Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Italia |
Durata | 70 minuti |
Regia di | Jérôme Walter Gueguen |
Attori | Filippo Balestra . |
MYmonetro | 2,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 11 settembre 2014
CONSIGLIATO SÌ
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Questo eccentrico lungometraggio sulle sedie, che segna il debutto sul grande schermo di un nuovo e innovativo regista francese, è in realtà una pellicola sulle rocambolesche avventure di un'equipe cinematografica alle prese con la propria vita e lo sviluppo del loro progetto audiovisivo.
Con entusiasmo creativo, a tratti debordante, l'intellettuale Gueguen crea comunque un'opera originale giocata sul contrasto fra il genere documentaristico, i film a soggetto, i mockumentary, le videoinstallazioni, una filosofia morettiana del lavoro del regista e i temi della filmografia di Elio Petri, in un continuo altalenarsi fra modernità e classicità. Il nucleo della storia è infatti puro metacinema: come il regista Fernand di Effetto notte (1973), anche Gueguen tenta di realizzare un film - il suo ha come protagonista un ex operaio di una fallita fabbrica di sedie che vive l'angoscia della precarietà e della disoccupazione - facendo però fronte a tutti i problemi e le questioni riguardanti la definizione del soggetto, la sua messa in script, la produzione, il casting e la scelta di uno stile da seguire.
Accompagnati dalla voce narrante di Simone Olla, uno dei due veri sceneggiatori del film, che nella fiction veste però i panni dell'unico e solo sceneggiatore, offrendo un ritratto di un ex scrittore di successo che è quasi un clown beckettiano continuamente stranito e segnato da una eccentrica ed assurda logica artistica, si ricostruisce e si de-costruisce, quindi, una vera e propria via crucis cinematografica e artistica.
Se la sedia è, apparentemente, un mero pretesto trascurato nella sua importanza («Abbiano scelto le sedie perché non ci hanno ispirato assolutamente nulla» ammette il regista), visivamente non lo è mai. Onnipresente in tante inquadrature o scene, la sedia diventa il simbolo del film, di un ragionamento politico e sociale, oltre che semiologico. Qualcosa che va al di là di un semplice strumento di utilità quotidiana e che si incarna perfettamente con uno dei tanti prodotti di un processo industriale ed economico fra Occidente e Oriente, seppur rimanendo nello sfondo.
Il risultato è la descrizione di una realtà a tratti insensata e a tratti intelligibile, evidenziata da una precisa scelta formale e narrativa - inquadrature tradizionali alternate con rallenty di immensa perfezione visiva, lasciando a grotteschi dialoghi e scene il compito di fotografare le intenzioni dei personaggi - che frantuma la coerenza della messa in scena.
Cervellotico ma, a suo modo appassionante, accattivante, impegnato, esattamente come ogni singolo membro della troupe internazionale che si muove, entrando e uscendo di scena, intorno a Gueguen.