Titolo originale | Saeng-il |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Regia di | Jong-un Lee |
Attori | Sul Kyoung-gu, Jeon Do-yeon, Chan-Young Yoon, Lee Bong-ryun, Sin Dong-ryeok Hee-Jung So, Sung-duk Hong, Kim Hyeon-Ok, Jun-sang Tang, Soo-jin Kim, So-hyun Kwon, Shin Mi-young, Min-jae Kim, Shin Moon-Sung, Jong-hwan Park, Seo Suk-Kyu, Yoo-Bin Sung. |
MYmonetro | 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 26 aprile 2019
La rielaborazione di una tragedia che ha portato alla morte di più di 300 persone.
CONSIGLIATO SÌ
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Jung-il torna a casa da moglie (Soon-nam) e figlia (Yeo-seol) dopo anni trascorsi all'estero per lavoro: ad attenderlo ci sono solo un silenzioso diniego e un accordo per il divorzio da sottoscrivere. Durante la sua assenza un grave lutto ha colpito la famiglia: il figlio maggiore Sun-ho ha perso la vita nel naufragio del traghetto Sewol. Jung-il spera che il giorno del compleanno di Sun-ho sia l'occasione per riconciliarsi con la sua famiglia.
L'elaborazione della tragedia ha richiesto cinque lunghi anni: il tempo necessario per poter raccontare un lutto nazionale con il linguaggio del cinema, per trovare la forza di rendere finzione una drammatica realtà così vicina nel ricordo di tutti.
Il 16 aprile 2014 il traghetto Sewol sprofonda, portando con sé più di 300 vittime. La maggior parte di queste è costituita da studenti del liceo, in viaggio per una gita scolastica. L'indagine sulle cause della tragedia e sulle responsabilità ha scoperchiato un vaso di Pandora di inefficienza e corruzione che ha minato la credibilità del governo a un punto tale da determinare l'impeachment della presidente Park e nuove elezioni politiche. Lee Chang-dong, regista di Burning, da sempre attivo sul piano sociale e politico, produce il primo film - Jo Pil-ho: The Dawning Rage di Lee Jeong-beom infatti si limita a sfiorare i fatti di Sewol e ad utilizzarli in un impianto prettamente poliziesco - dedicato all'impatto di questa tragedia sulle famiglie decimate dalla perdita di un loro membro. A recare su di sé la responsabilità e la gravità della delicata operazione di ricostruzione cinematografica è Jeon Deo-yeon, già star di The Housemaid e migliore interprete a Cannes per Secret Sunshine. Il suo lavoro di interiorizzazione del dolore, di lacerazione privata, impossibile da comunicare al mondo esterno, trova un contrappunto esemplare nel minimalismo di Sul Kyung-gu, marito recatosi in Vietnam per cercare fortuna e tornato pieno di debiti, tra lo scetticismo generale.
Lo sguardo di Jung-il diviene il nostro, spettatori forzatamente esterni di uno strazio che si può solo accettare, impossibile da comprendere appieno nella sua gravità. Il suo punto di vista su come andare avanti, opposto a quello di Soon-nam, si scontra con l'isolamento volontario di una donna che rifiuta di condividere la propria sofferenza e di prestare il fianco alla possibilità di strumentalizzare la stessa. Quando infine Soon-nam cede, durante la ricorrenza per quello che avrebbe potuto essere il compleanno di Sun-ho, insieme a lei crolla la struttura imposta al film dal regista e sceneggiatore Lee Jong-un. I non detti e le emozioni trattenute si sciolgono in un pianto collettivo, una escalation di dolore carica di colpi di scena che rivelano particolari inediti sulle ultime ore di Sun-ho (forse con qualche eccesso agiografico). Una rielaborazione corretta sul piano drammaturgico, che non si lascia andare completamente alla retorica ma che cede le armi al pathos nell'ultimo e catartico segmento. Considerato l'equilibrio precario su cui si muoveva Lee Jong-un, era difficile adottare maggiore autocontrollo. Birthday rappresenta lo strumento ideale, nel 2019, per l'autoanalisi, anche spietata, di una nazione: al di là di ogni disquisizione critica, può bastare anche questo, almeno per ora, a renderlo una visione necessaria.