Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Walter Fasano |
Attori | Suzanne Vega, Alma Jodorowski, Monica Guerritore, Michele Riondino . |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 3,69 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 settembre 2021
Una riflessione sull'artista Pino Pascali, scomparso nel 1968 e al quale oggi è dedicato un museo nella sua terra d'origine in Puglia. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento,
CONSIGLIATO SÌ
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Scultore, scenografo, performer, creativo pubblicitario, artista d'avanguardia ascritto dal critico Germano Celant nella corrente dell'Arte Povera, il barese Pino Pascali muore nel 1968 a Roma, in seguito a un incidente automobilistico, a soli 32 anni. A 50 anni dalla sua scomparsa, la Fondazione che porta il suo nome con sede a Polignano a Mare acquista dal gallerista Fabio Sargentini la sua opera Cinque bachi da setola e un bozzolo. Quell'occasione - il trasporto e l'apertura delle casse, la consulenza dei periti, l'installazione dell'opera, gli aspetti contrattuali - viene documentata fotograficamente da Pino Musi.
Montatore, tra i molti altri, per Dario Argento e Luca Guadagnino, Walter Fasano firma regia e soggetto e parte dalle immagini in bianco e nero di Musi per plasmare attorno ad esse un ritratto che osa ben oltre i canoni della classica monografia illustrativa di un artista. Pino infatti scarta a priori la formula un po' obsoleta della successione di "teste parlanti" di esperti e critici a illuminare i tratti determinanti di una traiettoria creativa.
Raccoglie invece la sfida, determinata e appagata, di essere non solo biografia artistica ma un film d'arte che sia a sua volta un'immaginazione creativa, un'opera aperta e libera alla reinterpretazione. Di farsi "storia di un ritorno", come l'Odissea ma anche come ogni storia di migrazione, di ogni ricerca individuale di senso, e parlando a un pubblico internazionale. Si muove cioè per libere, stranianti associazioni e procede col passo avvolgente e affascinante di fotografie (numerosissime, oltre a quelle dello stesso Pino Pascali, gli scatti di Claudio Abate, Elisabetta Catalano, Ugo Mulas). Contemporaneamente, pratica un movimento interno alle foto stesse, come a strapparle alla fissità sacrale della conservazione museale e a rinnovarne la pluralità semantica. Al cuore del film, antinarrativo in senso classico eppure molto ricco di spunti, rimandi e informazioni, c'è l'immaginario di riferimento di Pascali, la sua infanzia segnata dagli elementi della natura mediterranea - mare, luce, roccia, radici - e la sua reinvenzione frenetica in chiave pop art, materica, moderna, alla luce dei materiali di recupero ma anche di uso industriale e dei nuovi linguaggi della comunicazione. Poi certo, la lezione di Toti Scialoja, le influenze del Living Theatre e la sua rapida affermazione internazionale, sulla scia degli americani della Biennale del 1964 (Rauschenberg, Warhol, Lichtenstein, Dine) grazie al prezioso legame d'amicizia col gallerista Sargentini. Citando anche l'esperienza pubblicitaria e la sperimentazione nel cinema con SKMP2 di Luca Maria Patella (1968) e Libro di Santi di Roma Eterna di Alfredo Leonardi (1968), a testimonianza della creatività irrefrenabile e poliedrica di Pascali e dei suoi compagni di viaggio in quella stagione rivoluzionaria, come Janis Kounellis, Mario Schifano, Nanni Balestrini e molti altri.
Immagine e parola avanzano di pari passo e la seconda non prevarica mai la prima, grazie a tre voci narranti e discrete, ognuna con una propria lingua grazia: la descrittiva Suzanne Vega, la filosofica Alma Jodorowsky, la pragmatica Monica Guerritore. Con la novelle vague e Chris Marker come numi tutelari, Fasano dispiega un apparato complesso e stratificato ma non soverchiante di testi, citazioni, domande filosofiche su tempo e spazio e suggestioni rapsodiche da accostare alla colonna video. Atipico, ispirato e documentario d'arte, Pino ha inoltre dalla sua parte le musiche originali, sospese, di Nathalie Tanner, che accentuano l'aura di mistero che il film costruisce attorno a Pascali. Una sensazione di irrequietezza nella quale è possibile perdersi e ri-conoscersi.
Pino Pascali è stato un importante esponente dell’arte povera, morto proprio nel momento migliore della sua carriera in un incidente motociclistico a Roma nel ’68. Nel suo Film Walter Fasano ripercorre con filmati di repertorio i momenti topici della vita artistica di Pascali, curando di mettere in risalto l’aspetto energico del suo lavoro, quello di un artista a tutto tondo [...] Vai alla recensione »
Alma Jodorowsky, Suzanne Vega, Monica Guerritore e Michele Riondino evocano, in francese, inglese e italiano, vita e opere di Pino Pascali. È un puzzle d'amore, poetico e asincrono, di frammenti critici, eventi biografici, confessioni e performance dell'artista, sciabolate jazz, saldato dal montatore e qui regista del film, Walter Fasano, sull'adorato concittadino, il «cavallo indemoniato dell'arte [...] Vai alla recensione »
Pino Pascali è un mito dell'arte contemporanea del Novecento. Walter Fasano è un bravissimo montatore (compagno sodale di Luca Guadagnino e molti altri) e un saltuario sceneggiatore che ha vinto un Oscar (in compagnia del suddetto regista e di un grande come James Ivory). La commistione esplosiva tra i due ha prodotto Pino , documentario di sessanta minuti presentato al Torino FF.
Pino è un racconto biografico diretto da Walter Fasano che ripercorre la carriera dell'artista Pino Pascali (Bari, 1935 - Roma, 1968). La narrazione si sviluppa attraverso il montaggio di fotografie in bianco e nero, opera dello stesso Pascali e di Pino Musi, esordendo dall'acquisizione, da parte del Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, dell'opera Cinque bachi da setola e un bozzolo, che torna, [...] Vai alla recensione »
Il Pino a cui fa riferimento il titolo è Pino Pascali, un gigante, è il caso di ricordarlo subito, dell'arte dello scorso secolo, non solo di quella italiana, scomparso trentatreenne proprio mentre era in corso la Biennale, contestatissima, del 1968, che ne avrebbe premiato il lavoro, a cui era stata dedicata un'intera sala. La sua statura di artista, la potenza e il potenziale delle sue opere furono [...] Vai alla recensione »