vincenzo ambriola
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domenica 7 febbraio 2016
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l'ottavo film
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Otto personaggi si incontrano nell'emporio di Minnie, mentre infuria una tempesta di neve. Sospettosi uno dell'altro si preparano a trascorrere un paio di giorni in attesa che la tempesta si calmi, per raggiungere Red Rock e incontrare il loro destino. Girato in Ultra Panavision 70, l'ottavo film di Quentin Tarantino rappresenta in maniera teatrale un'intricata vicenda di cacciatori di taglie, boia, sceriffi, generali in pensione, farabutte condannate a morte secondo un copione alla Sherlock Holmes. Come sarebbe stato più semplice risolvere il tutto con un'imboscata in vecchio stile! Ma Tarantino decide di mettere in piazza la vita, le speranze e le menzogne dei suoi personaggi, costruendo in un crescendo lento ma inesorabile, un finale incandescente, in puro stile Pulp fiction.
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Otto personaggi si incontrano nell'emporio di Minnie, mentre infuria una tempesta di neve. Sospettosi uno dell'altro si preparano a trascorrere un paio di giorni in attesa che la tempesta si calmi, per raggiungere Red Rock e incontrare il loro destino. Girato in Ultra Panavision 70, l'ottavo film di Quentin Tarantino rappresenta in maniera teatrale un'intricata vicenda di cacciatori di taglie, boia, sceriffi, generali in pensione, farabutte condannate a morte secondo un copione alla Sherlock Holmes. Come sarebbe stato più semplice risolvere il tutto con un'imboscata in vecchio stile! Ma Tarantino decide di mettere in piazza la vita, le speranze e le menzogne dei suoi personaggi, costruendo in un crescendo lento ma inesorabile, un finale incandescente, in puro stile Pulp fiction. Ecco che una lettera di Lincoln (vera o falsa?) diventa argomento di discussioni infinite sullo schiavismo, sulla razza e sulla guerra civile. Che un boia (vero o falso?) verifichi in maniera certosina l'identità e le credenziali dei cacciatori di taglie, della loro preda e dello sceriffo (vero o falso?). Che dietro tutta questa rappresentazione, questo parlare di se stessi, ci sia qualcosa di nascosto lo si inizia a intuire a metà del film, quando prevale la linea poliziesca su quella, localistica, del Far West. E così si procede fino allo svelamento della storia. Non amo i film in cui il regista spiega la trama. Mi piace immaginare e inventare la mia trama. Ma Tarantino non poteva accontentarmi, lo so, e con grande rammarico ha dovuto usare un flash back per mostrare l'architettura dell'inganno, la vera identità degli otto personaggi. Un altro capolavoro del grande maestro? Purtroppo no. Gli ingredienti ci sono tutti, gli attori sono eccezionali, la maestria non manca. Non c'è il guizzo che stupisce, il miracolo conclamato che ti fa rivedere il film prima di addormentarti, per capirne i dettagli nascosti e riprenderti dalla sorpresa. Peccato, è solo l'ottavo film di Quentin Tarantino, un grande regista.
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elpiezo
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domenica 7 febbraio 2016
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la consacrazione di quentin!!!!
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Ennesima prova di maturità per l'istrionico Tarantino; otto sinistri personaggi costretti ad una forzata convivenza in uno austero emporio del Wyoming a causa di una bufera di neve. Tarantino racchiude tra quattro mura il lato più crudo di un America ancora scossa dalla guerra civile e ricicla magistralmente il western storico, ricreando tensioni ed atmosfere proprie di un genere considerato alquanto vetusto. Ironico, violento, splatter, surreale e realistico allo stesso tempo a Tarantino è dato il merito di creare un opera teatrale dove gli otto maledetti personaggi (su tutti spiccano le performance di Samuel l. Jackson, Kurt Russel e Tim Roth) dove morale e blockbuster si uniscono in quasi tre ore di mutevoli e generi e sottogeneri cinematografici magistralmente sostenuti dalla fantastica colonna sonora composto da un intramontabile Morricone.
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Ennesima prova di maturità per l'istrionico Tarantino; otto sinistri personaggi costretti ad una forzata convivenza in uno austero emporio del Wyoming a causa di una bufera di neve. Tarantino racchiude tra quattro mura il lato più crudo di un America ancora scossa dalla guerra civile e ricicla magistralmente il western storico, ricreando tensioni ed atmosfere proprie di un genere considerato alquanto vetusto. Ironico, violento, splatter, surreale e realistico allo stesso tempo a Tarantino è dato il merito di creare un opera teatrale dove gli otto maledetti personaggi (su tutti spiccano le performance di Samuel l. Jackson, Kurt Russel e Tim Roth) dove morale e blockbuster si uniscono in quasi tre ore di mutevoli e generi e sottogeneri cinematografici magistralmente sostenuti dalla fantastica colonna sonora composto da un intramontabile Morricone.
UNICO!!!
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revine1995
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domenica 7 febbraio 2016
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mmm... ni
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Otto uomini in una baita, tanta neve, molta tensione e una valanga di stereotipi sono gli elementi portati sul grande schermo da Q. Tarantino, che torna dopo tre anni da Django con una pellicola che aveva tutti gli elementi per diventare un pilastro portante del cinema.
The hateful eight (dal mio punto di vista) non soddisfa le aspettative.
Al cinema si vede un film di quasi tre ore che mantiene un ritmo lento e noioso per i primi tre capitoli (come spesso nei film di Q. T. il film è diviso per capitoli), che mette in scena dialoghi lunghi e scontati tra persone che si conoscono, i quali si incontrano per caso nel mezzo di una bufera di neve sulle montagne sperdute del Wayoming.
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Otto uomini in una baita, tanta neve, molta tensione e una valanga di stereotipi sono gli elementi portati sul grande schermo da Q. Tarantino, che torna dopo tre anni da Django con una pellicola che aveva tutti gli elementi per diventare un pilastro portante del cinema.
The hateful eight (dal mio punto di vista) non soddisfa le aspettative.
Al cinema si vede un film di quasi tre ore che mantiene un ritmo lento e noioso per i primi tre capitoli (come spesso nei film di Q. T. il film è diviso per capitoli), che mette in scena dialoghi lunghi e scontati tra persone che si conoscono, i quali si incontrano per caso nel mezzo di una bufera di neve sulle montagne sperdute del Wayoming.
Il quarto capitolo, come d’improvviso, tramuta il film in un horror pieno di sangue e tensione psicologica tra i personaggi e tra gli spettatori in sala, lasciando senza fiato le persone che già chiudevano gli occhi appoggiate alle poltrone.
Dal quinto capitoli la trama inizia a districarsi spiegando i legami che fino a due minuti prima erano solo nell’aria.
Non è il film di Tarantino che ti aspetti; o meglio, si vedono chiaramente tutti i tratti che hanno fatto di Tarantino un grande, ma enfatizzati e mescolati tra di loro senza un’apparante logica e giusto per far vedere chi è il regista.
Tra tutto questo spicca come una luce nella notte la prestazione di Samuel Jackson, unico uomo di colore nella combricola degli odiabili otto, che, tirate le somme, permette al film di avere un minimo di fattore WOW. #RV1995
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lionora
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domenica 7 febbraio 2016
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gli odiosi in una stanza: un film riuscito a metà
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Le stelline potrebbero essere tre se non fosse che l'attesa era tanta e la delusione gioca brutti tiri.
Il film si può dividere idealmente tra una prima parte, la più riuscita, dove il gruppo di questi odiosi otto comincia a comporsi all'interno di questo spazio claustrofobico l'Emporio di Minnie, tipico del racconto giallo più classico, arricchito da spunti estremamente moderni. La tensione cresce, i personaggi convincono, caratterizzati e interpretati in maniera perfetta. Il gruppo è composito, racchiude nordisti e sudisti, cacciatori di taglie, sceriffi, cowboy: sono un pezzo della storia e tradizione americana racchiusi in unico spazio, un'idea davvero geniale,le dinamiche del gruppo funzionano e ci si diverte intrigati dal giallo che prende forma.
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Le stelline potrebbero essere tre se non fosse che l'attesa era tanta e la delusione gioca brutti tiri.
Il film si può dividere idealmente tra una prima parte, la più riuscita, dove il gruppo di questi odiosi otto comincia a comporsi all'interno di questo spazio claustrofobico l'Emporio di Minnie, tipico del racconto giallo più classico, arricchito da spunti estremamente moderni. La tensione cresce, i personaggi convincono, caratterizzati e interpretati in maniera perfetta. Il gruppo è composito, racchiude nordisti e sudisti, cacciatori di taglie, sceriffi, cowboy: sono un pezzo della storia e tradizione americana racchiusi in unico spazio, un'idea davvero geniale,le dinamiche del gruppo funzionano e ci si diverte intrigati dal giallo che prende forma...
Poi qualcosa si spezza, dopo il primo morto, Tarantino decide di dirci molto di più del necessario attraverso un'inutile voce fuori campo, il climax si spegne, la tensione si affloscia, in poche parole il giallo non funziona più, troppe morti si accavallano, e soprattutto alla fine c'è una soluzione che più banale non si può...Peccato perché la parte migliore: la dinamica dei rapporti tra i personaggi continua a funzionare fino all'ultimo, stupendoci in maniera davvero inaspettata, facendoci anche pensare però che spreco che non sia stato sviluppare meglio la trama.
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ioing
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domenica 7 febbraio 2016
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bello ma...
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Devo dire che è un film da vedere ma senza troppe pretese...la storia e il finale deludono un po'. Tutto il resto è bellissimo.
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camillo triolo
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domenica 7 febbraio 2016
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tarantino va nel west e lo fa pulp-flop
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Film deludente sotto ogni aspetto!
Una storia ingarbugliata che lascia intravedere in chiarissimo modo che che la storia non c'è nella testa del Quentin, che la costrusce pezzo dopo pezzo, ma non riesce a collegare il tutto per la mancanza di un'idea iniziale.
Tentativi di imitazione, da dieci piccoli indiani a rashomon, un mal riuscito potpourri, di film del passato a cui il Quentin non riesce neppur lontanamente ad avvicinarsi.
Sprecati gli attori, la scenografia e tutto!
Quasi tre ore di inutile girovagare alla ricerca del miracolo inaspettato che non arriva.
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alexmanfrex
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domenica 7 febbraio 2016
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quando il western non è più western
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Dopo tanto parlare, arriva in sala finalmente "The Hateful Eight".
Un film che come valore ha principalmente quello di essere tarantiniano: font vintage anni 70 da sottoproduzione cult, musiche di Morricone che vengono brutalmente interrotte assieme alla lunghissima scena, un po'di splatter, lunghi dialoghi, un senso di grottesco, attori feticcio ...
Tutta la vicenda si costruisce su questi meccanismi: una serie di personaggi che, per un motivo o per l'altro, si incontrano in una taverna nel bel mezzo di nulla durante una tormenta di neve, al centro una ragazza che sembra essere particolarmente cattiva da condurre in città per essere giustiziata, cacciatori di taglie e delinquenti ... Un cliché, nulla di innovativo e un intrigo neanche troppo avvincente .
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Dopo tanto parlare, arriva in sala finalmente "The Hateful Eight".
Un film che come valore ha principalmente quello di essere tarantiniano: font vintage anni 70 da sottoproduzione cult, musiche di Morricone che vengono brutalmente interrotte assieme alla lunghissima scena, un po'di splatter, lunghi dialoghi, un senso di grottesco, attori feticcio ...
Tutta la vicenda si costruisce su questi meccanismi: una serie di personaggi che, per un motivo o per l'altro, si incontrano in una taverna nel bel mezzo di nulla durante una tormenta di neve, al centro una ragazza che sembra essere particolarmente cattiva da condurre in città per essere giustiziata, cacciatori di taglie e delinquenti ... Un cliché, nulla di innovativo e un intrigo neanche troppo avvincente ...
Il film viene salvato dalla prova di forza degli interpreti, perché sono loro il film in questo caso, attraverso la difficoltà di un'interpretazione lunga più di due ore, dove c'è poca azione, poche location, poco movimento e tantissime parole ...
Non so bene dove volesse arrivare con questa opera Tarantino: di certo, se con Django Unchained era (quasi) riuscito a fare un film western, qui fa un passo indietro in questo senso: mette su una commedia noir grottesca, perfettamente in linea con il suo stile, che però ha l'aria di essere una delle scene di maggior impatto di uno qualsiasi dei suoi film precedenti (per esempio, la scena della cena a Candyland ...) allungata fino all'eccesso tanto da coprire l'intero film !!
Si questo è THE: una lunghissima scena che solo chi vuole tributare ancora onori a Tarantino, riesce a fare lo sforzo di sopportare ed apprezzare.
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the moon
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sabato 6 febbraio 2016
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senza gloria
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In questo film c'e tutto il tarantino di sempre senza particolari rischi nella trama ma anche senza la dovuta gloria per un ottavo film che avrebbe dovuto incorniciare il suo genio.Malgrado rivisitazioni di altre pellicole tarantiniane in stile western, lunghi colloquii , riflessioni e bagno di violenza gratuita non me la sono sentita di essere troppo cattivo.Le interpretazioni sono sicuramente lodevoli e la superba colonna sonora forse è la grande assente.Spero che,il ciclo dell'otto dove tutto continua sia terminato.
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jeffrey hammond
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sabato 6 febbraio 2016
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film brutto
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Non ho trovato nessuna validità artistica in quasto film se non la recitazione individuale degli attori. Sceneggiatura povera il film perde continuamente di intensità. Non saprei proprio trovare argomenti positivi
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maurizio meres
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sabato 6 febbraio 2016
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il suo west
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Questa volta Tarantino ci regala quasi tre ore di suspence in un dark movie western,dove il dialogo intrigante dei personaggi non lascia tregua allo spettatore,in uno scorrere di concetti quasi sempre smentiti dagli stessi ,sembra che la fine non esista diventa quasi una partita a scacchi ma non c'è mai chi fa la prima mossa,ma il finale c'è ed è il nulla,ma con la stupenda citazione letteraria di Lincoln sui principi fondamentali della democrazia.
Tutte le scene di violenza come solito Tarantino diventano prevedibilmente inoffensive al publico ,non crudeli da infastidire chi le guarda ma scenograficamente efficaci in un umorismo da favolistica mitologica.
Strutturalmente il film è perfetto,dialogato perfettamente,in questo genere di film i dialoghi sono fondamentali,con un doppiaggio da premio oscar,difficilmente si riesce nel doppiare un attore non solo con le parole ma anche con delle sfumature espressionistiche e caratteriali del personaggio.
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Questa volta Tarantino ci regala quasi tre ore di suspence in un dark movie western,dove il dialogo intrigante dei personaggi non lascia tregua allo spettatore,in uno scorrere di concetti quasi sempre smentiti dagli stessi ,sembra che la fine non esista diventa quasi una partita a scacchi ma non c'è mai chi fa la prima mossa,ma il finale c'è ed è il nulla,ma con la stupenda citazione letteraria di Lincoln sui principi fondamentali della democrazia.
Tutte le scene di violenza come solito Tarantino diventano prevedibilmente inoffensive al publico ,non crudeli da infastidire chi le guarda ma scenograficamente efficaci in un umorismo da favolistica mitologica.
Strutturalmente il film è perfetto,dialogato perfettamente,in questo genere di film i dialoghi sono fondamentali,con un doppiaggio da premio oscar,difficilmente si riesce nel doppiare un attore non solo con le parole ma anche con delle sfumature espressionistiche e caratteriali del personaggio.
Ambientazione per le riprese esterne bellissime dove i magnifici panorami dei monti innevati fanno da cornice alle riprese in studio dove tutto sembra perfettamente reale.
Gli attori bravissimi con l'affezionato Jackson e Russell in perfetta simbiosi,molto belli i dialoghi tra loro due attraverso i continui cambi di ripresa dei primi piani,truccati marcatamente ,mettendo in risalto la crudeltà della loro indole.Una stupenda fotografia,che crea in un ambientazione rozza,sporca ma essenziale un atmosfera da vero far west.
Per Tarantino è questo il cinema che lo rende fantasioso si cala lui stesso nei personaggi per renderli veri ,il sogno del cinema lo condivide con il pubblico,sembra quasi di stare sul set cinematografico,per lui è fondamentale la recitazione continua,senza mai fermarsi,le parole sono il vero scenario dei suoi film.
Sicuramente Tarantino si deve rinnovare,lo deve ed è in grado di farlo,il suo fascino cinematograficamente parlando forse è arrivato ad un punto di non ritorno,questo film sicuramente buono ma forse pecca di presunzione sia nella durata un po' eccessiva e nella sceneggiatura criticabile nei concetti,con contenuti che rispecchiano si quel periodo,ma che sfuggono nell'attualità di questo momento.
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