Asteroid City |
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Un film di Wes Anderson.
Con Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 104 min.
- USA 2023.
- Universal Pictures
uscita giovedì 28 settembre 2023.
MYMONETRO
Asteroid City ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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UNA VISIONE BANALE E SCIALBA
di tozKinoFeedback: 1573 | altri commenti e recensioni di tozKino |
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mercoledì 11 ottobre 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una delusione, una noia, un senso di ribellione mi ha pervaso durante tutta la durata del film. Forse chi ama questo regista, che la critica definisce hipster (cioè anticonformista e rivoluzionario) griderà al miracolo di genialità, ma chi (come me) non l'ha mai amato, chi l'ha sempre trovato eccessivo, troppo schiavo dello stile e dell'estetica, protesterà contro un film davvero scialbo, banale, inutile. A meno che uno non decida, per una volta di lasciarsi andare, di accettare un viaggio popolato, sì, da un cast stellare costretto (a suon di dollari) a recitare piccole parti inutili e insipide non degne del personale palmares, un raccontino dove anche la trama ancora una volta è secondaria, rispetto alla sua volontà di esercitare una specie di metanarrazione (e che parolone hanno inventato, pur di dare credibilità al nulla) pure qui senza freni, al solo scopo di fare un inutile sfoggio di virtuosismo registico. Il film è stato anche presentato al Festival di Cannes dove è stato da alcuni esaltato e da altri distrutto: secondo me l'ultimo lavoro di Anderson ha comunque una certa dose di leggerezza, unita a uno strano concetto estetico (tutta la scenografia sembra di plastica, con l’uso eccessivo dei colori pastello, stucchevoli e ingombranti. Ma torniamo ad Asteroid City: la storia è ambientata in un nostalgico passato statunitense, quello nel quale gli Usa si erano convinti di essere i profeti e gli annunciatori di un modo nuovo e rivoluzionario di vivere la libertà: di averne avuto la Missione (chissà da chi, e di avere l’obbligo morale di imporla in tutto il globo terraqueo). Una vera sindrome, una malattia che per decenni ha mostrato gli Usa come conquistadores del mondo intero. Per fare questo il regista ha messo su un cast incredibilmente numeroso, ma onestamente mal utilizzato, visto che ci sono nomi, anche notevoli, che ricevono uno spazio senza ombra di dubbio esiguo, insufficiente. Tanti bravi attori, tanti mezzi per un filmetto, con le sue atmosfere retrò, i già sottolineati orribili colori pastello, per celebrare il nulla totale.
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