Titolo originale | Safari |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Austria, Danimarca, Germania |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Ulrich Seidl |
Attori | Markolf Schmidt, Eric Müller, Marita Neemann, Tina Hofmann, Manfred Ellinger Volker Neemann, Gerald Eichinger, Eva Hofmann, Manuel Eichinger, Inge Ellinger. |
Uscita | venerdì 1 settembre 2017 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,24 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 agosto 2017
Molti turisti tedeschi e austriaci trascorrono le loro vacanze nelle distese in Africa a caccia di animali. Spesso li uccidono senza remore. In Italia al Box Office Safari ha incassato 4,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Al centro del quadro un uomo e una donna in completo kaki, il corpo decadente e il braccio armato ed è subito Seidl touch. Documentarista prolifico, l'autore austriaco prosegue la sua disamina feroce sull'Austria e suoi cittadini, 'posati' daccapo in lunghi piani frontali e colti in conversazioni sature di concupiscenza razzista. Dopo il turismo sessuale praticato dalle donne in Paradise: Love e dopo aver scavato nell'universo inquietante delle cantine austriache (In the Basement), Seidl trasloca in savana sulle tracce di cacciatori paganti di impala, gnu, zebre, giraffe, elefanti. Al cuore di Safari c'è il rapporto di dominio tra gli uomini, la patetica mancanza di consapevolezza di sé e quel sentimentalismo kitsch contro cui l'autore si solleva film dopo film. Un fervore, il suo, ostinato e intransigente per la madre patria. Una nazione che non sembra concepire la misura ed è irrimediabilmente attratta dall'abiezione. Una cultura che produce d'altronde antagonisti estremi: Wolfgang Amadeus Mozart e Adolf Hitler, Romy Schneider e Arnold Schwarzenegger.
Ancora una volta i suoi tableaux allucinanti, che accomodano e acconciano gli animali abbattuti in una foto ricordo, combinano bellezza plastica e turpitudine morale. La caccia in Safari prosegue, appena mascherato, il discorso coloniale, i rapporti avvelenati tra Occidente e Terzo Mondo, la guerra immemorabile tra ricchi e poveri. L'humour atroce, la lucidità scandalosa da cui Seidl pesca momenti di grazia fuggitivi, richiamano la maniera letteraria di Michel Houellebecq e la miseria del mondo contemporaneo che satura le sue pagine. Ritmato dalle testimonianze, sempre frontali, di cacciatori e 'onorabili cittadini', Safari batte le piste dei suoi 'attori', osserva la caccia e la sua messa in scena, registra la concentrazione e il tiro fatale, ascolta le considerazioni che intercalano pensieri razzisti con riflessioni filosofiche neocoloniali. Il film è ugualmente disseminato di piani muti ma superbi dei ragazzi africani che aiutano i bianchi a seguire le tracce degli animali braccati.
Indeciso tra critica violenta all'arroganza post-coloniale e caricatura acida dell'anima della nazione, tra disprezzo e indifferenza, Seidl propone una radiografia delle sue comparse che si offrono al suo sguardo con impressionante abnegazione. Inchiodandoli al quadro come i loro trofei imbalsamati al muro, l'autore dimostra ancora una volta di saper comporre superbamente un piano, catturando l'attenzione dello spettatore. Ma la sua crudezza, il potere evocativo delle sue immagini, il malessere che procura non mancheranno di dividere il pubblico. Perché il cinema di Seidl non smette di interrogarci sulla ricevibilità delle sue immagini senza condiscendenza, che ricercano un'obiettività radicale lasciando che il male della banalità e l'eccentricità sordida si abbattano implacabili su di noi. Un cinema a tal punto accanito da filmare senza sconti (anche) l'agonia di una giraffa.
Seidl torna in Africa dopo "Paradiso:Amore" per riprendere le gesta di cacciatori tedeschi o austriaci nelle riserve(sia uomini che donne,sia giovani che anziani).Senza commento fuori campo nè musiche,ne osserva con distacco totale la routine dalla ricerca della preda all'appostamento,dalla preparazione per la messa a segno del colpo alle foto ricordo (con gli animali messi in [...] Vai alla recensione »
Volevi più scene come quella della giraffa? Sul serio? Io sono stata male una settimana e se ci penso soffro ancora adesso a distanza di più di due anni! Per me uno dei film più duri a tema animalista dopo Dominion e pochi altri! Mi ha devastato l'anima! E quei cacciatori così grotteschi e terrificanti ( perfino se hanno un aspetto gradevole come la ragazza che col fratello [...] Vai alla recensione »