Asteroid City

   
   
   

Asteroide con sorpresa

di Fabio Ferzetti L'Espresso

Avviso agli spettatori. Sedete vicino allo schermo e preparatevi a un'eventuale seconda visione. Il nuovo film di Wes Anderson è così brulicante di A piani visivi, salti di tono, Se sottintesi mascherati da nonsense e viceversa). grandi e grandissimi nomi anche in piccoli e piccolissimi ruoli, che la sensazione di essersi persi qualcosa è inevitabile. Se poi detestate i film del geniale texano, pensate che sia schiavo del suo stile o magari che faccia certe scelte per sbaglio, come certi critici Usa, state alla larga. Eppure l'idea è semplice. "Asteroid City" è una minuscola e archetipica città nel de serto riservata a scienziati e cervelloni, soli o con famiglie più o meno mutilate al seguito, che malgrado i colori pastello e il tono da fumetto diventa una specie di capitale della Solitudine e della Malinconia. Il regista dei "Tenenbaum" e del "Treno per il Darjeeling" non è nuovo a questi incroci acrobatici. Si potrebbe perfino dire che la frontalità e l'apparente semplicità del suo Cinema (non a caso molto imitato sul web) è la chiave che gli consente certe acrobazie. Se tutta questa leggerezza invita al sorriso è proprio perchè la sostanza è più aggrovigliata di quanto sembri. Come prova, sempre con ironia, la parte in bianco e nero, che è un dietro le quinte. "Asteroid City" è infatti uno spettacolo teatrale trasmesso in tv con un autore (Edward Norton) e un regista (Adrien Brody), a tratti confusi, e un presentatore in cerca di certezze per intro durre il tutto al pubblico (Bryan Cranston). Siamo infatti nel settembre del 1955, mese e anno della morte di James Dean (Anderson ha detto più volte che il film nasce come omaggio alla generazione dei Brando e dei Kazan), e le incertezze sul fronte creativo rispecchiano in certo modo quelle esistenziali della pièce. Con scambi fra i due mondi, apparizioni inopinate di star (occhio all'alieno, è Jeff Goldblum, ma attenti soprattutto all'apparizione di Margot Robbie). E un profluvio di personaggi bizzarri, convenuti per le più varie ragioni in quel posto sperduto, assurdo ma carico di senso. Fra i quali dobbiamo citare almeno due personaggi desti nati ad amoreggiare a distanza in modo insieme con torto e toccante, un'attrice bionda e tormentata che evoca Marilyn (Scarlett Johansson) e un fotografo di guerra (il fedele Jason Schwartzman), che allude invece a Robert Capa, di cui è nota una storia segreta con Ingrid Bergman, ma Anderson adora mescolare le carte. Che su questo mondo brulicante e così americano si stagli in extremis l'ombra di Pirandello aggiunge mi stero e grandezza. Al siciliano e al texano.
da L'Espresso, 10 settembre 2023


di Fabio Ferzetti, 10 settembre 2023

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