Squid Game

Film 2021 | Azione, Avventura, Drammatico +13 60 min.

Regia di Hwang Dong-hyuk. Una serie con Lee Jung-Jae, Byung-Hun Lee, Gong Yoo, Paul Nakauchi, Tom Choi. Cast completo Genere Azione, Avventura, Drammatico - Corea del sud, 2021, Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 STAGIONI: 1 - EPISODI: 9

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Ultimo aggiornamento martedì 12 ottobre 2021

Centinaia di individui a corto di denaro accettano uno strano invito a competere in giochi per bambini. Li attende un premio invitante, ma la posta in gioco è mortale. La serie ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, ha vinto un premio ai Satellite Awards, 3 candidature e vinto 2 Critics Choice Award, 3 candidature e vinto 2 SAG Awards, ha vinto un premio ai Spirit Awards, 1 candidatura a CDG Awards, 1 candidatura a Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards, ha vinto un premio ai ADG Awards, 1 candidatura a Critics Choice Super,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 3,33
CONSIGLIATO N.D.
Un survival ricco di colpi di scena.
a cura della redazione
martedì 20 dicembre 2022
a cura della redazione
martedì 20 dicembre 2022

Squid Game è una produzione seriale sudcoreana e originale di Netflix, nata dall'idea del regista Hwang Dong-hyuk. La premessa della serie è semplice e quasi fin troppo bella per essere vera: un gruppo di 456 persone in condizioni economiche precarie vengono selezionate per partecipare a una serie di giochi di abilità, aventi come montepremi una somma incalcolabile di denaro. Il trucco però è presto svelato, quando durante una delle prime sfide, uno dei partecipanti rimane violentemente ucciso dallo stesso meccanismo di gioco. Prenderà quindi il via un survival drama in cui non è mai chiaro quale sia la direzione che vuole prendere la narrazione, e che si distanzia nettamente dalle tinte patinate e rassicuranti di molte altre produzioni sudcoreane; l'occhiolino infatti è rivolto ad As the Gods Will (2014), lungometraggio giapponese che condivide molte delle atmosfere e premesse del nuovo prodotto seriale Netflix.

Regia di Hwang Dong-hyuk.

La seconda stagione della serie

Recensione di Gabriele Prosperi

La seconda stagione della cruda e violenta serie sudcoreana di Hwang Dong-hyuk, che verrà distribuita su Netflix alla fine del 2023, sarà anticipata dal reality più ambizioso di sempre che la piattaforma madre sta promuovendo in questi giorni. Ebbene sì, la seconda stagione di Squid Game sarà anticipata da un reality "reale", un vero e proprio gioco a cui, chi vorrà potrà partecipare e, se non sarà vincitore... no, tranquilli, non morirà come nella serie originale. Ciononostante, il montepremi è il più alto di sempre nella storia dei reality: i 456 contendenti (proprio come nella serie) potranno infatti portarsi a casa 4,56 milioni di dollari. Il tutto per promuovere quella che si prospetta una grande nuova stagione, ricca di giochi tanto originali quanto malsani, prove mortali che metteranno alla prova - come ha anticipato il regista - la solidarietà umana. Confermata inoltre la presenza nel cast del vincitore dei precedenti Squid Games, Gi-Hun, interpretato da Lee Jung-jae.
Regia di Hwang Dong-hyuk.

Estremizzare fino al plausibile: il gioco al massacro iperreale di Squid Game

Recensione di Gabriele Prosperi

456 persone, uomini e donne, di età differenti e diverso background, sono chiamati a partecipare da un'organizzazione anonima a un gioco al massacro. Il premio in palio è una quantità di denaro così elevata da poter risolvere quale che sia il loro problema economico, certamente impellente per ognuno di loro. I contendenti, infatti, non sono persone comuni ma gli ultimi della società. Vuoi per la dipendenza da gioco come nel caso di Seong Gi-hun (Lee Jung-jae), per un passato difficoltoso e una famiglia da salvare come nel caso di Kang Sae-byeok (Jung Ho-yeon), o per le scelte imprenditoriali sbagliate di Cho Sang-woo (Park Hae-soo), ogni giocatore dovrà scegliere tra ciò che l'aspetta là fuori, nel mondo reale, e le regole del gioco. Le conseguenze dei loro debiti insaldabili appaiono, infatti, più spaventose di quanto sia la posta nel gioco perverso loro proposto: la loro stessa vita.

Squid Game è l'ultima grande impresa di Netflix nel trasformare una serie televisiva in lingua non inglese in una hit globale, ribaltando quelle che sono logiche distributive assodate in un'era che appare sempre più lontana. Da La casa di carta ad Alice in Borderland, da Vis a vis a Dark, le strategie di marketing della compagnia di Reed Hastings stanno realmente cambiando le carte in tavola, spingendo persino il suo principale competitor, Jeff Bezos ad applaudire questa operazione.

La grande impresa distributiva non riguarda però solamente aspetti di ordine economico e di marketing; con essa abbiamo infatti l'opportunità di conoscere elementi socioculturali appartenenti a continenti e nazioni a noi lontane, a cui altrimenti non potremmo accedere o incorreremmo in limiti oggettivi di comprensione.

La storia di Squid Game permette innanzitutto un accesso facilitato, grazie al posizionamento geopolitico della Corea del Sud: nazione a prevalenza cattolica, in cui il capitalismo trova un terreno fertile al pari dei paesi occidentali e in cui, quindi, le problematiche relative al divario sociale ed economico sono similari a quelle da noi vissute. Questo è il fulcro narrativo della serie, d'altronde, attorno al quale troviamo sia elementi caratteristici della cinematografia sudcoreana, sia riferimenti a narrazioni occidentali contemporanee. Il pensiero va ad alcune saghe horror del nuovo millennio, dalla competizione che metaforizza i contrasti contemporanei in Hunger Games - sebbene qui mantenendo i piedi per terra in un contesto più realistico - alla medesima crudezza delle esecuzioni di Saw e soprattutto ai capitoli diretti da Eli Roth di Hostel.

In particolar modo nelle saghe occidentali su citate, la verosimiglianza tende ad essere costantemente messa in crisi, vuoi per l'appartenenza a un genere come il post-apocalittico, vuoi per esigenze narrative, come nel cinema horror, che costringono lo spettatore in uno spazio di visione ben delineato, allo scopo di determinare sensazioni ed emozioni (paura, orrore, ansia, disgusto). La serie Netflix, invece, mira maggiormente a un raffronto con la nostra realtà, a una sua lettura, mimando quelle che sono le caratteristiche tipiche del genere distopico (pur non appartenendovi) e garantendo una maggiore plausibilità. La serialità, di per sé e per via dei suoi tempi di visione, risponde a un principio di realtà più stringente di quanto faccia il cinema di genere, seppur serializzato come saga, e in questo abbraccia una caratteristica tipica del cinema sudcoreano (rintracciabile, ad esempio, nella trilogia della vendetta di Park Chan-wook): la ricerca di sfumature morali, l'allontanamento da un manicheismo dogmatico, che solo negli ultimi decenni viene sfrondato anche nell'estremo occidente.

L'orrore di Squid Game non deriva tanto dalla visione di scene macabre e da massacri crudeli e gratuiti, sebbene il gioco abbia origine dalla noia di pochi e dalla archetipica distinzione tra chi può e chi non può permettersi una posizione di comando. La sensazione di orrore deriva dalla plausibile, realistica condizione dei protagonisti: la disperazione di Gi-hun, che lo porta non solo a partecipare ma anche a tornare a giocare conoscendo ormai le regole del massacro, è una condizione reale e non lontana; il dramma di Sae-byeok è quello di chi ha vissuto sulla propria pelle i contrasti tra due nazioni in conflitto, cioè le due parti della Corea. Gli esiti di questa condizione non sono quelli immaginifici e ipotetici di un racconto distopico, si avvicinano di più a una lettura estremizzata del presente, che in particolare sfrutta alcuni fondamenti delle teorie complottiste per individuare un principio di verità. Ovvero che la battaglia che si sta combattendo, il gioco a cui stiamo giocando, non prevede sconfitti e vincitori, ma la sola scelta delle regole che si intende seguire.

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Frasi
Tu hai ucciso tutti!
Seong Gi-hun (Lee Jung-Jae)
dalla serie Squid Game - a cura di Elena
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