Semidei

Film 2023 | Documentario 94 min.

Anno2023
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Durata94 minuti
Regia diAlessandra Cataleta, Fabio Mollo
TagDa vedere 2023
MYmonetro 4,50 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Alessandra Cataleta, Fabio Mollo. Un film Da vedere 2023 Genere Documentario - Italia, 2023, durata 94 minuti. - MYmonetro 4,50 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 15 settembre 2023

Un viaggio che ripercorre la storia di due bronzi di Riace conservati straordinariamente. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello,

Consigliato assolutamente sì!
4,50/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 5,00
ASSOLUTAMENTE SÌ
Un documentario ricco e completo sulla storia, intera o ancora da scrivere, sui Bronzi di Riace.
Recensione di Luigi Coluccio
venerdì 15 settembre 2023
Recensione di Luigi Coluccio
venerdì 15 settembre 2023

Ci sono un quando, un dove, un chi e un come: il 16 agosto 1972, a 300 metri dal litorale di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, a 8 metri di profondità nel Mar Jonio, vengono ritrovati due statue ascrivibili alla storia della Grecia classica; a segnalarne la presenza alle forze dell'ordine è un sub dilettante romano, Stefano Mariottini, in vacanza presso degli amici del luogo; i Carabinieri si occupano del ripescaggio delle statue, che vengono mandate all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze ed esposte per la prima volta al pubblico nel 1981, tornando quindi in Calabria per essere collocate definitivamente nel Museo Archeologico di Reggio. Ma ci sono altri quando, dove, chi e come: le statue sono soltanto due? Che fine hanno fatto lance e scudi? È stato per primo Mariottini a ritrovarli? In che città devono essere ospitate? La Calabria è i Bronzi di Riace, i Bronzi di Riace sono la Calabria.

La storia, intera o ancora da scrivere; i misteri, veri o presunti; i protagonisti, conosciuti o inascoltati. C'è tutto dentro Semidei.

Parti da un quartiere di Reggio, dal lato che dalla Tangenziale dirupa verso il mare, magari proprio da Gebbione - il rione del regista Fabio Mollo. Imbocchi la 106 che promette come punto di arrivo Taranto e inizi a metterti alle spalle Pellaro, Bocale e Lazzaro dove la gente di città ha le ville estive, Saline Joniche con i cimiteri industriali della Liquichimica Biosintesi e le Officine Grandi Riparazioni FS, la Locride e i suoi fatti di storia e di cronaca. Poi la 106 vecchia diventa 106 nuova, tutto scorre più veloce, la costa si allarga e attraversi Caulonia, Stignano e infine Riace. Hai viaggiato nello spazio ma anche nel tempo. Hai fatto lo stesso periplo dei Bronzi, però al contrario.

Semidei, il doc di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, prodotto da Palomar con il sostegno della Calabria Film Commission, presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia all'interno delle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori, fa avanti e indietro su questo itinerario - la Statale 106, la strada della morte, la strada della sopravvivenza. Su e giù da Reggio e Riace, dalla sala anti-sismica e climatizzata dove ora stanno i Bronzi alla spiaggia dorata e sabbiosa davanti alla quale sono stati per circa un millennio e mezzo; ma anche prima e dopo, dall'esposizione del giugno-luglio 1981 al Quirinale fortemente voluta da Pertini al loro arrivo al museo reggino; e poi a lato, il Quinto Centro Siderurgico a Gioia Tauro, i Moti di Reggio Calabria, i campi rom della Piana, la Seconda Guerra di 'ndrangheta, i morti di Cutro, i profughi ucraini.

Forse è tutto già contenuto nella citazione iniziale che i due registi inseriscono dopo i titoli di testa - "L'immagine spesso ha più memoria e più avvenire di colui che la guarda" di Georges Didi-Huberman. A cui seguono le sequenze di un vitalismo abbacinante de I dimenticati, breve documentario firmato da Vittorio De Seta nel 1959 su Alessandria del Carretto, infinitesimale paese dell'Alto Jonio cosentino.

L'immagine che registra e che racconta, che viene letta e che legge, con il potere di aprire squarci sull'esistente pubblico e privato. Cos'è, infatti, l'effigie dei Bronzi se non uno spazio su cui ammirare e imprimere delle storie? Possono essere dei segni del passato antico e vertiginoso della Magna Grecia, come dei simulacri delle brutture contemporanee della Calabria; ci si può erigere sopra un orizzonte iconografico dentro il quale i vecchi meridionali come i nuovi migranti si riconosco tutti insieme oppure spalmarci sopra una mano di iconoclastia e sfruttarli per dimenticare tutto il resto.

Semidei è una questione di sguardi, di osservazioni, di visioni. Ci sono gli archeologici e gli storici dell'arte che scrutano prima da fuori e poi da dentro per capire chi sono il Giovane (o l'Eroe) e il Vecchio (o lo Stratego) - così si chiamano il Bronzo A e il Bronzo B. Poi Damiano Bevilacqua e Gaia Carlotta Ndoye, che hanno sempre guardato ma mai visto le statue e che lo faranno la prima volta grazie al documentario - il primo musicista rom che ogni anno si reca a Riace per la festa dei Santi Cosma e Damiano, la seconda giovane italiana di seconda generazione che studia recitazione.

E poi Stefano Mariottini e i ragazzi di Riace (Antonio e Cosimo Alì, Domenico Campagna e Giuseppe Sgrò), il sub romano e gli adolescenti calabresi, che da decenni si contendono il ritrovamento dei Bronzi, assegnato per via giudiziaria al primo, con Mariottini che torna al Museo Archeologico per ammirare le opere e Antonio Alì, di cui sentiamo solo la voce, che ci è andato una sola volta nella sua vita e mentre stava riprendendo le statue un custode gli ha intimato di smetterla - la gloria, i soldi e la possibilità che ha avuto Mariottini di vedere ed essere visto e gli altri no...

Mollo e Cataleta sanno che l'occhio mancante del Bronzo B è una camera oscura, che la bocca spalancata e irata del Bronzo A un megafono, tocca solo rivedere e riascoltare. Così mettono insieme droni e riprese subacquee, interviste agli esperti e telegiornali d'epoca, immagini di repertorio e filmini familiari, organizzando il tutto per forme, estetiche, e lo fanno così bene che si addentrano nelle più recenti ipotesi archeologiche - forse Eteocle e Polinice, i due fratelli de I Sette contro Tebe di Eschilo, dove assieme all'Anabasi e all'Iliade si trovano le radici dell'avventura moderna - come nell'esegesi di un'intera regione - terra di passaggio, di conquiste, di naufraghi e profughi che un tempo venivano dalla Grecia e ora dalla Libia e dall'Ucraina. Ogni cosa è immagine, ogni cosa ha una sua forma e una sua lettura. Anche i Bronzi, prima o poi, ce l'avranno. E forse anche la Calabria.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
mercoledì 27 settembre 2023
Monia Manzo
Close-up

Il film a doppia firma Semidei è un vero e proprio omaggio a una città del sud e al sud più dimenticato, ma che al contrario non smette di risuonare con le sue eco e la forza primigenia che da sempre lo caratterizza. Fabio Mollo e Alessandra Cataleta hanno costruito e cesellato una storia composta da più stili, che si mescolano senza mai essere inopportuni o disomogenei.

domenica 10 settembre 2023
Tonino De Pace
Sentieri Selvaggi

La bellezza dei Bronzi di Riace, la loro storia ad oltre 50 anni dal loro ritrovamento e insieme i tratti della storia di una città complessa e difficile come Reggio Calabria. Alessandra Cataleta e il regista di Il padre d'Italia firmano questo film che compone il cartellone delle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia.

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