Anno | 2023 |
Genere | Biografico, |
Produzione | Francia |
Durata | 138 minuti |
Regia di | Frédéric Tellier |
Attori | Emmanuelle Bercot, Benjamin Lavernhe, Michel Vuillermoz, Jan Oliver Schroeder Sébastien Corona, Eric Moreau, Chloé Stefani, Xavier Mathieu, Mikael Foisset, Malik Amraoui, Yann Lerat, Audrey Marain, Carmel Dylan, Alexandre De Caro, Ambrine Trigo Ouaked. |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento venerdì 26 maggio 2023
La vita - a volte controversa - di un uomo che ha cercato di combattere la diseguaglianza. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar,
CONSIGLIATO N.D.
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1937. Henri Antoine Grouès viene allontanato dal convento di Crest dei frati Cappuccini perché ritenuto troppo fragile per la dura vita monastica. Settant'anni dopo, con il nome di Abbé Pierre, morirà 94enne (era nato nel 1912) dopo essere sopravvissuto a mille peripezie (fra cui un naufragio) e aver fondato e diffuso in tutto il mondo la rete delle comunità Emmaus, create per accogliere gli ultimi della terra. Il nome "d'arte" gli era stato dato (per proteggerlo dai soldati tedeschi che l'avevano messo nel mirino in quanto partigiano) da Lucie Coutaz, che per 40 anni avrebbe lavorato e vissuto accanto all'Abbé Pierre, suo braccio destro e confidente.
La personalità della donna era l'opposto di quella dell'abate: ragionevole, paziente, diplomatica, laddove lui era fumantino e sempre disposto ad attaccare frontalmente i politici (anche in qualità di deputato in Parlamento) e i finanzieri che lo ostacolavano nel suo progetto di eliminare la povertà dalla faccia della terra. Ma la sua opera incessante avrebbe comunque conquistato milioni di benefattori - fra cui Charlie Chaplin, che donò alle comunità Emmaus due milioni di franchi) - e la sua personalità carismatica, anche attraverso la radio e la televisione, avrebbe reso il suo progetto di carità il più vasto possibile.
Il regista francese Frédéric Tellier racconta tutta la parabola di vita dell'abate scegliendo di abbinare la sua vicenda a quella di Lucie Coutaz, di fatto proponendo una grande storia di amicizia oltre che il ritratto di una figura gigantesca della religione e della Storia: grazie a questa scelta narrativa il protagonista è sempre visto nella sua umanità, mai nel ruolo di "highlander superstar" che avrebbe assunto agli occhi del pubblico.
Benjamin Lavernhe, uno dei migliori attori del panorama francese contemporaneo, asseconda questa lettura intima e accessibile, lavorando molto sul corpo e soprattutto sulla voce (peccato perdersi con il doppiaggio il suo lavoro magistrale) per descrivere il passaggio dal giovane uomo cagionevole delle prime scene al gigante inaffondabile delle scene della maturità, dove tuona contro i potenti della terra richiamandoli al dovere della solidarietà.
Tellier insiste saggiamente sui contenziosi avuti dall'Abbé Pierre con chi voleva fare delle comunità Emmaus, dopo che hanno cominciato a ricevere una pioggia di denaro, un'impresa lanciandosi in investimenti finanziari, a riprova della grande diffidenza che l'uomo di Chiesa aveva nei confronti del denaro e della sua capacità di corruzione. Se le parti del film che raccontano i primi sforzi dell'abate per dare un tetto e un nutrimento ai senzatetto sono abbastanza convenzionali, quelle dedicate alle sue battaglie ideologiche e politiche si rivelano entusiasmanti. Il passo però resta didascalico, e la lunga durata del film lo rende forse più adatto al piccolo che al grande schermo.
Del cinema però il film conserva la ricercatezza delle immagini, i grandi quadri di insieme e molte soluzioni estetiche (grandangoli, dolly, inquadrature dai contorni sfocati e dal centro iperrealista), nonché una colonna sonora di ottimo livello, purtroppo usata in modo eccessivamente invadente. Ciò che nobilita il tutto però sono le interpretazioni di Lavernhe, sempre misurato e convincente, e un'inedita e quasi irriconoscibile Emmanuelle Bercot nei panni della Coutaz.
Nota di merito anche ai truccatori che sono riusciti ad invecchiare progressivamente i protagonisti in modo molto credibile, e a far assomigliare il più possibile Lavernhe al vero Abbé Pierre, in tutte le età della sua lunga ed avventurosa vita.
Nato in una famiglia borghese, Henri Grouès e stato contemporaneamente deputato, difensore dei senzatetto, rivoluzionario e iconoclasta. Dai banchi dell'Assemblea Nazionale ai bassifondi delle periferie parigine, il suo impegno a favore dei più deboli gli è valso fama internazionale. Eppure ogni giorno dubitava della sua azione. Una vita intima sconosciuta. Contro la povertà, la disuguaglianza e l'ingiustizia, spesso criticato, a volte tradito, Henri Grouès ha avuto mille vite e mille battaglie. Ha fatto la storia con il nome che si era scelto: Abbé Pierre.