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Ultimo aggiornamento martedì 15 marzo 2016
Dal regista de La cuoca del presidente, una commedia romantica che è stata selezionata in concorso alla 72. Mostra del Cinema di Venezia. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai Cesar, In Italia al Box Office La corte ha incassato 220 mila euro .
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Xavier Racine è un maturo giudice togato della corte d'Assise di Saint-Omer, nella regione nordoccidentale del passo di Calais, soprannominato il magistrato “a due cifre”, perché è difficile che le vittime dei suoi verdetti scontino meno di dieci anni di reclusione. Nonostante una brutta influenza di stagione, Racine è chiamato a presiedere l'aula in cui si svolge il processo a un giovane disoccupato, accusato di aver ucciso la figlia di sei mesi. Ma a sconvolgere Racine non è l'omicidio di Melissa, bensì la presenza tra i giurati popolari di Ditte Lorensen-Coteret, un'anestesista di origini danesi che aveva conosciuto anni prima, quando era stato ricoverato in ospedale per un incidente, e della quale si era perdutamente innamorato.
La collaborazione tra Christian Vincent e Fabrice Luchini risale a prima ancora de La Timida, il film che li aveva fatti conoscere entrambi, ad un cortometraggio di epoca scolastica e di materia sentimentale dal titolo che par quasi a tema, Il ne faut jurer rien. Ora, dopo alcune brillanti incursioni nel teatro filmato, Vincent presenta un film più minimale, ma anche più sottile e interessante. Dalle location presidenziali si passa all'aula stretta di un tribunale di provincia, a poca distanza da una tavola calda ancora più stretta. Un'aula per di più inizialmente contenuta in un'inquadratura piatta e parziale, l'equivalente di un ritratto a mezzo busto, qual è l'immagine del giudice assiso. Quale miglior set per fare davvero del teatro filmato, con un personaggio che ha un cognome del genere, per giunta? Invece no. L'astuzia di Vincent è quella di crearsi le condizioni per fare del cinema, anche solo con uno sguardo.
Luchini è “l'uomo con l'ermellino” (in francese “hermine”) e quello di Vincent è senza dubbio un ritratto: di un attore straordinario e di un personaggio da romanzo, tutto normalità e anonimato, con nel cuore un sentimento segreto che ha la potenza dell'ossessione. Ma c'è di più. Avvolto nella stola di pelliccia di ermellino, simbolo di dignità e incorruttibilità (si diceva fosse un animale che preferirebbe morire piuttosto che macchiare il bianco puro del suo manto), Xavier Racine è imperturbabile e solenne, “giusto” (la verità è altra cosa e non ci compete, afferma ad un certo punto) e moderato, inibito all'eccesso (non perde mai la pazienza) così come al difetto (non può lasciar correre l'imprecisione linguistica, deve intervenire), almeno fino a che non vede qualcosa (qualcuno). Come nel capolavoro di Leonardo, che proprio con la “Dama con l'ermellino” abbandona la tradizionale trasparenza della ritrattistica e introduce il moto dell'animo, basta il volgersi del volto del/la protagonista ad osservare qualcuno che sopraggiunge nella stanza, per aprire l'ordinario allo straordinario, per passare dalla registrazione meccanica al cinema narrativo.
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Brillante commedia francese, dalla scrittura impeccabile, che racconta del giudice Xavier Racine, uomo di legge rigido e inflessibile, maniacale e razionale, che riconoscendo nella giurata Ditte Lorensen-Coteret l'anestesista che lo aveva assistito durante una sua passata ospedalizzazione si innamora come un ragazzino ed inizia una corte tenace, ma non priva di garbo, nei confronti della bella [...] Vai alla recensione »
Che splendido film! Una piccolo e umile canto alla Bellezza, la bellezza che rende la vita meno amara, che ci rende meno tetra addirittura la morte prossima ventura. Non possiamo sapere la verità: essa non è alla nostra portata; qualsiasi tentativo di svelarla: letteralmente di togliere ogni velo e poterla osservare in tutta la sua nudità, ci è precluso.
La potenza evocatrice di un incontro capace di trasformare la personalità e cambiare naturalmente visione e senso della vita: è quello che accade ad un inflessibile Fabrice Luchini, giudice di Corte d’ Assise che passa dal cappotto blu e la sciarpa rossa alla toga con ermellino, dal carattere chiuso e schivo, lo stile di vita austero e abitudinario, nel ritrovare in [...] Vai alla recensione »
Il Presidente della Corte d'Assise (Fabrice Luchini) è un giudice integerrimo. Viene definito "a doppia cifra" in quanto le condanne prevedono un minimo di 10 anni. Chiamato a presiedere un caso di omicidio di una bimba di 7 mesi da parte del padre, la propria fermezza al limite della spigolosità inizia a crollare quando si rende conto, tramite estrazione, che nella giuria popolare ritrova Birgit, [...] Vai alla recensione »
In linea con libri e film francesi dove gli ispettori, i giudici o i Presidenti della corte d’appello sono umani, anche quando professionalmente severi. Cristian Vincent apre uno squarcio sul privato del giudice integerrimo Xavier Racine, molto ben interpretato da Fabrice Luchini: una brutta influenza, un divorzio in atto. Ha un assoluto bisogno di complicità che cerca e trova [...] Vai alla recensione »
La Corte è un film minimalista , fatto di poche inquadrature ma con un risultato finale per nulla insoddisfacente anzi . Merito di Fabrice Luchini che nella parte del presidente della corte è come sempre impeccabile con i suoi sguardi sempre più espliciti di qualunque profluvio di parole insomma il solito fuoriclasse ma anche e qui è la sorpresa , di [...] Vai alla recensione »
Nel 2011, prima di partire per Parigi, incocciai nel DVD del film "Parigi" e così me lo comprai pensando che se anche si fosse trattato di un film mediocre, di certo avrebbe parlato della città che mi apprestavo a visitare. Il film parlava effettivamente di Parigi, anzi, dei parigini, e lo trovai tutt'altro che mediocre tant'è che me lo sono rivisto una decina di volte.
Dopo “La cuoca del Presidente”, Christian Vincent fa centro pieno con il suo nuovo film, di cui firma anche la sceneggiatura (premiata a Venezia). LA CORTE è la storia d'amore tra uno scorbutico Presidente di Corte d'Assise e una giurata, di cui l'uomo si era perdutamente innamorato qualche anno prima quando lei, anestesista.
La realtà ha un doppio binario e lo dice sapientemente il titolo scelto per il mercato italiano dal distrubutore, che una volta ogni tanto ha centrato pienamente l'essenza del film. Così La Corte che vista da lontano è intesa come Istituzione giudiziaria con i suoi giudici avvocati, giudici, giurati e pubblici ministeri se guardata con la lente di ingrandimento, da vicino si [...] Vai alla recensione »
La realtà ha un doppio binario e lo dice sapientemente il titolo scelto per il mercato italiano dal distrubutore, che una volta ogni tanto ha centrato pienamente l'essenza del film. Così La Corte che vista da lontano è intesa come Istituzione giudiziaria con i suoi giudici avvocati, giudici, giurati e pubblici ministeri se guardata con la lente di ingrandimento, da vicino si [...] Vai alla recensione »
Racine e' un severo giudice impegnato in un difficile caso di infanticidio. L'affascinante Ditte e' un medico anestesista che fa parte, nel processo, della giuria popolare.Il magistrato in passato ha conosciuto la dottoressa durante un ricovero dopo un incidente e se ne e' perdutamente innamorato.Entrambi con un fallimentare matrimonio alle spalle, entrambi soli nonostante il lavoro [...] Vai alla recensione »
Il presidente di una corte d'assise è un giudice integerrimo che non condanna mai a meno di dieci anni ed è l'incubo di colleghi e avvocati. Un giorno durante un processo per l'assassinio di una bambina, l'uomo rintraccia nella giuria l'anestesista di cui anni prima si era invaghito. Una storia asciutta, lineare e insomma in poche parole essenziale ma che racchiude [...] Vai alla recensione »
Due stelle e mezza. Luchini è probabilmente il miglior attore francese dopo la scomparsa di Serrault e,in questa occasione,il motivo più valido per assistere al film. Detto ciò,seppur ricordando che non è questa la sua miglior interpretazione,parliamo della sceneggiatura. Non convince,non affonda i colpi nè sul versante processuale nè su quello romantico. Vai alla recensione »
Il regista Christian Vincent, dopo "La Cuoca del Presidente", con "La Corte" firma un 'altra deliziosa commedia interpretata da due ottimi ed affiatati protagonisti, Fabrice Luchini e Sidse Babett Knudsen. Luchini è il severo Presidente della Corte d' Assise del tribunale delal piccola città dio provincia di Saint-Omer, temuto ed un poco [...] Vai alla recensione »
Per ( molti di) noi italiani, molto probabilmente, Vincent è quasi uno sconosciuto, come qualcuno ha scritto su "MyMovies". E allora, è lecito il sospetto che il suo sia piccolo film per veri o presunti cinefili, preferibilmente connazionali. Nonostante l'accoglienza ricevuta a Venezia, in un primo tempo "L'Hermine" potrebbe apparire una conferma a [...] Vai alla recensione »
Ottimamente recitato da Fabrice Luchini, in grado di rendere con meritoria sottigliezza la personalità di un uomo fondamentalmente timido che si è costruito una corazza difensiva di rigida intrattabilità, meno da Sidse Babett Knudsen, staticamente monoespressiva (ma c'é da dire che il suo personaggio, oggetto e mai soggetto d'amore, offre ben poche possibilità), [...] Vai alla recensione »
#venezia72 concorso - Venezia 72 L'HERMINE Fabrice Lucchini e' il severo Presidente di Corte d'Assise famoso per la cifra doppia: con lui a presiedere la corte le condanne sono di almeno dieci anni. Gli tocca un brutto processo per un infanticidio ma intanto riallaccia i rapporti con una dottoressa di cui e' innamorato. Ne' dramma giudiziario, ne' commedia, un ibrido [...] Vai alla recensione »
Ho rivisto di recente questo film e andando a leggere le recensioni leggo questa sua, Alex62, che sottolinea una visione che non avevo colto, legata alla poesia di Antoine Pol. Molto interessante questo sguardo, grazie. Andando a vedere altre sue recensioni vedo una sua valutazione molto negativa su Arrival, "il tempo non è ciclico", considerazione questa su cui concordo pienamente. Qu [...] Vai alla recensione »
Bel film, delicato, interessante e soprattutto francese. Sprizza francesità da tutti i pori, ed io purtroppo ho un debole per la recitazione francese. Comunque un bel film, basato casualmente su un tribunale, ma trattante di una bella storia d'amore fra un burbero ed una fata. Nonostante questo coglie l'essenza dell'aula del tribunale, almeno quello francese, dove si amministra la legge, non la giustizia. [...] Vai alla recensione »
Quale verità. Il processo è rappresentazione, lo sguardo degli altri è mera rappresentazione,l'amore è rappresentazione. Si può solo sfiorare
Finalmente una produzione francese che non delude, la storia e’ di una semplicita’ inaudita ma le battute, i personaggi, la tecnica di ripresa e gli sbuffi recitativi sono incantevoli.
Ancora una volta Luchini si dichiara geniale. Il film è bellissimo, costruito su sguardi, cenni, espressioni. Attori diretti in maniera impeccabile. Sembra che non succeda niente ma in realtà accade tutto. Se qualcuno vi dice ceh è lento non vi scoraggiate. Basta seguire la faccia di Luchini, e persino le sue spalle, per capire che questo deve essere il ritmo.
TEMA DI LA CORTE La potenza evocatrice di un incontro capace di trasformare la personalità e cambiare naturalmente visione e senso della vita: è quello che accade ad un inflessibile Fabrice Luchini, giudice di Corte d’ Assise che passa dal cappotto blu e la sciarpa rossa alla toga con ermellino, dal carattere chiuso e schivo, lo stile di vita austero e abitudinario, [...] Vai alla recensione »
Film costruito su misura per Luchini, bravissimo, bravissimi gli altri attori ma ... Trama esilissima, film indeciso : la vicenda processuale che dovrebbe fare da sfondo a tratti prende il sopravvento ma non si risolve; la storia tra i due protagonisiti accennata, non si sviluppa. Tutto rimane un po' appeso. Qualche figura eccessivamente macchiettistica (l'avvocato che telefona durante il [...] Vai alla recensione »
Il cinema francese sforna gioiellini, Luchini è un attore immenso e viene da due bellissimi film come Moliere in bicicletta e Gemma Bovary. Come non andare quindi a vedere la Corte? Eppure una delusione. lo stile francese c'è, la sceneggiatura pure e su Luchini niente da dire. Ma il soggetto è poverissimo, rinchiuso in una stanza e con inquadrature a cercare i due attori protagonist [...] Vai alla recensione »
Film senza senso e come sempre nel ciname, un attore da solo non salva un film. Manca la storia anche se la dichiarazione d'amore finale incanta ma non basta. Davvero non basta.
Sembra incredibile ma capita ancora di dimenticarsi di essere al cinema, stando al cinema. Ci sono ancora film davanti a cui ci si incanta come se guardassimo la vita in diretta. Una volta eravamo noi a fare questi film così trascinanti da sembrare più veri del vero. Oggi i migliori sono i francesi perché sanno mescolare metodi e stili. E La corte di Christian Vincent (alias L'hermine, l'ermellino, [...] Vai alla recensione »
Magistrato di Corte d'assise, Michel Racine è soprannominato "il Presidente a due cifre" perché non sentenzia mai pene inferiori ai dieci anni. Ipocondriaco, misantropo, a prima vista detestabile, Racine presiede il processo a un uomo accusato d'infanticidio; tra i cui giurati rivede - a sorpresa - Ditte, la donna che ha amato in segreto. All'ultima Mostra di Venezia il film di Christian Vincent ha [...] Vai alla recensione »
La cornice è quella del tribunale di Saint-Omer, cittadina della Francia nordoccidentale; l'imputato è un giovane disoccupato accusato di aver ucciso la figlioletta di pochi mesi; il giudice che presiede, Xavier Racine - già noto per la sua severità - è febbricitante e di pessimo umore. Ma la presenza nella giuria popolare di Ditte, una bella anestesista di origine danese di cui, ai tempi di un suo [...] Vai alla recensione »
Con Fabrice Luchini si va sul sicuro. Stavolta indossa il mantello rosso, con tanto di ermellino, di un intransigente presidente di Corte d'assise. Un tipo scorbutico e solitario, che d'improvviso s'illumina, quando nel banco della giuria scorge una donna per cui sei anni prima prese una folgorante cotta. E quell'espressione, prima sbigottita e poi radiosa, vale tutto il film.