francescav
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
hateful
|
|
|
|
Tarantino non riesce a farmi cambiare idea, esco dal cinema delusa. Hateful Eight è un film da camera (dove sei Liberty Valance?) dove i dialoghi ultratarantiniani spadroneggiano e risultano anacronistici e prolissi. Se gli spaghetti western dissacrarono il genere americano, riportandolo tuttavia su un piano di maggiore realismo, l'ultima pellicola di Tarantino scientemente lo annienta: ne è l'opposto, nessun senso dell'onore e dell'amicizia, azzerati lo spirito di vendetta e il rispetto per la donna, il valore della giustizia. Anzi, i protagonisti mentono e creano provvisorie alleanze per ottenere egoisticamente qualcosa e picchiano ripetutamente a sangue la protagonista. Inoltre viene sberleffata un'ipotetica lettera di Lincoln ed eliminata in questo modo ogni morale.
[+]
Tarantino non riesce a farmi cambiare idea, esco dal cinema delusa. Hateful Eight è un film da camera (dove sei Liberty Valance?) dove i dialoghi ultratarantiniani spadroneggiano e risultano anacronistici e prolissi. Se gli spaghetti western dissacrarono il genere americano, riportandolo tuttavia su un piano di maggiore realismo, l'ultima pellicola di Tarantino scientemente lo annienta: ne è l'opposto, nessun senso dell'onore e dell'amicizia, azzerati lo spirito di vendetta e il rispetto per la donna, il valore della giustizia. Anzi, i protagonisti mentono e creano provvisorie alleanze per ottenere egoisticamente qualcosa e picchiano ripetutamente a sangue la protagonista. Inoltre viene sberleffata un'ipotetica lettera di Lincoln ed eliminata in questo modo ogni morale. Sacrilegio, quindi, catalogare questo film come WESTERN. Tarantino voleva disintegrare le fondamenta della società americana eliminando ogni epica e sottolineare il disfacimento dell'attuale realtà statunitense? Era questa la giusta via? Una delle tante, certo. Io non ho gradito, comunque, assistere a un Ombre rosse all'inverso. E la violenza? Fine a se stessa come non mai, splatter e sadica. Decisamente evitabile.
Tarantino: Pulp Fiction, del resto IO posso farne tranquillamente a meno.
[-]
[+] valutazione
(di francescav)
[ - ] valutazione
|
|
[+] lascia un commento a francescav »
[ - ] lascia un commento a francescav »
|
|
d'accordo? |
|
luca lesk
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
genere trito e ritrito
|
|
|
|
Viene il momenti in cui, qualunque regista a corto di idee e spunti narrativi propone un film già visto volendolo però amplificare rendendosi conto della mediocrità del prodotto. Non c'è niente di nuovo ne originale ? Allora + violenza, film + lungo, dialoghi dilatati... etc.. Insomma, si estremizza ciò che si conosce molto bene. Questo 8vo lavoro risulta però pesante, lento, scontato, inutilmente violento e privo di una qualunque spunto morale. In una storia, ciò che conta di più è il coinvolgimento emotivo, l'aspettativa dello spettatore, del tutto assenti in questo caso. Mi aspettavo la sopravvivenza della donna, o qualche colpo di scena che giustificasse un film di tre ore. NIENTE ! Si poteva raccontare la stessa banale storia in 90 minuti.
[+]
Viene il momenti in cui, qualunque regista a corto di idee e spunti narrativi propone un film già visto volendolo però amplificare rendendosi conto della mediocrità del prodotto. Non c'è niente di nuovo ne originale ? Allora + violenza, film + lungo, dialoghi dilatati... etc.. Insomma, si estremizza ciò che si conosce molto bene. Questo 8vo lavoro risulta però pesante, lento, scontato, inutilmente violento e privo di una qualunque spunto morale. In una storia, ciò che conta di più è il coinvolgimento emotivo, l'aspettativa dello spettatore, del tutto assenti in questo caso. Mi aspettavo la sopravvivenza della donna, o qualche colpo di scena che giustificasse un film di tre ore. NIENTE ! Si poteva raccontare la stessa banale storia in 90 minuti..
Consiglierei a Tarantino anche un rinnovamento degli attori, oramai più adatti ad un remake di Cocoon che ad un western.
Non lo consiglio. Molto deluso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca lesk »
[ - ] lascia un commento a luca lesk »
|
|
d'accordo? |
|
dinoroar
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
senza lode ne' infamia
|
|
|
|
Forse ci si aspetta sempre troppo o forse abbiamo visto già molto, per stupirsi ogni volta e questo film ha veramente molte facce per poter esprimere un giudizio univoco.
I dialoghi molto, troppo lunghi (ben lontani dalla potenza dei sermoni di Pulp Fiction) che nella prima metà del film, profilano la storia, sono a tratti soporiferi e troppo scontati. Si indugia su pause e luoghi comuni che non aiutano certo a creare e sostenere quella tensione che ci si aspetta dal regista. Si passano interminabili minuti sospesi nel nulla. Meno male che la fotografia e le scene sono di altissimo livello.
Tutte composte accuratamente, Non c'è un angolo dell'immenso angolo di ripresa dove non si svolga un'azione.
[+]
Forse ci si aspetta sempre troppo o forse abbiamo visto già molto, per stupirsi ogni volta e questo film ha veramente molte facce per poter esprimere un giudizio univoco.
I dialoghi molto, troppo lunghi (ben lontani dalla potenza dei sermoni di Pulp Fiction) che nella prima metà del film, profilano la storia, sono a tratti soporiferi e troppo scontati. Si indugia su pause e luoghi comuni che non aiutano certo a creare e sostenere quella tensione che ci si aspetta dal regista. Si passano interminabili minuti sospesi nel nulla. Meno male che la fotografia e le scene sono di altissimo livello.
Tutte composte accuratamente, Non c'è un angolo dell'immenso angolo di ripresa dove non si svolga un'azione. Se le scene in esterna sono di per se suggestive visto il paesaggio bellissimo, gli interni sono gestiti realmente con maestria. Se distogliete lo sguardo dal soggetto principale ci sarà sempre nella penombra del secondo piano un movimento di sottofondo funzionale all'atmosfera. Il cast non ha bisogno di commenti e tutti (quasi) assolvono egregiamente il loro compito. Ma, si ha l’impressione di déjà-vu, di un “Invito a cena con delitto” in chiave western, dove buoni e cattivi si scambiano continuamente il ruolo e se all’inizio parteggi per la povera prigioniera maltrattata, poi finirai per pensarla completamente all’opposto, così come per buona parte dei personaggi … detestabili appunto … Anche le musiche del Maestro Morricone, sono troppo preannunciate e date per vincenti, per poi rivelarsi ben al di sotto di suoi capolavori di altri tempi. Avevo letto che questo è il film più politico di Tarantino, ma onestamente l’ho trovato un filo debole ed autoreferenziale e se Django era stato realmente un pugno allo stomaco nel riportare a galla un’America tutt’oggi razzista e violenta, questo non mi è sembrato all’altezza delle aspettative.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dinoroar »
[ - ] lascia un commento a dinoroar »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
si. ma...
|
|
|
|
il film è bello, non si discute. immagini, personaggi, situazione, costruzione, capitoli, dialoghi brillanti, violenza efferata che provocano risate in sala per la sottile ironia degli eventi come la fine brutale degli uni e gli altri cosi lontana del solito ordine "logico" di sparizione. si muore ma non solo, i corpi esplodono schizzando pezzi di organi e si vomita sangue a fiume ! il tutto orchestrato a meraviglia dal maestro e dalla fenomenale interpretazione degli attori. Ma, non c'è genialità, non c'è più. Ormai si riconoscono il film di Scorzese di Spielberg, Ridley Scott perché, anche se cambia la storia, la voce narrante rimane la stessa, e tutto diventa scontato e noioso. L'estrema originalità di Tarantino e il suo talento nel sorprendersi, con questo ultimo film, seppure bello, si è spento.
[+]
il film è bello, non si discute. immagini, personaggi, situazione, costruzione, capitoli, dialoghi brillanti, violenza efferata che provocano risate in sala per la sottile ironia degli eventi come la fine brutale degli uni e gli altri cosi lontana del solito ordine "logico" di sparizione. si muore ma non solo, i corpi esplodono schizzando pezzi di organi e si vomita sangue a fiume ! il tutto orchestrato a meraviglia dal maestro e dalla fenomenale interpretazione degli attori. Ma, non c'è genialità, non c'è più. Ormai si riconoscono il film di Scorzese di Spielberg, Ridley Scott perché, anche se cambia la storia, la voce narrante rimane la stessa, e tutto diventa scontato e noioso. L'estrema originalità di Tarantino e il suo talento nel sorprendersi, con questo ultimo film, seppure bello, si è spento. Stanley Kubric è uno dei pochi che si riconosce dalla genialità, dalla capacità di portarci dallo spazio alla storia, dalla follia alla guerra. Vedo almeno 2 film in sala alla settimana; amo la spettacolarità, ma mi sto stufando della poca creatività. il cinema americano è in calo. gli oscar sono spesso piatti. Il cinema europeo mi sta regalando sensazioni migliore. Non perché sono italiana, anche perché non lo sono, ma Garrone e Sorrentino in quanto genialità meritano di più e gli aspetto per tornare al cinema di qualità che sorprende e lascia qualcosa che ti fa pensare o sorridere anche giorni dopo la visione. il cinema spagnolo con l'Isla Minima che gira in troppo poche sale, il belga con la deliziosa comedia "Dio esiste...." e altri ancore mi hanno maggiormente entusiasmata. Rimango con Pulp Fiction tra i più amati di sempre, ma Tarantino non è più lui, o è lo è troppo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
robroma66
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
adrenalina tarantiniana
|
|
|
|
Western immerso nella neve anzichè nella polvere e nel sole cocente. Il film è ambientato in una carrozza per i primi 35 minuti e poi in una locanda. Siamo nel Wyoming, in piena bufera di neve qualche anno dopo la guerra civile americana. Avvincente, tecnicamente perfetto e denso di pathos, è tutto centrato sul dialogo come mezzo di avvicinamento e smascheramento. Cast stellare e interpretazioni perfette (Samuel L. Jackson, Kurt Russel e Tim Roth sopra tutti). Colonna sonora (Morricone) sublime, perfettamente azzeccata.
[+]
Western immerso nella neve anzichè nella polvere e nel sole cocente. Il film è ambientato in una carrozza per i primi 35 minuti e poi in una locanda. Siamo nel Wyoming, in piena bufera di neve qualche anno dopo la guerra civile americana. Avvincente, tecnicamente perfetto e denso di pathos, è tutto centrato sul dialogo come mezzo di avvicinamento e smascheramento. Cast stellare e interpretazioni perfette (Samuel L. Jackson, Kurt Russel e Tim Roth sopra tutti). Colonna sonora (Morricone) sublime, perfettamente azzeccata. Il film è strutturato in episodi e quello finale è il meno convincente, come una lunga torsione per provare ad arrivare a degna chiusura. In ogni caso le tre ore volano e il film, pur citazionista e non privo di autocompiacimeto, è un prodotto eccellente e adrenalinico.
Ho visto il film al mitico Teatro 5 di Cinecittà in cui, per l'occasione, è stata allestita una sala cinematografica da 888 posti (8 è il numero cabalistico di questo film): proiezione in 70 mm, definizione e audio eccellente, schermo da 21 m.. Le proiezioni a Cinecittà proseguono fino a fine febbraio. Come in due sale di Bologna e Melzo, il film proiettato a Cinecittà è la versione "Roadshow": dura 18 minuti in più di quella normale, è anticipata da un "Prologo" musicale e a metà c’è un "Intermezzo".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a robroma66 »
[ - ] lascia un commento a robroma66 »
|
|
d'accordo? |
|
tonzanos
|
lunedì 8 febbraio 2016
|
altro capolavoro di mr. tarantino
|
|
|
|
Ancora una volta, abbiamo un fim che mostra come mai Quentin Tarantino è considerato uno dei migliori registi moderni. Tutto il film si svolge in una carrozza e, successivamente, in una locanda. Locanda in cui gli otto protagonisti della pellicola si trovano costretti a dover passare insieme del tempo poichè fuori nevica e non ci si può muovere. Nel film di Tarantino si parla molto e tutta la storia gira attorno alle storie dei protagonisti e a quello che dicono di essere e di aver fatto. Le musiche del Maestro Ennio Morricone rendono tutto più freddo, intenso e tumultuoso in ugual misura, seguendo il crescendo di violenza del film , dalla sua apertura fino ai titoli di coda.
[+]
Ancora una volta, abbiamo un fim che mostra come mai Quentin Tarantino è considerato uno dei migliori registi moderni. Tutto il film si svolge in una carrozza e, successivamente, in una locanda. Locanda in cui gli otto protagonisti della pellicola si trovano costretti a dover passare insieme del tempo poichè fuori nevica e non ci si può muovere. Nel film di Tarantino si parla molto e tutta la storia gira attorno alle storie dei protagonisti e a quello che dicono di essere e di aver fatto. Le musiche del Maestro Ennio Morricone rendono tutto più freddo, intenso e tumultuoso in ugual misura, seguendo il crescendo di violenza del film , dalla sua apertura fino ai titoli di coda. Cast e fotografia meravigliosi . Film molto criticato e boicottato da gente che forse nemmeno l'ha visto , sparando a zero con i soliti pregiudizi . Consiglio a tutti di andarlo a vedere!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tonzanos »
[ - ] lascia un commento a tonzanos »
|
|
d'accordo? |
|
paolo salvaro
|
domenica 7 febbraio 2016
|
una trappola per odiosi topi americani
|
|
|
|
SPOILER
La guerra civile americana, la prima guerra totale della storia dell'uomo, si è finalmente conclusa. Nei campi di battaglia rimangono inermi a marcire più di 500.000 americani, uccisi da altri americani, e da questo massacro sorgerà una nuova grande America.
Pochi anni dopo, si radunano tutti insieme sotto lo stesso tetto il peggio della feccia partorita da tale nazione nel corso di tutta la sua storia: un cacciatore di taglie, una fuorilegge, un nordista, un sudista, un disertore, un boia, un cowboy ed un messicano. Anche se alcune di queste etichette potrebbero non rappresentare almeno di per sè un qualcosa di negativo, in realtà ci troviamo di fronte alle peggiori carogne con le quali si potrebbe avere a che fare.
[+]
SPOILER
La guerra civile americana, la prima guerra totale della storia dell'uomo, si è finalmente conclusa. Nei campi di battaglia rimangono inermi a marcire più di 500.000 americani, uccisi da altri americani, e da questo massacro sorgerà una nuova grande America.
Pochi anni dopo, si radunano tutti insieme sotto lo stesso tetto il peggio della feccia partorita da tale nazione nel corso di tutta la sua storia: un cacciatore di taglie, una fuorilegge, un nordista, un sudista, un disertore, un boia, un cowboy ed un messicano. Anche se alcune di queste etichette potrebbero non rappresentare almeno di per sè un qualcosa di negativo, in realtà ci troviamo di fronte alle peggiori carogne con le quali si potrebbe avere a che fare. Ciascuno di loro diffida dell'altro e mira soltanto a raggiungere il proprio obiettivo, qualunque esso sia, nel modo più vantaggioso per sè stesso; ciascuno di loro ha già ucciso altri uomini, in quantità più o meno maggiori, e non esiterebbe un solo istante a far saltare la testa anche al suo migliore amico se venisse a sapere che lui lo sta tradendo; ciascuno di loro non prova il benchè minimo rimorso per le orribili azioni da lui commesse ed è pronto a compierne di peggiori in qualsiasi momento, a patto di ricavarne una qualche utilità. Ad essi si aggiunge il cocchiere di una delle due diligenze con le quali gli otto odiosi personaggi sono arrivati all'emporio di Minnie, location principale del film. Un elemento esterno che non ha nulla a che vedere con gli altri, sta solo facendo il proprio lavoro con solerzia, ma si ritroverà suo malgrado dentro alla spirale autodistruttiva innescata dagli otto ricolmi d'odio. Nessuno di loro è infatti destinato ad uscire vivo dall'emporio: esso sarà infatti la destinazione finale di ognuno di loro, ma anche quando ciò apparirà inevitabile agli ultimi due sopravvissuti entrambi accetteranno la fine quasi con distacco ed indifferenza. Il film finisce con l'anima della nazione americana, rappresentata dalla lettera scritta da Lincoln (forse falsa, forse vera), che finisce appallottala e schiacciata da uno dei mostri che lei stessa ha creato.
Si può dire che si parla di storia americana e di Abraham Lincoln quasi più in questo film che nell'omonimo diretto da Spielberg alcuni anni fa. Tarantino si diverte a gettare nello stesso pentolone il mondo dell' Ombre Rosse di John Ford, la claustrofobia ed il protagonista de La Cosa di John Carpenter e la diffidenza tra i vari personaggi tipica di un giallo di Agatha Christie, in particolare mi ha ricordato molto l'atmosfera che si respirava nel suo Trappola per topi, una pièce teatrale del 1952 in cui otto personaggi (ma che coincidenza) rimangono bloccati in una pensione da una bufera di neve (ma che coincidenza) in compagnia di un omicida e sono costretti a passarvi la notte; ciascuno di loro è misterioso e sembra avere qualcosa da nascondere, ma sarà costretto a rapportarsi con gli altri (ma che coincidenza). L'idea di base a mio avviso è quella, ma Tarantino si diverte a giocarvi con fare gigione, ambienta la sua opera teatrale in miniatura in un emporio sperduto e vi infila dentro le peggiori identità mai assunte dal popolo americano. Qui non vi è un vero detective, non vi è un vero eroe, non vi è un solo personaggio positivo. Sono tutti equamente disgustosi nella loro odiosa essenza. Il bagno di sangue è inevitabile nel momento stesso in cui gli otto si trovano tutti insieme dentro al negozio, perchè l'essere umano è fatto così: violento, sanguinario e soprattutto bugiardo per natura; anche e soprattutto quello che vive in quella che sarebbe poi diventata la potenza economica e militare più grande del mondo. Anzi, proprio perchè si parla degli Stati Uniti ci troviamo di fronte ai peggiori esemplari di uomini che si possano incontrare, perchè ogni nazione nasce dal sangue delle battaglie e dall'odio degli uomini e quella che si riesce ad imporre su tutte ha soltanto sparso più sangue e disseminato più odio delle altre.
Il film nel complesso è buono, forse non il miglior Tarantino ma ciò non significa che non vi abbia messo tutto sè stesso e tutto il proprio maniacale amore per il cinema, a cominciare dai nomi dei personaggi (Marquis Warren, nome del personaggio interpretato da Samuel Lee Jackson è anche il nome di un regista americano scomparso da oltre ventanni che dirigeva, ma che coincidenza, film western e d'azione) fino alle numerose citazioni sparpagliate qua e là. Non ho idea di quanto tempo vi abbia dedicato, ma la sceneggiatura è come al solito pazzesca, forse anche più imponente di quella di Django a livello di realizzazione se si pensa che i dialoghi e le varie scene del film hanno dovuto coprire ben tre ore di pellicola, ma in certi punti diventa quasi troppo grottesca o surreale per risultare davvero incisiva. L'elemento degno di maggior lode in tal senso è l'improvvisa comparsa di un elemento estraneo alla vicenda ma che riveste un ruolo determinate ai fini della storia; anzi di fatto è colui che accende la miccia e dà il via ogni cosa, ma che paradossalmente non fa parte nè degli otto nè della locandina, perciò impossibile da prevedere. Parlo ovviamente del fratello di Daisy Domergue che dopo essere rimasto sotto alle assi del pavimento per un'infinità di tempo, al momento giusto colpisce e spara alle palle di Warren. Nessuno se lo aspettava, nessuno poteva anche solo minimamente sospettare la sua presenza, eppure è colui che dà il via alla deflagrazione finale. Semplicemente geniale. La colonna sonora di Morricone dona al film quel tocco di classe in più, ma non sò se al maestro basterà per vincere l'Oscar; a mio avviso in passato ha composto melodie ben superiori a questa, ma considerando tutte quelle che gli hanno ingiustamente negato una statuetta sarebbe cosa assai gradita. Tra le varie superbe interpretazioni spicca quella di Jennifer Jason Leigh, nominata agli Oscar per la prima volta nella sua carriera, che oltre a portare molto bene i suoi 50 anni e spingi con questa pellicola si è lanciata prepotentemente verso l'Olimpo delle migliori attrici al mondo.
A mio avviso un film da tre stelle che, come ogni lavoro di Tarantino, sa bene come intrattenere ed allietare lo spettatore, dandogli alla fine anche molto a cui pensare.
P.S. Il fatto che The Hateful Eight sia stato candidato a tre premi oscar, mentre Star Wars: il risveglio della forza A.K.A. Schizzo Di Diarrea di J. J. Abrams a cinque, cinematograficamente parlando è un'eresia. Saluti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolo salvaro »
[ - ] lascia un commento a paolo salvaro »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
domenica 7 febbraio 2016
|
la diligenza assomiglia troppo a un tgv
|
|
|
|
I titoli di testa stile western all'italiana , accompagnati dalle musiche , molto evocative del periodo , di Morricone , si presentano come un corto che si potrebbe guardare anche da solo . Tutto molto bello ed i 70mm sono una chicca cinefila non indifferente . Poi , però , il film vero e proprio non mantiene tutte le promesse . Niente da dire per i paesaggi , niente da dire per l'ambientazione anche quella teatrale , niente da dire neppure per la storia , funerea ma molto Tarantiniana e neppure la durata inusuale è respingente . Quello che non convince è lo svolgimento . Tutto è molto schematico . I tempi sono dettati più da logiche teatrali che cinematografiche .
[+]
I titoli di testa stile western all'italiana , accompagnati dalle musiche , molto evocative del periodo , di Morricone , si presentano come un corto che si potrebbe guardare anche da solo . Tutto molto bello ed i 70mm sono una chicca cinefila non indifferente . Poi , però , il film vero e proprio non mantiene tutte le promesse . Niente da dire per i paesaggi , niente da dire per l'ambientazione anche quella teatrale , niente da dire neppure per la storia , funerea ma molto Tarantiniana e neppure la durata inusuale è respingente . Quello che non convince è lo svolgimento . Tutto è molto schematico . I tempi sono dettati più da logiche teatrali che cinematografiche . Gli attori recitano in tono , spesso , troppo farsesco , con il rischio di cadere nel macchiettismo . Praticamente tutti non lasciano un segno particolare nella memoria dello spettatore . Anche la musica di Morricone , se escludiamo quella dei titoli di testa , non è particolarmente coinvolgente , il compitino ma nulla di più .Il cinema di Tarantino è cinema d'autore . Malgrado lui continui a dire che si ispira ai western all'italiana , il suo è un cinema originale e non può essere realizzato che da lui . Però , questa volta , la sua bravura è troppo compiaciuta ed il risultato è un film un po' cerebrale quasi ideologico e la mattanza è una conclusione scontata che Tarantino , con la sua capacità di sorprendere , avrebbe potuto rendere meno meccanica ed anche un po' meno faticosa per lo spettatore . Insomma il film si può vedere perchè la confezione è di lusso, come un bellissimo uovo di Pasqua ma con una sorpresa non dello stesso livello . Questa volta la diligenza Tarantiniana ti fa sobbalzare poco per lo stupore e la meraviglia , assomigliando per lunghi tratti ad un TGV comodo ma come si sa un po' freddo seppur molto funzionale .
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
robert eroica
|
domenica 7 febbraio 2016
|
bugiardi, bastardi e assassini: il teatro splatter
|
|
|
|
Il film di un adolescente. Che vorrebbe riscrivere la Storia attraverso duelli verbali, rivincite razziali e compiaciute esplosioni di violenza. “The Hateful Eight”, ottava opera di Quentin Tarantino (ma c’è anche l’episodio di “Four Rooms” a dover essere inserito nel conteggio) è tutto qui. 167 minuti in cui un gruppo di passeggeri di una diligenza diretta nel villaggio di Red Rock fa tappa forzata, causa una tempesta di neve, nella locanda di una certa Millie (che pero’ non si trova). Tra di loro c’è anche una pericolosa fuorilegge, Daisy Domergue che sta per essere accompagnata alla forca da un cacciatore di taglie (Kurt Russel) detto “il Boia”. Ma i personaggi non sono quello che sembrano e ad un certo punto, nel west, si sa, occorre giocare a carte scoperte.
[+]
Il film di un adolescente. Che vorrebbe riscrivere la Storia attraverso duelli verbali, rivincite razziali e compiaciute esplosioni di violenza. “The Hateful Eight”, ottava opera di Quentin Tarantino (ma c’è anche l’episodio di “Four Rooms” a dover essere inserito nel conteggio) è tutto qui. 167 minuti in cui un gruppo di passeggeri di una diligenza diretta nel villaggio di Red Rock fa tappa forzata, causa una tempesta di neve, nella locanda di una certa Millie (che pero’ non si trova). Tra di loro c’è anche una pericolosa fuorilegge, Daisy Domergue che sta per essere accompagnata alla forca da un cacciatore di taglie (Kurt Russel) detto “il Boia”. Ma i personaggi non sono quello che sembrano e ad un certo punto, nel west, si sa, occorre giocare a carte scoperte. Come il “colored” maggiore Warren (Samuel L. Jackson), al tempo in causa contro i sudisti nella guerra di Secessione, ora mezzo ricercato e mezzo tagliagole, che non si pone scrupoli nel dichiarare il proprio odio per l’uomo bianco. Se nella prima parte la sceneggiatura regge con un inizio che contempla ancora gli spazi aperti e innevati e un proseguio che pur scontando una certa teatralità mantiene una buona suspense, il film deflagra in maniera paurosa quando per alzare la tensione si ricorre alla solita ridda di teste esplose, stomaci dilaniati, arti mozzati. Con il consueto sadismo che connota le rivendicazioni di un regista che rimarrà un eterno immaturo, pronto a scambiare i gangli complessi e ambigui della storia come una barzelletta di cui si può rovesciare il senso o come un cartoon che risolve tutto schiacciando un masso sulla testa del Willy Coyote di turno. La violenza ormai non è più abrasiva (ma lo è forse mai stata in Tarantino ?) e oltrepassa il ridicolo. Trenta anni fa, in questo senso un regista come il Sam Raimi de “La casa” era molto più avanzato di lui. E comunque, anche quando sembra “tenere”, “The Hateful Eight” a noi ha ricordato un vecchio western di Lucio Fulci (idolo di Quentin) del 1975, “I Quattro dell’Apocalisse” dagli strani tempi dilatati, sadico ed efferato il giusto, ma senza derive verso l’humor macabro. Con Tarantino si torna sempre a quel genere dell’italico cinema: la maschera di sangue di Jennifer Jason Leight (l’unica presenza davvero straordinaria) è roba da Ruggero Deodato e Umberto Lenzi, altro che citazioni da Sam Peckinpah o Michael Cimino. E infine Morricone: gli toccherà fare come Paul Newman ne “Il colore dei soldi”: vincere l’Oscar per la sua performance meno memorabile. VOTO: 4
Robert Eroica
[-]
[+] complimenti
(di francescav)
[ - ] complimenti
|
|
[+] lascia un commento a robert eroica »
[ - ] lascia un commento a robert eroica »
|
|
d'accordo? |
|
lbavassano
|
domenica 7 febbraio 2016
|
lento, stanco, ripetitivo
|
|
|
|
Piuttosto deludente. Lento, ripetitivo e assolutamente privo di ritmo, il che, per un film di impianto teatrale, è peccato mortale. Ancor più per un film di Tarantino, che del ritmo e della inesausta capacità inventiva ha fatto il proprio marchio di fabbrica giustamente apprezzato. Qui di invenzione c'é ne è poca, nella trama , in cui l'unico colpo di scena si risolve in un ulteriore appesantimento, così come il riepilogo all'inizio della seconda parte di cui avremmo fatto volentieri a meno, nella modalità narrativa quindi, ove viene a mancare quella scoppiettante contaminazione dei codici tipica della sua produzione fino ad oggi. Manca l'ironia, annegata da un profluvio di sangue (laddove il Tarantino migliore ci aveva abituati all'esatto contrario), e la gag della porta, all'ennesima ripresa, diviene uno stanco tormentone.
[+]
Piuttosto deludente. Lento, ripetitivo e assolutamente privo di ritmo, il che, per un film di impianto teatrale, è peccato mortale. Ancor più per un film di Tarantino, che del ritmo e della inesausta capacità inventiva ha fatto il proprio marchio di fabbrica giustamente apprezzato. Qui di invenzione c'é ne è poca, nella trama , in cui l'unico colpo di scena si risolve in un ulteriore appesantimento, così come il riepilogo all'inizio della seconda parte di cui avremmo fatto volentieri a meno, nella modalità narrativa quindi, ove viene a mancare quella scoppiettante contaminazione dei codici tipica della sua produzione fino ad oggi. Manca l'ironia, annegata da un profluvio di sangue (laddove il Tarantino migliore ci aveva abituati all'esatto contrario), e la gag della porta, all'ennesima ripresa, diviene uno stanco tormentone. L'unica scena veramente bella è quella iniziale, con il primo piano del crocefisso ligneo, dai tratti fortemente espressionisti, ed il campo lunghissimo sulla diligenza che lentamente avanza nel biancore accecante della neve. Bella, bellissima anzi, ma un po' poco per tre ore di cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lbavassano »
[ - ] lascia un commento a lbavassano »
|
|
d'accordo? |
|
|