Titolo originale | El incendio |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Juan Schnitman |
Attori | Pilar Gamboa, Juan Barberini . |
Tag | Da vedere 2015 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 4 febbraio 2019
24 ore di tensione nella vita di Lucía e Marcelo, una coppia di trentenni in procinto di acquistare una nuova casa.
CONSIGLIATO SÌ
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Lucía e Marcelo stanno per trasferirsi nella casa che hanno appena comprato e per pagare la quale si sono recati in banca e hanno prelevano un centinaio di migliaia di dollari in contanti. Un contrattempo dell'agente immobiliare, però, fa saltare l'appuntamento per completare la transizione, che viene rimandato all'indomani. Nervosi e delusi, i due fidanzati rientrano nel vecchio appartamento, tra gli scatoloni, ma la presenza dei tanti contanti, e quelle ventiquattro ore impreviste, destano, dal nulla, dubbi e tensioni che vanno aggravandosi ogni momento di più.
L'argentino Juan Schnitman, classe 1980, è al suo terzo lungometraggio ma alla prima regia in solitaria dopo un paio di co-regie, e, in un certo senso, El Incendio ha tutti i tratti di una buona opera prima, concepita per dare il massimo con il minimo degli elementi in campo.
L'impostazione è apparentemente teatrale e il cast, fatta salva qualche breve ma importante eccezione, ridotto a due protagonisti assoluti: coordinate dettate non solo dal budget ma anche da una sana ambizione, quella di chi sa di aver qualcosa da (di)mostrare. E non c'è dubbio che lo piscodramma di Lucía e Marcelo, di argomenti, anche solo squisitamente cinematografici, ne abbia più d'uno, a partire dalle ottime interpretazione dei due attori, Pilar Gamboa e Juan Barberini, impegnati in una performance sul labile confine tra passione e violenza, fiducia e giudizio, amore e deserto sentimentale.
Diversamente, infatti, dal cinema medio hollywoodiano, che tende ad offrire nella prima parte del film tutte le informazioni necessarie sui personaggi per poi focalizzarsi sulla trama, El Incendio aggiunge informazioni importanti sui personaggi lungo tutto il film, costringendoci ad aggiornare continuamente il nostro punto di vista, coinvolgendo lo spettatore nel gioco drammatico del pregiudizio e trasformando la coppia protagonista in un triangolo che ci chiama ideologicamente in causa.
Il tema, fortemente risonante nel nostro tempo, del discrimine tra forme del desiderio e forme di violenza, cui si aggiunge quello del legame tra crisi economica e insoddisfazione personale, viene trasformato da Schnitman in un gioco tutto cinematografico di ribaltamento di punti di vista e clichés (la pistola che, secondo la regola aurea, se fa la sua comparsa in scena deve poi sparare), che gli impediscono di farsi tesi e dunque fardello.
Se proprio si volesse trovare un punto debole al racconto teso ed estremamente ben scritto (da Augustina Liendo) di queste ventiquattro ore di quotidiana deflagrazione, bisognerebbe puntare il dito sul finale, che rilancia la palla una volta di troppo, cedendo a quello schematismo che fino a quel punto aveva magistralmente evitato. Ma è un piccolo peccato di attaccamento, del creatore alla sua creatura, e lo si perdona senza sforzo.