Anno | 2021 |
Genere | Docu-fiction |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Andrea Vogt |
Attori | Stefano Bellotti, Cristiano Godano, Giovanna Marini, Álex Pina, Skin . |
Tag | Da vedere 2021 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 maggio 2023
La storia della canzone nata come inno antifascista dei partigiani italiani e diventata un canto di libertà in tutto il mondo.
CONSIGLIATO SÌ
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Una ricerca approfondita sulle origini e sulla diffusione del canto popolare italiano che tutto il mondo conosce. Attraverso le testimonianze più diverse, che vanno dal partigiano al musicologo, da Paolo Pietrangeli a Skin con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, si ricostruisce non solo la sua storia ma anche il significato che, nelle più diverse culture, ha finito con l'assumere.
I partigiani della Brigata Maiella che, risalendo una parte d'Italia, portarono con sé questo canto, contribuendo alla sua diffusione sul finire della seconda guerra mondiale, sarebbero inorriditi se avessero saputo che sarebbe entrato come jingle di uno spot pubblicitario e invece sarebbe rimasti piacevolmente sorpresi dal fatto che venisse utilizzato, nella sua versione italiana, in una serie televisiva spagnola come La casa di carta finendo con l'essere nuovamente proposto ad una platea mondiale comprendente le nuove generazioni.
Perché "Bella ciao" ha acquisito questa immensa popolarità? Come è nato questo canto? Andrea Vogt alla seconda domanda offre una risposta complessa così come ne è in effetti l'origine. C'è chi lo vuole veder nascere nelle risaie come canto di protesta delle mondine costrette ad un lavoro più che faticoso e chi invece ne considera la genesi come originata dalla lotta partigiana. Ci vengono offerte molte testimonianze in proposito ma il dubbio di fondo rimane.
Dove invece questo scompare è nel fatto che chi ancora oggi pretende di definire "Bella ciao" come un canto di parte e quindi divisivo si auto colloca in uno schieramento che non può definire come riferentesi alla Costituzione. Perché, dopo la fine del conflitto, sostituì "Fischia il vento" che era il canto, anche musicalmente vicino alla cultura musicale russa, identitario delle Brigate Garibaldi di matrice comunista. "Bella ciao" allargò la platea ponendosi come l'inno di tutti coloro che avevano combattuto il fascismo. Indipendentemente dall'appartenenza politica.
Per quanto riguarda la popolarità mondiale (nel documentario, tra i tanti, c'è anche un breve spezzone girato ad Istanbul) la facilità di esecuzione, il ritmo e il senso di una disponibilità ad agire contro i soprusi e le ingiustizie hanno fatto sì che, come avrebbe detto il Manzoni "dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno" tutti ne abbiano compreso il senso profondo e ce ne siano appropriati non come un elemento di folklore ma come un canto declinabile dalla gioia al dolore, dalla lotta al funerale. Un canto, appunto, universale.