Un lussuoso albergo e centro benessere svizzero, nel quale si ritrovano personaggi famosi e ricchissimi a sottoporsi a massaggi e check up, è il luogo dove passano le vacanze estive i due amici ultrasettantenni Fred Balinger (Michael Caine) e Mick Boyle (Harvey Keytel): l’uno grande maestro d’orchestra e compositore in pensione, l’altro famoso regista hollywoodiano in procinto di creare il suo film-testamento. In questa Corte dei Miracoli tra le Alpi, tra un obeso alter ego di Maradona e un monaco buddista capace di levitare, i due protagonisti passano il loro tempo abbandonandosi a considerazioni sulla vita, sul passato e su una giovinezza che ormai sentono lontana. L’ambientazione “termale” di 8 1/2è il terreno fertile, al quale, con furbizia e con ostentazione, Sorrentino vuole rimandare. E come nel capolavoro felliniano vi era la crisi dell’intellettuale, qui invece vi è la crisi dell’uomo, o, meglio, dell’uomo che invecchia. La banalità
dei luoghi comuni trattati si contrappone alla bellezza pittorica di alcune inquadrature. Alle asserzioni metaforiche troppo esplicite e scontate fa specie il senso di risalita che ha il film, aiutato dalle musiche: Maradona palleggia, il monaco riesce a levitare e infine il direttore d’orchestra torna a dirigere. Il messaggio è fin troppo chiaro, la giovinezza non è da trovare in un’età, ma nel nostro io, è dentro ognuno di noi, indipendentemente da quanto il tempo ci abbia erosi. Il purpurri e il kitch predominano però sulle tematiche anche nobili che il film avrebbe da offrire. In altri termini, Sorrentino punta su grandi attori, belle musiche e visioni idilliache, ma l’apparato strutturale della sceneggiatura è alquanto lontano dalla “grande bellezza”.
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