Titolo originale | Jours de France |
Anno | 2016 |
Genere | Sentimentale, Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 137 minuti |
Regia di | Jérôme Reybaud |
Attori | Pascal Cervo, Fabienne Babe, Arthur Igual, Nathalie Richard, Laetitia Dosch Dorothée Blanck, Marie-France, Bertrand Nadler, Liliane Montevecchi, Jean-Christophe Bouvet, Florence Giorgetti, Mathieu Cheve, Olivier Galinou, Corinne Courèges, Emilien Tessier, Raymonde Bell, Frédéric Norbert, Hervé Colas, Haydée Caillot, Ugo Bertelli, Pierre Gobert, Hervé Devolder, Roman Ternier, Didier Dahon, Cyril Cante, Laure Adler, Lionel Esparza, Annick Massis, Jean-Luc Nancy. |
MYmonetro | 2,96 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 15 dicembre 2017
Un viaggio sentimentale alle origini del mondo nel perimetro di un territorio i cui nomi debbono essere ritrovati.
CONSIGLIATO SÌ
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Pierre lascia di notte il suo compagno, apparentemente senza un motivo, per avventurarsi per quattro giorni e quattro notti con la sua auto in giro per tutta la Francia. Da cosa scappa Pierre?
Primo film di finzione del promettente Jérôme Reybaud (del 2012 il suo documentario su Paul Vecchiali Qui êtes-vous Paul Vecchiali?), Jours de France è una commedia dalle venature nere, un viaggio omerico fatte di bizzarre creature che si mettono sul percorso di un Ulisse che però non cerca la strada verso casa.
Jours de France è un film con cui diverstirsi, ridere, a volte anche in maniera amara, riflettere, semplicemente godere di ciò che si guarda. Pierre è un personaggio che risente molto della grande scuola della Nouvelle Vague (ancora? Si chiederà qualcuno. Beh per fortuna!) ironico, malinconico, perso e disilluso. Il suo è un viaggio di incontri, cercati attraverso l'app social per omosessuali Grindr, ma anche di amicizie casuali con personaggi che si inseriscono dentro quei paesaggi che attraversano tutta la Francia.
Burberi gay malcelati che vivono solitari in zone di montagna, ragazzi alle prime armi che scoprono la sessualità e desiderano scappare nella metropoli, o donne dalla personalità eccentriche che inscenano il funerale del proprio animale domestico, ladre per cui intenerirsi. Pierre si riempie di storie, di vita, di esperienze che forse fanno riemergere la mancanza per il suo compagno, per quel nido lasciato troppo in fretta, per vendetta. Mentre così il protagonista si aggira per le vie desolate della provincia francese, cercando attraverso l'applicazione uomini con cui passare qualche ora, sempre grazie a quel social network il suo fidanzato Paul si mette sulle tracce di Pierre.
Il mondo della piazza virtuale, usata moltissimo oggi anche per gli incontri sessuali, viene utilizzata anche con una vena ironica, senza scendere troppo nell'analisi sociale di una società fluida, in cui le relazioni si instaurano principalmente nell'universo del digitale. Reybaud riesce a misurare bene i diversi registri del film, utilizzando sapientemente e mescolando differenti livelli: grottesco, comico, dramma sentimentale. Pierre rincorre un fantasma e allo stesso tempo lo rifiuta cercando nel corpo degli altri un rifugio dove annullarsi e nascondersi, le vite che insegue e incontra sono i frammenti che vorrebbe raccogliere per distruggere il suo dolore.
Nella bellissima scena finale, Paul riesce a raggiungere il suo uomo, piangendo cerca il suo perdono mentre nel buio i loro corpi diventano un'unica ombra. Il regista non ci svela il motivo di questa (breve) separazione, il voler lasciare volutamente il dubbio sui motivi di quella separazione è sintomo che il nucleo del film sta forse nella bellezza di perdersi per poi ritrovarsi, vagare verso ciò che non conosciamo solo per riaccendere la fiamma del desiderio volutamente soffocato. In concorso alla Settimana della critica di Venezia 2016 e nella sezione Queering the Borders al Lovers Film Festival 2017.