enrike b
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domenica 3 gennaio 2016
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buon vecchio tarantino... sempre il solito
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Tre stelle forse sono poche, ma la verità è che personalmente mi sarei aspettato da qualcosa di più da Tarantino, che ormai ha trovato il suo personale stampino per scrivere e dirigere film. Il valore di Quentin è fuori dubbio, ma il film, se conoscete molto bene i suoi film precedenti, non ha quei dialoghi brillanti che tanto hanno contraddistinto il suo cinema. Comunque The Hateful Eight resta un buon film: ben diretto, ben scritto, ben interpretato da tutti ottimi attori tarantiniani, il tutto in quasi 3h di pellicola che volano senza annoiare mai, per niente scontato se si pensa che si svolge tutto in un unico ambiente (un po' quasi come nel suo primo Le Iene).
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Tre stelle forse sono poche, ma la verità è che personalmente mi sarei aspettato da qualcosa di più da Tarantino, che ormai ha trovato il suo personale stampino per scrivere e dirigere film. Il valore di Quentin è fuori dubbio, ma il film, se conoscete molto bene i suoi film precedenti, non ha quei dialoghi brillanti che tanto hanno contraddistinto il suo cinema. Comunque The Hateful Eight resta un buon film: ben diretto, ben scritto, ben interpretato da tutti ottimi attori tarantiniani, il tutto in quasi 3h di pellicola che volano senza annoiare mai, per niente scontato se si pensa che si svolge tutto in un unico ambiente (un po' quasi come nel suo primo Le Iene). C'è una grande musica di Morricone, c'è un po' di splatter che Quentin non ci fa mai mancare nei suoi film, la divisione in capitoli come in Kill Bill che funziona molto bene..... Insomma tutto molto ben fatto, ma la sensazione è che Tarantino abbia girato il mestolo nel pentolone del suo solito minestrone, che è un gourmet da Chef da 5 stelle e non tradisce mai... ma a forza di insistere non è che un giorno ci verrà a noia anche quello?!
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michele
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mercoledì 30 dicembre 2015
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il terzo capolavoro assoluto di mr. tarantino
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Il fattore più sorprendente del cinema di Tarantino è la sua capacità di mettere in scena, con estrema e ammirabile originalità, delle tipologie di trame sostanzialmente vecchie e ormai standardizzate in 120 anni di vita della settima arte. La vicenda che ci presenta in questo suo ottavo lungometraggio è un retaggio e un mescolamento di strutture narrative e archetipi che già sono stati portati sul grande schermo in passato da altri registi, niente di così nuovo e sensazionale quindi se analizziamo la grammatica del film o se studiamo le strutture soggiacenti che ne plasmano la forma e danno vita ai contenuti. Ma questo suo ispirarsi a altre pellicole va oltre la citazione (e l’autocitazione) fine a se stessa, Tarantino infatti sa bene come utilizzare il cinema che più ama, sa rimescolare tra loro le varie situazioni e le singole trame, sfornando sempre un prodotto nuovo e dall’aspetto accattivante.
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Il fattore più sorprendente del cinema di Tarantino è la sua capacità di mettere in scena, con estrema e ammirabile originalità, delle tipologie di trame sostanzialmente vecchie e ormai standardizzate in 120 anni di vita della settima arte. La vicenda che ci presenta in questo suo ottavo lungometraggio è un retaggio e un mescolamento di strutture narrative e archetipi che già sono stati portati sul grande schermo in passato da altri registi, niente di così nuovo e sensazionale quindi se analizziamo la grammatica del film o se studiamo le strutture soggiacenti che ne plasmano la forma e danno vita ai contenuti. Ma questo suo ispirarsi a altre pellicole va oltre la citazione (e l’autocitazione) fine a se stessa, Tarantino infatti sa bene come utilizzare il cinema che più ama, sa rimescolare tra loro le varie situazioni e le singole trame, sfornando sempre un prodotto nuovo e dall’aspetto accattivante. Lo aveva fatto in passato e lo ha fatto ancora adesso in questo splendido western che va di diritto a collocarsi tra le più belle pellicole che abbia mai girato. Dopo "Pulp fiction" e "Bastardi senza gloria", il suo terzo capolavoro assoluto. Nel giocare a mescolare tra loro i vari ingredienti, Tarantino riesce a generare una creatura del tutto particolare, a fondare addirittura un nuovo genere, in questo caso un giallo western che menziona e usa molti aspetti di svariati film precedenti, dalle pellicole tratte dai libri di Agatha Christie a Hitchcock (a me in certi tratti ha fatto pensare a “I prigionieri dell’Oceano” , qualcuno penserà forse a “Nodo alla gola”), fino alle pellicole più propriamente affini al genere western, a questo proposito è doveroso citare anche Sergio Leone. In tutto questo poi c’è il suo tocco visivo che è specificamente e volutamente ‘pulp’, crudo, sanguinoso e quello letterario, con dialoghi lunghi, a tratti estranianti, forse addirittura surreali, ma graffianti e divertenti. Non manca infine una certa dose di autocompiacimento verso il finale che ci appare più prolisso del necessario e dove il regista insiste su un lessico decisamente e marcatamente cruento e folle, come a voler rimarcare la cifra stilistica che meglio lo caratterizza. Ciò che più si evince da “The hateful eight” è che Tarantino si diverte come un matto a fare cinema, attinge ispirazione dalle idee altrui e le mescola con le sue, con il proprio stile, con la propria fantasia e quello che ne viene fuori è un qualcosa di così personale che può appartenere solo a lui e in seguito al pubblico che lo vedrà. D’altra parte come diceva il genio di Picasso (frase che un altro genio, Steve Jobs, appese nel suo studio) “I bravi artisti copiano, i grandi rubano” .
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j tenenbaum
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martedì 29 dicembre 2015
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una pallottola nell'aria
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Quando uno nasce genio rimane genio. Dopo "Django Unchained" un altro western poteva risultare ripetitivo, ma non lo è stato.
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mirko l
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lunedì 28 dicembre 2015
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passa il natale con qualcuno che odi
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Qualche commento sul film che fortunatamente ho visto in originale
Film non leggerissimo per il fatto che dura circa 2 ore e 50 minuti e come sempre è molto crudo e crudele, per circa un ora e mezza succede poco niente di azione ma sono quasi tutti dialoghi che il tutto serve per preparare il terreno dei 7 personaggi, comunque i dialoghi non annoiano e sono molto grezzi, diretti e graffianti.
In un film del genere dove presenta molti dialoghi la recitazione degli attori è fondamentale e devo dire che qui la scelta del cast è stata ottima e hanno recitato benissimo, mi sono piaciuti anche se quello che mi ha convinto meno è stato Channing Tatum.
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Qualche commento sul film che fortunatamente ho visto in originale
Film non leggerissimo per il fatto che dura circa 2 ore e 50 minuti e come sempre è molto crudo e crudele, per circa un ora e mezza succede poco niente di azione ma sono quasi tutti dialoghi che il tutto serve per preparare il terreno dei 7 personaggi, comunque i dialoghi non annoiano e sono molto grezzi, diretti e graffianti.
In un film del genere dove presenta molti dialoghi la recitazione degli attori è fondamentale e devo dire che qui la scelta del cast è stata ottima e hanno recitato benissimo, mi sono piaciuti anche se quello che mi ha convinto meno è stato Channing Tatum.
Il film cambia direzione narrativa diventando più avvincente dopo l’ora e mezza quando c’è un colpo di scena (non che prima non ce ne siano stati), bello anche il fatto che il film torna indietro di qualche minuto con il narratore che rispiega la sequenza da un’altro punto di vista (passaggio chiave).
Come sempre il film viene diviso in capitoli, musiche perfette (Morricone), fotografia bellissima (girato in 70mm) e su questo Tarantino non delude mai, trama come sempre intrecciata con un finale col botto.
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