carlosantoni
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mercoledì 20 maggio 2015
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la gioventù, o: la “grande bellezza” che appare
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Sorrentino si riconosce lontano un miglio, mi vien da dire come Caravaggio o Bernini o Beethoven. La sua estetica può disturbare anche parecchio (spesso mi disturba) o piacere moltissimo, in ogni caso se ne riconosce facilmente la cifra. Così è anche in “Youth – La giovinezza”, anche se francamente non capisco perché non abbia intitolato il suo film “Oldness – La vecchiaia”, visto che è di vecchiaia che parla, e non di gioventù. Il suo film è una ricognizione dolente e compassata sul senso della vecchiaia; al tempo stesso un manifesto di prorompente vitalità.
Lo stile di Sorrentino: fotografia splendida, e una mdp che si muove lentissimamente, avvicinandosi al soggetto come un cobra al topo che vuole divorare, avvolgendolo con ipnotizzanti movimenti rotatori, centrando ossessivamente primi piani, primissimi piani, necessari per rivelare impietosamente la natura delle cose, la sofferenza, l’incertezza.
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Sorrentino si riconosce lontano un miglio, mi vien da dire come Caravaggio o Bernini o Beethoven. La sua estetica può disturbare anche parecchio (spesso mi disturba) o piacere moltissimo, in ogni caso se ne riconosce facilmente la cifra. Così è anche in “Youth – La giovinezza”, anche se francamente non capisco perché non abbia intitolato il suo film “Oldness – La vecchiaia”, visto che è di vecchiaia che parla, e non di gioventù. Il suo film è una ricognizione dolente e compassata sul senso della vecchiaia; al tempo stesso un manifesto di prorompente vitalità.
Lo stile di Sorrentino: fotografia splendida, e una mdp che si muove lentissimamente, avvicinandosi al soggetto come un cobra al topo che vuole divorare, avvolgendolo con ipnotizzanti movimenti rotatori, centrando ossessivamente primi piani, primissimi piani, necessari per rivelare impietosamente la natura delle cose, la sofferenza, l’incertezza. E poi effetti che definire pirotecnici è poco: di un barocco stratosferico, colori e movimenti che esplodono davanti allo spettatore in una serie di invenzioni fantasmagoriche, a metà strada fra il pop e il decisamente kitsch, come nella strepitosissima sequenza della giovane cantante “brava a letto”, fidanzata del figlio di Mick: sequenza che parte come uno straordinario videoclip e termina come un sulfureo prodotto onirico. E poi il commento sonoro, così caldo, così coinvolgente!
Ma ancora sto parlando di ingredienti, piuttosto che della pietanza. E la pietanza che con somma maestria ci scodella Sorrentino, è ciò che siamo quando si è vecchi, con la percezione progressivamente affievolita non solo del desiderio e delle passioni, ma anche con una considerazione della realtà che è tanto apatica quanto imprecisa. Molto opportunamente, all’interno di un fraseggio quasi sempre privo di senso e di spessore, insomma volutamente inutile, spiccano due considerazioni: la prima, fondamentale, da parte del giovane attore Jimmy Tree, il quale più o meno (ci) dice: “Il desiderio: inquinato, immorale… non importa, è pur sempre ciò che ci muove”. La seconda, da parte di Keitel-Mick, diretta a Caine-Fred: “Non è affatto vero che le passioni (nel cinema: ma vale per la vita) non contano, anzi sono l’unica vera risorsa che abbiamo.
Valgono così tanto che quando alla fine Mick si rende conto di non averne più, preferisce “renderla”, come avrebbe detto Alex di “Arancia meccanica”. Questo gesto estremo, peraltro, riesce finalmente a smuovere dalla lunghissima apatia Fred, il quale finalmente accetta di rinunciare alla sua propria inossidabile icona e si concede a dirigere il concerto tanto bramato dalla regina d’Inghilterra.
Su questo ordito essenziale si tessono importanti trame, quali il rapporto tra Fred e sua figlia (Rachel Weisz) e… tra Fred e sua moglie, la cui assenza totale finisce per suscitare alla fine una certa sorpresa.
Ancora una osservazione: c’è un contrappasso evidente tra la perfezione formale degli esterni (le bellissime visioni dei paesaggi alpini svizzeri, spesso connotati dal disvelarsi progressivo delle figure dei protagonisti emergenti oltre i dossi di pianori in pieno rigoglio primaverile) o delle simmetrie pacatissime e levigate degl’interni, e l’irruzione delle contraddizioni di natura esistenziale dei vari protagonisti: è qualcosa che segna la dinamica del film. Come se Sorrentino volesse metterci in guardia circa l’inattendibilità della… “grande bellezza” dell’apparenza.
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no_data
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lunedì 25 maggio 2015
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decisamente non all'altezza
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Quanto detto nel titolo riassume purtroppo il giudizio riportato all'esito della visione del film dell'altrimenti geniale Sorrentino. Il film non decolla, tantomeno scorre, si destreggia malamente su siparietti scontati, banali, del tutto sprovvisti dell'originalità che invece tracimava dalle clamorose sceneggiature dell'Uomo in più, Le conseguenze dell'amore, La grande Bellezza. Qui i personaggi risultano falsi, costruiti a tavolino per sorprendere laddove di stupore c'è solo quello di aver riposto aspettative risultate ahimè decisamente disattese. La recitazione di Caine è povera, si articola su due espressioni ma d'altronde il poveretto, che già non brilla per varietà espressiva, non avrebbe potuto di più data la povertà della parte assegnatagli.
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Quanto detto nel titolo riassume purtroppo il giudizio riportato all'esito della visione del film dell'altrimenti geniale Sorrentino. Il film non decolla, tantomeno scorre, si destreggia malamente su siparietti scontati, banali, del tutto sprovvisti dell'originalità che invece tracimava dalle clamorose sceneggiature dell'Uomo in più, Le conseguenze dell'amore, La grande Bellezza. Qui i personaggi risultano falsi, costruiti a tavolino per sorprendere laddove di stupore c'è solo quello di aver riposto aspettative risultate ahimè decisamente disattese. La recitazione di Caine è povera, si articola su due espressioni ma d'altronde il poveretto, che già non brilla per varietà espressiva, non avrebbe potuto di più data la povertà della parte assegnatagli. Lo stesso dicasi per l'altrimenti brillante Harvey Keitel, il suo personaggio è sciatto, difficilmente riscattabile con una recitazione magistrale. A mio parere se i dialoghi e la sceneggiatura difettano, gli attori nulla possono.
Ho provato ansia per la Weisz alle prese con un personaggio ai confini del patetico. Lo stesso vale per Paul Dano e per il suo comprimario che sfoggia occhiali fantastici ad ogni ripresa, senza concedere nulla di più sostanzioso.
Ma era davvero necessario far uscire questo film, senza soffermarsi a dovere sulla scrittura, sui dialoghi, dopo aver ricevuto un Oscar ? Non sarebbe stato preferibile attendere un pò più di tempo, una maggiore ispirazione e forse collaborazioni di maggior peso nei dialoghi ? In effetti, avevo provato stupore nel leggere la data di uscita di Giovinezza, solo Woody Allen riesce a sfornare film discreti a ripetizione ma, persino lui, talvolta inciampa in scritture decisamente mediocri.
E poi, un'altra notazione, non deve essere un caso se Sorrentino confezioni gli unici due passi falsi con due produzioni americane e con attori stranieri. Lo stesso era accaduro con This must be the place con lo stralunato Sean Penn che a me era parso di una noia astronomica. Ed infine, da ultimo, diciamolo, non può essere parimenti casuale che siano gli unici due film che non vantano lo strepitoso Servillo nel loro cast, attore di statura mondiale, a mio avviso capace di illuminare per talento e charme qualsiasi ripresa lo veda coinvolto. Forse, sarebbe il caso di tornare a giocare in casa per il prossimo film, con una maggiore attenzione alla scrittura e soprattutto previo schieramento dell'insostituibile Servillo, di gran lunga migliore della squadra americana schierata con Giovinezza. I francesi l'hanno snobbato ? Beh, a mio avviso, questo film non meritava, certo dovrei vedere i film premiati ma di sicuro io, in giuria, non mi sarei spesa per assegnargli alcun riconoscimento.
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mauro.t
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lunedì 25 maggio 2015
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un esercizio di stile?
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Sorrentino è indiscutibilmente, visionario, creativo, bravissimo. Intriganti sono alcune situazioni. Gustosi i personaggi con i loro limiti e le loro ossessioni. A volte si tratta di veri e propri camei (Maradona, o la pop star brava a letto). Bravi gli attori di un cast stellare (non poteva essere altrimenti). Bellissima l’ambientazione (ed è chiaramente una citazione de “La montagna incantata” di Thomas Mann). C’è persino un finale con diversi colpi di scena, dove troviamo chi cambia idea sulla sua negatività, chi affronta le sue paure, chi si arrende, chi raggiunge obiettivi inimmaginabili. Ma non è sufficiente per fare un buon film.
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Sorrentino è indiscutibilmente, visionario, creativo, bravissimo. Intriganti sono alcune situazioni. Gustosi i personaggi con i loro limiti e le loro ossessioni. A volte si tratta di veri e propri camei (Maradona, o la pop star brava a letto). Bravi gli attori di un cast stellare (non poteva essere altrimenti). Bellissima l’ambientazione (ed è chiaramente una citazione de “La montagna incantata” di Thomas Mann). C’è persino un finale con diversi colpi di scena, dove troviamo chi cambia idea sulla sua negatività, chi affronta le sue paure, chi si arrende, chi raggiunge obiettivi inimmaginabili. Ma non è sufficiente per fare un buon film. Grande ricchezza di temi? Forse, ma costruiti a tavolino, probabilmente in un gruppo di teste (come nel film a cui sta lavorando Harvey Keitel), tanto da rendere dispersiva l’opera, perché nessuno è sviluppato in modo articolato e fa fatica ad arrivare al cuore. Qual è qui il tema principale? Dovrebbe essere il contrasto tra la giovinezza e la vecchiaia. Ma si cade nello tormentone dell’ipertrofia prostatica, della memora che divora anche i ricordi dell’infanzia (credibile solo nell’Alzheimer), o nello stereotipo di due vecchi che guardano Miss Universo nuda in piscina. Indubbiamente il film è un elogio della leggerezza (già Calvino lo diceva in Lezioni americane...) e della semplicità. La musica c’è. Non c’è bisogno di capirla. Le canzoni del maestro sono semplici, ciò non toglie che siano bellissime. L’invito è ad abbandonare la razionalità per dedicarsi alla comunicazione delle emozioni. “Le emozioni non sono sopravvalutate, sono tutto quello che abbiamo” dice uno dei due amici. C’è chi le esprime con la musica, chi con il cinema, chi con il corpo, chi con le parole. Tutto qui? Ne “La montagna incantata” c’era un dibattito sulla cultura di un secolo. Qui c’è un ritorno di spiritualità (“New age”?) antintellettualistico. Spirito (leggerezza) contro intelletto (pesantezza). E non c’è sintesi. I tempi cambiano. Avrà ragione Sorrentino? C’è bisogno di nutrire l’intuizione e la leggerezza? Per il momento, il film mi sembra solo un esercizio di stile. “La grande bellezza” era grande cinema. “Youth” no. E a Cannes è rimasto giustamente a digiuno.
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liviofa
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giovedì 5 novembre 2015
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non ho capito ......... niente.
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Non c'è niente che mi faccia infuriare più di andare al cinema e uscire dicendomi "Ma che cosa voleva dire ?" Non ho capito niente. Ho capito che Sorrentino è un regista così affermato ed acclamato che può mettere insieme spezzoni di pellicola girati certo con grande maestria e fotografia di altissima qualità, li monta a modo suo e tutti gridano al capolavoro. Ma fatemi capire perchè dovrei pensare che è un film capolavoro........ C'è questa bellissima SPA nelle Alpi svizzere, ci sono artisti eccezionali in camei importanti, c'è Miss Universo che si mostra integralmente e il nudo è come il prezzemolo e ci sta, ci sono questi due vecchietti che stanno lì a cazzeggiare, poi c'è la Regina d'Inghilterra che vuole che uno dei due suoni ancora per un concerto, l'altro vorrebbe fare un film ma è una cosa complicata e non ce la fa.
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Non c'è niente che mi faccia infuriare più di andare al cinema e uscire dicendomi "Ma che cosa voleva dire ?" Non ho capito niente. Ho capito che Sorrentino è un regista così affermato ed acclamato che può mettere insieme spezzoni di pellicola girati certo con grande maestria e fotografia di altissima qualità, li monta a modo suo e tutti gridano al capolavoro. Ma fatemi capire perchè dovrei pensare che è un film capolavoro........ C'è questa bellissima SPA nelle Alpi svizzere, ci sono artisti eccezionali in camei importanti, c'è Miss Universo che si mostra integralmente e il nudo è come il prezzemolo e ci sta, ci sono questi due vecchietti che stanno lì a cazzeggiare, poi c'è la Regina d'Inghilterra che vuole che uno dei due suoni ancora per un concerto, l'altro vorrebbe fare un film ma è una cosa complicata e non ce la fa. Insomma un guazzabuglio di episodi, magari fosse stato Sorrentino che si inchiodava lungo la realizzazione, come fa quel regista interpretato da Keitel.
Mi potreste dire che non ho capito niente perchè non ho sensibilità. Può essere con grande attendibilità. O perchè sono duro di comprendonio. Sarà certamente così anche quello, ma almeno si avvisi nelle locandine << Questa pellicola è solo per chi ha Quoziente Intelligenza superiore a XXYY >>
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florentin
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lunedì 4 aprile 2016
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vecchio o giovane film da evitare.
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Se sei vecchio hai presente Caine di Ipcress e Keitel quando 'proteggeva' una Jodie Foster filiforme in Taxi Driver; se sei giovane non sai chi siano e li eviti tutti e due non per spocchia ma per ignoranza...se un non-vecchio vede questo film si suicida a 45 anni anche se sano.
Un film che proiettato -non sia mai- in una villa arzilla qualsiasi risolverà in 24 ore il problema della mancanza di letti.
Certo sono bravi tutti anche se sul montaggioo e parecchio altro avrei qualcosa da eccepire. E la Ghinea (Miss Universo) con quei respingenti a palla poteva trovarsi un chirurgo più all'altezza; e lui invece che alla moglie-alzheimer i fiori li porta sulla tomba di Stravinsky; e che poi -e non se ne capisce il perché- di due gocce di urina fanno battute rinunciatarie quando con una semplice 'Turp' la fai rifluire dopo tre giorni come prima anche se non più in alto di venti centimetri da terra -addio gare di quando si giocava a chi 'pisciava' più in alto quando s'era ragazzi e in premio cosa? non ricordo, solo lazzi e frizzi ma ci si divertiva anche così.
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Se sei vecchio hai presente Caine di Ipcress e Keitel quando 'proteggeva' una Jodie Foster filiforme in Taxi Driver; se sei giovane non sai chi siano e li eviti tutti e due non per spocchia ma per ignoranza...se un non-vecchio vede questo film si suicida a 45 anni anche se sano.
Un film che proiettato -non sia mai- in una villa arzilla qualsiasi risolverà in 24 ore il problema della mancanza di letti.
Certo sono bravi tutti anche se sul montaggioo e parecchio altro avrei qualcosa da eccepire. E la Ghinea (Miss Universo) con quei respingenti a palla poteva trovarsi un chirurgo più all'altezza; e lui invece che alla moglie-alzheimer i fiori li porta sulla tomba di Stravinsky; e che poi -e non se ne capisce il perché- di due gocce di urina fanno battute rinunciatarie quando con una semplice 'Turp' la fai rifluire dopo tre giorni come prima anche se non più in alto di venti centimetri da terra -addio gare di quando si giocava a chi 'pisciava' più in alto quando s'era ragazzi e in premio cosa? non ricordo, solo lazzi e frizzi ma ci si divertiva anche così. Non si può avere tutto dalla vita.
La Fonda (volutamente?) irriconoscibile, quell'albergone tipo sanatorio orribile -né Cocoon, né Quartet- tristissimo (manca l'ironia di una Maggie Smith, per dire), e deprimente-ci vogliono palme e mari turchesi per sollevarsi da certe tristezze e mitigare ferali 'apatie'.
Un film peggio di un'eutanasia. Manca un Sassaroli (leggi Amici Miei). L'ho voluto vedere (non al cinema), ma poi qua e là fortunatamente Morfeo mi ha dato una mano. E non avevo mangiato pesante per dire.
Speriamo che questo regista la smetta alla fine di attingere da Fellini, non ha il suo genio.
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mauridal
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lunedì 25 maggio 2015
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quando sei giovane guardi il futuro da vicino
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YOUTH- la giovinezza; un film di Paolo Sorrentino 2015 IT.
“Quando sei giovane, e tu guardi da vicino , molto vicino, è il futuro, ma se capovolgi la lente e vedi lontano è il passato.” Da queste poche battute dette da Mick , un regista di cinema , magistralmente interpretato da Harvey Keytel, nel film di Paolo Sorrentino , possiamo prendere l'avvio per una interpretazione della complessità dei contenuti dei diversi piani narrativi ,emozionali, e di natura estetico- formale che, tutti con pari considerazione , si intrecciano nell'opera di grande cinema, compiuta dall'autore.
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YOUTH- la giovinezza; un film di Paolo Sorrentino 2015 IT.
“Quando sei giovane, e tu guardi da vicino , molto vicino, è il futuro, ma se capovolgi la lente e vedi lontano è il passato.” Da queste poche battute dette da Mick , un regista di cinema , magistralmente interpretato da Harvey Keytel, nel film di Paolo Sorrentino , possiamo prendere l'avvio per una interpretazione della complessità dei contenuti dei diversi piani narrativi ,emozionali, e di natura estetico- formale che, tutti con pari considerazione , si intrecciano nell'opera di grande cinema, compiuta dall'autore. Perchè a mio avviso di grande cinema autoriale si tratta, con Sorrentino che non a caso omaggia e dedica il film al maestro Rosi, mettendosi in qualche modo sulla scia del miglior cinema italiano. Dunque Anche qui , troviamo espliciti riferimenti alla visione onirica e immaginaria di Fellini , ma troviamo anche la voglia di esprimersi liberamente fuori da schemi rigidi, e la citazione pop si americana si ricollega a questo. Fuori dal piano formale che esprime dunque una eccellente prova, vi sono una serie di riflessioni sull'essere giovane o essere vecchio, ma non in senso strettamente biologico, in quanto i due anziani protagonisti del film , ottantenni stanno benissimo fisicamante, e sono protagonisti di di buoni trattamenti e cure termali in un centro benessere di lusso, che sicuramente giova alla salute. Ma, il senso vero che si coglie e su cui dicevo si poggia tutto il senso del film, è la dualità tra l'essere tendenzialmente vitali e pieni di emozioni oppure al contrario essere cinici e tesi verso un angosciante e mortifero vuoto esistenziale. I due personaggi , il regista Mick , e il grande musicista e direttore d' orchestra sinfonica Fred, interpretato da un Michael Caine al massimo della bravura, sono proprio l'incarnazione di questo doppio aspetto dell'esistenza umana, sia della Vecchiaia ,ma paradossalmente anche ,se non di più , della famigerata, Giovinezza. Tuttavia Sorrentino ha voluto rimarcare però la difficoltà nell'essere sempre giovani e vitali , forse la sua difficoltà , o forse quella di tanti giovani che alle prese con la vita e le sue avversità , compresa la morte , si dichiarano inadeguati, impotenti, alla ricerca del proprio “personaggio “ da interpretare. I due amici protagonisti sono vecchi entrambi, e mentre da giovani erano , segretamente innamorati dell'attrice Brenda, da vecchi , Fred il musicista, anche grazie alla figlia e alla sua musica ,rimane sempre pieno di emozioni, di vere fantastiche emozioni, che lo porterà a dirigere idealmente una sinfonia di campanacci di mucche e buoi in un pascolo con suoni di volo d'uccelli e fruscii di alberi. Il suo amico regista Mick, pure attorniato da giovani collaboratori, per realizzare il suo ultimo film , non riesce a trovare fino in fondo la motivazione alla vita, al lavoro , a niente. A lui il messaggio di Fine , gli verrà dato proprio dalla spietata Brenda la sua ex amata e vecchia attrice nei suoi film che gli spiattella in faccia la sua inconsistenza, pochezza di uomo e artista , e che lo abbandona , generosamente , proprio per non fargli fare l'ultimo film ovvero l'ultima figura di merda . Insomma mentre il cinema e l'arte passano , dice Brenda , la vita resta. Dunque tra i due uomini , vecchi amici , solo uno si salva, ed è chi possiede più emozioni chi è più innamorato dei bei ricordi e della leggerezza del vivere, Mick il regista rifiutato dalla sua attrice , finirà suicida saltando dalla finestra, dell'albergo , mentre il musicista Fred dirigerà realmente una grande orchestra con la sua musica, davanti alla regina Elisabetta. Cosa allora rimane della Giovinezza di Sorrentino, forse la convinzione che non c'è , perchè esistono solo le emozioni, in qualsiasi momento della nostra vita.Per finire Sorrentino fa levitare il film letteralmente, allontanandosi volando in alto lasciando ai mortali ogni giudizio .
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fabiofeli
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mercoledì 27 maggio 2015
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le emozioni sono tutto quello che abbiamo
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Nel mezzo del cammino di sua vita Sorrentino si interroga su cosa resterà di noi nel ricordo dei nostri figli. La risposta che si danno i protagonisti è: nulla. E il talentuoso regista, già premio Oscar, lo dice con leggerezza, giovandosi dell’aiuto dei monumentali Michael Caine nella parte di Fred, e Harvey Keitel che impersona Mick. Ovviamente la recitazione di Paul Dano, Rachel Reisz e Jane Fonda, impegnata in un cameo a tutto tondo, non sono da meno; segno buono perché significa che la mano di chi dirige è valida.
Fred è un direttore d’orchestra in pensione; a 80 anni compiuti rifiuta l’invito della Regina d’Inghilterra ad eseguire in un concerto-regalo per il compleanno del nobile rampollo il suo grandissimo successo, le “Simple Songs”; per lui solo la sua defunta moglie è stata degna voce per l’esecuzione delle “canzoni facili”.
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Nel mezzo del cammino di sua vita Sorrentino si interroga su cosa resterà di noi nel ricordo dei nostri figli. La risposta che si danno i protagonisti è: nulla. E il talentuoso regista, già premio Oscar, lo dice con leggerezza, giovandosi dell’aiuto dei monumentali Michael Caine nella parte di Fred, e Harvey Keitel che impersona Mick. Ovviamente la recitazione di Paul Dano, Rachel Reisz e Jane Fonda, impegnata in un cameo a tutto tondo, non sono da meno; segno buono perché significa che la mano di chi dirige è valida.
Fred è un direttore d’orchestra in pensione; a 80 anni compiuti rifiuta l’invito della Regina d’Inghilterra ad eseguire in un concerto-regalo per il compleanno del nobile rampollo il suo grandissimo successo, le “Simple Songs”; per lui solo la sua defunta moglie è stata degna voce per l’esecuzione delle “canzoni facili”.
Mick è un regista famoso e di successo alla ricerca spasmodica, assieme al suo staff di sceneggiatori, della battuta finale del suo film-testamento. Sono tutti e due anziani, amici fin da quando erano sui 20 anni e sono ospiti di uno splendido albergo-salute nel paesaggio incantato della Svizzera; passano il tempo tra massaggi, bagni di fieno, piscine termali frequentate da personaggi famosi e bellissime donne. Sono braccati dagli anni, preoccupati dagli inevitabili scricchiolii della salute, ma ancora bisticciano su di una fiamma comune di 60 anni prima. Infatti il passato, la giovinezza, è vicina nel ricordo, come il paesaggio innevato della montagna ingrandito dal binocolo. Ma il presente, la vecchiaia, è lontana come mostra il binocolo rovesciato. O viceversa; ma è lo stesso.
E Sorrentino sceglie di parlare della vecchiaia e del momento del bilancio della vita, come fece Ingmar Bergman, giovane, ne Il posto delle fragole, che mise l’anziano protagonista alla vigilia del Nobel a confronto con giovani spensierati. Poi in vecchiaia il regista svedese raccontò l’infanzia in Fanny e Alexander e forse la stessa cosa farà Sorrentino in un suo “ultimo film”. La battuta finale sarà ancora “Le emozioni sono tutto quello che abbiamo”? Forse.
Certo, sembrano a lungo assenti le emozioni, quelle forti, nella ordinata bellezza del paesaggio svizzero e nel levigato albergo. Ma ce ne sono a iosa dietro quei visi rugosi ed espressivi. E sono emozioni che emozionano e coinvolgono. In particolare gli anziani, ma anche i giovani. Non è piaciuto a tutta la critica questo bellissimo film. Non si deve commettere l’errore di mancarlo.
Valutazione ****
FabioFeli
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the boxer
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giovedì 28 maggio 2015
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jap gambardella è l'anziano fred ballinger.
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Vedendo il film << Youth >>, ho pensato alla passeggiata di J. Gambardella sulle sponde del Tevere del film precedente << La Grande bellezza >>, o meglio ad i suoi occhi chiusi nella scena finale e che riaprendoli si sia ritrovato allo "Schatzalp Hotel di Davos", l'Hotel dove è ambientato tutto - tranne il finale - il film. Qui, anziano e nei panni di Fred Ballinger, circondato da persone, che allegoricamente sono aspetti della vita oltre a persone realmente esistenti, continua la sua riflessione sulla vita, meno cinica e sarcastica ma forse più apatica. Circondato da scenari suggestivi e pieni di silenzio, scava dentro se stesso. Accetta il suo essere apatico, ma le dispute con la figlia, e il gesto estremo di un suo caro amico di vecchia data lo scuotono.
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Vedendo il film << Youth >>, ho pensato alla passeggiata di J. Gambardella sulle sponde del Tevere del film precedente << La Grande bellezza >>, o meglio ad i suoi occhi chiusi nella scena finale e che riaprendoli si sia ritrovato allo "Schatzalp Hotel di Davos", l'Hotel dove è ambientato tutto - tranne il finale - il film. Qui, anziano e nei panni di Fred Ballinger, circondato da persone, che allegoricamente sono aspetti della vita oltre a persone realmente esistenti, continua la sua riflessione sulla vita, meno cinica e sarcastica ma forse più apatica. Circondato da scenari suggestivi e pieni di silenzio, scava dentro se stesso. Accetta il suo essere apatico, ma le dispute con la figlia, e il gesto estremo di un suo caro amico di vecchia data lo scuotono. Gli urti emotivi subiti, fanno riemergere quella parte che - purtroppo con gli anni, molti perdono - è il sale della vita, cioè la giovinezza che si manifesta in una cornice di speranza nella scena finale del film.
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omero sala
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venerdì 26 giugno 2015
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de senectute 2
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Caine si salva, splendidamente inespressivo come sempre (e flemmatico come piace a noi, con le rughe come valore aggiunto). Keitel è il solito cialtrone, qui in disarmo.
La Fonda è un mascherone imbarazzante di disincantato cinismo e di forzata trivialità, ma da sotto il cerone trasuda muffa, non traspira la malìa suggestiva delle grottesche creature felliniane.
La sfilata dei personaggi di contorno echeggia proprio il bestiario di Fellini, esplicitamente omaggiato nella sconcertante apparizione a Keitel degli interpreti di tutti i suoi film sui verdi pascoli alpini insolitamente sgombri da musicanti mandrie in prova d’orchesta. Ma mentre Fellini ritrae archetipi organici al senso generale dei suoi film (pensate alla galleria di Amarcord), Sorrentino abbozza caricature (l’obeso Maradona, il monaco buddista che levita, l’alpinista rozzo, la massaggiatrice analista, l’équipe degli sceneggiatori creativi, l'aplombico inviato della regina, la coppia rancorosa) e le infila nella trama (trama?) in un susseguirsi di siparietti dissociati, senza farcene intuire la funzionalità, le connessioni, il significato.
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Caine si salva, splendidamente inespressivo come sempre (e flemmatico come piace a noi, con le rughe come valore aggiunto). Keitel è il solito cialtrone, qui in disarmo.
La Fonda è un mascherone imbarazzante di disincantato cinismo e di forzata trivialità, ma da sotto il cerone trasuda muffa, non traspira la malìa suggestiva delle grottesche creature felliniane.
La sfilata dei personaggi di contorno echeggia proprio il bestiario di Fellini, esplicitamente omaggiato nella sconcertante apparizione a Keitel degli interpreti di tutti i suoi film sui verdi pascoli alpini insolitamente sgombri da musicanti mandrie in prova d’orchesta. Ma mentre Fellini ritrae archetipi organici al senso generale dei suoi film (pensate alla galleria di Amarcord), Sorrentino abbozza caricature (l’obeso Maradona, il monaco buddista che levita, l’alpinista rozzo, la massaggiatrice analista, l’équipe degli sceneggiatori creativi, l'aplombico inviato della regina, la coppia rancorosa) e le infila nella trama (trama?) in un susseguirsi di siparietti dissociati, senza farcene intuire la funzionalità, le connessioni, il significato. Ma si sa, nei Grand Hotel c’è sempre gente che viene... che va... tutto senza scopo... (come nel film di Goulding del 1932).
Un film da spiluccare, insomma, dove ognuno, come negli aperitivi in piedi, può trovare bocconi sorprendentemente saporiti. Ma si capisce da lontano che l’infilata kitsch delle guantiere zeppe è pensata per fare bella mostra di sé, con le tartine policrome e lustre fatte di pane flaccido e lamelle di salmone sotto vuoto.
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alexander 1986
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martedì 3 novembre 2015
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la piccola bellezza
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Un direttore d'orchestra in pensione (Michael Caine) afflitto da un passato che gli impedisce di tornare a teatro. Un regista cinematografico demodé (Harvey Keitel) e alla ricerca di un dignitoso finale di carriera. Un attore (Paul Dano) alle prese con un ruolo difficile e alla ricerca di indizi per interpretarlo. Questi, i principali personaggi ospitati da un prestigiosissimo hotel-resort-ospizio fra le Alpi Svizzere, lontano parente del sanatorio reso celebre da 'La montagna magica' di Thomas Mann. Qualche reminiscenza? Sì, in effetti sembra di rivedere i medesimi personaggi o tipi umani già visti ne 'La grande bellezza'. Addirittura, se ci fate caso, Caine somiglia in modo inquietante a Servillo/Gambardella.
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Un direttore d'orchestra in pensione (Michael Caine) afflitto da un passato che gli impedisce di tornare a teatro. Un regista cinematografico demodé (Harvey Keitel) e alla ricerca di un dignitoso finale di carriera. Un attore (Paul Dano) alle prese con un ruolo difficile e alla ricerca di indizi per interpretarlo. Questi, i principali personaggi ospitati da un prestigiosissimo hotel-resort-ospizio fra le Alpi Svizzere, lontano parente del sanatorio reso celebre da 'La montagna magica' di Thomas Mann. Qualche reminiscenza? Sì, in effetti sembra di rivedere i medesimi personaggi o tipi umani già visti ne 'La grande bellezza'. Addirittura, se ci fate caso, Caine somiglia in modo inquietante a Servillo/Gambardella. Pressoché i medesimi, anche i temi e le suggestioni stilistiche. Un'operazione un po' banale, che diventa anche volgarotta con le comparse del sosia di Maradona e nientemeno che di miss Universo, al secolo Madalina Ghenea. La quale, con tutto il rispetto per la spaventosa bellezza, sembra messa lì per suggerire un'alternativa naturale al viagra.
Mi dispiace dare un giudizio così basso a questa pellicola, essendo stato in tempi non sospetti un forte sostenitore de 'La grande bellezza' quando nessuno la apprezzava. Sorrentino non deve campare di rendita.
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