttore discografico di Chicago scomparso da poco, una leggenda della scena alternativa americana e già leader di alcuni dei gruppi più radicali nella storia del rock, risponde alla chiamata e vola a Catania per registrare con gli Uzeda l'album Waters. È l'inizio della svolta per gli Uzeda, che registrano per la BBC e vengono chiamati a suonare in tutto il mondo. Ma, alla fine di ogni tour, tornano sempre a casa, nella loro Catania. Recensione ❯
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La Casa dalle finestre che ridono: da dove nasce la sua aura "maledetta"? Espandi ▽
La casa dalle finestre che ridono, diretto da Pupi Avati nell'ormai lontano 1976, è un film importante e originale, capace di creare una sorta di piccolo sottogenere, successivamente definito come gotico padano. Nel corso degli anni il suo fascino non è diminuito e anzi il suo mito è aumentato proprio per la forza e la singolarità dei concetti e delle idee alla base del film. Uno di questi è l'avere un protagonista, quel Buono Legnani "pittore delle agonie", che è in sostanza invisibile, nel senso che pervade tutto il film e gli dà significato, ma in pratica non è presente.
Non mancano, in questo film, le dichiarazioni dello stesso Avati che danno conto dell'origine delle paure infantili che lo hanno "informato" e formato.
Man mano che si compie il percorso critico e "geografico" di ricerca sul gotico padano e su Buono Legnani, il film tende sempre più a trascendere la sua natura documentaristica per cercare di catturare il mito e sviluppare il mistero concludendosi su note macabre di ambiguo fascino. Un film, quindi, nel complesso interessante che tende a perpetuare l'aura leggendaria de La casa dalle finestre che ridono e, soprattutto e meritoriamente, a stimolare nuove visioni. Recensione ❯
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Attraverso uno straordinario lavoro di ricerca tra gli archivi italiani ed internazionali il docufilm ci restituisce un'immagine ricca e divertente delle tante sfumature di Mastroianni. Espandi ▽
L'umanità di Mastroianni, la sua ironia, il suo scanzonato non prendersi sul serio, il suo non essere mai un divo, ma sempre un essere umano, con le debolezze, le fragilità che attraversano l'animo maschile, sono le caratteristiche che Silvia Scola e Fabrizio Corallo hanno seguito per ritrarre il divo italiano più mediatizzato di sempre, il cui fascino non tramonta, grazie alle scelte che seppe fare durante la sua lunga carriera e che lo hanno condotto ad interpretare, con coraggio, ruoli che pochi attori arrivati al suo successo avrebbero accettato, il cornuto, l'impotente, l'omosessuale, l'infame, l'uomo incinto. Recensione ❯
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Un documentario che segue le soddisfazioni e le difficoltà delle vite di sei magistrati. Espandi ▽
Dike è la dea della giustizia, rappresentata tradizionalmente come una donna con gli occhi chiusi o bendati, che tiene in una mano una bilancia e nell'altra una spada. La legge è uguale per tutti, ma è anche severa. Caterina Crescini, affiancata da Filippo Cellini, autore che ha curato lo sviluppo e la scrittura del documentario insieme all'Associazione Nazionale Magistrati, si chiede come viene applicata dalla magistratura italiana, andando al di là di miti e pregiudizi. E per questo esplora le vite di sei magistrati impegnati in diversi ruoli e in diverse fasi della loro vita privata e professionale, analizzando le difficoltà, le fatiche e le soddisfazioni di questo mestiere, che ha una realtà complessa e articolata. Recensione ❯
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Esmeralda Spadea viaggia questa volta tra le regioni italiane alla scoperta dei vini prodotti da personaggi celebri nel campo sportivo, cinematografico, musicale e artistico. Espandi ▽
Esmeralda Spadea incontra Al Bano, Gianmarco Tognazzi, Jarno Trulli, Trudie Styler, Anderson Hernanes, Johnson Righeira, Carlo Cracco, Rosa Fanti e Ronn Moss alla ricerca delle ragioni e passioni che li hanno spinti a produrre vino in Italia.
Giacomo Arrigoni prosegue il suo viaggio con Esmeralda Spadea finalizzato alla valorizzazione delle eccellenze dei territori italiani. Il produrre vino viene declinato secondo prospettive talvolta simili anche se provenienti da personalità e caratteri diversi. Al Bano e Gianmarco Tognazzi per esempio si trovano a sottolineare l'interesse per la produzione vinicola legandolo alla figura del padre.
Spadea si pone come facilitatrice dei ricordi e delle sensazioni facendo emergere anche le ragioni che stanno dietro alle denominazioni che ognuno ha dato a quanto ha prodotto e imbottigliato. Ne nasce un mosaico che, lungi dall'invilupparsi in fumose spiegazioni sul rapporto con l'alcol che altri hanno proposto, si focalizza sul piacere dell'assaporare un prodotto di qualità. Recensione ❯
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Uno sguardo crudo e onesto nel dietro le quinte della lotta che l'iconica superstar ha intrapreso contro una malattia che le ha cambiato la vita. Come una lettera d'amore ai suoi fan, questo documentario d'ispirazione mette in luce la musica che ha guidato la sua vita, mostrando anche la resilienza dello spirito umano. Recensione ❯
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Più del 90% dei rifiuti che finiscono in mare affonda. Il devastante impatto dei rifiuti marini profondi è ormai un fenomeno diffuso in tutto il mondo e Igor D'India coinvolge Sea Shepherd e gli scienziati del CNR per cercare una soluzione a questo aspetto semisconosciuto della crisi ambientale, partendo dalla sua terra, la Sicilia. Per farlo impiegherà sia subacquei che robot filoguidati (ROV) capaci di scendere fino a -600mt di profondità.... Recensione ❯
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Un documentario che racconta la potenza del teatro come strumento di emancipazione e autodeterminazione. Espandi ▽
Da trent'anni, Marina Rippa dirige laboratori teatrali nei quartieri più complessi di Napoli. Frequentando i suoi corsi, molte donne riescono a esprimere la loro vera essenza e superare i vincoli imposti dalla cultura in cui vivono. Il laboratorio si trasforma così in uno spazio vitale di condivisione e liberazione, dove corpo e voce si uniscono per rendere visibile ciò che è invisibile, rivelando la bellezza e la forza che risiedono in ognuna di loro. Recensione ❯
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Un documentario a tema storico-naturalistico che traccia una linea tra due continenti, con una prospettiva al tempo stesso iper-locale e globale. Espandi ▽
Le somiglianze ancestrali e l'importante valenza culturale di due alberi simbolo, l'ulivo in Europa e il baobab in Africa, sono messe a confronto per esplorarne le radici comuni nell'esperienza umana. Dal sostentamento ai benefici per la salute dei loro frutti, passando per il ruolo centrale come luogo di aggregazione, fino ad arrivare all'inclusione nei riti religiosi e magici, questi "maestri silenziosi" dalla storia millenaria sono ben più di una mera espressione del mondo naturale.
Punto di partenza è l'inquietante possibilità che una tale sinergia millenaria sia ora a rischio, visto che il cambiamento climatico sta, non da oggi, sottoponendo a dure prove la sopravvivenza degli ulivi e delle raccolte d'olio nel nostro paese.
Seppur didattica la prima parte non manca d'interesse, con una lunga lista di usi e benefici degli alberi: un reminder dal sapore antico per lo "scellerato" spettatore contemporaneo che tende a dimenticare le buone cose di una volta, o almeno questo è il tono bonario a cui tende il film. Recensione ❯
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Un evento inatteso fa saltare i piani di vita libera nella foresta norvegese per
una famiglia di sei. Osservazione onesta e sentimentale di una scelta
radicale. Documentario, Norvegia2024. Durata 84 Minuti.
Maria e Nik hanno lasciato la città e si sono trasferiti con i loro figli nelle terre selvagge della foresta. Quando però a Maria viene diagnosticato un cancro, dovranno tornare nella società. Espandi ▽
Premiato al Sundance Film Festival (Gran premio della giuria nella sezione World Cinema Documentary) A New Kind of Wilderness era nato, nelle intenzioni della regista Silje Evensmo Jacobsen, come documentario di osservazione della famiglia di Maria Gros Vatne (1978-2019), fotografa norvegese dalla vita eccentrica, per poi ritrovarsi stravolto dalla sua improvvisa scomparsa. L'oggetto delle riprese è diventato quindi in corso d'opera la reazione di Nik e dei bambini alla nuova vita senza Maria (anche se la sua voce torna di tanto in tanto, fuori campo, così come le immagini da lei catturate), lungo un arco di circa tre anni. Il rischio maggiore, per la macchina da presa di Jacobsen, era rispettare questo contesto senza approfittare della loro vulnerabilità. Recensione ❯
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Un curioso racconto-testimonianza, a metà tra la fotografia romantica della Sicilia e il ritratto di un attore goloso di vita. Documentario, Italia2024. Durata 68 Minuti.
Un omaggio alla prima cineasta donna che è stata candidata al premio Oscar. Espandi ▽
Giancarlo Giannini, a bordo di un'auto anni Settanta guidata da un autista che pare uscito dal passato, torna in Sicilia cinquant'anni dopo aver girato lì Mimì metallurgico ferito nell'onore. L'idea è quella di ripercorrere le tappe del viaggio attraverso l'isola che fece Giannini prima di girare il film, armato di un registratore per catturare le voci e i dialetti dei siciliani e di una cinepresa super-8 per riprenderne i movimenti e la gestualità, soprattutto "il gesto della sigaretta, che sembra nulla, ma quando lo fai ti cambia l'atteggiamento, il portamento".
Un viaggio per incontrare Mimì è un docufilm sui generis. Siamo di fronte a un racconto-testimonianza curioso che si colloca a metà fra la fotografia romantica della Sicilia, il ritratto di un attore in egual misura avventuroso e goloso di cibo e di vita, e una lectio magistralis di recitazione.
L'amore di Giancarlo Giannini per la Sicilia è evidente, come lo è quello del regista, al netto di una visione folkloristica che comprende carretti, pupi siciliani e persino un'esecuzione da ristorante di "Vitti na crozza". Recensione ❯
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