Seidl torna in Africa dopo "Paradiso:Amore" per riprendere le gesta di cacciatori tedeschi o austriaci nelle riserve(sia uomini che donne,sia giovani che anziani).Senza commento fuori campo nè musiche,ne osserva con distacco totale la routine dalla ricerca della preda all'appostamento,dalla preparazione per la messa a segno del colpo alle foto ricordo (con gli animali messi in posizione strategica e lo sfondo liberato dalla sterpaglia)e il successivo trasporto al macello delle carcasse.Come di consueto per il regista si cerca la provocazione ed è assente ogni tipo di giudizio o denuncia:i cacciatori tra una battuta e l'altra dialogano su cose come i prezzi del loro hobby,vita e morte,Africa,politica e tipi di armi con lo stessa indifferenza con cui abbattono le prede,e oltre a non considerarle mai aldilà di trofei sovente non nascondono il divertimento o l'entusiasmo del fare ciò che fanno.
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Seidl torna in Africa dopo "Paradiso:Amore" per riprendere le gesta di cacciatori tedeschi o austriaci nelle riserve(sia uomini che donne,sia giovani che anziani).Senza commento fuori campo nè musiche,ne osserva con distacco totale la routine dalla ricerca della preda all'appostamento,dalla preparazione per la messa a segno del colpo alle foto ricordo (con gli animali messi in posizione strategica e lo sfondo liberato dalla sterpaglia)e il successivo trasporto al macello delle carcasse.Come di consueto per il regista si cerca la provocazione ed è assente ogni tipo di giudizio o denuncia:i cacciatori tra una battuta e l'altra dialogano su cose come i prezzi del loro hobby,vita e morte,Africa,politica e tipi di armi con lo stessa indifferenza con cui abbattono le prede,e oltre a non considerarle mai aldilà di trofei sovente non nascondono il divertimento o l'entusiasmo del fare ciò che fanno.Ma se ad emergere è lo squallore e la natura talora grottesca(la turista che prende il sole col giornale in testa,il cacciatore che ronfa durante la posta)di quelli che sembrano figli del più bieco colonialismo(nei discorsi non mancano uscite razziste e il fatto che a guide e personale locale non venga mai data la parola come a sottolinerane l'"inferiorità" sembra un'ulteriore provocazione)tutto il resto è ben poco incisivo sia come riflessione sugli ennesimi bianchi sfruttatori sia come mero esercizio shock(le uccisioni di persè sono poche e incruente,escludendo quella della giraffa che dopo il colpo viene lasciata agonizzare prima della canonica foto e macellazione) risultando tuttalpiù un vago eco di "Africa Addio" fine a se stesso e ben aldisotto di prodotti come "Il nostro viaggio in Africa".Di certo non adatto agli animalisti.Scritto dal regista con la moglie.
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