deadman
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giovedì 18 febbraio 2016
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un porno anni 70
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dopo aver buttato via i soldi per bastardi senza gloria ho giurato di non guardare più lavori di tarantino, però un amico me lo passa in chiavetta e va beh facciamoci del male. che dire di questo ottavo film? innanzitutto che la colonna sonora non è niente di eccezzionale ma di gran lunga la cosa migliore del film, due ore e quaranta di dialoghi assurdi intramezzati da spari nelle palle (già visto in bastardi) e soliti doppiogiochisti (vedi le iene) la sensazione è quella di vedere uno di quei pornosoft anni70, tante chiacchiere per poi finalmente sbirciare una tetta o un culo, qui è lo stesso solo che l'epidermide non viene ammirata ma bucata da proiettili per il resto provate a togliere i dieci minuti di violenza e ciò che rimane sono due ore e trenta di noia, ma tant'è ci sarà sempre qualcuno disposto a gridare al genio.
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dopo aver buttato via i soldi per bastardi senza gloria ho giurato di non guardare più lavori di tarantino, però un amico me lo passa in chiavetta e va beh facciamoci del male. che dire di questo ottavo film? innanzitutto che la colonna sonora non è niente di eccezzionale ma di gran lunga la cosa migliore del film, due ore e quaranta di dialoghi assurdi intramezzati da spari nelle palle (già visto in bastardi) e soliti doppiogiochisti (vedi le iene) la sensazione è quella di vedere uno di quei pornosoft anni70, tante chiacchiere per poi finalmente sbirciare una tetta o un culo, qui è lo stesso solo che l'epidermide non viene ammirata ma bucata da proiettili per il resto provate a togliere i dieci minuti di violenza e ciò che rimane sono due ore e trenta di noia, ma tant'è ci sarà sempre qualcuno disposto a gridare al genio...
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frà1985
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giovedì 18 febbraio 2016
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stupendo!
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ieri ho fatto i salti mortali per andare a vederlo.. e devo dire che sicuramente non è un film che delude!Spettacolare!:))))! Ho sentito delle critiche a riguardo e vi dirò..è un film che può apparire un po' monotono" nella prima parte.. (in quanto non si sguazza nel sangue!!) ma i discorsi fatti durante il tragitto sono fondamentali e da ascoltare con dedizione per capire poi le dinamiche che si susseguiranno! Bisogna seguirlo per bene cosi da poter comprendere poi il tutto!!! Cm dieci pienissimo! :)
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taxidriver
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giovedì 18 febbraio 2016
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l'apice del western post-moderno di tarantino
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Questo potrebbe essere il capolavoro di Tarantino, l'apice formale della sua arte; il film è la naturale prosecuzione dello stile già visto in Django (ma di il regista aveva già dato prova con Kill Bill vol.2) che qui viene portato definitivamente a compimento. Tarantino dimostra un'abilità come pochi (come nessuno, in realtà) nella rielaborazione degli stilemi classici del western (che qui si tinge di atmosfere proprie del giallo), per confezionare un prodotto degno di un saggio post-moderno.
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Questo potrebbe essere il capolavoro di Tarantino, l'apice formale della sua arte; il film è la naturale prosecuzione dello stile già visto in Django (ma di il regista aveva già dato prova con Kill Bill vol.2) che qui viene portato definitivamente a compimento. Tarantino dimostra un'abilità come pochi (come nessuno, in realtà) nella rielaborazione degli stilemi classici del western (che qui si tinge di atmosfere proprie del giallo), per confezionare un prodotto degno di un saggio post-moderno.
In questo Tarantino veste i panni dell'intellettuale (che ha studiato tutti i classici del western ma non solo) rimanendo però all'interno dei confini del cinema di genere, che quindi incontra i favori del pubblico.
Quella di Tarantino è una delle operazioni sul cinema più ardue e coraggiose che siano mai state fatte dopo la fine del genere western, e in generale dopo gli anni Settanta.
Naturalmente siamo lontani dalla freschezza e dall'integrità narrativa di Pulp Fiction (così come delle Iene), ma The Hateful Eight è il film di un altro Tarantino, che approda a uno stile classico, da qualche parte tra Sergio Leone e Sam Peckinpah. Ciononostante, al regista manca sia l'abilità del primo di raccontare attraverso il silenzio, che la spregiudicatezza iperrealistica del secondo.
Tarantino, dunque, si conferma ciò che è sempre stato: un talentuoso regista che rende omaggio ai classici, un'enciclopedia della storia del cinema di genere, che la sua prassi post-modernista trasforma in qualcos'altro. Trasforma in The Hateful Eight. ★★★½
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steven tyler
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giovedì 18 febbraio 2016
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fa dormire.
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[+] cultura della settima arte:zero
(di gabri66)
[ - ] cultura della settima arte:zero
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no_data
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giovedì 18 febbraio 2016
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tarantino
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ho visto questo film al cinema di Melzo in 70 mm, esattamente come Tarantino comanda, e l'ho trovato fantastico, Quentin all'ennesima potenza. Un opera tra il cinema e il teatro in cui trionfano tutti gli elementi caratteristici dei suoi film (dialoghi lunghi e spiazzanti, personaggi caratterizzati e particolari, violenza, splatter, colpi di scena, comicità). Un degno e naturale prosieguo di un percorso cinematografico di un regista con le palle. Secondo me a chi non è piaciuto non apprezza o non conosce realmente il cinema di Tarantino.
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gabri66
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mercoledì 17 febbraio 2016
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il cerchio si chiude
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Tarantino, come al solito non sbaglia un colpo......e fin quì niente di nuovo direte!
Visto ieri sera in Panavision su uno schermo di 30 mt di larghezza nel cinema migliore d'europa in assoluto.....l'ottavo film del diabolico Tarantino si rivela in tutta la sua maestosità, grazie anche al 70mm.
Nei pochi minuti girati all'aperto, paesaggi sconfinati mozzafiato fanno da cornice al vero teatro di scena: bloccati dalla neve, i personaggi del film, nell'angusto ricovero....si rivelano per quello che sono: banditi, cacciatori di taglie e i pochi apparentemente buoni, per il regista rappresentano l'indole violenta insita nell'uomo e soprattutto nella civiltà americana.
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Tarantino, come al solito non sbaglia un colpo......e fin quì niente di nuovo direte!
Visto ieri sera in Panavision su uno schermo di 30 mt di larghezza nel cinema migliore d'europa in assoluto.....l'ottavo film del diabolico Tarantino si rivela in tutta la sua maestosità, grazie anche al 70mm.
Nei pochi minuti girati all'aperto, paesaggi sconfinati mozzafiato fanno da cornice al vero teatro di scena: bloccati dalla neve, i personaggi del film, nell'angusto ricovero....si rivelano per quello che sono: banditi, cacciatori di taglie e i pochi apparentemente buoni, per il regista rappresentano l'indole violenta insita nell'uomo e soprattutto nella civiltà americana.
Non ha caso siamo nei primi anni dopo la guerra civile e come in "Gangs of New York" di Scorsese viene descritta dettagliatamente, come mai, ancora adesso, la violenza sia nella maggior parte degli americani come l'unica soluzione possibile.
Una nazione relativamente giovane, nata da una guerra di indipendenza, da una tremenda guerra civile e dal genocidio dei nativi americani, non riesce ancora completamente a distaccarsi dalle sue radici violente e ancora , nel 21° secolo, riesce a imporre le proprie idee solo con la violenza e la tracotanza dei + forti.........
Credo che il messaggio di Tarantino stia tutto qui: un'accusa per niente velata di incapacità di superare le differenze senza la minima intenzione di usare l'intelletto ma solamente una feroce violenza.
Il film si snoda i capitoli.......fino al'Intermission, "voluto" non per la lunghezza del film, ma per separare la parte "filosofica e intellettuale" della vicenda, al finale violento e tipicamente "tarantiniano".
Ho rivisto nelle scene degli interni, tanto del "le iene", primo capolavoro del cineasta italoamericano: riuscire a tenere incollato allo schermo lo spettatore, su una narrazione che si svolge in pochi mq è bravura allo stato puro!
Credo di aver intercettato anche citazioni da altri film dove la scena si svolge in spazi stretti: da "10 piccoli indiani" di Pollock, a "la Cosa" di Carpenter, a "Carnage" di Polansky persino a "Indovina chi viene a cena?" di Kramer.....guarda caso opere dove si trattano problematiche di convivenza, di razza, di paura del diverso e tentativi per lo più vani di accomodare le cose in maniera "civile"....tutto in una stanza o poco +.
La recensione tecnica non può essere che ottima: dagli attori, tutti bravissimi e immersi perfettamente nella loro parte, alla fotografia, ai costumi e....alla musica: tenuta per ultimo per due motivi:
1)sarà probabilmente l'unico Oscar che vincerà questo film.
2)Morricone ci regala come al solito una partitura meravigliosa, perfetta, "sincronizzata" con lo scorrere della storia in maniera mostruosa....Azzardo: un non vedente,sentendo i dialoghi meravigliosi e questa musica fantastica riuscirebbe cmq a "vedere" la pellicola!!!!!
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maramaldo
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martedì 16 febbraio 2016
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"per un pugno di...citazioni,
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quanta bravura sprecata! I Detestabili, otto; ispirazione/originalità/emozioni genuine, zero". Queste le critiche, in sintesi. Non di meno, nessuno si sognerà mai di mancare un solo Tarantino. Anzi, c'è chi aspetta il nono... parto del quale, dato il vezzo delle metafore autobiografiche, potrei anticipare il titolo, The Nine Sons of a Bitch. Complicato spiegare quest'addiction. Neppure semplice capire come Ennio Morricone si sia lasciato coinvolgere nelle truculenze del suo idolatra. Ad una certa età, per giunta, quando il West non esercità alcuna attrattiva specie adesso che è in .
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quanta bravura sprecata! I Detestabili, otto; ispirazione/originalità/emozioni genuine, zero". Queste le critiche, in sintesi. Non di meno, nessuno si sognerà mai di mancare un solo Tarantino. Anzi, c'è chi aspetta il nono... parto del quale, dato il vezzo delle metafore autobiografiche, potrei anticipare il titolo, The Nine Sons of a Bitch. Complicato spiegare quest'addiction. Neppure semplice capire come Ennio Morricone si sia lasciato coinvolgere nelle truculenze del suo idolatra. Ad una certa età, per giunta, quando il West non esercità alcuna attrattiva specie adesso che è in ...glaciazione. A dir il vero, il Maestro prende le distanze e finge di commentare. Riversa una musica ondivaga, lontana, gelida quanto i paesaggi. Costretto dalla catastrofe, martella strepiti atonali, da horror se non da tregenda. Così mostro che non ho capito la colonna sonora. Può darsi. A maggior ragione, non posso accodarmi a chi grida: quant'è bella! Suonerebbe beffardo quanto il famoso elogio: "... ed Ennio Morricone è meglio di Beethoven e di Mozart...". Non avvertite un sentore di sarcasmo, l'eco di contrasti animati? Perchè? Ricordate gli spaghetti western? Ebbene, devono il successo alla colonna sonora. Se non ci credete, immaginateli senza. Anche Quentin voleva il suo ululato. Non di coyote ma di lupi, dato l'ambiente. (Non è una battuta: i motivi di Morricone sono impareggiabili nella suggestione di atmosfere e di momenti emotivi). Il Maestro oggi gliel'ha negato, non per cattiveria, ma proprio non ce l'ha fatta.
Con queste frustazioni, non è il caso di infierire. Apprezziamo, invece, l'uso delle citazioni dove un'inclinazione pessimista e sadica cede spesso il passo ad una vena umoristica. Esempi. Il Boia: baffoni, pelliccione, boria, attaccato alla delinquentella alla quale molla ogni tanto una sberla o una gomitata: una coppia di clown. La Bandita: ti ammicca, maligna, con il suo occhietto bistrato: non ti mette allegria? La porta della baracca: le volte che bisogna inchiodarla (con due tavole!): frammenti di uno sketch farsesco. Ci sarebbe la vicenda della chitarra con strascichi perfino nella "realtà": cercatevela, Ionesco puro. L'impiccagione, il momento clou. La piccola Daisy dondola da un cappio extralarge fatto di una gomena per ormeggio di navi.
Ma ci sono riferimenti seri. Simbolismi. Incombente sul Wyoming, quella croce, funerea, all'inizio la vedi di fronte, alla fine di dietro (?).
C'è un Tarantino politico. Direi storico pure, un po' come Spielberg al quale si allude, appunto, con la lettera di Lincoln. Ora,questi moralisti filmmaker non prendono partito ma amano cavalcare la tigre delle tante rivendicazioni. Quentin partecipa ad una manifestazione contro la polizia di New York, per sete di giustizia. La stessa (siamo nel film) che muove il maggiore Warren quando infligge castigo all'implume uomo bianco, l'incauto figlio del generale sudista. E, per non perdere l'effetto di una lezione esemplare, non in modalità subliminali.
Tale è la statura di Tarantino che viene invitato in Italia per essere celebrato come gloria patria (un oriundo). Ricevuto a Palazzo, dove ammira la magnificenza realizzata da un banchiere toscano (Agostino Chigi, da Siena, sec. XVI). E' stata una buona idea far venire qui da noi il grande regista? Quali spunti può trarre la torbida fantasia di Quentin Tarantino?
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achab50
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martedì 16 febbraio 2016
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pulp fiction 2.0
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La penso così: Quentin Tarantino aveva voglia di rifare Pulp fiction ma siccome non è uno scemo l'ha ambientato un paio di secoli prima. A raccontarla la storia fa sbadigliare: un film girato praticamente tutto in interni e basato sul dialogo ad otto? Che noia, e poi non ci ha sfracassato già gli zebedei la vecchia Agata coi suoi piccoli indiani?
Invece il regista sa che l'apparenza può diventare sostanza e cura con grandissima attenzione la scenografia, che è il nono attore, forse la protagonista.
Il film parte benissimo con la diligenza che vola in una tempesta di neve e via via si susseguono colpi di scena, quasi sempre imprevedibili.
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La penso così: Quentin Tarantino aveva voglia di rifare Pulp fiction ma siccome non è uno scemo l'ha ambientato un paio di secoli prima. A raccontarla la storia fa sbadigliare: un film girato praticamente tutto in interni e basato sul dialogo ad otto? Che noia, e poi non ci ha sfracassato già gli zebedei la vecchia Agata coi suoi piccoli indiani?
Invece il regista sa che l'apparenza può diventare sostanza e cura con grandissima attenzione la scenografia, che è il nono attore, forse la protagonista.
Il film parte benissimo con la diligenza che vola in una tempesta di neve e via via si susseguono colpi di scena, quasi sempre imprevedibili. In un primo tempo non c'è alcun compiacimento nelle scene di violenza, però proseguendo è un crescendo a tratti insopportabile. Pulp Fiction al confronto era la versione cinematografica dei tre porcellini.
E' per questo che limito il mio giudizio a tre stelle, pur togliendomi il cappello di fronte a questa prova registica veramente maiuscola.
E' un film lungo, troppo, fortunatamente diviso in capitoli; c'è addirittura un beffardo flash back che lascia in diseguilibrio, e poi tutto si spegne. Letteralmente.
Fra gli attori giganteggia Samuel L Jackson che regge da solo la credibilità non credibile della vicenda. Ottimi anche gli altri interpreti. Il regista ha mano di fata nel condurre i suoi attori.
Possiamo considerarlo l'opera definitiva del genere Pulp. Riposi in pace.
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jack beauregard
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martedì 16 febbraio 2016
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la summa dei suoi film precedenti
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L'ottavo film di tarantino potrebbe essere considerato quasi una summa dei suoi precedenti, con particolare riferimento al primo, Le Jene. Di questo riprende apparentemente la struttura narrativa, anche se in maniera marcatamente più teatrale (non si può non pensare ad agata christie ed al suo "trappola per topi"), ma in realtà se ne discosta: le jene non è un film a sorpresa per lo spettatore, the hateful eight è in fin dei conti un whodunit.
Gli altri tratti comuni con le precedenti opere del regista sono soprattutto la consueta verbosità dei dialoghi (anche se meno dispersivi e inutili rispetto ad es. a Jackie Brown), la presenza degli stessi attori, diretti sempre in maniera sublime (Jackson, Russell e Roth insuperabili, ma anche la povera Jason Lee che ha avuto, se non altro, il coraggio di interpretare una parte con primi piani al limite del ripugnante) e, infine, l'eccellente maestria nell'utilizzo della mdp (specialmente negli interni).
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L'ottavo film di tarantino potrebbe essere considerato quasi una summa dei suoi precedenti, con particolare riferimento al primo, Le Jene. Di questo riprende apparentemente la struttura narrativa, anche se in maniera marcatamente più teatrale (non si può non pensare ad agata christie ed al suo "trappola per topi"), ma in realtà se ne discosta: le jene non è un film a sorpresa per lo spettatore, the hateful eight è in fin dei conti un whodunit.
Gli altri tratti comuni con le precedenti opere del regista sono soprattutto la consueta verbosità dei dialoghi (anche se meno dispersivi e inutili rispetto ad es. a Jackie Brown), la presenza degli stessi attori, diretti sempre in maniera sublime (Jackson, Russell e Roth insuperabili, ma anche la povera Jason Lee che ha avuto, se non altro, il coraggio di interpretare una parte con primi piani al limite del ripugnante) e, infine, l'eccellente maestria nell'utilizzo della mdp (specialmente negli interni). Immancabile ovviamente anche la presenza di scene estremamente violente, a mio avviso eccessive a livello visivo, quasi a dover/voler accontentare una determinata fascia di pubblico che sembra apprezzare principalmente questi momenti ad alto tasso ematico.
Un passo indietro, secondo me più che apprezzabile, viene fatto invece a livello di contenuti. Molti hanno parlato di film politico, ma temi come quelli del razzismo, che erano l'asse centrale nel precedente Django e toccavano da vicino Bastardi senza gloria (con esiti tutt'altro che lusinghieri), qui vengono inseriti in un'ottica piu trasversale e un po' superficiale, rappresentando quasi solo che un mero pretesto per "giustificare" le azioni violente o la prolissità di qualche dialogo.
Il film comunque, nonostante la durata vicina alle tre ore, non annoia mai, tarantino riesce a mantenere sempre la tensione a un livello piu che adeguato, il ritmo apparentemente lento è movimentato dai continui cambi di inquadratura e di messa a fuoco tra primi piani e sfondi, sfruttando a pieno, soprattutto negli interni, le caratteristiche del 70 mm. Ho trovato invece piuttosto arbitraria e non del tutto sensata la suddivisione in capitoli e, certamente non memorabili, sia l'utilizzo del flash back che della voice over, sicuramente non a livello degli illustri precedenti (l'ineguagliabile Pulp Fiction su tutti).
Contrariamente a quanto ho sempre sostenuto, e cioè che tarantino lo si ama o lo si odia, senza mezze misure, questo ultimo film non mi ha certamente incantato, ma neanche deluso. Togliendo un po' di sangue e perdonando qualche caduta di stile qua e là (anche se la storia del pompino non si sa se sia vera oppure no, non rappresenta comunque uno dei momenti più "alti" del suo cinema, mentre è ottima la trovata delle lettera di lincoln), mi sentirei di annoverare questo the hateful eight tra quelli riusciti, in linea con i suoi migliori, anche se lontanissimo dai primi due capolavori e da KB vol.1.
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onufrio
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martedì 16 febbraio 2016
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un crocifisso sulla strada di red rock
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Tarantino prosegue col filone western aggiungendo forti venature thriller; la prima parte è una continua ed estenuante attesa, un lungo viaggio immersi fra meravigliosi scenari innevati verso Red rock; nella seconda parte, presso l'emporio di Mannie, tutti i nodi verrano al pettine anche attraverso una brillante sceneggiatura con alcune scene geniali. Le musiche di Ennio Morricone regaleranno a questo film una lunga vita cinematografica, e se la storia in se stessa forse a qualcuno avrà lasciato un pizzico di delusione, la struttura,l'impostazione e soprattutto la magnifica fotografia, ci consegnano un Tarantino per certi versi cambiato, perchè no, forse più maturo.
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Tarantino prosegue col filone western aggiungendo forti venature thriller; la prima parte è una continua ed estenuante attesa, un lungo viaggio immersi fra meravigliosi scenari innevati verso Red rock; nella seconda parte, presso l'emporio di Mannie, tutti i nodi verrano al pettine anche attraverso una brillante sceneggiatura con alcune scene geniali. Le musiche di Ennio Morricone regaleranno a questo film una lunga vita cinematografica, e se la storia in se stessa forse a qualcuno avrà lasciato un pizzico di delusione, la struttura,l'impostazione e soprattutto la magnifica fotografia, ci consegnano un Tarantino per certi versi cambiato, perchè no, forse più maturo. La speranza (personale) è quella di vedere in un recente futuro un vero e proprio thriller diretto da Quentin Tarantino.
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