"Il Colibrì" della Archibugi: ‘resilienza’, dialoghi urlati e struggimento,
Resilienza è una parola abusata, che negli ultimi anni abbiamo sentito e letto ovunque, in seguito all’ondata pandemica e dalle vicende economiche e sociali che sembrano a volte sopraffare l’essere umano. Il Colibrì con la sua strenua resistenza è capace di rimanere fermo e di non farsi trascinare dalla corrente. Nel caso della "metafora" utilizzata da Veronesi, il protagonista, nonostante i numerosi drammi, riesce a parare i colpi della vita, rimanendo ancorato alla speranza.
Ciò che può sembrare insostenibile, come il dolore più profondo, viene compensato dalle gioie della vita, che a volte si trovano nelle piccole cose, negli oggetti, nelle case.
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"Il Colibrì" della Archibugi: ‘resilienza’, dialoghi urlati e struggimento,
Resilienza è una parola abusata, che negli ultimi anni abbiamo sentito e letto ovunque, in seguito all’ondata pandemica e dalle vicende economiche e sociali che sembrano a volte sopraffare l’essere umano. Il Colibrì con la sua strenua resistenza è capace di rimanere fermo e di non farsi trascinare dalla corrente. Nel caso della "metafora" utilizzata da Veronesi, il protagonista, nonostante i numerosi drammi, riesce a parare i colpi della vita, rimanendo ancorato alla speranza.
Ciò che può sembrare insostenibile, come il dolore più profondo, viene compensato dalle gioie della vita, che a volte si trovano nelle piccole cose, negli oggetti, nelle case... Archibugi nella sua interpretazione del romanzo di Sandro Veronesi, pluri-celebato, non coglie a tratti questo tema,concentrandosi principalmente sui soliti "dialoghi urlati", sulla malinconia e lo struggimento del protagonista e sulle scenografie, che sono, anche in questo film, un elemento caratterizzante dello stile della regista.
Il Colibrì è ancorato ad uno stile della regista che ha creato grandi aspettative, anche solo per l’ottimo cast, con un Pierfrancesco Favino, che anche in questa occasione, dimostra la sua grande professionalità. L'Archibugi purtroppo non ci riesce e presenta un film che dovrebbe essere corale, ma che in realtà si concentra esclusivamente sulla figura del protagonista, in un susseguirsi di flashback e flashforward, "troppo veloci", che sembrano sconnessi tra di loro. Berenice Bejo, che interpreta il vero amore del protagonista, quello ideale e profondo, deve fronteggiare un personaggio poco caratterizzato, mentre il tema principale è sempre sulle relazioni melodrammatiche delle famiglie borghesi."
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