no_data
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martedì 31 marzo 2015
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frammenti pasoliniani. rivissuti da nuovi corpi ed altre voci
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Chi sceglie di vedere questo film non deve aspettarsi una ricostruzione storico-narrativa della vita dello scrittore, né un omaggio commemorativo. Ferrara risponde poeticamente a un'urgenza che è quella di riascoltare frammenti di Pasolini. Come se egli rivivesse attraverso altri corpi ed altre voci.
Dafoe compie un'azione mimetica incredibile, pur restando se stesso. I personaggi che gli ruotano attorno sono echi di un passato che è ancora visibile, per chi è in grado di vedere, in certe zone oscure della città. Avvengono scambi di identità che sono evocativi: Ninetto (Davoli) diventa Eduardo (De Filippo) e (Riccardo) Scamarcio diventa Ninetto.
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Chi sceglie di vedere questo film non deve aspettarsi una ricostruzione storico-narrativa della vita dello scrittore, né un omaggio commemorativo. Ferrara risponde poeticamente a un'urgenza che è quella di riascoltare frammenti di Pasolini. Come se egli rivivesse attraverso altri corpi ed altre voci.
Dafoe compie un'azione mimetica incredibile, pur restando se stesso. I personaggi che gli ruotano attorno sono echi di un passato che è ancora visibile, per chi è in grado di vedere, in certe zone oscure della città. Avvengono scambi di identità che sono evocativi: Ninetto (Davoli) diventa Eduardo (De Filippo) e (Riccardo) Scamarcio diventa Ninetto.
Il film va sentito, più che razionalizzato. E la sua forza sta proprio nel fatto che spiazza, disillude le attese e i pregiudizi!
Domande e perplessità restano sul fatto che la distribuzione del film in dvd neghi la possibilità di vedere il film con l'audio originale, cioè inglese, italiano e francese. Unica traccia audio: l'italiano. Doppiaggio, a mio parere, forzato e discutibile (anche se approvato dal regista). La voce di Fabrizio Gifuni (per quanto interessante in altri contesti) qui diventa una sovrapposizione stonata. Scelta dettata da un'idea, più che ad una reale ed improbabile corrispondenza sonora con le voci del protagonista (Pasolini/Dafoe). Ma la forza del corpo e del volto di Willem Dafoe, delle parole di Pasolini, della musica (la Passione di Bach e altre tracce provenienti dal cinema pasoliniano) sono capaci di farci andar oltre gli interpreti (addio mìmesis). Il film tocca i sensi, i nervi e la mente. Soddisfa il nostro bisogno di bere un altro po' di Pier Paolo Pasolini.
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enzo70
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giovedì 21 aprile 2016
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provocare è un dovere, essere provocati un piacere
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Abel Ferrara si cimenta in un lavoro complesso, raccontare in un film che a tratti assume un carattere documentarista, gli ultimi giorni di Pasolini. L’intellettuale friulano è alle prese con la censura per le 120 giornate di Sodoma, sta scrivendo Petrolio, pubblicato poi postumo, e con i suoi toni sempre dissacranti affronta la cultura italiana in balia tra il conformismo della cultura cattolica ed il conformismo della cultura comunista. E il film, come detto, sembra sospeso tra il carattere di narrazione diretta della vita e del pensiero di Pasolini con un approccio da documentarista e un approccio narrativo tipico del film, anche biografico. Ma se la distonia dei toni potrebbe lasciare lo spettatore spiazzato, provvede la grandezza del pensiero di Pasolini il cui rigore stilistico va visto alla luce di una vita da provocatore.
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Abel Ferrara si cimenta in un lavoro complesso, raccontare in un film che a tratti assume un carattere documentarista, gli ultimi giorni di Pasolini. L’intellettuale friulano è alle prese con la censura per le 120 giornate di Sodoma, sta scrivendo Petrolio, pubblicato poi postumo, e con i suoi toni sempre dissacranti affronta la cultura italiana in balia tra il conformismo della cultura cattolica ed il conformismo della cultura comunista. E il film, come detto, sembra sospeso tra il carattere di narrazione diretta della vita e del pensiero di Pasolini con un approccio da documentarista e un approccio narrativo tipico del film, anche biografico. Ma se la distonia dei toni potrebbe lasciare lo spettatore spiazzato, provvede la grandezza del pensiero di Pasolini il cui rigore stilistico va visto alla luce di una vita da provocatore. Il film termina, quindi, con un quesito che diventa fondante, ossia quanto ancora la visione fuori dagli schemi di Paolini avrebbe potuto contribuire alla cultura italiana di trovarsi pochi anni dopo privo di riferimenti. Comunque apprezzabile la scelta del regista di dare spazio a Ninetto Davoli, uno degli interpreti preferiti da Pasolini.
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dandy
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venerdì 13 ottobre 2017
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apprezzabile.
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Che fosse molto disprezzato qui da noi,visto il modo in cui è girato c'era da aspettarselo.Ma bisognerebbe riconoscere che è uno dei pochissimi gilm degni di nota di Ferrara dal 2000 in su.Un bioghraph,un pò fantasioso stile "Last days" e un pò acriticamente nostaglico,il film non mira a far luce sulla brutale fine di Pasolini.Si limita a mettere in scena la figura di un intellettuale carismatico e controverso,polemico e scomodo nei 2 giorni che ne precedono la morte.Certe inesattezze sono scontate,e il risultato è ridondante.Ma Dafoe(doppiato da Fabrizio Gifuni)è bravo,anche se Davoli nei panni di Eduardo De Filippo è molto meglio.
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Che fosse molto disprezzato qui da noi,visto il modo in cui è girato c'era da aspettarselo.Ma bisognerebbe riconoscere che è uno dei pochissimi gilm degni di nota di Ferrara dal 2000 in su.Un bioghraph,un pò fantasioso stile "Last days" e un pò acriticamente nostaglico,il film non mira a far luce sulla brutale fine di Pasolini.Si limita a mettere in scena la figura di un intellettuale carismatico e controverso,polemico e scomodo nei 2 giorni che ne precedono la morte.Certe inesattezze sono scontate,e il risultato è ridondante.Ma Dafoe(doppiato da Fabrizio Gifuni)è bravo,anche se Davoli nei panni di Eduardo De Filippo è molto meglio.Scamarcio sorride imbambolato.Un imperdonabile scivolone è costituito dalla sequenza dell'orgia,scena immaginaria del mai realizzato "Porno-Teo-Kolossal",e la fellatio iniziale.Vi sono anche sequenze ispirate al romanzo "Petrolio",sempre poco interessanti.A conti fatti,non vale la metà dei vari documentari sull'argomento come "Pasolini prossimo nostro",o del film di giordana "Pasolini un delitto italiano",ma a suo modo simpaticamente senza pretese,e più decente degli ultimi lavori del regista.Dopo le polemiche sollevate dalla stampa nostrana e la proiezione alla mostra del cinema di Venezia non se l'è filato più nessuno.Benchè doppiato Dafoe recita quasi sempre in italiano,chissà perchè.
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pepito1948
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lunedì 6 ottobre 2014
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il grande profeta
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Esclusa la via del biopic, come fare a sintetizzare filmicamente e dare un senso ed un’anima all’immenso mondo di Pasolini e tutto ciò che fu, poeta, scrittore, autore e regista cinematografico, articolista, profeta (a sua insaputa) e tante altre cose, riassumibili in una sola definizione: pensatore? Personalità multiforme, multitonale e multi-tutto, e anche per tendenza anti-tutto, Pasolini non è inquadrabile in uno schema strutturato, omogeneo, né a lui sarebbe piaciuto essere considerato tale. La ricchezza di Pasolini non riempiva vuoti e pause, erano questi che fuggivano dalla sua vita. La sua coerenza camaleontica era connotata da un modo di essere, di vivere che si esprimeva in un estremismo a tutto campo che faceva uso di ogni strumento di comunicazione utilizzabile, anche quelli più comunemente usati ed abusati come la TV, l’intervista, o le forme più libere e nobili del pensiero come le arti.
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Esclusa la via del biopic, come fare a sintetizzare filmicamente e dare un senso ed un’anima all’immenso mondo di Pasolini e tutto ciò che fu, poeta, scrittore, autore e regista cinematografico, articolista, profeta (a sua insaputa) e tante altre cose, riassumibili in una sola definizione: pensatore? Personalità multiforme, multitonale e multi-tutto, e anche per tendenza anti-tutto, Pasolini non è inquadrabile in uno schema strutturato, omogeneo, né a lui sarebbe piaciuto essere considerato tale. La ricchezza di Pasolini non riempiva vuoti e pause, erano questi che fuggivano dalla sua vita. La sua coerenza camaleontica era connotata da un modo di essere, di vivere che si esprimeva in un estremismo a tutto campo che faceva uso di ogni strumento di comunicazione utilizzabile, anche quelli più comunemente usati ed abusati come la TV, l’intervista, o le forme più libere e nobili del pensiero come le arti. La violenza di cui era quotidianamente oggetto, violenza centripeta che proveniva a raggiera da tutte le parti, veniva da lui rintuzzata con il pugnale o la spada, la fredda pacatezza della sua superiorità intellettuale, l’ironia. Ma Pasolini conosceva anche l’intima vibrazione della dolcezza, dell’amore, del sesso, dell’amicizia, del piacere di giocare a pallone in periferia con i “suoi” ragazzi o di stare da solo con i suoi libri o volteggiare tra le sue riflessioni che, una volta esternate, lasciavano una scia incancellabile.
Tutto questo nelle mani di un autore “normale” scadrebbe nella banalità, nella biografia o agiografia santificante magari accurata ma secondo schemi precostituiti. Abel Ferrara, regista americano mai hollywoodiano (quantomeno nello spirito), nato e vissuto nel Bronx, grande conoscitore della violenza delle dinamiche sociali e del potere, non ha resisitito alla tentazione di immedesimarsi in un uomo allora scomodo per tutti ma a lui molto vicino e suo dichiarato maestro, di entrare nel suo mondo sempre più declinante verso un pessimismo cosmico, dove gli uomini seguono come marionette il triplice imperativo: avere, possedere, distruggere. E di questo uomo e di questo mondo esprime l’essenza più significativa facendoli esplodere come un big bang in una sola frazione del tempo vitale, cioè l’ultimo giorno di vita contiguo al suo estremo opposto, la morte, una morte violenta, quasi teatrale nella sua tragicità o forse brutale ineluttabilità.
In una sequenza apparentemente disordinata si alternano gli affetti, con l’adorata (ed adorante) madre, con i parenti stretti, con l’amica Laura Betti sempre sopra le righe, con un Ninetto Davoli nel racconto mentre ascolta e guarda con la famiglia e con rapita attenzione il maestro che gli parla di un suo film in gestazione (l’incompiuto Porno-Teo-Kolossal), un Davoli dirottato in carne ed ossa come interprete del Re Magio Epifanio protagonista dello stesso film. Il pensiero socio-filosofico è sostanzialmente affidato all’intervista con Furio Colombo “Siamo tutti in pericolo”, un grido disperato di allarme per l’umanità che sembra profetizzare la propria tragica fine avvenuta dopo qualche ora dall’incontro con il giornalista (“"Ecco il seme, il senso di tutto. Tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti. Metti questo titolo, se vuoi: "Perché siamo tutti in pericolo""). C’ poi il Pasolini visionario, favolista, picaresco, tragico che si esprime nella metafora di Epifanio e il servitore Nunzio (quasi D. Chisciotte e S. Panza) che, attraverso un viaggio guidato da una cometa (l’ideologia) e passando attraverso quattro città simboliche, perseguono un fine che non ha fine, ma, nella delusione, acquisiscono una maggiore conoscenza della realtà del mondo, in attesa di qualcosa che forse accadrà. C’è ancora la sessualità di Pasolini, decisa, ossessiva, mai vissuta nel dubbio o nel buio viscerale di una colpa addossatagli vigliaccamente da una società reazionaria ed omofoba. C’è una morte orrenda, in cui il corpo di Pasolini, quel corpo pieno di vitalità, di inarrestabile dinamismo e semplice eleganza, viene maciullato dalla violenza barbara di alcuni balordi e costretto a stemperarsi come ultima ingiuria nello squallore fangoso del degrado ambientale dell’Idroscalo.
Ferrara non ci racconta la vita di Pasolini, ma attraverso una sintesi originale di frammenti, atti e fatti, ci dà un’idea piuttosto aderente alla realtà della sua complessità psicologica, emotiva, intellettiva, intuitiva e della sua sferzante grandezza in un mondo troppo piccolo e grezzo per capirne tutta la capacità di analisi e la dimensione profetica. E lo fa mantenendo un amorevole distacco dal personaggio, quasi con il riverenziale rispetto del discepolo che tuttavia non esita a mettere in luce qualche ombra per rimarcarne la contraddittorietà, quindi la profonda umanità, di un genio che storicamente sarà prima tollerato, poi “perdonato”, quindi esaltato solo anni dopo la sua morte. Avvenuta poco dopo aver vaticinato, tramite Colombo, al mondo: attenti, l’inferno sta salendo verso di voi!
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francesco2
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mercoledì 25 febbraio 2015
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speranza e disillusione
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L'inizio del film non promette bene.
E' legittimo nutrire il sospetto che anche Ferrara, di cui tutto si può dire ma non che sia un
regista ossequioso rispetto ai canoni, sia caduto nella trappola del film didascalico. Ed
invece, l'omaggio del regista di "New Rose Hotel", è legato all'Immanenza Trascendente del
Totò che visse due volte", alla speranza ininterrotta che mai si estingue.
E' allora che l'artista si fonde con la sua opera -In questo caso incompiuta, se ho capito
bene-, ed i personaggi di contorno non sono più figurine di dubbia efficacia -La madre, per
esempio-; ma parte di un grande affresco corale.
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L'inizio del film non promette bene.
E' legittimo nutrire il sospetto che anche Ferrara, di cui tutto si può dire ma non che sia un
regista ossequioso rispetto ai canoni, sia caduto nella trappola del film didascalico. Ed
invece, l'omaggio del regista di "New Rose Hotel", è legato all'Immanenza Trascendente del
Totò che visse due volte", alla speranza ininterrotta che mai si estingue.
E' allora che l'artista si fonde con la sua opera -In questo caso incompiuta, se ho capito
bene-, ed i personaggi di contorno non sono più figurine di dubbia efficacia -La madre, per
esempio-; ma parte di un grande affresco corale.
Riflessioni e divulgazioni: man mano che il film avanza, il già citato "Totò che visse due
volte"si fonde parzialmente con un'altra, grande opera di Ferrara, "The Funeral". Possono
sembrare due film molto diversi, tanto quello era intriso di riflessioni esistenziali, filosofiche,
forse teologiche. Ma se si pensa al titolo originale -"The Funeral", appunto-, in fondo anche
qui si celebra il FUNERALE della cultura, che porta l'artista a esplicitare determinate
considerazioni, a costo di suscitare sospetti di aristocraticismo.
Ma il film, in compenso, è tutto fuorché aristocratico, è una celebrazione dell'arte popolare
proprio dove si teme la massificazione del sapere. Ecco cheil sesso e l'omosessualità
assumono una valenza trash così lontana dal kitczch, in uno dei codici linguistici del film, che
altrove non rinuncia affatto alle musiche di sottofondo ed ad un'iconografia differente.
Forse perché l'unico modo per fare un film efficace su Pasolini era costruire un lavoro
complesso, anche acosto di sembrare o essere contraddittorio. Come complesso risultava
essere lui.
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ludwigzaller
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venerdì 26 settembre 2014
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ritratto di artista
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Il film, la cui trama non è assolutamente confusa od impossibile da raccontare, narra gli ultimi giorni della vita di Pasolini. Ne emerge il quadro di un uomo ancora giovane, attivo, impegnato in molti progetti: il montaggio di Salò, la stesura avanzata di Petrolio, la sceneggiatura quasi completata di un film fantastico sulla falsariga di Uccellacci ed Uccellini di cui dovrà essere protagonista Ninetto Davoli. Il Pasolini di questi anni, ed il film ne dà conto, è un intellettuale ascoltato in tutta Europa, le cui tesi sulla crisi della società moderna, la corruzione del sistema politico e l'instaurarsi di preoccupanti dinamiche di violenza sono lette e discusse ovunque. Nella vita di tutti i giorni lo vediamo muoversi in un contesto familiare rassicurante: una madre affettuosa, a cui è legato da un rapporto di amore filiale intenso, la nipote segretaria che si prenderà cura di Petrolio dopo la morte dello zio, il cugino ed insuperato biografo Nico Naldini, l'attrice Laura Betti.
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Il film, la cui trama non è assolutamente confusa od impossibile da raccontare, narra gli ultimi giorni della vita di Pasolini. Ne emerge il quadro di un uomo ancora giovane, attivo, impegnato in molti progetti: il montaggio di Salò, la stesura avanzata di Petrolio, la sceneggiatura quasi completata di un film fantastico sulla falsariga di Uccellacci ed Uccellini di cui dovrà essere protagonista Ninetto Davoli. Il Pasolini di questi anni, ed il film ne dà conto, è un intellettuale ascoltato in tutta Europa, le cui tesi sulla crisi della società moderna, la corruzione del sistema politico e l'instaurarsi di preoccupanti dinamiche di violenza sono lette e discusse ovunque. Nella vita di tutti i giorni lo vediamo muoversi in un contesto familiare rassicurante: una madre affettuosa, a cui è legato da un rapporto di amore filiale intenso, la nipote segretaria che si prenderà cura di Petrolio dopo la morte dello zio, il cugino ed insuperato biografo Nico Naldini, l'attrice Laura Betti. Di notte si aggira per Roma con l'intento di soddisfare le necessità di una inquieta sessualità. Ed è durante uno di questi incontri occasionali che trova la morte. A massacrarlo, secondo la ricostruzione di Ferrara, non sono i fascisti, ma gli stessi ragazzi di borgata di cui subiva il fascino, che lo attirano in un agguato per derubarlo ed insieme punirlo per la sua condizione di "frocio". Due grandi segmenti narrativi interrompono la trama: nel primo sono messi in scena frammenti da Petrolio, nel secondo un Ninetto Davoli invecchiato, e vagamente rassomigliante al Totò di Uccellacci ed Uccellini, è il protagonista della favola amara che Pasolini stava sceneggiando, che narra di una scalata al paradiso che si rivela inutile, semplicemente perché il paradiso non esiste. Attraverso un linguaggio cinematografico che sfugge ai pericoli di eccesso di linearità dei film biografici, e dunque per frammenti e squarci, il film fornisce una immagine forte e realistica di Pasolini come uomo ed artista ed è ben riuscito. Credibile Defoe nel ruolo dello scrittore, dettagliata ed intelligente la sceneggiatura. Lo stile cupo ed insieme elegante di Ferrara si sposa bene ad una vicenda dall'esito mortale già scritto.
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[+] niente di tutto ciò
(di libmasi)
[ - ] niente di tutto ciò
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andrea lade
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lunedì 29 settembre 2014
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pessimo, davvero.
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Il primo film che ho visto di questa edizione del Festival è il tanto atteso “Pasolini”, stroncato dalla critica, disprezzato dagli amatori del giornalista friulano ed ignorato da tutti gli altri. Ma è veramente così orribile il nuovo film di Abel Ferrara? Posso davvero permettermi di archiviare questa “biografia” come un lavoro mal riuscito? Pur essendo il giudizio mio personale totalmente negativo, voglio soffermarmi su alcune motivazioni.
Abel Ferrara è un regista eterogeneo che predilige il genere thriller ambientando le sue opere nei bassifondi delle città; nel 2011 decide di studiare la figura di Pasolini a tal punto da prendersi una pausa di riflessione e di allontanarsi dalle scene per approfondire la sua nuova idea.
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Il primo film che ho visto di questa edizione del Festival è il tanto atteso “Pasolini”, stroncato dalla critica, disprezzato dagli amatori del giornalista friulano ed ignorato da tutti gli altri. Ma è veramente così orribile il nuovo film di Abel Ferrara? Posso davvero permettermi di archiviare questa “biografia” come un lavoro mal riuscito? Pur essendo il giudizio mio personale totalmente negativo, voglio soffermarmi su alcune motivazioni.
Abel Ferrara è un regista eterogeneo che predilige il genere thriller ambientando le sue opere nei bassifondi delle città; nel 2011 decide di studiare la figura di Pasolini a tal punto da prendersi una pausa di riflessione e di allontanarsi dalle scene per approfondire la sua nuova idea. Pasolini viene studiato nell’ immagine, attraverso i documentari, nella sua dialettica e la ricerca sembra orientarsi nell’ultimo periodo a Roma. La prima scelta azzardata del regista è William Defoe, sicuramente non noto per la bellezza che per l’occasione viene ulteriormente alterato per somigliare il più possibile all’ultimo Pasolini arrotondando per difetto alcune sue irregolarità estetiche. Come se non bastasse un doppiaggio disastroso alterna dialoghi in inglese a momenti in cui si tenta disperatamente un italiano dal fortissimo e fastidioso anglo-accento.
Il resto del cast non è d’aiuto : Scamarcio, Ninetto Davoli e Mastandrea, di certo non sono i miei attori preferiti, ma hanno fatto di meglio nella loro carriera. Gli episodi dei due avventurieri Epifanio e Ninetto Davoli non legano tra di loro e si fa fatica a seguire una sceneggiatura confusa e sfilacciata soprattutto nella parte centrale del film dove alcune scene rischiano addirittura di apparire fuori contesto, se non nella mente del regista che sicuramente avrà seguito una sua logica del tutto personale.
Là dove quindi ci sono dubbi sulla sceneggiatura , il contenuto non aiuta di certo. Senza soffermarmi su scene di dubbio gusto come il rito della fertilità, credo che il punto debole di questa operazione sia la storia in generale, l’ossatura dello script : il soggetto si sviluppa nel giro di pochi mesi e si concentra negli episodi in cui Pasolini scrive, trascorrendo le ultime ore della sua vita con l’adorata madre, riflettendo sulla sua vita e più tardi alla ricerca nella notte di avventure in Alfa Romeo. Avventure notturne che diventano il pretesto per il regista di dare una sua versione dei fatti al pestaggio dell’idroscalo e così il film si conclude in interminabili 5 minuti di una scena opaca ed interpretata in modo terrificante dal protagonista e dai ragazzi di vita.
Tutto il resto del film è pieno di citazioni, frasi, eventi storici diretti da un regista che sembra aver capito tutto di Pasolini e che invece ha capito ben poco oscurando la sua indole , e rendendo il personaggio privo di anima, smorto e , ripeto, insopportabile quando tenta di parlare in italiano. Il regista non fa un’ analisi profonda di Pasolini e aderisce ad uno stile narrativo semi documentaristico per cui raccontare la biografia di un personaggio significa aderire in tutto e per tutto al suo pensiero.
Uscito dalla sala speravo di conoscere qualcosa in più di questo personaggio di cui si è tanto discusso, ma in realtà ho saputo ancor meno. Sicuramente non vi piacerà.
Voto: 2
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[+] spettatore tv
(di massimocantone)
[ - ] spettatore tv
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alexander 1986
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sabato 16 maggio 2015
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"pasolini" non è pasolini
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Le ultime ore di Pier Paolo Pasolini, raccontate alternando momenti di vita esteriore ad altri di interiorità filtrata mediante ricostruzioni dagli ultimi progetti dell'artista.
Quando ti approcci a una figura come quella di Pasolini, entri in un ginepraio dal quale è impossibile uscire indenni. Perché o ti limiti a girare il classico documentario, e allora ti becchi gli insulti dei pasoliniani che ti accusano di supeficialità; o provi a fare qualcosa di 'alternativo' (odierno sinonimo di 'confuso') e allora ti becchi ancora gli insulti dei pasoliniani che ti accusano, stavolta, di non aver afferrato bene il messaggio del poeta.
Infatti Pasolini non è più un artista, anche se indubbiamente fra i più incisivi del '900 italiano; è un idolo, figlio carnale di una divinità arcana.
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Le ultime ore di Pier Paolo Pasolini, raccontate alternando momenti di vita esteriore ad altri di interiorità filtrata mediante ricostruzioni dagli ultimi progetti dell'artista.
Quando ti approcci a una figura come quella di Pasolini, entri in un ginepraio dal quale è impossibile uscire indenni. Perché o ti limiti a girare il classico documentario, e allora ti becchi gli insulti dei pasoliniani che ti accusano di supeficialità; o provi a fare qualcosa di 'alternativo' (odierno sinonimo di 'confuso') e allora ti becchi ancora gli insulti dei pasoliniani che ti accusano, stavolta, di non aver afferrato bene il messaggio del poeta.
Infatti Pasolini non è più un artista, anche se indubbiamente fra i più incisivi del '900 italiano; è un idolo, figlio carnale di una divinità arcana. Le sue idee sulla società e sulla cultura, un tempo chiarissime, ora sono misteriose, imperscrutabili, da interpretare sotto le chiavi di un'ermeneutica ad hoc. È sistema e anti-sistema allo stesso tempo: il mondo della cultura 'deve' rendergli omaggio ma non 'può' perché, per farlo, dovrebbe assimilarlo; e assimilandolo svuoterebbe di senso il mito nel quale è stato trasfigurato dalla mediocre memoria italiana. Nella quale la tendenza alla creazione di martiri si accompagna sempre all'ancestrale orrore sacro per la morte violenta.
Tutte queste considerazioni sembrerebbero fuori luogo ma purtroppo vanno riprese anche nell'approccio a questo strano film. Strano perché, nonostante il forte impatto mimetico fornitogli dall'interpretazione di Willem Dafoe, di fatto racconta Pasolini senza effettivamente dire alcunché su Pasolini.
Il regista, l'americano Abel Ferrara, è familiare alle tematiche spirituali e quindi tratta la storia del poeta proprio con gli schemi del soggetto religioso. C'è la volontà di parlarne e al tempo stesso la rinuncia a capire. Non perché l'argomento si riveli, dopo un'analisi, troppo complesso (eppure lo sarebbe) ma perché è ritenuto tale a priori. E quindi anche se certe scelte narrative, certe intuizioni registiche risulteranno apprezzabili, il film piacerà forse solo a chi conosce il Pasolini-dio. Quelli che conoscono il Pasolini-uomo non potranno che bocciarlo. Coloro che non conoscono per nulla Pasolini, semplicemente non ci capiranno un'acca.
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fabio1957
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sabato 7 novembre 2015
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film non riuscito
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Atteso che è difficile fare un film su Pasolini,mi pare che già ci avevano provato una ventina di anni fa,il risultato è modesto.Il lavoro ambiziosissimo è frammentario,visionario e poco ci dice su uno dei piu grandi misteri italiani,la recitazione è buona,ma è la sceneggiatura che è carente,Ferrara è un grande regista,poteva attenersi ad un copione più realista,meno astratto e onirico.Il giudizio su Pasolini resta sospeso ,un poeta incompreso o un pervertito sopravvalutato?personalmente direi nè l'uno né l'altro ,ma un grande scrittore,come lui amava definirsi,di grande intuito e di alta statura culturale,decisamente anticonformista e poco incline alle lusinghe del potere,Non sapremo mai chi l'ha ucciso e perché.
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libmasi
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mercoledì 1 ottobre 2014
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pasolini ucciso una seconda volta
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Questo film altro non è che il modo migliore per tenere lontani giovani e meno giovani, che poco sanno del personaggio, dal genio letterario ed artistico quale era.
Il film non mette assolutamente in risalto nessuna delle opere artistiche di Pasolini, non mette in eveidenza il suo pensiero politico, le sue idee sul mondo, sul'evoluzione dell'uomo, sul capitalismo, niente di niente.
Assolutamente un film vuoto dove la vita domestica del personaggio appare silenziosa e avvizzita tanto da dover inserire, nel montaggio del film, rumori di sottofondo lì dove non rieschi (esempio quando il protagonista sceglie gli abiti dall'armadio).
Il filo conduttore del film si concentra sulla sessualità di Pasolini, rappresentandola come morbosa ed ossessiava, dando allo spettatore la sensazione che Pasolini sia ricordato per la sua omosessualità e non per quello che realmente era: un genio assoluto.
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Questo film altro non è che il modo migliore per tenere lontani giovani e meno giovani, che poco sanno del personaggio, dal genio letterario ed artistico quale era.
Il film non mette assolutamente in risalto nessuna delle opere artistiche di Pasolini, non mette in eveidenza il suo pensiero politico, le sue idee sul mondo, sul'evoluzione dell'uomo, sul capitalismo, niente di niente.
Assolutamente un film vuoto dove la vita domestica del personaggio appare silenziosa e avvizzita tanto da dover inserire, nel montaggio del film, rumori di sottofondo lì dove non rieschi (esempio quando il protagonista sceglie gli abiti dall'armadio).
Il filo conduttore del film si concentra sulla sessualità di Pasolini, rappresentandola come morbosa ed ossessiava, dando allo spettatore la sensazione che Pasolini sia ricordato per la sua omosessualità e non per quello che realmente era: un genio assoluto. Le scene di sesso, sono ostinatamente violente, lunghe, ripetitive ed offensive per lo spettatore e totalmente fuori luogo nella narrazione di quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo giorno di pasolini.
La partecipazione di Ninetto Davoli a questo film appare come una vergognosa mancanza di rispetto.
Altra cosa sgradevole è il soffermarsi sul dolore della madre alla notizia della morte del figlio, una cosa così ovvia ed a tempo stesso intima che avrebbe disgustato Pasolini per l'irruenza con cui il film entra nella sfera sentimentale.
In coclusione questo film non narra dell'ultimo giorno di Pasolini terminato con il suo assassinio, ma bensì questo film ammazza una seconda volta Pasolini con non meno violenza.
Sconsigliatissimo.
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[+] non rieschi?!
(di uppercut)
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