nonhosonno2015
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venerdì 12 febbraio 2016
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tarantino non ai suoi livelli
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Film visionato nella versione estesa di 187 minuti in pellicola 70mm con non altissime aspettative e direi che sono state rispettate.
Nel complesso un buon film. Il cast, ottimo, sono i fedelissimi di Quentin, la sceneggiatura è convincente nonostante sia stata modificata (per cause di forza maggiore) in corsa, i dialoghi sono prolissi e talvolta estenuanti, splatter onnipresente. Insomma tutti gli ingredienti richiesti per sfornare un film di Tarantino.
Per quanto mi riguarda ho trovato la prima parte del film abbastanza noiosa, ma utile per caratterizzare bene i personaggi. Fase centrale molto accesa e finale coerente.
Samuel L. Jackson spicca per bravura sugli altri. Kurt Russel, comunque credibile nel suo ruolo, non mi ha convinto.
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Film visionato nella versione estesa di 187 minuti in pellicola 70mm con non altissime aspettative e direi che sono state rispettate.
Nel complesso un buon film. Il cast, ottimo, sono i fedelissimi di Quentin, la sceneggiatura è convincente nonostante sia stata modificata (per cause di forza maggiore) in corsa, i dialoghi sono prolissi e talvolta estenuanti, splatter onnipresente. Insomma tutti gli ingredienti richiesti per sfornare un film di Tarantino.
Per quanto mi riguarda ho trovato la prima parte del film abbastanza noiosa, ma utile per caratterizzare bene i personaggi. Fase centrale molto accesa e finale coerente.
Samuel L. Jackson spicca per bravura sugli altri. Kurt Russel, comunque credibile nel suo ruolo, non mi ha convinto. Brava la Leigh e bravo anche Tim Roth, nonostante il suo personaggio sia piuttosto secondario e cerchi troppo di ricalcare le orme di King Schultz di Django Unchained (obiettivo fallito).
A mio modesto parere, nella filmografia di Tarantino è uno dei minori, anche se dovrò rivederlo col passare del tempo per poter dare un giudizio definitivo. Sicuramente lo preferisco a Grindhouse e Jackie Brown, che comunque è un buon film.
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paolp78
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venerdì 12 febbraio 2016
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estenuante
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Non sono un fan accanito di Tarantino, ma il suo cinema mi piace: se infatti scorro i titoli dei suoi film mi accorgo di averli visti tutti; e mi accorgo che, qualcuno più e qualcuno meno, mi sono piaciuti tutti, eccetto “Le Iene”.
“The Hateful Eight” mi ha annoiato molto e francamente non mi è piaciuto affatto. Credo sia molto simile proprio all’altro film di Tarantino che non ho gradito, “Le Iene”. Trovo molte similitudini: il numero elevato di coprotagonisti; l’unico e ristretto ambiente dove si svolge la gran parte del film; l’identità nascosta del “complice” o “infiltrato” che deve saltare fuori ecc.
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Non sono un fan accanito di Tarantino, ma il suo cinema mi piace: se infatti scorro i titoli dei suoi film mi accorgo di averli visti tutti; e mi accorgo che, qualcuno più e qualcuno meno, mi sono piaciuti tutti, eccetto “Le Iene”.
“The Hateful Eight” mi ha annoiato molto e francamente non mi è piaciuto affatto. Credo sia molto simile proprio all’altro film di Tarantino che non ho gradito, “Le Iene”. Trovo molte similitudini: il numero elevato di coprotagonisti; l’unico e ristretto ambiente dove si svolge la gran parte del film; l’identità nascosta del “complice” o “infiltrato” che deve saltare fuori ecc.
È una pellicola Tarantiniana all’ennesima potenza: dialoghi estenuanti e prolissi e scene truculente. Le seconde funzionano; i primi viceversa risentono dell’unico ambiente in cui si svolge la scena, che accentua l’effetto asfissiante e soporifero dei dialoghi (stesso difetto de “Le Iene”). Anche la durata eccessiva della pellicola non aiuta: quest’ultima scelta pare davvero inspiegabile, visto che tutte le caratteristiche della sceneggiatura consigliavano una durata ben più contenuta (“Le Iene” dura poco più di un’ora e mezzo, questo quasi il doppio). Se fosse stato accorciato di mezz’ora non avrebbe perso niente e si sarebbe salvato un po’.
Altra pecca è quella di aver scelto il genere western, che classicamente vuole poche chiacchiere. Il precedente Django aveva funzionato bene, nonostante lo stile tarantiniano. Questo viceversa è insostenibile. Non si può girare un western dentro una stanza e con tutte quel parlato! I dialoghi dei capolavori western si caratterizzavano per frasi lapidarie e sguardi fulminanti (che dicono più di mille parole e suscitano emozioni vere). Il paragone con capolavori del genere è impietoso (mi sovviene, perché anch’essa ambientata dentro un emporio, la scena finale de “Il cavaliere della valle solitaria” … tutt’altro film! Un vero capolavoro, da brividi).
In definitiva, nonostante lo sforzo autoriale che va riconosciuto, resta un film non riuscito, che stanca a morte e non riesce mai a coinvolgere ed emozionare in modo profondo ed autentico.
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aigle des alpes
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venerdì 12 febbraio 2016
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un tarantino atipico
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Premetto di essere arrivato al cinema con aspettative basse visto il battage della critica sul fatto che si trattarebbe di uno dei peggiori film di Tarantino, sul fatto che il finale è eccessivamente dilatato e sulla lunghezza eccessiva del film nel suo complesso. Sulla base di queste premesse sono quindi riuscito a godermi tutti gli altri aspetti positivi e ad essere soddisfatto del film. Le cose che più mi hanno stupito sono state l'atipicità dei dialoghi, con un ritmo molto lento rispetto alla tipica frizzante dialettica tarantiniana e la mancanza di quegli attimi surreali (il dialogo su Like a Virgin di Le iene o la scena sulla cucitura dei cappucci in Django) che si ritrovano un filo solo nei momenti splatter, quelli sì tutti tarantiniani e a mio avviso persino più efficaci del solito.
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Premetto di essere arrivato al cinema con aspettative basse visto il battage della critica sul fatto che si trattarebbe di uno dei peggiori film di Tarantino, sul fatto che il finale è eccessivamente dilatato e sulla lunghezza eccessiva del film nel suo complesso. Sulla base di queste premesse sono quindi riuscito a godermi tutti gli altri aspetti positivi e ad essere soddisfatto del film. Le cose che più mi hanno stupito sono state l'atipicità dei dialoghi, con un ritmo molto lento rispetto alla tipica frizzante dialettica tarantiniana e la mancanza di quegli attimi surreali (il dialogo su Like a Virgin di Le iene o la scena sulla cucitura dei cappucci in Django) che si ritrovano un filo solo nei momenti splatter, quelli sì tutti tarantiniani e a mio avviso persino più efficaci del solito. Direi quindi l'ennesimo omaggio di Tarantino ad un certo cinema che è a sua volta grande cinema.
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florentin
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venerdì 12 febbraio 2016
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"il cinema di tarantino o si ama o si odia".
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Frase a effetto. Ma insomma non proprio vera. C'è sempre il grigio come nella vita. A me, sebbene con qualche ovvia riserva, piace(va) il Tarantino delle Iene, di Pulp Fiction, Bastardi senza Gloria, Django Unchained, ma in questo suo ultimo lavoro l'ho trovato come ho già qui scritto ripetitivo e un po' usurato -a parte naturalmente la super-fotografia.
Del resto altri registi e pure di eccelsa caratura non sono mai riusciti a mantenere l'eccellenza o l'alta qualità in modo perenne. Di nomi ce ne sarebbero tanti, su tutti cito il grandissimo Chaplin che poi però fece "La contessa di Honk Kong" dove erano in tre grossissimi 'calibri' in quel film: Marlon Brando e Sophia Loren, e lui Chaplin come 'director'.
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Frase a effetto. Ma insomma non proprio vera. C'è sempre il grigio come nella vita. A me, sebbene con qualche ovvia riserva, piace(va) il Tarantino delle Iene, di Pulp Fiction, Bastardi senza Gloria, Django Unchained, ma in questo suo ultimo lavoro l'ho trovato come ho già qui scritto ripetitivo e un po' usurato -a parte naturalmente la super-fotografia.
Del resto altri registi e pure di eccelsa caratura non sono mai riusciti a mantenere l'eccellenza o l'alta qualità in modo perenne. Di nomi ce ne sarebbero tanti, su tutti cito il grandissimo Chaplin che poi però fece "La contessa di Honk Kong" dove erano in tre grossissimi 'calibri' in quel film: Marlon Brando e Sophia Loren, e lui Chaplin come 'director'... tutti che poi visti sullo schermo sembravano essere stati lì di passaggio. In un film di cui forse anch'essi stessi alla fine si vergognarono (almeno un po', spero).
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ghostwolf
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venerdì 12 febbraio 2016
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film inutile
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Sono fan del regista statunitense da una decina d'anni, da quando l'ho conosciuto con Kill Bill, amore a prima vista, per poi scoprire tutto il suo catalogo cinematografico che ho da subito apprezzato in toto eccetto Pulp Fiction, paradossalmente l'unico dei film di Tarantino che non mi piace, almeno fino ad oggi pensavo fosse l'unico suo film a non piacermi...
Esco stasera dal cinema dopo aver visto The Hatefull Eight ; ci sono da fare delle premesse :
- fotografia stupenda
- regia eccezionale
- scenari fantastici
- colonna sonora da vero Morricone come il compositore italiano non osava da tempo
Ma il film dov'è?
Parliamo prima dei suoi film precedenti e doveroso è il paragone con "Bastardi senza gloria" e "Django", primi film di quella "trilogia della vendetta" che è stata completata proprio con the Hatefull Hate : personalmente ho adorato il primo film (che possiedo in blu ray), che ogni tanto sento l'esigenza di rivedere; mi è abbastanza piaciuto "Django" che già al tempo dell'uscita nelle sale cinematografiche ho trovato di intensità inferiore al primo film della cosidetta "trilogia", poi comprai il DVD ma è ancora imballato da un paio d'anni: a differenza di "Bastardi senza gloria" non ho mai sentito l'esigenza di rivedere Django, primo indizio personale del calo netto del regista.
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Sono fan del regista statunitense da una decina d'anni, da quando l'ho conosciuto con Kill Bill, amore a prima vista, per poi scoprire tutto il suo catalogo cinematografico che ho da subito apprezzato in toto eccetto Pulp Fiction, paradossalmente l'unico dei film di Tarantino che non mi piace, almeno fino ad oggi pensavo fosse l'unico suo film a non piacermi...
Esco stasera dal cinema dopo aver visto The Hatefull Eight ; ci sono da fare delle premesse :
- fotografia stupenda
- regia eccezionale
- scenari fantastici
- colonna sonora da vero Morricone come il compositore italiano non osava da tempo
Ma il film dov'è?
Parliamo prima dei suoi film precedenti e doveroso è il paragone con "Bastardi senza gloria" e "Django", primi film di quella "trilogia della vendetta" che è stata completata proprio con the Hatefull Hate : personalmente ho adorato il primo film (che possiedo in blu ray), che ogni tanto sento l'esigenza di rivedere; mi è abbastanza piaciuto "Django" che già al tempo dell'uscita nelle sale cinematografiche ho trovato di intensità inferiore al primo film della cosidetta "trilogia", poi comprai il DVD ma è ancora imballato da un paio d'anni: a differenza di "Bastardi senza gloria" non ho mai sentito l'esigenza di rivedere Django, primo indizio personale del calo netto del regista.
"Bastardi senza gloria" ha quelle tarantinate che tutti i suoi fan adorano, dialoghi fine a se stessi, incompiuti o criptici o particolarmente acuti, improvvise sparatorie e momenti splatter, ironia violenta e violenza esagerata, tutti aspetti inseriti in una trama solida, una sceneggiatura ben fatta e con uno scopo del film che comunque rimane al di sopra delle pure tarantinate (così come accadeva in Le Iene e Kill Bill) .
"Django" ancora tiene, meno tarantinate, meno acutezza ma reggono la trama ed il messaggio del film che rimane ancora al di sopra, a far da filo conduttore, agli autoesercizi di stile tipici di Tarantino.
The Hatefull Eight manca invece proprio della trama, di un legame tra i personaggi del film che non sia soltanto la sopravvivenza all'interno dell'Emporio, praticamente non c'è uno scopo del film, e non c'è neppure nella forma lievissima e velata con cui si poteva scorgere in "Le iene": in "The Hatefull Eight" ci sono le classiche tarantinate, ci sono i dialoghi alla Tarantino (e per quanto mi riguarda quelli di The Hatefull Eight sono i dialoghi più inutili, meno acuti e meno ironici di tutta la cinematografia del registra), ci sono le autocitazioni dagli altri film (ma a questo punto viene da chiedersi che senso abbiano), ci sono le scene splatter (...fini a se stesse e sempre più cruente, e anche qui vengono da porsi delle domande...). Ma non c'è un senso al di sopra delle singole vicende dei personaggi .
Ho adorato le tarantinate a 20 anni, a 25 anni, in film che, tarantinate a parte, avevano un senso: ora a 32 anni perchè dovrebbe piacermi un film che senso non ha se non quello di un'autocelebrazione del regista fine a se stessa?
Se vi hanno colpito la genialità del tenente interpretato da Brad Pitt in "Bastardi senza gloria" e l'epica vendetta della ragazza ebrea culminata nella strage nel cinema, se vi ha colpito l'epopea di Django, cosa vi è rimasto da "The Hatefull Eight" ? A me nulla .
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lestat85
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venerdì 12 febbraio 2016
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noioso...
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Mi aspettavo un film alla Tarantino: scorrevole, ricco di colpi di scena e suspance.
Invece ho visto un film lento, dialoghi superflui, scene ripetitive e scontate che preannunciano con anticipo cosa succederá. La prima ora passa(parolone) tra piatti dialoghi nella carrozza senza dire nulla di concreto, un'altra mezz'ora, all'arrivo al rifugio, passata a vedere passo dopo passo come fare il caffè e mettere i cavalli nella stalla e ( SOB,siamo giá a metá film)!
Dopo tanta calma mi sarei aspettato un finale scoppiettante e invece molto prevedibile, non mi riferisco di certo al fatto che muoiano tutti (classico di Tarantino), ma alla trama messa su che viene spiegata chiaramente durante il film con addirittura un flash back che lascia ben poco all'immaginazione annunciando ciò che sta per accadere.
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Mi aspettavo un film alla Tarantino: scorrevole, ricco di colpi di scena e suspance.
Invece ho visto un film lento, dialoghi superflui, scene ripetitive e scontate che preannunciano con anticipo cosa succederá. La prima ora passa(parolone) tra piatti dialoghi nella carrozza senza dire nulla di concreto, un'altra mezz'ora, all'arrivo al rifugio, passata a vedere passo dopo passo come fare il caffè e mettere i cavalli nella stalla e ( SOB,siamo giá a metá film)!
Dopo tanta calma mi sarei aspettato un finale scoppiettante e invece molto prevedibile, non mi riferisco di certo al fatto che muoiano tutti (classico di Tarantino), ma alla trama messa su che viene spiegata chiaramente durante il film con addirittura un flash back che lascia ben poco all'immaginazione annunciando ciò che sta per accadere.
Davvero molto noioso.
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biso 93
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giovedì 11 febbraio 2016
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crudo, cupo, indigesto e....politico
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Tra i film di Q.T. The Hateful Eight e' quello in cui ho remuginato di piu', e tutt'ora mi trovo in difficolta' a valutarlo anche perche' ritengo che sia il suo film piu' personale e intimo, in cui per la prima volta(forse) il regista ha voluto dire la sua, sul mondo e in particolare sull'america e la sua societa'. Per certi versi potrebbe essere il suo miglior film ma per altri punti di vista e' meno azzeccato di altri, BSG per me rimane il suo masterpiece. La mia valutazione di 4 stelle riguarda la mia difficolta' nel valutarlo. Il film ha le carte in regola per essere molto riconsiderato con il passare del tempo. Tarantino riunisce un cast di ottimi attori e da vita ad un western crudo e cupo, a tinte gialle e un po horror, in cui la violenza e' espressa in tutte le sue forme e qui e' espressa in modo piu' crudele e meno ironicamente che in altri suoi film.
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Tra i film di Q.T. The Hateful Eight e' quello in cui ho remuginato di piu', e tutt'ora mi trovo in difficolta' a valutarlo anche perche' ritengo che sia il suo film piu' personale e intimo, in cui per la prima volta(forse) il regista ha voluto dire la sua, sul mondo e in particolare sull'america e la sua societa'. Per certi versi potrebbe essere il suo miglior film ma per altri punti di vista e' meno azzeccato di altri, BSG per me rimane il suo masterpiece. La mia valutazione di 4 stelle riguarda la mia difficolta' nel valutarlo. Il film ha le carte in regola per essere molto riconsiderato con il passare del tempo. Tarantino riunisce un cast di ottimi attori e da vita ad un western crudo e cupo, a tinte gialle e un po horror, in cui la violenza e' espressa in tutte le sue forme e qui e' espressa in modo piu' crudele e meno ironicamente che in altri suoi film. Una sceneggiatura eccelsa racchiude 8 bastardi in un emporio nei boschi innevati del wyoming visto l'imminente bufera in arrivo. E' riuscito a portare il teatro nel cinema, utilizzando all'estremo le sue ideologie cinematografiche come i dialoghi, qui protagonisti assoluti. Girato in 70mm e lungo 3 ore, the hateful eight ti prende e ti percuote, ti disturba e ti stanca, poiche' e' un po prolisso in alcuni punti ma non e' per niente noioso. Citazioni presenti ma in minor quantita', musiche di morricone molto belle, riciclate in parte dalla Cosa di John Carpenter, film qui omaggiato. Un tarantino maturo, sperimentale e polemico, non per tutti ma non per questo di minor qualita'.
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catcarlo
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giovedì 11 febbraio 2016
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the h8ful 8
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Anche se è citazionista fin dal titolo (8½ di Fellini), il nuovo film di Quentin Tarantino va guardato – come del resto i suoi predecessori – per sè così da poter apprezzare appieno la capacità del regista di saper integrare gli spunti altrui nella propria visione cinematografica. Se la consistenza di quest’ultima fosse di poco valore, il patchwork di ispirazioni finirebbe per risolversi in uno sconclusionato accumulo invece di riuscire a tenere sulla corda lo spettatore per tre ore malgrado l’impianto quasi teatrale in cui le chiacchiere sono per lungo tratto più importanti dell’azione. Come nel lavoro precedente, il cineasta di Knoxville parte dal western e poi divaga: là c’erano la blaxploitation e il melodramma sudista, qui se l’ispirazione prende le mosse dal cinema horror ben presto ci si sposta nei territori del giallo e del noir in cui si dipana la mortale partita a scacchi (o, visti il tempo e i luoghi, a poker) tra i protagonisti.
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Anche se è citazionista fin dal titolo (8½ di Fellini), il nuovo film di Quentin Tarantino va guardato – come del resto i suoi predecessori – per sè così da poter apprezzare appieno la capacità del regista di saper integrare gli spunti altrui nella propria visione cinematografica. Se la consistenza di quest’ultima fosse di poco valore, il patchwork di ispirazioni finirebbe per risolversi in uno sconclusionato accumulo invece di riuscire a tenere sulla corda lo spettatore per tre ore malgrado l’impianto quasi teatrale in cui le chiacchiere sono per lungo tratto più importanti dell’azione. Come nel lavoro precedente, il cineasta di Knoxville parte dal western e poi divaga: là c’erano la blaxploitation e il melodramma sudista, qui se l’ispirazione prende le mosse dal cinema horror ben presto ci si sposta nei territori del giallo e del noir in cui si dipana la mortale partita a scacchi (o, visti il tempo e i luoghi, a poker) tra i protagonisti. Lo stesso autore ha indicato ne ‘La cosa’ (da cui Morricone recupera un brano per una colonna sonora bella ma non invadente) l’influenza principale e certo c’è molto dei temi cari a Carpenter in un gruppo di persone che non si fidano l’una dell’altra costrette a convivere per una minaccia esterna in uno spazio ristretto, ma la sceneggiatura, oltre a richiamare l’abusato ‘Dieci piccoli indiani’ (di cui riprende – attenzione, spoiler! – alla lettera il titolo originale), mostra tratti che sarebbero piaciuti all’Hitchcock più claustrofobico, magari dalle parti di ‘Nodo alla gola’. Al maestro inglese strizza l’occhio inoltre la narrazione di Tarantino medesimo con la voce sopra, specie nella sequenza del caffè che ha funzione di contrappunto a uno dei momenti di più alta tensione, ovvero il riconoscibilissimo marchio di fabbrica tarantiniano che fa seguire uno scoppio di selvaggia violenza a una lunghissima tirata in crescendo pronunciata da Samuel L. Jackson. Mentre la struttura a capitoli non si può dire una novità, sebbene in questo caso siano delimitati da didascalie laddove altrove era presente una scansione più che altro logica, colpisce che nessuno ci lasci la pelle per novanta minuti più recupero, periodo impiegato ad accumulare un’ostilità pressoché palpabile che si scatena nella seconda metà del film in cui le ragioni e i torti si incrociano e si accavallano perché tutti hanno un segreto da nascondere. Siccome però, al dilà delle divagazioni, sempre di un western si tratta, l’inizio è dedicato a una diligenza che avanza nella coltre bianca che ricopre il Colorado (i panorami sono mozzafiato): il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) sta scortando alla forca Daisy (Jennifer Jason Leigh), ma per strada è costretto a raccattare il collega Warren (Jackson) e il sedicente sceriffo Mannix (Walton Goggins). Il maltempo li costringe a riparare in un trading post dove si sono rifugiati altri quattro figuri, tra i quali l’ex generale sudista Smithers (Bruce Dern) e un sussiegoso ometto che si dice di professione boia (Tim Roth evidenzia il richiamo al clima paranoico de ‘Le iene’). La circostanza che a gestire la locanda non sia la consueta padrona, ma il messicano Bob (Demian Bichir), fa nascere qualche dubbio a Warren, ma è una scelta obbligata adattarsi a trascorrere assieme una notte assai movimentata. L’intera vicenda si svolge infatti nel giro di ventiquattr’ore, incluso l’ampio flashback che occupa il quarto segmento consentendo di allacciare un po’ di fili; presenza un po’ ingombrante, ma capace di lasciare il fiato sospeso pur sapendo ciò che sta per accadere, oltre a regalare al bel faccino di Channing Tatum un ruolo di efferato sadismo. Se il racconto funziona, il merito va condiviso con le immagini che lo illustrano, grazie alla fotografia di Bob Richardson e al montaggio di Fred Raskin: se i bianchi esterni affascinano a partire dall’innevato crocifisso d’apertura, l’ambientazione in un’unica, grande stanza è realizzata con un utilizzo davvero ammirevole degli spazi e delle inquadrature – peccato solo che le riprese siano state effettuate in 70mm e nelle sale normali qualcosa vada perso. Alla parte visiva si possono ascrivere i migliori fra gli spunti dell’abituale umorismo più o meno urticante, dal capitombolo nella neve di Ruth e Warren al punching-ball in cui il bounty killer trasforma il viso della sua prigioniera, dalla porta senza chiavistello al cesso lontano nella tormenta, mentre un discorso particolare merita la lettera di Lincoln. In aggiunta al costituire il filo rosso che percorre la trama, la missiva sottolinea di nuovo il critico punto di vista del regista sulla storia del suo Paese, in cui ha notevole rilievo la questione del razzismo: la stolida rozzezza mentale dell’uomo bianco, specie dei sudisti Mannix e Smithers, rende quasi sopportabile la vendetta di Warren sul figlio di quest’ultimo, episodio di pura ferocia al netto dello humour nero che ne caratterizza lo svolgimento. Alle prese con personaggi dotati di un variegato livello di sgradevolezza, gli attori brillano per convinzione e affiatamento, sia tra i fedelissimi sia tra i nuovi arrivati: se Jackson domina la scena con il consueto tocco di gigioneria (per la prima volta ha il nome più alto in cartellone), va sottolineata almeno la prova di Jennifer Jason Leigh costretta a imbruttirsi nei panni di un personaggio che si va definendo nella sua centralità con il procedere della storia.
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flaw54
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giovedì 11 febbraio 2016
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niente di nuovo
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Il solito Tarantino. Una buona idea di fondo, accompagnata da belle riprese e da un montaggio brillante, viene vanificata dall' eccessiva lentezza con dialoghi dilatati fino all'inverosimile e da una conclusione in stile puramente tarantiniano, ma già vista e rivista. Una sottile trama gialla riesce a tenere lo spettatore in sintonia per una certa parte del film e a seguire gli otto o meglio dieci personaggi della vicenda, ma non fa raggiungere mai la tensiine presente per esempio in 10 piccoli indiani. Una sorta di Le iene rivisitato in salsa western e proprio l'ovest innevato rappresenta forse la parte più affascinante del film. Bene Samuel Jackson e Kurt Russel con una nota di demerito per Tim Roth eccessivo e fuori parte e perJennifer Jason Leigh, una sorta di Carrie in salsa western.
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Il solito Tarantino. Una buona idea di fondo, accompagnata da belle riprese e da un montaggio brillante, viene vanificata dall' eccessiva lentezza con dialoghi dilatati fino all'inverosimile e da una conclusione in stile puramente tarantiniano, ma già vista e rivista. Una sottile trama gialla riesce a tenere lo spettatore in sintonia per una certa parte del film e a seguire gli otto o meglio dieci personaggi della vicenda, ma non fa raggiungere mai la tensiine presente per esempio in 10 piccoli indiani. Una sorta di Le iene rivisitato in salsa western e proprio l'ovest innevato rappresenta forse la parte più affascinante del film. Bene Samuel Jackson e Kurt Russel con una nota di demerito per Tim Roth eccessivo e fuori parte e perJennifer Jason Leigh, una sorta di Carrie in salsa western. Tarantino dovrebbe secondo me calcare altre strade, ma forse la sua originalità si è stemperata in una monotona ripetitività.
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sinopis
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giovedì 11 febbraio 2016
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il dramma nel suo scadere nel grottesco
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Schizzi di sangue a dismisura e da ogni parte del corpo, sangue anche copiosamente vomitato , castrazione, impiccagione di una donna, nudo integrale maschile in una scrna protratta inutilmente sino a traformala in una esibizione gratuta, fellatio imposta con violenza ad un bianco da un uomo di colore. Il tutto per rendere forse "piccante" una trama semplice semplice. In molti punti la volgarità ha assunto i toni tipici dello spettacolo da baraccone tutto giocato sulla messa in scena. Inquadrature ottime, luci quasi perfette, nel mio caso la definizione lasciava a desiderare ma non so a chi attribuire questo problema.
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Schizzi di sangue a dismisura e da ogni parte del corpo, sangue anche copiosamente vomitato , castrazione, impiccagione di una donna, nudo integrale maschile in una scrna protratta inutilmente sino a traformala in una esibizione gratuta, fellatio imposta con violenza ad un bianco da un uomo di colore. Il tutto per rendere forse "piccante" una trama semplice semplice. In molti punti la volgarità ha assunto i toni tipici dello spettacolo da baraccone tutto giocato sulla messa in scena. Inquadrature ottime, luci quasi perfette, nel mio caso la definizione lasciava a desiderare ma non so a chi attribuire questo problema. Ogni altra parola in più servirebbe solo a dare importanza a questo film che, a mio parere, sarebbe da dimenticare.
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