Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 72 minuti |
Regia di | Gianfranco Pannone |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,25 su 0 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
Condividi
|
Ultimo aggiornamento domenica 10 ottobre 2021
La storia di una straordinaria avventura giornalistica e politica di una stazione radio storica. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello,
CONSIGLIATO SÌ
|
Molta voglia di attivismo e un'attrezzatura per "fare una radio", antenna compresa, installata in un appartamento nel quartiere Monteverde. Così nel 1976 è nata Radio Radicale, come ricordano i co-fondatori Pino Pietrolucci e Claudia Rittore, primi in ordine di apparizione tra i tanti militanti. Un'emittente libera, autofinanziata, autogestita, che inizia a trasmettere, in modulazione di frequenza, prima a Roma e dintorni, poi sul territorio nazionale. Non è l'unica in quella stagione di radio libere ma ha un tratto molto distintivo: la mobilitazione per le battaglie libertarie e lo stretto legame col dibattito parlamentare, che comincia a registrare e diffondere, in quanto bene pubblico, allarmando perfino Giulio Andreotti. Organo di informazione "con finalità politiche" e voce del partito della rosa nel pugno che nello stesso anno entrava per la prima volta in Parlamento con i suoi (quattro) eletti, Radio Radicale è una palestra giornalistica antagonista alla tv di Stato del manuale Cencelli, come sottolineano molti dei testimoni. Il motto è "conoscere per deliberare" (preso da una dispensa di Luigi Einaudi) ma lo slogan più noto è "Dentro, ma fuori dal Palazzo".
Memoria audio e raccolta stenografica del dibattito politico nelle aule ufficiali ma anche nei congressi, e archivio sterminato anche di voci della piazza, tra manifestazioni e comizi. Con un coté anche quasi anarchico, come "Radio Parolaccia" esperimento del 1986 che intercettò (mal)umori e tentazioni di deresponsabilizzazione alla base di molti fenomeni attuali.
L'ultimo documentario di Gianfranco Pannone (prima tv martedì 2 novembre su Sky Documentaries, quindi in streaming on demand su Now), scritto dal regista insieme a Marco Dell'Omo e Simonetta Angeloni Dezi, individua quattro casi emblematici per veicolare la natura ribelle, tenace e strutturalmente democratica di questo esperimento arrivato fino a oggi tra difficoltà, crisi finanziarie, ostracismi: gli scontri e le repressioni del 12 maggio 1977 che portarono alla morte della studentessa Giorgiana Masi, la mobilitazione per la liberazione del giudice D'Urso, la copertura mediatica del processo Tortora e il "metodo" del giornalista Antonio Russo. Sarebbe stato impossibile e forse anche scontato tracciarne una cronologia lineare; fortunatamente Onde radicali sintetizza e restituisce lo spirito indipendente e il coraggio di molti cronisti esterni ai grandi quotidiani. Trainati dal carisma del leader Marco Pannella per quarantacinque anni di informazione e di battaglie dal basso, anche attraverso la nota rassegna stampa (tenuta da Massimo Bordin, scomparso nel 2019, oggi da Marco Taradash e Marco Cappato).
In equilibrio armonico tra interviste, repertori e girato attuale, in una abbondanza di archivi video rilevanti (Teche Rai, Istituto Luce Cinecittà, Amando, Cineteca di Bologna, Archivio Radio Radicale, Archivio Teleroma 56 e Fondazione Marco Pannella), il film presenta molti momenti di raffinato impasto tra scene salienti di confronto e scontro politico e audio d'epoca. Montaggi che danno il senso di un'energia e di una partecipazione a cui è civile non rinunciare. Anche le sequenze in cui l'audio scorre su riprese aeree su Roma, se pure preponderanti, restituiscono la natura antispettacolare del medium radiofonico e la sua impareggiabile capacità di dare voce e di farsi ascoltare da grandi, eterogenee comunità. L'invito rivolto a chi fa giornalismo oggi, a utilizzare un patrimonio comune - attraverso l'ospitata dei giovani redattori della rivista "Scomodo" - è lanciato in rapida chiusura ma arriva. Forte e chiaro. Alla Festa del cinema di Roma 2020 nella sezione Omaggi.