Obscuro Barroco

Film 2018 | Documentario +13 60 min.

Titolo originaleObscuro Barroco
Anno2018
GenereDocumentario
ProduzioneFrancia
Durata60 minuti
Regia diEvangelia Kranioti
AttoriLuana Muniz .
TagDa vedere 2018
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,49 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Evangelia Kranioti. Un film Da vedere 2018 con Luana Muniz. Titolo originale: Obscuro Barroco. Genere Documentario - Francia, 2018, durata 60 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,49 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 30 aprile 2018

Un particolare ritratto di Rio de Janeiro costruito attraverso un flusso di immagini e parole.

Consigliato sì!
3,49/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 2,97
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Trailer
Una visione febbrile, grazie anche ad una splendida fotografia, del desiderio di affermare un sé istantaneo.
Recensione di Andreina Di Sanzo
lunedì 30 aprile 2018
Recensione di Andreina Di Sanzo
lunedì 30 aprile 2018

L'istante continuamente ricercato e catturato dallo sguardo di Evangelia Kranioti, nella voce di Luana Muniz e nelle parole di Clarice Lispector, arriva diretto allo spettatore nel flusso di immagini di Obscuro Barroco, un saggio più che un documentario che come in Acqua viva, da cui provengono gli estratti, c'è il desiderio di affermare un sé istantaneo, fatto di emozioni, ricordi, sogni, impressioni. Il lavoro di Kranioti ricalca proprio quel fosforescente silenzio della pagine di Acqua viva, nei corpi dipinti di vernice, nei colori delle notti della città di cui Luana Muniz è ancora la regina indiscussa, Rio de Janeiro.

Lei, transgender, prostituta, attivista, corpo politico che è la voce delle periferie di quel luogo edenico, inferno e purgatorio, città piena di fascino e contraddizioni, di feste, danze, musica e disperazione.

Un clown triste compare a più riprese, malinconico il suo volto e la sua maschera, spaurito in mezzo alla folla che festeggia il Carnevale più famoso del mondo.

"Voglio impossessarmi dell'è della cosa" sono le parole di Clarice Lispector al suo amante che aveva smesso di amare ma a cui non smetteva di scrivere, nella sua incessante ricerca del linguaggio e a cui scriveva con tutto il suo corpo "scagliando una freccia che penetri nel punto tenero e nevralgico della parola". E quelle parole sono ripetute dalla calda voce di Luana, guida e musa per lo spettatore, morta poco dopo le riprese, vero punto incandescente di questo secondo lavoro di Evangelia Kranioti da cui si snoda tutto il discorso e la riflessione. Perché è con tutto il corpo che la Muniz parla, mentre la camera lo scandaglia punto per punto, ne sottolinea i dettagli, ne mostra le cicatrici, i tatuaggi, il logorio dovuto dai numerosi interventi e innesti. Luana è un corpo in continua metamorfosi, sinuoso e sfocato mentre in ralenti sale le scale. Leggera. Come una medusa - água viva in portoghese.

I corpi e i volti sono l'obiettivo della regista, quei corpi che, dopo aver ballato nei festeggiamenti carnevaleschi, sempre in quelle strade, lottano e urlano per i propri diritti. I travestiti, metamorfosi viventi, sono l'anima di Rio e allo stesso tempo la contraddizione più forte.

Muniz afferma che se Rio de Janeiro fosse una persona sarebbe proprio una trans: colorata, splendente, felice. Obscuro barroco dà voce a un personaggio mitico e attraverso questa donna fotografa istantanee di un'intimità che afferma la sua essenza, il suo presente, una donna che vive in quei momenti, nella sua voce che dolcemente racconta, imprime e si fa veicolo di un discorso politico e sociale più ampio. Raccontare un paese che già il titolo del documentario ne sottolinea i contrasti.

"Riesco a darti un'idea di ciò che accade a una persona nella vita?" si chiedeva ancora Lispector. Evangelia Kranioti riesce a donarci l'essenza di Luana Muniz che riflette sul suo status, sull'essere transgender e sul suo ruolo sociale e politico, sulla sua storia di calma oscurità di una vita costantemente vissuta tra le fiamme. Le meravigliose sequenze di luci fosforescenti sui corpi dei danzatori trans, persone che non appartengono a nessun genere come dice la stessa Muniz e oggetti mai completamente obbedienti, ci restituiscono una visione febbrile, grazie anche alla splendida fotografia curata dalla stessa regista. Come febbrile era la scrittura di Acqua viva. Obscuro barroco o di donne che ambiscono sempre a "bere acqua mentre nasce dalla fonte."

In concorso nella sezione documentari al Lovers Film Festival di Torino, il film ha inoltre ricevuto diversi premi tra cui i Teddy Award alla Berlinale 2018.

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