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Ultimo aggiornamento giovedì 22 agosto 2019
Dei ragazzi vengono chiamati a decidere del loro futuro.
CONSIGLIATO SÌ
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Per un gruppo di teenager di una cittadina della California è il giorno del ballo di fine liceo, quello che simboleggia l'ingresso nell'età adulta. Tra tensioni e ansie, talvolta incontrollabili, si avvicina il grande momento. Per lunghi tratti di Ham on Rye sembra di rivivere pagine del cinema americano arcinote, riti di iniziazione che ci accompagnano da American Graffiti a La vita è un sogno di Richard Linklater, attraversando gli anni 80 di John Hughes.
Tyler Taormina non fa nulla per nascondere queste influenze, o meglio le ostenta al pari di un distintivo; ma il taglio che il regista conferisce alla storia guarda altrove, a un malinconico luogo del mistero che si nasconde sotto la tranquilla vita di provincia.
Da Linklater a David Lynch, insomma, ma passando per Todd Solondz e la sua ricerca forsennata del dettaglio di ogni difetto e disagio che contraddistingue la più difficile delle età: un apparecchio per i denti, un paio di stampelle, una giacca improbabile, cravatte male annodate, in una nutrita rassegna di incertezze da teenager. Quando una mirror ball illumina la sala da ballo del baretto dimesso in cui si svolge la cerimonia, è come se avvenisse uno scarto netto e Ham on Rye rivelasse il suo lato B. Senza spiegare troppo, ma lasciando ai gesti e alle ellissi il compito di interpretare quanto avvenuto, sia esso un fatto tragico o un semplice e inevitabile momento simbolico dell'abbandono della provincia. La nota malinconica su cui si chiude Ham on Rye - nessun riferimento esplicito all'omonimo romanzo di Bukowski "Panino al prosciutto" - è intensa e inaspettata, un epilogo volutamente lontano per stile e atmosfera rispetto a come il film era cominciato.
Un lavoro ambizioso, in cui forse la carne sul fuoco è anche troppa, ma che in molti momenti dimostra il talento di Taormina. Merito anche della straordinaria fotografia di Carson Lund, che conferisce una patina di nostalgia al film, confondendo le coordinate temporali e inducendoci a credere che la vicenda sia collocata nel passato, quando nessun dato concreto della sceneggiatura ce lo conferma.
Il primo film di Tyler Taormina inizialmente sembra molto familiare, poi diventa sempre più strano, ma senza eccessi. Può essere visto come un'allegoria della vita suburbana della classe media statunitense, ma offre anche qualcosa di più. È tarda primavera nei sobborghi. Ragazze e ragazzi indossano vestiti, giacche e cravatte. Forse non vanno al ballo di fine anno, ma comunque si preparano per un qualche [...] Vai alla recensione »
I pattini a rotelle, le tavole calde, un quartiere residenziale dell'America middle class, con le sue villette con giardino, solcato da bionde liceali biancovestite e cattivi ragazzi che cazzeggiano fuori dai drugstore. L'esordio di Tyler Taormina ci proietta, fin dalle primissime sequenze, in un universo iconografico familiare, riconfermato dalla leziosa patina sognante della fotografia: quello dei [...] Vai alla recensione »
Siamo tornati a fare un giro su Mubi, lo streaming cinefilo. Complice una recensione sul Guardian che celebrava "Ham on Rye" come grande debutto, capace di rinnovare il genere "riti di passaggio adolescenziali & fuga dalla provincia". Prima certezza: il titolo - "Prosciutto e pane di segale" - non viene dall' autobiografia di Charles Bukowski con lo stesso titolo, che voleva fare il verso al titolo [...] Vai alla recensione »
Non è facile pensare, nel 2019, di poter girare un coming-of-age che mantenga tutte le componenti classiche del genere, notte da prom compresa, riuscendo allo stesso tempo a conservare il proprio sguardo, come ha fatto Tyler Taormina dirigendo la sua opera prima. Presentato all'interno della sezione Cineasti del Presente, Ham On Rye approda a Locarno con quella che apparentemente sembrerebbe la classica [...] Vai alla recensione »