Anno | 2022 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Emilio Marrese |
Tag | Da vedere 2022 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,07 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 marzo 2022
La gioventù di Pier Paolo Pasolini nella città dove nacque il 5 marzo del 1922 e dove, soprattutto, si formò dal 1937 al 1943. In Italia al Box Office Il Giovane Corsaro - Pasolini da Bologna ha incassato 3,5 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Grazie ad un'amplissima selezione di materiali di repertorio, di documenti inediti e di scritti di Pasolini, viene ricostruito il periodo della sua infanzia e gioventù che hanno avuto al centro la città di Bologna in cui era nato il 5 marzo del 1922. Questo avviene nel contesto di una scelta narrativa significativa: uno studente decide di incentrare la sua tesi di laurea sul rapporto tra Pasolini e la città.
Le prime esperienze di Pasolini in molteplici ambiti della conoscenza, sia sul piano culturale che su quello esistenziale, tra poesia, letteratura, cinema, teatro, pittura, impegno civile, sessualità e sport.
Emilio Marrese è un napoletano cresciuto a Bologna e nel suo lavoro si avverte una profonda conoscenza della città indispensabile per poter comprendere il complesso rapporto che il giovane Pasolini intrattenne con essa. Si potrebbe dire che erano altri tempi. Il fascismo sarebbe andato al potere con la marcia su Roma pochi mesi dopo la sua nascita e lo scrittore trascorse infanzia e adolescenza fino a giungere a quella che, con canto marziale, si definiva "giovinezza" in quell'ambito.
Marrese ci mostra e dimostra che quei tempi non sono per nulla privi di interesse per un giovane dei nostri giorni che conservi in parte la curiosità intellettuale che animò Pasolini. Ci propone quindi uno studente che decide non solo di fare una ricerca sui testi di varia natura di o su Pasolini, siano essi su carta o provengano da dichiarazioni e/o interviste. Va oltre e affronta fisicamente ('in presenza' come si direbbe oggi in quel linguaggio che la pandemia ci ha imposto) i luoghi che lo scrittore ha abitato, attraversato, conosciuto e descritto.
Grazie a questo impianto narrativo il documentario ci propone un'ingente quantità di immagini, suoni, fotografie, testi autografi, dichiarazioni che tracciano una mappa decisamente inedita.
Chi guarda si trova a percorrere le vie di una Bologna del presente e del passato con una lettura che si costruisce ricorrendo anche ai contributi di testimonianze che aprono sguardi a loro volta originali sulla formazione di Pasolini. Il fatto poi che il protagonista sia affiancato da una coetanea cantante lirica e da un'altra amica consente di ampliare il concetto di condivisione di un'esperienza che non si auto confina nell'espletamento di un, per quanto interessante e coinvolgente, adempimento di carattere accademico.
Così come fu per lo scrittore che non scisse mai la vita vissuta dalla curiosità intellettuale e dalla produzione poetica, letteraria, saggistica, Marrese non si sottrae (ed è importante che lo faccia) alle domande 'scomode' che riguardano l'adesione al fascismo o il complesso rapporto con la figura paterna non trascurando anche la passione (non obnubilata come è dimostrato dalle riflessioni sulla sua progressiva massificazione alienante) a proposito del calcio. Si esce dalla visione ulteriormente consapevoli dell'importanza dell'opera e della visione a 360° sulla società di allora e di quel futuro che oggi è il presente da parte di Pasolini. Il fatto poi che di questa consapevolezza si vogliano rendere partecipi le nuove generazioni offre a questo documentario una valenza positiva ulteriore.