Titolo originale | Nam-mae-wui Yeo-reum-bam |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Yoon Dan-bi |
Attori | Choi Jung-un, Yang Heung-ju, Park Hyeon-yeong, Park Seung-jun . |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,59 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 4 febbraio 2020
Un padre decide di portare i figli dal nonno per risparmiare qualche soldo.
CONSIGLIATO SÌ
|
Una ragazza adolescente, Okju, e il fratellino Dongju salgono su un furgone stracolmo insieme al padre, non sapendo che la gita a casa del nonno, organizzata all'improvviso, è in realtà un vero e proprio trasloco per approfittare dell'anziano parente e risparmiare sull'affitto. Divorziato e in difficoltà economiche, Byung-kie cerca di ristabilire un rapporto con suo padre mentre i due figli cercano di adattarsi alla nuova realtà. La casa del nonno, spaziosa ma vecchiotta, diventa ancora più affollata quando la sorella di Byung-kie, Mijeong, si fa venire la stessa idea.
I rapporti inter-generazionali sono al centro di Moving On, delizioso film d'esordio della giovane cineasta coreana Yoon Dan-bi, che nutre l'anima con la storia semplice di una famiglia che si risana per prossimità, nonostante le differenze e le diffidenze tra i suoi membri.
Appena trentenne, la regista vanta esperienza nei cortometraggi ma stupisce con un debutto dietro la macchina da presa già pienamente realizzato, e capace di esaltare le mille sfumature affettive di questa famiglia "ricomposta". I riferimenti sono molteplici, e il più inevitabile è il cinema di Kore'eda, la cui sensibilità nel trattare il nucleo domestico si scorge in Moving On come distillata direttamente da Un Affare di famiglia. Ma c'è anche la comicità placida e gentile di Ozu, in particolare Buon giorno, da cui il fratellino più piccolo Dongju sembra appena uscito con le sue buffe manifestazioni di irriverenza. Nella stessa annata di Parasite, poi, è impossibile non ammirare un nuovo film coreano che, in scala minore, fa affidamento con la stessa precisione architettonica di Bong Joon-ho su un'abitazione in grado di creare ostacoli o alleanze nella comunicazione parentale. Più di ogni altra cosa, però, Moving On azzecca i non-detti e i momenti di transizione, come Okju che consegna teneramente un regalo al suo fidanzato, Dongju che balla in un salotto nuovo, o i decenni di negligenza che separano Byung-kie e il suo anziano papà, e che ora vanno ricuciti in modo maldestro ma sentito mentre si è tutti insieme a tavola.
Lineare ma profondo nella sceneggiatura, firmata sempre da Yoon Dan-bi, Moving On tratta alcuni temi specifici della società coreana (il ruolo e il rispetto degli anziani, la divisione delle responsabilità) ma in un contesto del tutto trasversale, semplice ma non piatto, sentimentale ma non melenso. È una storia di riavvicinamenti e di separazioni, di tempo che passa e di crescita, e di come le due cose non siano necessariamente sinonimi.
Nella Corea del Sud è nato un nuovo Ozu, la regista appena trentenne Yoon Dan-bi, che, al suo esordio, realizza un piccolo capolavoro. Tre generazioni a confronto in un minimalista ritratto di famiglia, nel quale, tuttavia, si riflettono, come in un caleidoscopio, temi generali ed attuali della società coreana, vale a dire del contemporaneo mondo globalizzato.
A causa delle difficolta economiche che sta vivendo, un nucleo famigliare composto da un padre, una figlia adolescente, Okju, e suo fratello minore Dongiu si trasferisce nella grande casa del nonno paterno, solo e in condizioni di salute precarie. Si occuperanno dell’anziano uomo e allo stesso tempo aver e una boccata d’ossigeno legata alle condizioni economiche.
Sebbene non sia riuscito come Parasite, questo film in concorso a torino 2020 è molto carino, è piacevole e scorre per tutta la sua durata. Adatto agli amanti del genere
Una diversa ipotesi di convivenza si profila allorquando, finito l'anno scolastico, Ok-ju e Dongju, sorella e fratello, si trasferiscono, col padre, dal nonno bisognoso di assistenza e a loro si aggiunge la zia in crisi coniugale. Un'inedita condivisione che vive alla luce di un passato sottinteso, mai esplicitato, che emerge per dettagli rivelatori, tracce fugaci che si rinvengono negli ambienti, [...] Vai alla recensione »
«Mi ha fatto pensare che, anche se viviamo in culture diverse, ci lega una lingua ufficiale che è il cinema»: così Yoon Dan-bi ha commentato il successo al Torino Film Festival, dove il suo primo lungometraggio Moving On (su MyMovies fino alla mezzanotte del 29 novembre) si è aggiudicato il Premio FIPRESCI: malgrado il timore, confessato dalla regista, che il film potesse risultare «troppo coreano». [...] Vai alla recensione »
Potrebbe sembrare un piccolo film, il coreano Moving On (Andare avanti) diretto, scritto e prodotto da Yoon Dan -bi, con il suo fascino di racconto intimo e familiare, non fosse per le tracce di crudeltà pronte ad esplodere, disseminate lungo le stanze e le scale in cui si muovono i miti personaggi. Il lontano ricordo di David Cooper e del suo emblematico testo del' 68 compare sullo sfondo: non sarà [...] Vai alla recensione »
Fin da quando è stato presentato al Festival di Busan nell'ottobre del 2019 (e da lì anche a Rotterdam e a San Sebastián) la critica ha tributato molti elogi al film di esordio della trentenne Dan-bi-Yoon e nessuno ha omesso di statuire un giusto paragone con le opere familiari di Hirokazu Kore'eda. Sono elogi meritati per un film capace di fare molto con (apparentemente) poco, se pensiamo che Moving [...] Vai alla recensione »
Questa zona non si sta riqualificando, come succede a Seoul. Lo dice una potenziale acquirente della casa che in tal modo vuole contrattare sul prezzo. Si tratta dell'abitazione del nonno, dove si svolge il film Moving On, primo lungometraggio per la regista sudcoreana Yoon Dan-bi, presentato nel concorso di Torno 38 dopo l'anteprima nella sezione Bright Future dell'IFFR 2020.
Tutto parte da un evento traumatico, anticipato da un lungo piano sequenza che segue il trasloco improvviso della famiglia protagonista nella casa dell'anziano nonno, ricoverato per un colpo di calore. Eppure, da questo humus apparentemente problematico emerge un film delicato e attento alle sfumature emotive con partecipata serenità. Al suo esordio nel lungometraggio con un film nato come progetto [...] Vai alla recensione »
La casa del nonno sembra vuota e invece è piena di cose. All'inizio non è facile orientarsi, ci vuole un po' per conoscerla e abitarla come si deve, per trovare lo spazio giusto in cui stare da soli o godersi un pranzo in compagnia, in cui giocare, fantasticare, stare male, fare balli scemi, sprofondare nella malinconia. È come una grande sala di attesa, in cui tutti aspettano che accada qualcosa. Vai alla recensione »