Titolo originale | Palabras con Dioses |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Messico, USA |
Durata | 129 minuti |
Regia di | Guillermo Arriaga, Emir Kusturica, Bahman Ghodabi, Worwick Thornton, José Padilha, Hideo Nakata, Mira Nair |
Attori | Demián Bichir, Sarai Givaty, Emir Kusturica, Pooneh Hajimohammadi, Yilmaz Erdogan Miranda Tapsell, Inma Cuesta, Roopashree Jeevaji, Emilio Echevarria, Yaël Abecassis, Jorge A. Jimenez, Pepon Nieto, Makiko Watanabe, Masatoshi Nagase, Shady Srour, Juan Fernandez. |
MYmonetro | 2,78 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 30 agosto 2014
Dieci cortometraggi di finzione diretti da altrettanti registi e girati nei loro paesi di origine.
CONSIGLIATO SÌ
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Il film si compone di 9 episodi che hanno al centro il rapporto con la spiritualità. Ne riportiamo una sintetica sinossi. "Veri Dèi" (Warwick Thompson). Una giovane aborigena incinta va a partorire in totale solitudine nel deserto australiano. "L'uomo che rubò un'anatra" (Hector Babenco). Un uomo violento, dopo aver cacciato la moglie ed essere rimasto solo con il figlio neonato, si perde per le strade di una megalopoli brasiliana per poi ritrovarsi coinvolto in un rito paracristiano. "La stanza di Dio" (Mira Nair). Una ricca e numerosa famiglia indiana acquista un prestigioso appartamento ancora in fase di costruzione. Bisogna decidere dove verrà collocata la stanza in cui venerare la divinità. "Sofferenze" (Hideo Nakata). Nel corso dello tsunami del 2011 un pescatore perde tutti i familiari. Cercherà l'aiuto di un monaco buddista per cercare di comprendere il senso della sua sopravvivenza. "Il libro di Amos" (Amos Gitai). Con la lettura suddivisa tra più persone di brani profetici della Bibbia si affronta visivamente il conflitto costantemente in atto tra israeliani e palestinesi. "La confessione" (Alex de la Iglesia). Un killer viene creduto un sacerdote da un taxista. Questo fraintendimento muterà il corso della sua vita. "La nostra vita". Un sacerdote ortodosso che vive in solitudine compie un faticoso percorso per cercare una purificazione personale. "A volte alza lo sguardo" (Bahman Ghobadi). Due gemelli siamesi attaccati per la testa hanno opposte visioni sulla fede religiosa. "Sangue di Dio" (Guillermo Arriaga). Un ingegnere minerario ateo si confronta con il padre che afferma di aver sognato Dio.
I film che si definiscono 'collettivi' (anche se poi in realtà ogni regista si muove in completa autonomia) offrono ad ogni singolo autore la possibilità di esprimersi su temi di vasta portata dovendo concentrare il proprio intervento su un tempo limitato. In questa occasione l'obiettivo era decisamente alto: proporre vicende in cui il rapporto con le differenti fedi religiose (oppure con la negazione di esse) fosse centrale. Ne è uscita un'opera discontinua (come è inevitabile, ragion per cui la valutazione va parametrata sul progetto). Preceduti da inserti grafici evocativi di Alex Garcia, innervati dalla musica di Peter Gabriel, i 9 episodi offrono punti di vista differenti che a volte (forse troppo spesso) abbisognerebbero di 'note a piè di pagina' per consentire, a chi non fa parte di alcune delle culture religiose a cui si fa riferimento, di leggerne più accuratamente i segni. Si finisce così con l'apprezzare maggiormente l'ironico ribaltamento di ruoli del film di De la Iglesia o il rigoroso piano sequenza che legge la tragica ma anche speranzosa attualità di passi della Bibbia. Si segue con partecipazione il percorso di espiazione da colpe non rivelate di cui Emir Kusturica si carica in prima persona e si sorride con tremore dinanzi all'ironia (che agli integralisti non potrà che sembrare totalmente dissacrante) con cui l'iraniano in autoesilio Bahman Ghobadi mette in scena la contrapposizione tra fede cieca e disincanto. Se il richiamo di Hideo Nakata al terremoto del 2011 è chiaro il suo film risulta però piuttosto didascalico mentre Babenco, Thornton e Nair si avvalgono, come già sottolineato, di rimandi a pratiche religiose (politeiste, animiste o paracristiane) di cui è meno agevole la decodificazione simbolica. Resta in chiusura l'apocalittico film di Arriaga (motore del progetto) che chiude con forza un percorso che è stato poi strutturato (decidendone l'ordine di visione) da un'altra importante firma del panorama culturale: Mario Vargas Llosa.
Film a episodi sui dialoghi, muti o chiassosi, che l'uomo intrattiene con le varie divinità in cui crede. Progetto interessante, difficile da giudicare nella sua interezza, dotato però di alcuni episodi di grande impatto visivo o narrativo. Su tutti si erge l'episodio messicano, di Guillermo Arriaga, l'ideatore del progetto, che commenta la visione atea di Dio: geniale nel [...] Vai alla recensione »