La lotta per la sopravvivenza

In vista di un potenziale disastro ambientale, sociale o economico (oppure di un collasso su tutti questi fronti), il padre di famiglia Antoine decide di frequentare delle settimane di addestramento di sopravvivenza, una specie di "corso" estremo tenuto da Alain, che possiede un suo rifugio autonomo. Alain è convinto che presto il mondo come lo conosciamo andrà incontro al collasso e sta allenando alcune persone in maniera da renderle in grado di affrontare diversi scenari apocalittici. Tutto sembra scorrere come previsto quando, effettivamente, un disastro si abbatte sul Québec: il grosso problema è che la catastrofe ha assunto connotati completamente diversi da quelli che si immaginavano.

Un film profondamente québécois - il primo con quest'origine etnico-culturale che Netflix patrocina e distribuisce - che racconta una storia dai toni più thriller che catastrofici nonostante gli assunti di base della trama.

Il regista, Patrice Laliberté, è famoso in patria soprattutto per il cortometraggio del 2015 Viaduc - noto in lingua inglese con il titolo Overpass - che ha vinto il Toronto International Film Festival in quello stesso anno nella sua categoria di riferimento (oltre a essere nominato per diversi altri riconoscimenti che, tuttavia, non è riuscito ad aggiudicarsi). Laliberté è all'esordio assoluto per quanto riguarda i lungometraggi ma è attivo nell'industria cinematografica e televisiva da oltre un decennio: Netflix è stata la prima casa di produzione a credere fino in fondo nelle sue idee per un feature film, come chiamano gli statunitensi i progetti cinematografici. In patria, infatti, La lotta per la sopravvivenza ha goduto infatti anche di un'uscita al cinema e di una première al Rendez-vous Québec Cinéma, tenutosi a febbraio 2020.

Trattandosi di una produzione fondamentalmente francofona, il cast è composto di attori canadesi madrelingua francesi quali: Marc Beaupré, Réal Bossé, Marilyn Castonguay, Marc-André Grondin, Guillaume Cyr e Isabelle Giroux (i quali hanno doppiato sé stessi per realizzare la versione in inglese, in quanto bilingue, e per rendere fedelmente l'accento originale anche nella versione destinata al mercato anglofono). Non si tratta di nomi noti sul panorama internazionale ma nemmeno notevolmente famosi in patria, a eccezione di Réal Bossé e Marc-André Grondin: per questa produzione, infatti, Netflix ha puntato soprattutto su volti emergenti. 