fosforo
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domenica 14 febbraio 2016
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profonda noia
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Sinceramente mi aspettavo un film diverso. Ciò che però mi ha deluso di più, pensando al cinema di Tarantino, è stata la noia profonda che mi ha accompagnato per tutta la durata del film. Personaggi che dialogano come in una pièce teatrale. Battute inconcludenti, ripetizioni ad iosa. Tutto ciò immerso nella claustrofobica ambientazione di un grande capanno sotto la tormenta. Non succede quasi nulla. Dopo quasi 3 ore di film è tanto se non mi sono assopito al rumore incessante del vento dello Wyoming
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(di gabri66)
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mauridal
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domenica 14 febbraio 2016
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quegli otto anzi nove carogne di film
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THE HATEFUL EIGHT un Film di Quentin Tarantino USA 2015
Quando un titolo di un film evoca e riporta alla memoria altri titoli, altre storie altri film che pure sono rimasti impressi nell'immaginario tuo e di moltri altri,allora fin dal titolo puoi capire che c'è qualcosa d'interessante da vedere ,da scoprire. Quando il regista del film , è anche l'autore della storia , e quindi colui che ha voluto evocare fin dal titolo altro dalla sua opera, e quando il regista è Quentin Tarantino , onnivoro della Cinematografia, allora possiamo stare tranquilli , il film è già qualcosa di buono. Dunque , contando i titoli di film di genere dai Quattro dell'Ave Maria, i quattro dell'Apocalisse , i Sette uomini d'oro, quella sporca dozzina, i sette samurai, i magnifici sette, i sei della grande rapina, e soprattutto , i Dieci piccoli indiani di Renè Clair, i tredici assassini e via , si arriva ai nostri otto detestabili, di Tarantino ma che alla fine dei conti sono in tutto ,nove carogne e non è poco! Basterebbe questo, per fare letteralmente i conti ! con un geniale regista americano che realizza film western saccheggiando i precedenti storici alla Ford per intenderci ma anche dagli spaghetti western italiani.
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THE HATEFUL EIGHT un Film di Quentin Tarantino USA 2015
Quando un titolo di un film evoca e riporta alla memoria altri titoli, altre storie altri film che pure sono rimasti impressi nell'immaginario tuo e di moltri altri,allora fin dal titolo puoi capire che c'è qualcosa d'interessante da vedere ,da scoprire. Quando il regista del film , è anche l'autore della storia , e quindi colui che ha voluto evocare fin dal titolo altro dalla sua opera, e quando il regista è Quentin Tarantino , onnivoro della Cinematografia, allora possiamo stare tranquilli , il film è già qualcosa di buono. Dunque , contando i titoli di film di genere dai Quattro dell'Ave Maria, i quattro dell'Apocalisse , i Sette uomini d'oro, quella sporca dozzina, i sette samurai, i magnifici sette, i sei della grande rapina, e soprattutto , i Dieci piccoli indiani di Renè Clair, i tredici assassini e via , si arriva ai nostri otto detestabili, di Tarantino ma che alla fine dei conti sono in tutto ,nove carogne e non è poco! Basterebbe questo, per fare letteralmente i conti ! con un geniale regista americano che realizza film western saccheggiando i precedenti storici alla Ford per intenderci ma anche dagli spaghetti western italiani. Questo film comunque lo si voglia definire , Pulp, ultra splatter, rimane una pietra miliare tarantiniana che per il suo pubblico è una vera goduria. Intanto vengono rispettate tutte le regole del genere , i personaggi sono tutti particolarmente appropriati , tutti cattivi, vere carogne ma anche in fondo buoni il maggiore Warren soldato rinnegato , capolavoro di Samuel Jackson , amico di penna di Lincoln, vuole difendere la causa dei negri come pure l'impiccatore Ruth , che addirittura si commuove a leggere la presunta vera lettera di Lincoln al caro amico Warren che per un caffè avvelenato non può portare a conclusione la sua missione, cioè impiccare la ingloriosa bastarda Daisy -lady macbettiana che sarà alla base di tutto il massacro finale , canonico stallo messicano. A proposito di questo L'ironia del cartello affisso all'interno dell'emporio- stazione di Minnie per le diligenze in sosta, verso la mitica Red Rock luogo irragiungibile da buoni e cattivi, recitava : vietato l'ingresso ai cani e ai messicani, ora Tarantino qui si conferma un vero son of a bitch, non può sfuggire infatti che , amico e a volte collaboratore dei suoi film è il regista messicano Rodriguez,sodale nello stile cinema” pulp” ma questo ci conferma l'anima goliardica di Quentin che non può fare a meno di inserire scene e dialoghi estremi pur di scandalizzare o nauseare il pubblico. Il finale del film è degno della frase che recita :tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano. E così in fondo riscatta in parte La Daisy che muore sì penzolando ad un cappio e tuttavia i tirapiedi sono peggio di lei. Dunque Tra le righe per tutto il film si intravvede un messaggio para politico di Tarantino : la questione dei nigger, ovvero il razzismo che è ancora irrisolto in America , e in questo western al posto del duello finale , vi è un regolamento di conti tra l'ex generale confederato Smithers razzista e il maggiore nero unionista Warren, e la questione della giustizia , intesa come giuste leggi da applicare ad una società democratica come gli Usa , il discorso del boia di Red Rock è significativo, lui esercita il mestiere di boia, in nome della legge, oggi ammazzo te, domani l'altro , ma senza coinvolgimento, lui fa il boia senza passione. Da qui la conclusione che la giustizia si applica senza passione, altrimenti corre il rischio di non essere giusta. Ma quel boia è anche un assassino e su di lui pende una taglia che nessuno potrà incassare . L'unico che si potrà salvare come il buono , è il sedicente sceriffo Mannix che non prende accordi con nessuno dei fuorilegge tranne che con il negro, il maggiore Warren, ed insieme pur colpiti a morte nella sparatoria finale, impiccheranno la detestabile Daisy , leggendo con nostalgia le ultime righe della mitica lettera del presidente Lincoln all'amico Warren. Cos'altro si può concludere, se non che bere un caffè a volte è fatale, ma che le ingiustizie razziali, sociali e d umane non si risolvono neanche con le pallottole. P.S. Il doppiaggio in italiano, non rende, la vera natura del linguaggio slang crudo dei personaggi. ( MAURIDAL )
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cinemalove
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domenica 14 febbraio 2016
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e' tarantino bellezza.. e non puoi farci niente
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Tra i pochi registi a mantenere e manifestare la sua personalità ad ogni film. Tarantino sforna l'ottavo e per quanto simile e riconducibile ai precedenti sette, aggiunge colore e crea sfumature ulteriori al genere. La prima metà è la meticolosa preparazione alla vera messa in scena, che avviene puntuale e ritmata dal quarto capitolo sino alla conclusione. Il risultato, senza svelare dettagli in più, è l'ennesima perla da annoverare al buon Quentin. Decisamente una delle sue pelliole migliori.
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midnight
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sabato 13 febbraio 2016
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gli otto di tarantino…..
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Tarantino non si smentisce nemmeno questa volta, un film ricco di suspance, scene non scontate, forse un po’ troppo sangue ma in questo western tutto è permesso.
Un cast eccezionale, ogni protagonista riesce ad esprimere il proprio personaggio in modo unico, non c’è chi prevale.
Sono otto delinquenti della peggior specie, bloccati da una tempesta di neve in una locanda in mezzo alle montagne ….. dove tutto può accadere….
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melania
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sabato 13 febbraio 2016
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film noioso ed eccessivamente violento
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non amo molto i film di Tarantino ma questo ha superato ogni immaginazione.mi chiedo qual è il senso di tanta violenza,di tanti orribili massacri e infiniti spargimenti di sangue fino all'inverosimile.non ne vedo il senso!Sono rimasta fino alla fine di malavoglia,disgutata da quei visi ricoperti di pomodoro,da quei corpi uccisi a ogni piè sospinto...
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asdrubale03
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sabato 13 febbraio 2016
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è tornato tarantino!!
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L'ottavo film del grande Quentin Tarantino, "the hateful eight", è un film che , alla fine della sua visione , ti lascia qualcosa, ovvero è un film che non si scorda facilmente.La pellicola non è tra le migliori di Tarantino ma questo non vuol dire che non sia un gran bel film.La regia è fantastica e le interpretazioni da parte di Kurt Russell e Samuel L.Jackson sono superbe per me anche da Oscar, un po' meno da Oscar è invece l'interpretazione di Jennifer Jason Leigh la quale non l'ho trovata particolarmente significativa.Inoltre il film gode di un incredibile colonna sonora da parte dell'italiano Ennio Morricone,quest'anno candidato all'Oscar.
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L'ottavo film del grande Quentin Tarantino, "the hateful eight", è un film che , alla fine della sua visione , ti lascia qualcosa, ovvero è un film che non si scorda facilmente.La pellicola non è tra le migliori di Tarantino ma questo non vuol dire che non sia un gran bel film.La regia è fantastica e le interpretazioni da parte di Kurt Russell e Samuel L.Jackson sono superbe per me anche da Oscar, un po' meno da Oscar è invece l'interpretazione di Jennifer Jason Leigh la quale non l'ho trovata particolarmente significativa.Inoltre il film gode di un incredibile colonna sonora da parte dell'italiano Ennio Morricone,quest'anno candidato all'Oscar.Voto 8/10
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dhany coraucci
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sabato 13 febbraio 2016
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dopo i magnifici 7, gli odiosi 8
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Dopo i magnifici 7, gli odiosi 8: non si può dire che Tarantino non ci avesse avvertito. Un’inaspettata gentilezza da parte sua, considerando che dal vivo è antipatico forte (ho avuto l’occasione di incontrarlo). Non si può nemmeno dire che questa sua ultima fatica non replichi in tutto e per tutto il suo (ormai prevedibile) stile: discorsi prolissi e poi un bel massacro finale, condito con ettolitri di salsa al pomodoro (o al ragù? I pezzetti di cervello abbondano). Mi fa sorridere ripensare al discorso che ha fatto sul palcoscenico del Golden Globe, mentre riceveva il premio per la colonna sonora in vece di Ennio Morricone: quanto si è profuso in complimenti e prodigato in lodi nei confronti del nostro amato compositore, quando alla musica, nel suo film, è dedicato il lasso di tempo più ristretto a cui abbia mai assistito (e udito).
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Dopo i magnifici 7, gli odiosi 8: non si può dire che Tarantino non ci avesse avvertito. Un’inaspettata gentilezza da parte sua, considerando che dal vivo è antipatico forte (ho avuto l’occasione di incontrarlo). Non si può nemmeno dire che questa sua ultima fatica non replichi in tutto e per tutto il suo (ormai prevedibile) stile: discorsi prolissi e poi un bel massacro finale, condito con ettolitri di salsa al pomodoro (o al ragù? I pezzetti di cervello abbondano). Mi fa sorridere ripensare al discorso che ha fatto sul palcoscenico del Golden Globe, mentre riceveva il premio per la colonna sonora in vece di Ennio Morricone: quanto si è profuso in complimenti e prodigato in lodi nei confronti del nostro amato compositore, quando alla musica, nel suo film, è dedicato il lasso di tempo più ristretto a cui abbia mai assistito (e udito). Del resto parlano sempre, gli odiosi 8, non c’è spazio per nient’altro. Quasi tre ore di chiacchiere con la (finta) bufera che fa da sottofondo, non si può dire che non si sia arrivati alla scena finale con una certa apprensione (e liberazione!). Tenta, Tarantino, di alleggerire il mattone infarcendo la storia con sfiziosi capitoli: per fortuna, quelli, sono meno di otto. Probabilmente sono l’unica, ma mi sono un po’ rattristata per Jennifer J. Leigh, lei, la mia Dorothy Parker preferita (Mrs Parker e il circolo vizioso, 1994); nonostante abbia detto che questo sia stato un ruolo che l’ha emozionata, a me, vederla così, in una ridicola versione de L’esorcista mi ha fatto pensare, e spero di sbagliarmi, che ultimamente non deve avere avuto grandi registi a corteggiarla.
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montecristo76
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sabato 13 febbraio 2016
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tarantino che è successo???
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Mentre scrivo la presente recensione sono in sala a più di metà del fiilm...che dire...sto guardando il solito film strepitoso di Tatantino, di cui sono grande estimatore, o una noiosa commedia all'italiana??? Irriconoscibile, noioso, privo di suspense .... Credo che fra poco lascerò insieme alla mia compagna la sala. Quentin che ti è successo? Titolo azzeccato come non mai, l'ottavo maledetto film. Irriconoscibile. Ambientazione e scenografia di rilievo, attori di spessore ma a un certo punto la domanda nasce spontanea: " ho sbagliato sala?"
Troppi dialoghi noiosi e poca azione...statico, non si smuove, non decolla...
Mi dissocio totalmente dalle recensioni che ho letto sia dei critici che del pubblico.
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Mentre scrivo la presente recensione sono in sala a più di metà del fiilm...che dire...sto guardando il solito film strepitoso di Tatantino, di cui sono grande estimatore, o una noiosa commedia all'italiana??? Irriconoscibile, noioso, privo di suspense .... Credo che fra poco lascerò insieme alla mia compagna la sala. Quentin che ti è successo? Titolo azzeccato come non mai, l'ottavo maledetto film. Irriconoscibile. Ambientazione e scenografia di rilievo, attori di spessore ma a un certo punto la domanda nasce spontanea: " ho sbagliato sala?"
Troppi dialoghi noiosi e poca azione...statico, non si smuove, non decolla...
Mi dissocio totalmente dalle recensioni che ho letto sia dei critici che del pubblico. A malincuore vi consiglio di evitare di buttare soldi per questo film da grande estimatore di Tarantino quale mi ritengo.
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fabal
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sabato 13 febbraio 2016
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tarantino di cappa e spada
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Cinque individui diretti a Red Rock si incontrano lungo il tragitto durante una bufera di neve. C'è il maggiore Warren, ex ufficiale nordista, un cacciatore di taglie che scorta una donna ammanettata, il cocchiere O.B. e il presunto nuovo sceriffo. Si rifugiano presso l'Emporio di Minnie dove soggiornano altri quattro uomini. Isolati per via della neve, i nove (o otto) iniziano un intenso gioco delle parti, in cui ognuno dubita dell'identità dell'altro.
L'ottavo film di Tarantino riprende il tratto western dell'ottimo Django, miscelato con l'intensità del dramma frontale de Le Iene. The Hateful può quindi vantare un doppio mordente: quello teatrale, fatto di lunghi dialoghi tra personaggi fortemente caratterizzati, e quello estetico, con la bellissima fotografia e un altrettanto efficace sonoro.
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Cinque individui diretti a Red Rock si incontrano lungo il tragitto durante una bufera di neve. C'è il maggiore Warren, ex ufficiale nordista, un cacciatore di taglie che scorta una donna ammanettata, il cocchiere O.B. e il presunto nuovo sceriffo. Si rifugiano presso l'Emporio di Minnie dove soggiornano altri quattro uomini. Isolati per via della neve, i nove (o otto) iniziano un intenso gioco delle parti, in cui ognuno dubita dell'identità dell'altro.
L'ottavo film di Tarantino riprende il tratto western dell'ottimo Django, miscelato con l'intensità del dramma frontale de Le Iene. The Hateful può quindi vantare un doppio mordente: quello teatrale, fatto di lunghi dialoghi tra personaggi fortemente caratterizzati, e quello estetico, con la bellissima fotografia e un altrettanto efficace sonoro. Il ritmo è scandito dalla suddivisione in capitoli e dalla continua alternanza sonora e visiva tra l'esterno innevato e l'interno accogliente. Con svolgimento quasi giallistico, sul filo di molti lavori di Agatha Christie. Di Trappola per Topi il film condivide la presentazione dei personaggi apparentemente separati, la progressiva scoperta dei legami reciproci, l'isolamento per via della neve. Ma gli omaggi sono soprattutto cinematografici, da Whiteout- Incubo bianco al più noto La Cosa con tanto di integrazioni della colonna sonora di Morricone.
Come in ogni film di Tarantino lo spettatore ha l’impressione di un cinema totalizzante, che vanta citazioni infinite, confezionate con una regia intensa e mai banale. The Hateful Eight non fa certo eccezione, anzi supera i predecessori: la fotografia è diretta Robert Richardson, lo stesso di Kill Bill, e soprattutto le riprese serrate (distribuite anche in una versione con pellicola da 70 millimetri) garantiscono una qualità eccelsa. Se con Django Tarantino aveva preferito il contenuto alla forma, con una vicenda toccante - meno hard boiled e chiassosa di Kill Bill, tanto per intendersi - e diversi spunti politici, The Hateful vorrebbe essere la perfetta sintesi di cappa e spada, un manifesto del duello cerebrale che vada sostituire uno splatter che ormai non sbalordisce più. Tarantino vorrebbe, insomma, maturare. E le premesse ci sono tutte, perché i mezzi non mancano e il cast offre garanzie di alto livello. Va detto, però, che i 167 minuti non sono sostenuti da una costruzione narrativa sufficientemente ingegnosa da legittimarne la durata. La trama di fatto si smarrisce quando le carte vengono scoperte, in modo brusco e per giunta rivelando l'esattezza del sospetto iniziale. The Hateful perde di fascino quando l’unico colpo di scena -che non vuole essere il punto forte del film perché un regista del calibro di Tarantino non ne ha certo bisogno – ne esclude altri. Di fatto, però, la scoperta di un intrigo tutt’altro che imprevedibile scarnifica l'interesse per un finale che si trascina in modo piuttosto snervante. Almeno per chi è avvezzo ai romanzi della Christie, la trama denota più di una debolezza.
Altro difetto è una certa disparità nella caratterizzazione dei personaggi: Jackson è quasi perfetto (anche se il suo Steven in Django per me resta imbattuto) ed ottimo è anche Tim Roth, elegante e ironico. L'espressività di Kurt Russel è invece penalizzata dai baffoni e dal tenore delle sue battute, che spesso si riducono a minacce di violenza fisica alla brava Jason Leigh, ottima antieroina dai tratti indemoniati e masochistici. Piuttosto anonimo Madsen, sul cui personaggio si ricama ben poco, e troppo caricaturale Goggins. Ben poco resta in mente di O.B. e del messicano, decisamente in secondo piano.
Resta la cornice, certamente impeccabile. Restano dialoghi in cui l’intensità teatrale prevale sul contenuto: dei monologhi tanto reclamizzati sulle labbra di Jackson se ne ricorda in particolare uno di dubbio gusto. Tarantino è sicuramente maturato, meno ruffiano e mille volte più onesto verso lo spettatore. La solita spietatezza narrativa però, entra presto in conflitto con la trama troppo classica del dramma indoor, dove un tantino di eleganza espressiva british in più (e non a caso Tim Roth sembra quello più a suo agio) non avrebbe certo guastato.
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il critico 89
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sabato 13 febbraio 2016
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originale mix tra teatro e splatter
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Anche stavolta come quasi in tutti i suoi film Tarantino stupisce e se l'originalità del film western poteva venire meno dopo il bellissimo Django (forse il suo miglior film) in The Hateful Eight è solo il periodo storico ad essere lo stesso perchè il film è completamente diverso.
Il film si divide praticamente in 2 metà:la prima parte del film è fatta tutta da dialoghi in cui conosciamo i personaggi,la seconda è sangue (tanto sangue) e proiettili ed assistiamo al colpo di scena.
La recitazione è ottima e nonostante qualcuno abbiamo criticato la prima parte del film perchè troppo noiosa e lenta devo dire invece che a mio parere è la parte che mi è piaciuta di più,un mix tra frasi crude,citazioni e momenti esilaranti.
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Anche stavolta come quasi in tutti i suoi film Tarantino stupisce e se l'originalità del film western poteva venire meno dopo il bellissimo Django (forse il suo miglior film) in The Hateful Eight è solo il periodo storico ad essere lo stesso perchè il film è completamente diverso.
Il film si divide praticamente in 2 metà:la prima parte del film è fatta tutta da dialoghi in cui conosciamo i personaggi,la seconda è sangue (tanto sangue) e proiettili ed assistiamo al colpo di scena.
La recitazione è ottima e nonostante qualcuno abbiamo criticato la prima parte del film perchè troppo noiosa e lenta devo dire invece che a mio parere è la parte che mi è piaciuta di più,un mix tra frasi crude,citazioni e momenti esilaranti.
Le quasi 3 ore di film sono volate.
Probabilmente non il miglior film di Tarantino ma sicuramente un altro suo grande film,da vedere.
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