mauribianu
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martedì 17 novembre 2015
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la grande giovinezza
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Avverto in questo film un seguito morale, forse ancora più amaro, del precedente La Grande Bellezza. Un filo sottile li unisce, un seguito ideale che inizia con la bellezza di una città eterna come Roma e finisce con la bellezza della giovinezza. Ovvio che per giovinezza non si intende solo il corpo giovane ma anche la giovinezza del pensiero, le giovani aspettative di ognuno, la progettualità in questa vita...Ma c'è un momento in cui tutta questa grande bellezza, che è contenuta nell'essere giovani, purtroppo sfiorirà. Un film dalla coinvolgente fotografia, location che sfiora la bellezza di un paradiso. Un posto idilliiaco dove finire gli ultimi giorni meravigliosi. Attori bravissimi. Una sceneggiatura così vera sincera e reale che in alcuni momenti fa male allo spettatore sentire l'anima nascosta di ogni parola.
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Avverto in questo film un seguito morale, forse ancora più amaro, del precedente La Grande Bellezza. Un filo sottile li unisce, un seguito ideale che inizia con la bellezza di una città eterna come Roma e finisce con la bellezza della giovinezza. Ovvio che per giovinezza non si intende solo il corpo giovane ma anche la giovinezza del pensiero, le giovani aspettative di ognuno, la progettualità in questa vita...Ma c'è un momento in cui tutta questa grande bellezza, che è contenuta nell'essere giovani, purtroppo sfiorirà. Un film dalla coinvolgente fotografia, location che sfiora la bellezza di un paradiso. Un posto idilliiaco dove finire gli ultimi giorni meravigliosi. Attori bravissimi. Una sceneggiatura così vera sincera e reale che in alcuni momenti fa male allo spettatore sentire l'anima nascosta di ogni parola. Sorrentino è allo stato attuale il miglior regista che l'Italia può vantare e non solo per l'economia che i suoi film muovono, ma soprattutto perchè ha qualcosa da raccontare e, anche se è già stato raccontato, il suo punto di vista o la veste con cui lo rappresenta è sempre originale e assolutamente fresco e personale. E' un regista che ha un suo personalissimo stile che non appartiene a nessuno altro. Aspettiamo ora il prossimo suo lavoro.
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flyanto
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lunedì 25 maggio 2015
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il ritratto inesorabile e crudo della vecchiaia
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"La Giovinezza", quel periodo della vita di un individuo che tanto rimpiangono, in quanto ormai lontani da essa, i due protagonisti anziani dell'ultimo film di Paolo Sorrentino. I due personaggi che il regista napoletano qui presenta sono due persone famose nel campo dello spettacolo, e precisamente un ex- direttore d'orchestra (Michael Caine), nonchè compositore di musiche, ed un noto regista (Harvey Keitel) che trascorrono una vacanza in una sorta di lussuoso hotel benessere in una piccola località della Svizzera. Disillusi ed apatici essi passando le proprie giornate a ricordare con nostalgia episodi del tempo ormai trascorso ed a commentare invece il triste e fiacco stato presente, ad osservare gli altri residenti dell'albergo, anch'essi piuttosto svogliati ed ormai rassegnati alla vita, ed a colloquiare solo con chi loro reputano degni di attenzione e, cioè, un giovane attore anch'egli disincantato dell'esistenza ed alcuni bambini che costituiscono una sorta di ultima linfa vitale per loro.
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"La Giovinezza", quel periodo della vita di un individuo che tanto rimpiangono, in quanto ormai lontani da essa, i due protagonisti anziani dell'ultimo film di Paolo Sorrentino. I due personaggi che il regista napoletano qui presenta sono due persone famose nel campo dello spettacolo, e precisamente un ex- direttore d'orchestra (Michael Caine), nonchè compositore di musiche, ed un noto regista (Harvey Keitel) che trascorrono una vacanza in una sorta di lussuoso hotel benessere in una piccola località della Svizzera. Disillusi ed apatici essi passando le proprie giornate a ricordare con nostalgia episodi del tempo ormai trascorso ed a commentare invece il triste e fiacco stato presente, ad osservare gli altri residenti dell'albergo, anch'essi piuttosto svogliati ed ormai rassegnati alla vita, ed a colloquiare solo con chi loro reputano degni di attenzione e, cioè, un giovane attore anch'egli disincantato dell'esistenza ed alcuni bambini che costituiscono una sorta di ultima linfa vitale per loro. Le giornate si dispiegano lente e noiose e soprattutto tutte uguali, divise tra passeggiate, visite mediche, massaggi, bagni in piscina e penosi numeri di intrattenimento da parte dell'organizzazione dell'hotel che sicuramente non rinfrancano il cuore dei protagonisti, anzi, lo deprimono ancor di più. Alcuni avvenimenti si succedono nel frattempo come, ad esempio, il soggiorno condiviso dall'ex direttore d'orchestra con la propria figlia abbandonata improvvisamente dal marito invaghitosi di una giovane pop star e purtroppo un episodio tragico che costituirà per lui una sorta di molla al fine di reagire dalla propria apatia e di vivere le proprie ultime giornate al meglio, dedicandosi a ciò che ancora più riesce a farlo sentire ancora vivo.
Sorrentino riesce perfettamente a descrivere la condizione della vecchiaia adottando un modo esplicito e diretto e senza alcuna edulcorazione e pertanto il ritratto che lo spettatore evince di questo stato dell' esistenza umana risulta quanto mai realistico e, purtroppo, affatto allegro. La vecchiaia non viene vista in maniera negativa in sè, quanto come un qualcosa senza alcun dubbio deleterio, anche proprio per l'individuale salute dell'individuo stesso, e triste quando vissuta senza più passioni e desideri. Solo così, per Sorrentino, la vecchiaia può essere sopportata e vissuta, se non allegramente, ma egregiamente ed in maniera più piacevole della noia e dell'apatia costanti. Il personaggio dell'ex direttore d'orchestra, ottimamente interpretato da Michael Caine, ricorda in certi dialoghi nonchè atteggiamenti disincantati ed ormai disillusi nei confronti della vita un poco quello di Gep Gambardella del precedente "La Grande Bellezza", ma in "Youth" il personaggio ha senza alcun dubbio una connotazione più pessimistica e soprattutto di forzata rassegnazione per le scarse possibilità future imposte dalla natura che deve seguire il proprio percorso naturale.
Il cast di attori scelto ed impegnato da Sorrentino contribuisce in maniera preponderante alla riuscita del film: Michael Caine, come ripeto, si dimostra, come sempre del resto, all'altezza della sua parte e quanto mai ottimamente ed esplicitamente riesce a comunicare le sensazioni e lo stato d'animo provati, Harvey Keitel, anch'egli affatto da meno di Caine, impersona molto egregiamente il proprio ruolo in apparenza più sereno e rassegnato di quello dell'altro, Jane Fonda, in quello di una famosa attrice, sebbene compaia per un tempo notevolmente limitato in scena, con poche battute dimostra al meglio il proprio talento ed, infine, sia Paul Dano, nella parte del giovane attore, che Rachel Weitz in quella della figlia del grande maestro, perennemente in un ruolo di secondo piano e fortemente adombrato dalla preponderante figura del padre artista famoso, appaiono molto convincenti.
Insomma, un film ben diretto, ben costruito e precisamente scandito nel suo giusto andamento lento teso a scandire l'inesorabile ed ormai troppo "tranquilla" condizione della vecchiaia.
Da non perdere nonostante non abbia ottenuto alcuna premiazione al Festival di Cannes.
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maumauroma
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martedì 2 giugno 2015
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pretenzioso e autoreferenziale
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In un elegante hotel termale immerso nei boschi svizzeri si raggrumano le varie eta' dell'esistenza.In particolare due amici ottantenni,uno direttore d'orchestra e compositore riottoso ad ogni ritorno sulla scena,fosse pure su invito della regina ormai rassegnato all'ineluttabile fine e percorso dai rimorsi di un non irreprensibile passato;l'altro,regista ancora in attivita',che sta tentando di girare il presumibile suo ultimo film con energia e disperata determinazione,nell'attesa della sua attrice prediletta.I due,tra massaggi,bagni, disquisizioni sulle loro minzioni,ricordano i loro trascorsi e si abbandonano all'ineluttabilita' del tempo.Sullo sfondo miss universo plastificate,orribili sosia di maradona,alpinisti sciroccati,fisioterapiste zen,passioni che si spengono e si accendono,bambini che ne sanno piu' dei grandi.
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In un elegante hotel termale immerso nei boschi svizzeri si raggrumano le varie eta' dell'esistenza.In particolare due amici ottantenni,uno direttore d'orchestra e compositore riottoso ad ogni ritorno sulla scena,fosse pure su invito della regina ormai rassegnato all'ineluttabile fine e percorso dai rimorsi di un non irreprensibile passato;l'altro,regista ancora in attivita',che sta tentando di girare il presumibile suo ultimo film con energia e disperata determinazione,nell'attesa della sua attrice prediletta.I due,tra massaggi,bagni, disquisizioni sulle loro minzioni,ricordano i loro trascorsi e si abbandonano all'ineluttabilita' del tempo.Sullo sfondo miss universo plastificate,orribili sosia di maradona,alpinisti sciroccati,fisioterapiste zen,passioni che si spengono e si accendono,bambini che ne sanno piu' dei grandi.E sara' il regista con il suo gesto estremo a fungere da catalizzatore per il ritorno sulla scena del direttore d'orchestra.Ogni singolo fotogramma potrebbe riempire una bellissima mostra fotografica,ma nel complesso il film appare pretenzioso.irrisolto.autoreferenziale;sembra sempre che il regista voglia dire:guardate come sono bravo.Ancor piu' deludente il finale:che la regina si scomodi a presenziare un concerto con in programma una insulsa "piccola" canzone,bolsamente diretta e mal cantata appare francamente improponibile.
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no_data
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sabato 11 luglio 2015
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il film capolavoro di sorrentino
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Solo un grande regista poteva parlare dei rapporti che si incatenano tra padre e figli e inscenare con sensibilità e intelligenza, l'amicizia tra due uomini, dentro una cornice fotografica e sonora eccellente.Le scene finali sono la citazione della migliore filmografia italiana, Sorrentino porta in scena l'ingratitudine, la disillusione, ma anche la vita, raccontadolo attraverso un cast d'eccezione. Un film sibillino, autobiografico e assoluto, superficialmente valutato da chi giudica la compagine piuttosto che i dialoghi perfetti quasi teatrali, il tutto condensato in una rappresentazione cinamotagrafica veloce e sferzata.
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folignoli
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venerdì 22 maggio 2015
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meno invenzioni e più storia
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Sorrentino ha sempre dichiarato che la storia non conta in un film. In questo, la storia invece è fondamentale. Sorrentino più di ogni altro, divide il pubblico. Chi lo osanna e chi lo disprezza. Un po’ come Paul Dano, che da bonario attore, si trasfigura in pochi istanti e diventa l’odiato Hitler. Youth è il film più personale di Sorrentino. È il film in cui parla dei suoi genitori morti 30 anni fa. Sono parole che mette in bocca al protagonista . Lui dice che non se li ricorda più. Sono passati troppi anni. Sorrentino non ricorda più la voce dei genitori, non ricorda le loro movenze, gli sguardi. È questo il fulcro di tutto il film che poi implode su se stesso, con pochissime invenzioni a cui ci aveva abituato.
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Sorrentino ha sempre dichiarato che la storia non conta in un film. In questo, la storia invece è fondamentale. Sorrentino più di ogni altro, divide il pubblico. Chi lo osanna e chi lo disprezza. Un po’ come Paul Dano, che da bonario attore, si trasfigura in pochi istanti e diventa l’odiato Hitler. Youth è il film più personale di Sorrentino. È il film in cui parla dei suoi genitori morti 30 anni fa. Sono parole che mette in bocca al protagonista . Lui dice che non se li ricorda più. Sono passati troppi anni. Sorrentino non ricorda più la voce dei genitori, non ricorda le loro movenze, gli sguardi. È questo il fulcro di tutto il film che poi implode su se stesso, con pochissime invenzioni a cui ci aveva abituato. È un film pacato, sobrio, distinto, timido. Che (come tutti i capolavori) si apprezza non tanto dentro la sala cinematografica, ma successivamente, ripensandoci e accorgendoci che qualcosa ci è rimasto dentro.
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mickey97
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sabato 23 maggio 2015
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bel film, superiore alla grande bellezza
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Paolo Sorrentino è solito fare dei film altamente riflessivi, questa sua tendenza è già nota a tutti specialmente dopo avere visto una Grande Bellezza a stampo puramente sociologico, Youth la Giovinezza non è da meno una volta che dimostra di avere una grande introspezione psicologica. Il film infatti apre sin da subito profonde riflessioni su un tempo oramai perduto ovvero la gioventù, Fred e Mick sono due vecchi amici sulla soglia degli ottanta anni che trascorrono insieme una vacanza primaverile, il primo è un compositore e direttore di orchestra in pensione, il secondo invece un regista ancora in attività ma entrambi pisciano solo due gocce e non si ricordano nemmeno chi erano i loro genitori.
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Paolo Sorrentino è solito fare dei film altamente riflessivi, questa sua tendenza è già nota a tutti specialmente dopo avere visto una Grande Bellezza a stampo puramente sociologico, Youth la Giovinezza non è da meno una volta che dimostra di avere una grande introspezione psicologica. Il film infatti apre sin da subito profonde riflessioni su un tempo oramai perduto ovvero la gioventù, Fred e Mick sono due vecchi amici sulla soglia degli ottanta anni che trascorrono insieme una vacanza primaverile, il primo è un compositore e direttore di orchestra in pensione, il secondo invece un regista ancora in attività ma entrambi pisciano solo due gocce e non si ricordano nemmeno chi erano i loro genitori... La vecchiaia li determina inevitabilmente ma è solo col guardare i giovani che si ricordano quegli anni innocenti. Questa volta Paolo Sorrentino è realmente consapevole di ciò che vuole esprimere, il suo messaggio arriva allo spettatore, il quale gode anche dell'eccellente interpretazione di Michael Caine ed Harvey Keitel oltre a quella di Rachel Weisz, sui due vecchi amici gravita l'intera vicenda, una vicenda che presenta dei punti chiave a loro relativi. Uno è il suicidio di Mick per l'insoddisfazione legata sopratutto alla sua carriera da regista e alla conseguente nostalgia riguardo a tempi che lo vedevano trionfare a livello cinematografico coronato anche da un grande successo, l'altro invece è il ritorno di Fred alla musica, alla direzione di orchestra senza però ricevere applausi proprio per evidenziare quanto lui in questo campo oramai risulti anonimo. La vecchiaia è solo motivo di rimpianto, un rimpianto che fa inevitabilmente soffrire e Mick proprio per questo è morto suicida, Fred oramai convive con questo presente consapevole del fatto che non è piu quello di una volta ma fa male comunque sapere di essere dimenticati da vivi. Paolo Sorrentino ha centrato il bersaglio, il film è veramente degno di nota sotto molteplici punti di vista quali il costante coinvolgimento e la grazia e la delicatezza nel trattare certi temi. Complimenti Sorrentino!.
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kimkiduk
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domenica 24 maggio 2015
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la grande bellezza 2?
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Per questo film dovrei e vorrei fare una critica professionale ma non penso di essere capace. Dopo La Grande Bellezza, per me film ruffiano, scimmiottatore di Fellini ed ingiustamente premio Oscar, speravo in un cambio di tendenza, in un modo più personale di fare cinema da parte di Sorrentino. Come al solito i suoi film iniziano in modo maestoso, passi tutto il tempo a dire mamma mia che bei colori, che bei primi piani, che bella scenografia, ... non si può negare di essere bravo. Poi però esci dal cinema e parli della pizza che mangerai. E' così per me, mi resta poco, non ricordi le parole, i gesti, ricordi poco. E' come fare 1000 km in una splendido SUV da 100.
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Per questo film dovrei e vorrei fare una critica professionale ma non penso di essere capace. Dopo La Grande Bellezza, per me film ruffiano, scimmiottatore di Fellini ed ingiustamente premio Oscar, speravo in un cambio di tendenza, in un modo più personale di fare cinema da parte di Sorrentino. Come al solito i suoi film iniziano in modo maestoso, passi tutto il tempo a dire mamma mia che bei colori, che bei primi piani, che bella scenografia, ... non si può negare di essere bravo. Poi però esci dal cinema e parli della pizza che mangerai. E' così per me, mi resta poco, non ricordi le parole, i gesti, ricordi poco. E' come fare 1000 km in una splendido SUV da 100.000 euro o 1000 con una Diane. Il viaggio con la Diane lo ricordi tutto. I film di Sorrentino e quindi anche YOUTH, sono senza cuore, senza anima, raccontano a spezzoni e sembrano puzzle di episodi, tutti belli, tutti cromati, tutti anche con grandi particolari e trovate. Ammiro i personaggi tipo Paul Dano (che mi piace tanto), ammiro Caine, ammiro Keitel. Ma poi? E' un quadro con tanti colori e basta, un libro con tanti capitoli veloci da leggere, un cocktail dolce e accattivante, un vestito perfetto, una scarpa con il tacco dieci rossa. E' un film da vedere, perchè Sorrentino sa fare film, è da vedere perchè è bello, è da vedere perchè c'è il nudo della Ghenea (a che serviva?) e perchè Sorrentino ha tanto potenziale e tanti mezzi. Ma poi? Ci sono pezzi che non capisci che cosa c'entrino nella (eventuale) storia (Hitler, Maradona, la ragazza che balla, ecc.). E poi come molti italiani deve metterci tutto nel calderone, amore, odio, gelosia, morte, politica, delusione, tradimenti. Unica perla il finale, che mi ha fatto quasi dubitare di un giudizio che già mi scrivevo nella mente. Bello, devo ammetterlo. Forse, ma solo forse lega tutto il film, ma per quello che vuole ottenere Sorrentino (il ricordo del miglior regista al mondo) è troppo poco. Sufficiente perchè non puoi dire non voglio guidare una Ferrari, solo che io di una Ferrari non so che farci, la guardo ogni tanto, ma mi ricordo della Diane.
P.S. = il mio riferimento a La Grande Bellezza è perchè dopo la crisi della mezza età, il non scrivere più senza amore di Servillo, Caine non dirige più senza amore nella sua tarda età. Il tema si ripete, il modo frammentario di legare storielle da 1 minuto anche, il finale ritrovando l'amore anche. E ho trovato anche i riferimenti ruffiani verso altri registi tipo chiaramente Fellini o questa vlta anche Woody Allen. Riprovaci Sorrentino.
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madrigal
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domenica 24 maggio 2015
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un film impeccabile
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Film impeccabile, straordinariamente attento, misurato ma intensissimo. Sfiora con citazioni sapienti e discrete i grandi del cinema (Visconti, Fellini, Resnais) ma non si perde, e restituisce una sorta di apologo colmo di sensibilità e di riflessioni su un tema facilmente lastricabile di buoni sentimenti e di retorica. Il film non è freddo e tanto meno schiavo della forma (asciutta, netta e perfetta) come lo ha definito il NY Times, che forse si aspettava la solita emozionalità tracimante e densissima in puro ex-stile italiano. Sorrentino sembra suggerire che i cicli della vita siano in fondo quelli a cui ci riferiamo, in cui riponiamo i nostri ricordi e perciò la nostra appartenenza. E a tutti è dato galleggiare in questa nostalgia con più o meno consapevolezza, con più o meno disincanto con più o meno paura.
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Film impeccabile, straordinariamente attento, misurato ma intensissimo. Sfiora con citazioni sapienti e discrete i grandi del cinema (Visconti, Fellini, Resnais) ma non si perde, e restituisce una sorta di apologo colmo di sensibilità e di riflessioni su un tema facilmente lastricabile di buoni sentimenti e di retorica. Il film non è freddo e tanto meno schiavo della forma (asciutta, netta e perfetta) come lo ha definito il NY Times, che forse si aspettava la solita emozionalità tracimante e densissima in puro ex-stile italiano. Sorrentino sembra suggerire che i cicli della vita siano in fondo quelli a cui ci riferiamo, in cui riponiamo i nostri ricordi e perciò la nostra appartenenza. E a tutti è dato galleggiare in questa nostalgia con più o meno consapevolezza, con più o meno disincanto con più o meno paura. Cast eccezionale come tutto il resto, fotografia , musica e montaggio.
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dellagambar
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lunedì 25 maggio 2015
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aurea mediocritas
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Sorrentino dice che La giovinezza è una cosa piccola, molto più semplice di La grande bellezza, ed io, nel mio piccolo e mio malgrado, confermo.
Un particolare su tutti che racchiude l’abissale differenza tra le due pellicole, medesimo argomento: la sensazione di inadeguatezza. Credibile e incredibilmente atroce se ad affermarla è la direttrice nana nel secco dialogo con Gep che provava questo turbamento “nessuno è adatto a un ca@@o Gep, te lo dice la regina dei disadattati”. Inverosimilmente amorfa e scialba nella recitazione mielosa della bambina che esprime lo stesso concetto rivolgendosi a un impacciato Paul Dano.
Spiace ma è così, il regista è ricaduto “nell’ aura mediocritas”, ciò non significa che sia un brutto film e nulla toglie alla bravura di Sorrentino come regista, ma forse avrebbe potuto riavvalersi del contributo di Contarello per migliorare proprio i dialoghi che non mi sono parsi all’altezza.
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Sorrentino dice che La giovinezza è una cosa piccola, molto più semplice di La grande bellezza, ed io, nel mio piccolo e mio malgrado, confermo.
Un particolare su tutti che racchiude l’abissale differenza tra le due pellicole, medesimo argomento: la sensazione di inadeguatezza. Credibile e incredibilmente atroce se ad affermarla è la direttrice nana nel secco dialogo con Gep che provava questo turbamento “nessuno è adatto a un ca@@o Gep, te lo dice la regina dei disadattati”. Inverosimilmente amorfa e scialba nella recitazione mielosa della bambina che esprime lo stesso concetto rivolgendosi a un impacciato Paul Dano.
Spiace ma è così, il regista è ricaduto “nell’ aura mediocritas”, ciò non significa che sia un brutto film e nulla toglie alla bravura di Sorrentino come regista, ma forse avrebbe potuto riavvalersi del contributo di Contarello per migliorare proprio i dialoghi che non mi sono parsi all’altezza. Perché scomodare Jane Fonda per incoraggiare al suicidio Keitel quando, sentita la chiacchierata, sarebbe stata sufficiente una telefonata? Splendido l’omaggio del direttore d’orchestra alla moglie defunta, cornificata per tutta la vita, ma amata comunque e rimasta insostituibile interprete della sua melodia più famosa. Toccante l’esternazione dei sacrifici fatti per i figli che non riescono a comprendere e nemmeno ricorderanno, e come la sua, rinfacceranno al genitore rimasto troppo a lungo lontano, l’incolmabile sensazione di abbandono vissuta in gioventù. Tirato per i capelli il simpatico concerto bovino, inattendibile lo schiaffo della moglie reticente al marito silenzioso, ingiustificata la levitazione del guru, eccezionale (uno sprazzo) la parodia del pibe de oro nel suo periodo peggiore, sforzata quella illogica del fuhrer. The Youth, a modo suo, finisce bene con il messaggio d’autore: «A ottant’anni non si deve per forza rinunciare a un’idea di domani. Col passato non si è liberi perché è andato, col presente lo si è poco, ma il futuro, anche se breve, è la più grande prospettiva di libertà che abbiamo» Speriamo vada proprio così anche se dubito molto, non rilevando la discutibile sincronia tra la funzionalità del cervello e la produzione giornaliera di pipì, molto scarsa per i protagonisti del film, un vero dramma per una moltitudine di coetanei incontinenti
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[+] emm..
(di francescacesca)
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[+] touchè
(di dellagambar)
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reiver
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mercoledì 3 giugno 2015
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"youth", ovvero la noia cinematografica
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Una proiezione alle undici meno un quarto? E' un fatto abbastanza insolito anche per me, che sono un vecchio, anzi vecchissimo (vado per i cento ormai, almeno dal punto di vista cinematografico) lupo delle sale. In fin dei conti non è neppure un male, perché hai il tempo di mangiare qualcosina, giusto per non sentire i morsi della fame: qualche chilo di carne (se sei carnivoro), di verdura (se sei vegetariano), o di piante carnivore (se sei indeciso)... o ancora di sushi cinese, se sei aspirante suicida.
Il film inizia. C'è Michael Caine, che dopo decenni di gloriosa carriera è venuto a svernare sulle Alpi. Lo ricordo in tantissimi film. Lui, l'anti-Bond che però recitò insieme a Connery nel meraviglioso “L'uomo che volle farsi re” di Huston.
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Una proiezione alle undici meno un quarto? E' un fatto abbastanza insolito anche per me, che sono un vecchio, anzi vecchissimo (vado per i cento ormai, almeno dal punto di vista cinematografico) lupo delle sale. In fin dei conti non è neppure un male, perché hai il tempo di mangiare qualcosina, giusto per non sentire i morsi della fame: qualche chilo di carne (se sei carnivoro), di verdura (se sei vegetariano), o di piante carnivore (se sei indeciso)... o ancora di sushi cinese, se sei aspirante suicida.
Il film inizia. C'è Michael Caine, che dopo decenni di gloriosa carriera è venuto a svernare sulle Alpi. Lo ricordo in tantissimi film. Lui, l'anti-Bond che però recitò insieme a Connery nel meraviglioso “L'uomo che volle farsi re” di Huston.
Huston è morto, ora c'è Sorrentino. Insieme a Caine non c'è più Connery, ma Harvey Keitel, che interpreta un regista al tramonto (Sorrentino tra qualche anno, o Sorrentino qualche anno fa, oppure ancora Sorrentino oggi).
Scorrono le immagini, e non si può dire che non siano belle; che la fotografia non sia curatissima; che ogni sequenza non sia soddisfacente sul piano estetico. Sorrentino è bravo, anzi è bravissimo: è un genio, è il mago Silvan della cinepresa, tira sempre fuori dalle basette qualcosa di straordinario. Così, in rapida (per modo di dire) successione abbiamo: Caine con una massaggiatrice, Caine seduto, Caine che dirige le mucche (non ho scritto “vacche”, si badi bene, perché non voglio che questa recensione venga travisata), Caine con la figlia; ad un certo punto compare Maradona col panzone, poi Maradona che palleggia, e poi Paul Dano, cioè il sosia di Messi, travestito da attore, e poi travestito da Hitler; l'apoteosi è la scena della levitazione del santone buddista, mi ha ricordato Diego Abatantuono in “Grand Hotel Excelsior” di Castellano e Pipolo (che però faceva ridere volontariamente).
La trama del film è tutta qui. Per scandirla bene Sorrentino inserisce delle frasi devastanti, taglienti (le stesse, più o meno, che mette in bocca ai suoi protagonisti ad ogni film) sulle emozioni, sullo scopare male, sulla vecchiaia e sulla giovinezza: il risultato finale è una pellicola che ridefinisce il concetto di “noia cinematografica”, portandolo all'ennesima potenza. Tutto ciò ha un senso? Forse per i critici, o per i festivalieri che gli hanno riservato quindici minuti di applausi a Cannes, loro vivono in un'altra dimensione... non lo ha per me. Che logica c'è nel costruire sequenze perfette banalizzate da aforismi ridicoli? Nel reclutare grandi attori utilizzati malissimo? Nel voler fare cinema per soddisfare il proprio narcisismo senza rispettare minimamente il pubblico? La risposta spetta a Sorrentino, che peraltro ha un'ampia giustificazione: i suoi fans sono contenti così. Vogliono questo tipo di cinema, fatto di sequenze messe una dopo l'altra senza costrutto, di colpi di genio che lasciano il tempo che trovano, di invenzioni che soddisfano l'amor proprio del regista ma lasciano indifferente chi, come me, negli anni ha avuto la fortuna di assistere ad un tipo di cinema diverso: quello che colpisce al cuore.
“Youth” è finito, finalmente: siamo liberi. I pochi spettatori sono sbigottiti, la delusione affiora sui loro volti stanchi. Cerco lo sguardo di chi mi ha accompagnato: qualcosa mi dice che non mi serberà rancore per questa avvilente esperienza. E' l'una e mezza ormai, una fredda notte ci avvolge...
A Cannes stanno ancora applaudendo, probabilmente.
E' un'altra dimensione.
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[+] comment tecnicamente inutile e brutta.
(di marezia)
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[+] che fegato, reiver...
(di maramaldo)
[ - ] che fegato, reiver...
[+] mangiato male?
(di luka1975)
[ - ] mangiato male?
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(di reiver)
[ - ] per marezia
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[+] per felipito
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