angeloumana
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sabato 24 febbraio 2018
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l'amore nell'acqua
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The shape of water è film con tutti gli ingredienti per mietere nominations (13) all'Oscar californiano, forte del già conquistato Leone d'Oro a Venezia 2017. Gli ingredienti sono ricchi e numerosi, per il gradimento del maggior numero di palati, un film acconciato con lo scopo di piacere: è romantico, fantasioso, lambisce l'area militare degli Stati Uniti e naturalmente l'eterna competizione tra Usa e Urss dato che si svolge verso gli anni '60. Non gli manca l'azione, l'avventura, lo spettacolo, qualche angolo di musical e soprattutto non mancano lezioni filosofiche sulla vita. Non può mancare il brutto e il cattivo, che risiedono però nello stesso personaggio, incaricato di braccare la bestia, uno determinato a conquistare il sospirato gradino superiore della gerarchia, non vuol fallire, non per niente legge un libro di Positive thinking.
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The shape of water è film con tutti gli ingredienti per mietere nominations (13) all'Oscar californiano, forte del già conquistato Leone d'Oro a Venezia 2017. Gli ingredienti sono ricchi e numerosi, per il gradimento del maggior numero di palati, un film acconciato con lo scopo di piacere: è romantico, fantasioso, lambisce l'area militare degli Stati Uniti e naturalmente l'eterna competizione tra Usa e Urss dato che si svolge verso gli anni '60. Non gli manca l'azione, l'avventura, lo spettacolo, qualche angolo di musical e soprattutto non mancano lezioni filosofiche sulla vita. Non può mancare il brutto e il cattivo, che risiedono però nello stesso personaggio, incaricato di braccare la bestia, uno determinato a conquistare il sospirato gradino superiore della gerarchia, non vuol fallire, non per niente legge un libro di Positive thinking. Non potrà fallire nemmeno il film, qualcos'altro dovrà pur vincere. Il regista Guillermo del Toro intanto ha “vinto” la direzione della prossima Mostra del Cinema di Venezia.
Due creature che senz'altro si ameranno, come in una favola, nel profondo del mare: l'una è la giovane ragazza muta, senza l'amore della vita ma voluta bene dall'anziano vicino di casa e dalla collega di lavoro. Con questa svolge le pulizie di una base militare, covo di intelligenze e di strategie, dove apprendiamo che alcune delle menti più brillanti pisciano sul pavimento (cosa riscontrabile poco dopo anche nella toilette del cinema di Treviso, evidentemente lo fanno anche cinefili o menti meno brillanti). L'altro è una cosa, così viene chiamato questo essere anfibio con sembianze umane ma anche ittiche, con squame da pesce e placche da rettile, potrebbe trattarsi – dice uno studioso del centro in camice – del soggetto più sensibile mai ospitato in questo laboratorio. Ecco, è questo il motivo principe del film, due creature così diverse, entrambe condannate al silenzio e alla solitudine, si ameranno: lui, la cosa, vede leiper quello che è, e lei ha la sensibilità per avvicinarsi a questa creatura sconosciuta, dapprima offrendogli uova e poi cure e tutta sé stessa. Facile il rimando all'extraterrestre ET, in quel caso le creature sensibili furono dei bambini, o a La bella e la bestia. Potrebbe, il film, suggerire anche l'eventuale immortalità di noi esseri umani, le ferite che si rimarginano e la vita che si ricrea, ma intanto ci spinge all'azione: se mai non facciamo niente, non siamo niente. Ai giurati dell'Oscar l'ardua sentenza, noi preferiamo tenerci il ricordo e le sensazioni trasmesseci dall'ungherese Corpo e anima, sempre d'amore si tratta ma con zero spettacolo e una candidatura a miglior film straniero.
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marcobrenni
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venerdì 14 dicembre 2018
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faciloneria furba narrata con buona tecnica
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A dire il vero c'è ben poco da dire su questo film, "costruito apposta per mettere la giuria di Venezia con le spalle al muro", come argutamente osserva "Freerider" qui sopra.
Buona solo la tecnica, ma contenuti scontati, solo pretestuasamente ecologici. Poi: facile critica contro la politca della guerra fredda americana anni '50 con condanna del machismo più becero; donne asservite-sfruttate, gay incompresi, ecc. ... il tutto condito da inutilissimo e disgustoso splatter tomato-ketchup. Appendice da thriller scontatissmo e finale assolutorio romantico-kitsch con tanto di resurrezione redentoria contro la cattiveria umana.
Stupisce, anzi è penoso che un film simile abbia potuto addirittura vincere il Leone d'Oro
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A dire il vero c'è ben poco da dire su questo film, "costruito apposta per mettere la giuria di Venezia con le spalle al muro", come argutamente osserva "Freerider" qui sopra.
Buona solo la tecnica, ma contenuti scontati, solo pretestuasamente ecologici. Poi: facile critica contro la politca della guerra fredda americana anni '50 con condanna del machismo più becero; donne asservite-sfruttate, gay incompresi, ecc. ... il tutto condito da inutilissimo e disgustoso splatter tomato-ketchup. Appendice da thriller scontatissmo e finale assolutorio romantico-kitsch con tanto di resurrezione redentoria contro la cattiveria umana.
Stupisce, anzi è penoso che un film simile abbia potuto addirittura vincere il Leone d'Oro di Venezia !
Marco Brenni
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[+] consolante però il disincanto degli spettatori...
(di freerider)
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filmicus
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lunedì 2 aprile 2018
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acqua....calda
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L'acqua può non avere forma ma un film dovrebbe averla.L'opera in questione purtroppo non la possiede.Del resto in un liquido si può sciogliere qualsiasi sostanza:dai comunisti alla guerra fredda, da un pazzoide e violento dottor stranamore( per fortuna in un limitato settore) alle discriminazioni contro negri,gay e portatori di handicapp,da un rapporto sessuale fra uomo e donna violento e rabbioso a quello dolce ed appagante (in una stanza trasformata in piscina) fra una specie di uomo pesce ed una sensibile (e un pò bruttina) ragazza.Del resto che può pretendere un uomo-pesce squamoso ed una fanciulla solitaria dedita alla cronometrica masturbazione mattutina (sempre nell'acqua).
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L'acqua può non avere forma ma un film dovrebbe averla.L'opera in questione purtroppo non la possiede.Del resto in un liquido si può sciogliere qualsiasi sostanza:dai comunisti alla guerra fredda, da un pazzoide e violento dottor stranamore( per fortuna in un limitato settore) alle discriminazioni contro negri,gay e portatori di handicapp,da un rapporto sessuale fra uomo e donna violento e rabbioso a quello dolce ed appagante (in una stanza trasformata in piscina) fra una specie di uomo pesce ed una sensibile (e un pò bruttina) ragazza.Del resto che può pretendere un uomo-pesce squamoso ed una fanciulla solitaria dedita alla cronometrica masturbazione mattutina (sempre nell'acqua). In questo mondo senza capo ne coda ( che non è il mondo dei miti e delle favole che ha una sua coerente bellezza) resta solo il ricordo, a spezzoni, del cinema che fu, quando con il suo senso del limite, era un invito al canto, alla fantasia,ai piccoli grandi sogni di ognuno.In tanta confusione( voluta e calcolata) di linguaggi e di idee resta solo la capacità tecnica,le abilità interpretative,le quasi illimitate disponibilità economiche: il film è costato oltre 19 milioni di dollari.Siccome dal botteghino ne hanno riscossi di più significa che il giocattolo funziona ancora.Quindi per i critici niente da fare,acqua in bocca.Tuttavia se tutto è fluido e si può ragionare fluidamente ci provo anche io: e metto tutto insieme. Il voto a Trump, le stragi nelle scuole con i fucili d'assalto e questo film. In questa società acquosa assistiamo alle manifestazione dei giovani americani che reclamano nell'anno di grazia 2018 nientemeno che..... il loro diritto alla vita.
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fabio_66
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giovedì 5 aprile 2018
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soggetto scivoloso... e il film non sta in piedi
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Fare un Remake di fatto del mostro della laguna nera, significa ribattere su un soggetto stanco, un topos sfruttatissimo da decenni. Un soggetto scivoloso richiedeva una sceneggiatura strepitosa... che non c'è stata.
Inutile inserire una grande scenografia e due notevoli protagonisti come Shannon e Hawkins; in particolare quest'ultima alla prima grande occasione come protagonista superata a pieni voti: mi auguro di rivederla rpesto in un film migliore.
Inutile ammiccare a temi "sensibili" quali la disabilità, l'omosessualità, l'esclusione, l'abuso di potere eccetera... buoni per carpire le statuette forse... ma non per un buon film.
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Fare un Remake di fatto del mostro della laguna nera, significa ribattere su un soggetto stanco, un topos sfruttatissimo da decenni. Un soggetto scivoloso richiedeva una sceneggiatura strepitosa... che non c'è stata.
Inutile inserire una grande scenografia e due notevoli protagonisti come Shannon e Hawkins; in particolare quest'ultima alla prima grande occasione come protagonista superata a pieni voti: mi auguro di rivederla rpesto in un film migliore.
Inutile ammiccare a temi "sensibili" quali la disabilità, l'omosessualità, l'esclusione, l'abuso di potere eccetera... buoni per carpire le statuette forse... ma non per un buon film.
Il film richiedeva una gran sceneggiatura per non esseere banale, e gli inserimento d'effetto... hanno solo "l'effetto" di risultare disturbanti e spezzare l'estetica delle scenografie.
Il soggetto povero poi richiedeva l'inserimento di storie parallele che non fanno bene alla economia del film.
Devo però chiedere scusa per giudizi così taglienti... ma in effetti mi sento indispettito.
Indispettito per gli Oscar, specie confrontando ad altri film della stagione molto più meritovoli; Dunkirk o il filo nascosto e soprattutto per la ruota delle meraviglie che non è nemmeno candidato... forse per il non gradito Woody Allen?
Un ultimo inciso... che mi indispettisce ancor di più. Nessuna delle persone che conosco ha detto bene del film, di qualsiasi estrazione culturale siano... eppure nelle recensioni vedo voti alti... anche questo mi indispettisce, e forse mi spinge ad un giudizio troppo severo... di cui chiedo scusa.
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elgatoloco
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lunedì 7 gennaio 2019
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the shape...
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"The Shape of Water"(2017, di Guillermo del Toro, grandissimo)è un film di rara bellezza, per l'inserzione di elementi scenici prettamente artistici, come anche per quanto esprime, ossia la capacità di mostrare come il potere della guerra(qui esemplficato da un agente segreto USA in epoca maccartista, fine anni 1950, ma potrebbe essere contestualizzato altrimenti e il"prodotto"non cambierebbe...)sia semoore opposto all'amore e alla bellezza, qui simboleggiati da una povera donna, che lavora come pulitrice in un'impresa dove si costruisocno macc hine belliche e anche questo"cyber"ante litteram, un"mostro buono"che dimostra insolite qualità di resilienza e alla fine riesce anche a salvare l'eroina del film, dove l'interprete, Sally Hawkins, che non è precisamente"supersexy", anzi, dimostra come una vera attrice valga molto di più che una pin-up che si spaccia per tale e come la vera bellezza non sia e non stia solo nei connotati fiisici.
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"The Shape of Water"(2017, di Guillermo del Toro, grandissimo)è un film di rara bellezza, per l'inserzione di elementi scenici prettamente artistici, come anche per quanto esprime, ossia la capacità di mostrare come il potere della guerra(qui esemplficato da un agente segreto USA in epoca maccartista, fine anni 1950, ma potrebbe essere contestualizzato altrimenti e il"prodotto"non cambierebbe...)sia semoore opposto all'amore e alla bellezza, qui simboleggiati da una povera donna, che lavora come pulitrice in un'impresa dove si costruisocno macc hine belliche e anche questo"cyber"ante litteram, un"mostro buono"che dimostra insolite qualità di resilienza e alla fine riesce anche a salvare l'eroina del film, dove l'interprete, Sally Hawkins, che non è precisamente"supersexy", anzi, dimostra come una vera attrice valga molto di più che una pin-up che si spaccia per tale e come la vera bellezza non sia e non stia solo nei connotati fiisici.Doug jones è l'"uomo anfibio"(o pre-cyber, fate voi...), Michael Shannon il "gringo fascista", mentre Richard Jenkins disegna la figura"particolare non travolgente"di un povero disegnatore gay. Un film d a rivedere alcune volte, anche per coglierne particolari che sfuggono a una prima vision e El Gato
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michelecamero
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martedì 20 febbraio 2018
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la metafora della diversita'
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Intenzionalmente per commentare questo film, ambientato nell’America del dopoguerra impegnata nella guerra fredda con l’URSS, eviterò di utilizzare il termine di fiaba nel quale ho motivo di pensare che cadranno in tanti, ingannati anche da quella bella scena finale che richiama il musical o comunque certe atmosfere alla Walt Disney, le quali ultime, in verità, fanno capolino in diversi momenti della pellicola (si pensi al cinema sotto casa della protagonista). Ritengo invece che si tratta di un film sulla DIVERSITA’ quella derivante dalla minorazione fisica (la protagonista è muta), quella delle pulsioni sessuali (il vicino omosessuale), fino a giungere al Mostro.
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Intenzionalmente per commentare questo film, ambientato nell’America del dopoguerra impegnata nella guerra fredda con l’URSS, eviterò di utilizzare il termine di fiaba nel quale ho motivo di pensare che cadranno in tanti, ingannati anche da quella bella scena finale che richiama il musical o comunque certe atmosfere alla Walt Disney, le quali ultime, in verità, fanno capolino in diversi momenti della pellicola (si pensi al cinema sotto casa della protagonista). Ritengo invece che si tratta di un film sulla DIVERSITA’ quella derivante dalla minorazione fisica (la protagonista è muta), quella delle pulsioni sessuali (il vicino omosessuale), fino a giungere al Mostro. Ed è anche un film sulla metafora della diversità che inizia con la opzione sul come approcciarsi ad essa. C’è chi di fronte al diverso, allo sconosciuto ne vince il timore solo annientandolo, diastruggendolo per rimuoverne estraneità rispetto al proprio mondo e la paura che gli incute. Oppure chi invece vuole studiarlo per conoscerlo e trarne spunti al fine di comprendere ed anche migliorare il proprio sapere (lo scienziato sovietico) ed infine chi intende avvicinarlo con il sentimento, l’amicizia, la comprensione, il relazionarsi reciproco cercando e trovando un linguaggio, fino all’amore il più forte dei sentimenti umani che si impone su tutto. E’ evidente la metafora con i potenti e preoccupanti flussi migratori dei tempi odierni, quello che dall’Africa muove in Europa, ma anche quello che dal Sudamerica spinge verso gli USA dove da mesi, forse anni, non a caso si parla di erigere un muro. E non sarebbe il primo muro nella storia dell’umanità. Vogliamo ricordare quello, abbattuto alla fine degli anni ottanta a Berlino? E quello ancora più alto che, ai giorni nostri, isola Betlemme? Ma si potrebbe continuare e fare altri esempi. Flussi migratori che ci portano dietro l’uscio di casa uomini e donne di altre razze, con un diverso colore della pelle, una lingua incomprensibile, una differente cultura, diversi costumi, altri credo religiosi. Probabilmente Del Toro vuole anche lasciarci un messaggio rassicurante, stimolandoci il ricordo per il quale la storia del mondo è piena di incroci e mescolanze di razze alle quali siamo sopravvissuti ed abbiamo saputo adattarci. In conclusione un bel film con bravi attori, un film da vedere, che non so se vincerà l’Oscar, ma se dovesse accadere non me ne sorprenderei, né penserei che possa essere immeritato. Un’ultima notazione a favore di Venezia un Festival verso il quale personalmente solitamente non sono mai molto ben disposto ma che quest’anno ci ha dato titoli assai interessanti: questo che tra l’altro, ha vinto, ma anche 3 manifesti a Ebbing, Missouri e L’Insulto. A Cesare quel che è di Cesare!
michelecamero
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gianniquilici
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martedì 27 febbraio 2018
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lei e lui tra terra e mare
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di Gianni Quilci
Il film di Guillermo Del Toro riesce nel suo proposito: realizzare una storia d’amore tra realtà e fantasia, sfiorando l’horror, ma superandolo poeticamente nello sfondo di uno scontro tra le due superpotenze: gli americani e i sovietici durante la guerra fredda.
Una storia d’amore tra una giovane donna muta (un’esemplare Sally Hawkins), Una che lavora in un laboratorio scientifico di Baltimora come addetta alle pulizie e, una sorta di mostro anfibio, che però ha sembianze quasi umane ed è sensibile, accorato, comunicativo e intelligente.
Non c’è quindi horror, ma sentimento amoroso, dato soprattutto dallo sguardo e dagli atti: ascolto e disponibilità, sguardo e sorriso, abbracci simbiotici da parte della giovane donna determinata e furiosa di fronte ai soprusi quanto innamorata di ciò che è buono e diverso in lui. Il cattivo in questo scontro spietato è incarnato da un notevole attore, quasi un caratterista (Michael Shannon II), già nell’aspetto fisico: volto squadrato, mascella e denti forti, ghigno tra l’ironico e il feroce.
Storia coinvolgente con un montaggio essenziale, scenografia anni ’50 chiusa e buia, senza speranze, ma da cui è possibile uscire con l’utopia di un amore inestinguibile, antico fino alla mitologia, tra aria e acqua, tra cielo e mare.
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mercoledì 28 febbraio 2018
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la principessa senza voce
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Il mondo delle favole smette di appartenerci troppo presto. Probabilmente se gran parte delle leggi che popolano quel mondo incantato, fossero in vigore, un terzo di questo pianeta sarebbe meno rosso e più felice. The shape of water è una favola... diciamo "moderna", con metà piede in quel mondo fantastico, e con l'altro nella realtà. Eliza è una principessa con le scarpette rosse, con un'uniforme da inserviente. È la principessa senza voce, quella timida e impacciata che sta per fatti suoi, perché troppo incompleta per essere parte di una società ipocrita e bigotta. Sullo sfondo di un'atmosfera dai toni semplici e silenziosamente sereni, Eliza vive la sua routine, la sua vasca da bagno, l'uovo nel sacchetto.
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Il mondo delle favole smette di appartenerci troppo presto. Probabilmente se gran parte delle leggi che popolano quel mondo incantato, fossero in vigore, un terzo di questo pianeta sarebbe meno rosso e più felice. The shape of water è una favola... diciamo "moderna", con metà piede in quel mondo fantastico, e con l'altro nella realtà. Eliza è una principessa con le scarpette rosse, con un'uniforme da inserviente. È la principessa senza voce, quella timida e impacciata che sta per fatti suoi, perché troppo incompleta per essere parte di una società ipocrita e bigotta. Sullo sfondo di un'atmosfera dai toni semplici e silenziosamente sereni, Eliza vive la sua routine, la sua vasca da bagno, l'uovo nel sacchetto. Vive in un pezzo di mondo tutto suo, incorniciato da una colonna sonora perfetta e colori d'altri tempi. Entra in contrasto con la realtà grigia, fredda del laboratorio, con il Male, che ha il volto delle più alte cariche dello Stato, "le menti più brillanti del paese".Ha i contorni rossi della brutalità umana. Poi un bel giorno, arrivò un principe, a metà tra il principe azzurro e il ranocchio. Il re della Laguna del Sud America, un groviglio di emozioni e sentimenti come i nostri, colpevole di essere racchiusi in un involucro verde e azzurro, con le pinne. E poi? E poi scatta l'amore. Chi lo ha detto che l'amore deve essere rosso e non verde, azzurro, con le pinne e magari senza voce? L'amore è il vero protagonista del film. L'amore è quello delle favole. L'amore che guarda oltre l'involucro esteriore, va oltre la copertina. L'amore che si nutre di uova, e di soluzioni saline, e della testa di un gatto... Una favola che parla d'amore e di ironia, che va assolutamente vissuta.
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ivanleone
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lunedì 5 marzo 2018
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benvenuti alla fiera del pregiudizio!
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Una vera e propria "fiera del pregudizio" poltically correct: i Buoni tutti "dversi" -la muta, il gay, l'afroamericana,lo scienziato comunista "puro", il mostro, ovviamente- ed i Cattivi tutti legati all'establishment -il machissimo, omofobo, razzista e molestatore (manca solo che fosse pedofilo) capo della sicurezza, sua moglie casalinga succube ed interessata solo al successo del marito, i militari USA, i sovetici lontani dal socialismo puro, il gelataio razzista ed omofobo che vende schfezze preconfezionate, il marito pigro ed egoista-. Francamente Del Toro aveva osato di più e raggiunto vette altissime di sensibilità realizzando il fiabesco -eda tratti pauroso- "Il Labirinto del Fauno" , mentre in questo caso non dirige un horror, non dirige una commedia, non dirige un film d'Amore (la bellissima frase che chiude il film non può bastare, se prima non hai argomentato perché nasce questo amore interrazziale).
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Una vera e propria "fiera del pregudizio" poltically correct: i Buoni tutti "dversi" -la muta, il gay, l'afroamericana,lo scienziato comunista "puro", il mostro, ovviamente- ed i Cattivi tutti legati all'establishment -il machissimo, omofobo, razzista e molestatore (manca solo che fosse pedofilo) capo della sicurezza, sua moglie casalinga succube ed interessata solo al successo del marito, i militari USA, i sovetici lontani dal socialismo puro, il gelataio razzista ed omofobo che vende schfezze preconfezionate, il marito pigro ed egoista-. Francamente Del Toro aveva osato di più e raggiunto vette altissime di sensibilità realizzando il fiabesco -eda tratti pauroso- "Il Labirinto del Fauno" , mentre in questo caso non dirige un horror, non dirige una commedia, non dirige un film d'Amore (la bellissima frase che chiude il film non può bastare, se prima non hai argomentato perché nasce questo amore interrazziale). Aggiungiamo che Desplat si limita al compitino, componendo una colonna sonora appena sufficiente, senza alcun tema che riecheggi nelle nostre teste usciti dalla sala ed abbiamo un prodotto che solo un'Academy ormai più interessata a premiare "the most correct" -e che da qualche anno vuol far capire che Hollywood non è più la fabbrica dei sogni- poteva multipremiare. Sul tema del "diverso" siamo qui lontani anni luce da Edward Mani-di-Forbice di Burton, che osò in un'epoca in cui certi temi non erano così cari all'establishment holliwoodiano e lo fece raccontando una favola a-temporale, con ruoli buono-cattivo non così definti (a parte che nel protagonista e nel villainan). Una storia d'Amore che a distanza di quasi 30 anni ci fa ancora sognare e piangere sulle note di una colonna sonora tra le più belle mai composte. Eppure fu completamente ignorata agli Oscar...
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gabriella
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martedì 10 aprile 2018
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la non forma
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Dal film vincitore del premio oscar 2008 mi sarei aspettata molto di più, indipendentemente dal fatto che possa più o meno piacere come soggetto, invece devo dire che è stata una grossa delusione.
Siamo a Baltimora durante la guerra fredda, in un segretissimo laboratorio scientifico, Elisa muta dalla nascita, lavora come donna delle pulizie, affiancata da Zelda sua amica oltre che collega , donna afroamericana, discriminata sul lavoro per il colore della sua pelle ( Octavia Spencer ormai è specializzata in ruoli di donna che combatte per i suoi diritti e con mariti, se non violenti, nullafacenti).
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Dal film vincitore del premio oscar 2008 mi sarei aspettata molto di più, indipendentemente dal fatto che possa più o meno piacere come soggetto, invece devo dire che è stata una grossa delusione.
Siamo a Baltimora durante la guerra fredda, in un segretissimo laboratorio scientifico, Elisa muta dalla nascita, lavora come donna delle pulizie, affiancata da Zelda sua amica oltre che collega , donna afroamericana, discriminata sul lavoro per il colore della sua pelle ( Octavia Spencer ormai è specializzata in ruoli di donna che combatte per i suoi diritti e con mariti, se non violenti, nullafacenti). In questo laboratorio vive una creatura anfibia che il governo vorrebbe usare come cavia , come Elisa riesca ad eludere la sorveglianza e intrattenersi con la “creatura “e condividere la merenda a base di uova non è molto credibile, ma si tratta pur sempre di una favola, giustifichiamo così. Quello che mi ha maggiromente disturbato è stata l'eccessiva esposizione a scene crude e macabre, ma sopratutto l'inutile volgarità e allusioni riguardanti la storia d'amore tra i due protagonisti. Era così necessario che lo spettatore fosse erudito sul fatto che il mostro acquatico avesse gli attributi sessuali per soddisfare una donna? Era necessario ammiccare con sguardi complici e battutine a sottolineare l'avvenuto amplesso? Non era meglio lasciare all'immaginazione, visto che si trascurano altri punti che invece avrebbero meritato più concretezza?
E' una favola, sembra che critica e pubblico siano d'accordo su questa definizione, allora avreI preferito che se di favola si tratta, la visione fosse fruibile anche ai ragazzini, per me è un'occasione mancata. E' risaputo che le favole , quelle che ci sono state raccontate da piccoli o abbiamo letto , contengono una forte dose di crudeltà secondo lo schema dicotomico bene-male, amico-nemico, che poi prevale l'apertura all'amore che ridona la vita ( e qui ci siamo, Del Toro lo corona nel finale), però , come ripeto erano fiabe raccontate mediate da una voce ( il narratore), per cui sono d'accordo quando si dice che ai bambini come auspicava la scrittrice Natalia Ginzburg dovrebbero essere servite pietanze ricche, saporite, speziate , profumate e perchè no? Al sangue , senza raffinazione, integrali,. Se l'intento del regista messicano era questo, metterci di fronte alle nostre paure , alla paura del diverso e purgarci attraverso un passaggio fisico e mentale nei luoghi di solitudine dove accade di tutto e si può trovare di tutto, compreso l'amore, forse, dal mio punto di vista, ha sbagliato il veicolo di comunicazione.
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