zarar
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domenica 23 novembre 2014
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il coraggio di non essere spietati
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I Dardenne puntano senza vergogna sul contenuto sociale del loro film. Il non licenziamento di Sandra (Marie Cotillard), la prima a saltare in un’azienda in tempi di crisi perché reduce da una depressione, verrà condizionato alla disponibilità dei suoi colleghi a rinunciare ad un bonus di mille euro. La durezza del mercato viene fatta gestire, con un gioco antico ma sempre più accorto, direttamente dai lavoratori, trasformandosi in una miserevole lotta fra poveri. Does that ring a bell with you? Sandra ha un week end per tentare di convincere nove di loro a votare per il suo reintegro. Inutile qui togliere la suspense anticipando la conclusione della storia.
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I Dardenne puntano senza vergogna sul contenuto sociale del loro film. Il non licenziamento di Sandra (Marie Cotillard), la prima a saltare in un’azienda in tempi di crisi perché reduce da una depressione, verrà condizionato alla disponibilità dei suoi colleghi a rinunciare ad un bonus di mille euro. La durezza del mercato viene fatta gestire, con un gioco antico ma sempre più accorto, direttamente dai lavoratori, trasformandosi in una miserevole lotta fra poveri. Does that ring a bell with you? Sandra ha un week end per tentare di convincere nove di loro a votare per il suo reintegro. Inutile qui togliere la suspense anticipando la conclusione della storia. Non aspettatevi un revival di realismo socialista, anche se qualche sbavatura edificante e buonista è inevitabile. Come nei loro film precedenti (‘Rosetta’, ‘L’enfant’, “Il ragazzo con la bicicletta”, “Il matrimonio di Lorna”) i registi vincono la loro partita scegliendo un profilo bassissimo che esalta la storia nuda e cruda. L’occhio della macchina da presa oscilla tra primissimi piani e rinuncia totale ad inquadrature, luci o ombre d’effetto; è un occhio che non vuole essere protagonista, piuttosto insegue, vorrei dire corre e arranca dietro ai suoi personaggi (vedi la frequenza delle riprese alle spalle…); delle anonime periferie non ci sono paesaggi, sono soprattutto muri di mattoni, un muro dopo l’altro (reale e simbolico); l’immagine della protagonista che resta negli occhi è soprattutto la sua schiena, la spallina del reggiseno che esce squallida dalla maglietta da due soldi. Tutto è chiaro, dispiegato, banale. Siamo costretti a vedere (o non vedere) le cose con gli occhi di Sandra, cioè a concentrarci su quel che c’è dentro piuttosto che sul ‘fuori’ e con lei avremo un nodo di tensione alla gola sino allo scioglimento. Forse anche i Dardenne sono tra quelli che davanti ad un i-phone si chiedono: dove lo metto il gettone?, ma a molti di noi continuano a piacere.
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mafaldita22
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domenica 23 novembre 2014
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la guerra fra poveri, oggi, riguarda anche noi
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Gran bel film, "Due giorni, una notte" dei fratelli Dardenne. Ci fa capire quanto siamo dentro a certe scelte, quanto e quello che rischiamo avvenga ad ognuno di noi.
Sandra, la protagonista del film, sta per rientrare al lavoro dopo un periodo di depressione, ma le viene comunicato che il proprietario dell'azienda ha indetto un referendum fra i colleghi del suo reparto: se decidono di far licenziare Sandra, avranno un bonus di mille euro.
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Gran bel film, "Due giorni, una notte" dei fratelli Dardenne. Ci fa capire quanto siamo dentro a certe scelte, quanto e quello che rischiamo avvenga ad ognuno di noi.
Sandra, la protagonista del film, sta per rientrare al lavoro dopo un periodo di depressione, ma le viene comunicato che il proprietario dell'azienda ha indetto un referendum fra i colleghi del suo reparto: se decidono di far licenziare Sandra, avranno un bonus di mille euro. I colleghi hanno votato per il bonus, ma lei e una collega riescono a convincere il capo a rifare la votazione due giorni dopo.
Ora, Sandra deve far cambiare idea a coloro che hanno votato contro il suo rientro e lottare anche contro la sua fragilità, la tentazione di mollare tutto e lasciarsi andare. Ha due giorni ed una notte per convincere gli altri.
Nel film, vengono rappresentate tutte le realtà di oggi, economiche e sociali. C'è di tutto: l'avversione per chi è stato male, la necessità di poter contare su una cifra che, in tempi del genere, diventa importante, la paura di perdere certi diritti, specie per chi è immigrato, o il lavoro; il timore che stare dalla parte di chi è debole, in difficoltà, possa arrecare danno economico (basta già l'essere invisi al capo-reparto).
Bravissima Marion Cotillard e bravo anche Fabrizio Rongione, che interpreta suo marito.
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dromex
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lunedì 24 novembre 2014
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la giungla della società umana
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Sandra è un'operaia di un'azienda cinese che dopo un periodo di malattia a causa di forte depressione riceve una telefonata da una collega con questo contenuto: in fabbrica il capo reparto ha indetto una votazione fra i dipendenti di quel reparto per decidere se preferiscono ricevere un bonus di 1000 euro o licenziare Sandra. L'azienda è in crisi e questa azione è necessaria.
La votazione dà come risultato quello di licenziare Sandra ma questa, venuta a sapere che il capo reparto ha fatto pressioni sui suoi dipendenti perché il risultato fosse tale, riesce a convincere il capo del personale a ripetere la votazione.
Sandra così, nel weekend fra la prima votazione e il lunedì della nuova votazione proverà quindi a convincere i colleghi a votare a suo favore, interpellandoli uno per uno.
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Sandra è un'operaia di un'azienda cinese che dopo un periodo di malattia a causa di forte depressione riceve una telefonata da una collega con questo contenuto: in fabbrica il capo reparto ha indetto una votazione fra i dipendenti di quel reparto per decidere se preferiscono ricevere un bonus di 1000 euro o licenziare Sandra. L'azienda è in crisi e questa azione è necessaria.
La votazione dà come risultato quello di licenziare Sandra ma questa, venuta a sapere che il capo reparto ha fatto pressioni sui suoi dipendenti perché il risultato fosse tale, riesce a convincere il capo del personale a ripetere la votazione.
Sandra così, nel weekend fra la prima votazione e il lunedì della nuova votazione proverà quindi a convincere i colleghi a votare a suo favore, interpellandoli uno per uno.
Ho voluto intitolare questa recensione "la giungla della società umana" perché i registi Luc e J.Pierre Dardenne evidenziano che la società umana sempre più vive all'insegna del motto “io mi salvo se muori tu”.
Nel film chi mette in luce questo atteggiamento sociale è l’azienda, ponendo sul piatto della bilancia il dio denaro e la vita di Sandra, donna anche malata di depressione. Come dire che chi è debole è ancor più a rischio estinzione.
C’è da chiedersi se l’uomo sia riuscito davvero a salire al di sopra degli animali nella giungla!!
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gianleo67
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lunedì 24 novembre 2014
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le relazioni industriali...secondo i dardenne
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Sandra ha un marito, due figli ancora piccoli e solo 48 ore di tempo per convincere i colleghi dell'azienda di pannelli fotovoltaici dove lavora a rinunciare al loro bonus di 1000 euro nella votazione che le consentirà di non essere licenziata dal suo capo. Non ostante la depressione e la sua fragilità emotiva riuscirà a farsi spronare dal marito a trascorrere il fine settimana incontrando ad uno ad uno le persone che potranno decidere del suo futuro lavorativo. Il lunedì prefissato però, l'esito della piccola consultazione aziendale si risolve in un pareggio.
Ennesima variazione sul tema della lotta per il lavoro e la sopravvivenza ai tempi di una crisi che pare non finire mai, quella della premiata ditta Jeanne-Pierre&Luc Dardenne sembra colorarsi di istanze e speculazioni sempre nuove tanto in campo sociale che politico, inseguendo (letteralmente) l'esempio paradigmatico di una guerra tra poveri in cui la responsabilità etica sulla rivendicazione di un diritto fondamentale come questo viene delegato piuttosto che alle istituzione storicamente preposte allo scopo (lo stato, le aziende, le rappresentanze sindacali) alla coscienza di lavoratori sempre più divisi e isolati, costretti sul fronte più avanzato di una trincea domestica dove la difesa del proprio diritto viene contrapposta vigliaccamente a quella dell'altro.
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Sandra ha un marito, due figli ancora piccoli e solo 48 ore di tempo per convincere i colleghi dell'azienda di pannelli fotovoltaici dove lavora a rinunciare al loro bonus di 1000 euro nella votazione che le consentirà di non essere licenziata dal suo capo. Non ostante la depressione e la sua fragilità emotiva riuscirà a farsi spronare dal marito a trascorrere il fine settimana incontrando ad uno ad uno le persone che potranno decidere del suo futuro lavorativo. Il lunedì prefissato però, l'esito della piccola consultazione aziendale si risolve in un pareggio.
Ennesima variazione sul tema della lotta per il lavoro e la sopravvivenza ai tempi di una crisi che pare non finire mai, quella della premiata ditta Jeanne-Pierre&Luc Dardenne sembra colorarsi di istanze e speculazioni sempre nuove tanto in campo sociale che politico, inseguendo (letteralmente) l'esempio paradigmatico di una guerra tra poveri in cui la responsabilità etica sulla rivendicazione di un diritto fondamentale come questo viene delegato piuttosto che alle istituzione storicamente preposte allo scopo (lo stato, le aziende, le rappresentanze sindacali) alla coscienza di lavoratori sempre più divisi e isolati, costretti sul fronte più avanzato di una trincea domestica dove la difesa del proprio diritto viene contrapposta vigliaccamente a quella dell'altro. Non come 'Rosetta' (una lotta senza fronzoli per la sopravvivenza, senza piagnistei) l'ultimo lavoro dei Dardenne appare meno duro e ostinato, sotistuendo al rigore formale e antiretorico del loro successo a Cannes tanto l'esemplare pretestuosità del soggetto quanto la frequente condiscendenza verso una struttura drammaturgica che lascia spazio all'emotività ed alla commozione, piuttosto che il ricorso ancorchè sporadico alle sottolineature musicali. Il risultato è comunque un'opera che vibra del civismo e dell'urgenza di una denuncia sociale ormai indifferibile, laddove alla sottesa frammentazione del mondo lavorativo in cui la produttività si è trasformata nel subdolo strumento di una insostenibile pressione psicologica che mette gli uni contro gli altri, che azzera il patto sociale di libera convivenza tra le persone, si aggiunge la totale mercificazione del significato stesso del diritto all'occupazione. Non c'è solo in ballo il benessere materiale, sembrano dirci i Dardenne, il lavoro è qualcos'altro, che va oltre la mera correlazione tra prestazione fisica e contropartita economica; il lavoro è un valore umano di cui si deve tener conto, è il valore principale per cui una persona può dirsi veramente civile. Protagonista indiscussa e (forse) nuova musa degli autori belgi è la francese Marion Cotillard che incarna la determinazione e la fragilità di una condizione femminile chiamata a risollevarsi dal peso schiacciante delle proprie responsabilità familiari e sociali e che, proprio sul punto di cedere, riesce a riscattarsi più che nel raggiungimento di un obiettivo professionale, nel calore e nel sostegno morale di una incondizionata solidarietà umana. Ruoli più defilati per gli attori feticcio Fabrizio Rongione (il marito) e Olivier Gourmet (il capo) e nomination senza risultati per la Palma d'oro alla 67ª edizione del Festival di Cannes.
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andrea kihlgren
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martedì 25 novembre 2014
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sandrà ritrova fiducia
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Un film che vale la pena vedere. Ha un buon ritmo, è essenziale, e racconta una storia possibile dei nostri tempi. Questa storia - la prospettiva di perdere il lavoro per una giovane donna appena uscita da un periodo di crisi personale - si rivela l'occasione per un confronto tra la protagonista e i suoi colleghi di lavoro. I suoi colleghi sono posti di fronte alla scelta di ricevere un bonus o rinunciarvi e permettere il suo reintegro in fabbrica.
I due giorni sono la peregrinazione di lei per chiedere la loro comprensione e la conseguente rinuncia al beneficio. Diverse saranno naturalmente le reazioni e in questo narrare si rivela il cuore del film. Forse non sempre impeccabile e convincente in tutti i passaggi, esprime il meglio di sè in questa suscitazione di confronto etico, nel raccontare egoismi da una parte, e affettuosa solidarietà dall'altra, che Sandrà incontra.
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Un film che vale la pena vedere. Ha un buon ritmo, è essenziale, e racconta una storia possibile dei nostri tempi. Questa storia - la prospettiva di perdere il lavoro per una giovane donna appena uscita da un periodo di crisi personale - si rivela l'occasione per un confronto tra la protagonista e i suoi colleghi di lavoro. I suoi colleghi sono posti di fronte alla scelta di ricevere un bonus o rinunciarvi e permettere il suo reintegro in fabbrica.
I due giorni sono la peregrinazione di lei per chiedere la loro comprensione e la conseguente rinuncia al beneficio. Diverse saranno naturalmente le reazioni e in questo narrare si rivela il cuore del film. Forse non sempre impeccabile e convincente in tutti i passaggi, esprime il meglio di sè in questa suscitazione di confronto etico, nel raccontare egoismi da una parte, e affettuosa solidarietà dall'altra, che Sandrà incontra. Ognuno di loro è messo di fronte a una scelta - il mio personale bene o la solidarietà alla compagna di lavoro - e sembra che per ognuno di loro, sia che risponda chiudendosi, sia che apra il proprio cuore solidale all'amica, sia anche l'occasione per fare chiarezza su se stessi. E' il racconto di una crisi, di tante crisi, personali e generali, sociali, economiche, dove emergono le tante facce di un'umanità possibile che vuole rifondare se stessa sulla fiducia e sulla solidarietà.
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(di stefano sarfati)
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andrea kihlgren
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martedì 25 novembre 2014
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la fiducia nasce dall'amore ricevuto e ricambiato
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Film da vedere. Senza alcun fronzolo, con stile asciutto ed essenziale, racconta un conflitto etico dei nostri tempi. Sebbene alcuni passaggi non siano del tutto convincenti, il cuore del film è nella risalita personale della protagonista che si confronta con i propri colleghi di lavoro costretti a scegliere tra il beneficio di un bonus e la rinuncia di questo che permetterebbe a lei di riguadagnare il lavoro e lo stipendio. Alcuni di loro si chiuderanno in se stessi, altri sentiranno l'emozione e il bisogno di solidarizzare con la critica situazione della compagna. In questo modo nasce l'emozione del film, nello scoprire insieme ai personaggi l'esperienza liberante di ascoltare la coscienza e scegliere per il bene di un nostro simile.
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Film da vedere. Senza alcun fronzolo, con stile asciutto ed essenziale, racconta un conflitto etico dei nostri tempi. Sebbene alcuni passaggi non siano del tutto convincenti, il cuore del film è nella risalita personale della protagonista che si confronta con i propri colleghi di lavoro costretti a scegliere tra il beneficio di un bonus e la rinuncia di questo che permetterebbe a lei di riguadagnare il lavoro e lo stipendio. Alcuni di loro si chiuderanno in se stessi, altri sentiranno l'emozione e il bisogno di solidarizzare con la critica situazione della compagna. In questo modo nasce l'emozione del film, nello scoprire insieme ai personaggi l'esperienza liberante di ascoltare la coscienza e scegliere per il bene di un nostro simile. Il film ci racconta che la via per ritrovare la fiducia in noi stessi e nel mondo che sta intorno a noi passa attraverso gesti gratuiti di solidarietà e di amore.
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angelo umana
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lunedì 1 dicembre 2014
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il ricatto
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Questa volta i fratelli Dardenne hanno costruito un pretesto per toccare le corde del cuore. €1000 di bonus ai 16 dipendenti di una ditta di pannelli solari se nella votazione segreta interna opteranno per i soldi, ma lasciando così a casa la diciassettesima dipendente Sandra, la bravissima Marion Cotillard. Il titolare e il suo cerbero-caporeparto Jean-Marc hanno notato che possono fare a meno di lei, durante il suo ultimo periodo di assenza per una depressione la produzione era assicurata da tre ore giornaliere di straordinario dei colleghi. I soldi fanno comodo, “mors tua vita mea” sembrano dover pensare questi operai, a cui nello spazio di Due giorni, una notte Sandra si rivolge ad ognuno singolarmente prima della votazione, a volte in lacrime a volte con composto scoramento, perché il suo posto di lavoro venga conservato e i colleghi rinuncino al bonus.
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Questa volta i fratelli Dardenne hanno costruito un pretesto per toccare le corde del cuore. €1000 di bonus ai 16 dipendenti di una ditta di pannelli solari se nella votazione segreta interna opteranno per i soldi, ma lasciando così a casa la diciassettesima dipendente Sandra, la bravissima Marion Cotillard. Il titolare e il suo cerbero-caporeparto Jean-Marc hanno notato che possono fare a meno di lei, durante il suo ultimo periodo di assenza per una depressione la produzione era assicurata da tre ore giornaliere di straordinario dei colleghi. I soldi fanno comodo, “mors tua vita mea” sembrano dover pensare questi operai, a cui nello spazio di Due giorni, una notte Sandra si rivolge ad ognuno singolarmente prima della votazione, a volte in lacrime a volte con composto scoramento, perché il suo posto di lavoro venga conservato e i colleghi rinuncino al bonus.
Nella depressione economica che provoca guerre tra i poveri ognuno ha le sue buone ragioni per pensare al bonus: il collega che non “contro” di lei ha votato, ma per il bonus, chi ha la figlia all’università, chi deve arredare la casa con “mobili tv letto lavatrice”, chi si vergogna e non risponde al citofono, l’altro per cui 1000€ sono un anno di gas e luce, il ragazzo violento dedito a far bella la sua auto sportiva e che sceglie i soldi senza dubbio, perché “se li è meritati”. La giovane collega Anna avrebbe la terrazza da rifare e il marito le vuole imporre la scelta più crudele, sceglierà a favore di Sandra invece, separandosi dal marito, è perfino felice perché è la prima volta che decido qualcosa in vita mia (in macchina con le due risentiamo Petula Clark, toh, chi si risente!). Tutti a chiedere a Sandra, prima di decidere, quanti altri hanno rinunciato al bonus perché lei resti al lavoro… . I più generosi nei suoi confronti sono coloro che hanno più bisogno, e i colleghi immigrati in particolare: chi conosce le ristrettezze comprende meglio quelle altrui.
La votazione si concluderà 8 contro 8, il datore di lavoro vorrebbe premiarla per aver ben condotto la sua piccola e disperata “campagna elettorale”, ma lei rifiuta, nuocerebbe al collega più giovane assunto a tempo determinato. Il tema dunque sembra divenire la presa di coscienza di Sandra, l’impegno a convincere inutilmente gli altri le è valsa la consapevolezza di sapercela fare anche altrove.
Anche in quest’ultimo film i Dardenne si avvalgono di due attori abituali, Fabrizio Rongione nella parte del marito di Sandra e Olivier Gourmet nella piccolissima parte del capo-reparto, l’attore dal viso meno indicato per l’epiteto di senza cuore che gli rivolge Sandra. Il “pretesto” dei due registi consiste nell’alternativa tra 1000€ per i 16 - praticamente un anno di stipendio netto di Sandra - o concedere che la loro collega conservi il posto, la scelta sembrerebbe facile: chissà come sarebbe andata se il bonus fosse stato di due, tre o cinquemila euro. Anche le bassezze umane hanno un prezzo. Sempre alla fine dei film dei due fratelli belgi c’è una speranza, edulcorano un poco i drammi: si avventureranno nelle storie dei 3.400.000 disoccupati italiani, ma è solo un esempio, o in quelle degli imprenditori suicidatisi?
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flyanto
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giovedì 4 dicembre 2014
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la disperazione di chi sta per perdere la propria
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Film in cui si racconta di una donna che ha solo un weekend a disposizione al fine di convincere gli altri suoi colleghi a non votare a favore del proprio licenziamento. Sarà un lungo, estenuante e penoso compito per lei ....
Quest'ultima opera dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, come del resto anche le loro precedenti, affronta un tema serio, sociale e dunque anche scomodo portando lo spettatore ad immedesimarsi quasi in prima persona al problema ed inducendolo seriamente a riflettere. Anche in questa occasione i due registi belgi affrontano la grave e contemporanea tematica della crisi generale nel campo del lavoro e le difficoltà conseguenti e reali di mantenere un'occupazione o di subire od incorrere nella minaccia di perderla.
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Film in cui si racconta di una donna che ha solo un weekend a disposizione al fine di convincere gli altri suoi colleghi a non votare a favore del proprio licenziamento. Sarà un lungo, estenuante e penoso compito per lei ....
Quest'ultima opera dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, come del resto anche le loro precedenti, affronta un tema serio, sociale e dunque anche scomodo portando lo spettatore ad immedesimarsi quasi in prima persona al problema ed inducendolo seriamente a riflettere. Anche in questa occasione i due registi belgi affrontano la grave e contemporanea tematica della crisi generale nel campo del lavoro e le difficoltà conseguenti e reali di mantenere un'occupazione o di subire od incorrere nella minaccia di perderla. La disperazione infatti che viene manifesta nel corso della vicenda dalla protagonista è quanto mai plausibile, oltre che tangibile, in quanto resa e presentata in maniera assai efficace e credibile. Ovviamente l'elemento che rende tutto ciò possibile e fortemente incisivo è determinato sicuramente dall'ottima interpretazione di Marion Cotillard che dà corpo ad una donna fortemente disperata che si aggrappa a tutto, ad ogni tipo di soluzione, al fine di non soccombere ed arrendersi definitivamente. L' insieme dell' equilibrata e scandita regia dei Dardenne con la significativa recitazione della Cotillard determinano senza alcun dubbio l'elevato valore del film.
Insomma, un vero gioiello sicuramente da consigliare a chi ama il cinema d'autore ed anche le storie forti.
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enrico danelli
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domenica 7 dicembre 2014
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un riuscitissimo caleidoscopio di varia umanità
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Ottime recitazioni. Tema di drammatica attualità. Sensibilità narrativa. Regia e dialoghi asciutti ed essenziali. Cosa si può chiedere di più ad un film di 90 minuti ? Il tema di attualità è : lavorare di meno per lavorare tutti. Nel microcosmo di Sandrà sul tema sociale si misurano i diversi personaggi e per ciascuno il problema diventa un caso di coscienza, almeno per chi una coscienza ce l'ha ancora. Di fornte alla stesso discorso (breve preambolo e domanda secca) di Sandrà (volutamente e ossessivamente ripetuto uguale nel corso di tutto il film), ogni interlocutore si atteggia in modo diverso: qui sta la spirito del film, tratteggiare le diverse reazioni umane di fronte allo stesso problema.
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Ottime recitazioni. Tema di drammatica attualità. Sensibilità narrativa. Regia e dialoghi asciutti ed essenziali. Cosa si può chiedere di più ad un film di 90 minuti ? Il tema di attualità è : lavorare di meno per lavorare tutti. Nel microcosmo di Sandrà sul tema sociale si misurano i diversi personaggi e per ciascuno il problema diventa un caso di coscienza, almeno per chi una coscienza ce l'ha ancora. Di fornte alla stesso discorso (breve preambolo e domanda secca) di Sandrà (volutamente e ossessivamente ripetuto uguale nel corso di tutto il film), ogni interlocutore si atteggia in modo diverso: qui sta la spirito del film, tratteggiare le diverse reazioni umane di fronte allo stesso problema. C'è chi si giustifica, c'è chi si vergogna, c'è chi si affida a Dio, c'è chi diventa violento e così via. Una notazione: non c'è la critica ai padroni.che si arricchiscono alle spalle dei dipendenti. Il padrone non guida una lussuosa berlina, ma una utilitaria come i suoi dipendenti e in extremis si arrabatta a cercare una (pur discutibile) soluzione di compromesso. Anche per questo equilibrio e oggettività il film è veramente memorabile. Da vedere e far vedere..
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luca scial�
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martedì 10 marzo 2015
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la guerra tra poveri nella società moderna
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I fratelli Dardenne proseguono la propria filmografia all'insegna delle tematiche sociali e rivolta ai disagiati sociali. Si sono già occupati, conservando negli anni le regole del Dogma (seppur in modo sempre più sfumato), di emarginazione economica, immigrazione clandestina, lavoro nero, bambini orfani, tossicodipendenza.
E con questa pellicola affrontano la guerra tra poveri della società contemporanea, con un'azienda produttrice di pannelli fotovoltaici belga messa alle strette dalla concorrenza coreana, costretta così a ridurre il personale trovando come capo espiatorio una donna con problemi di depressione. Ma lei, guarita, non ci sta a perdere il proprio posto di lavoro e cerca di convincere i suoi colleghi a votare per il suo reintegro, rinunciando a un bonus alternativo di mille euro.
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I fratelli Dardenne proseguono la propria filmografia all'insegna delle tematiche sociali e rivolta ai disagiati sociali. Si sono già occupati, conservando negli anni le regole del Dogma (seppur in modo sempre più sfumato), di emarginazione economica, immigrazione clandestina, lavoro nero, bambini orfani, tossicodipendenza.
E con questa pellicola affrontano la guerra tra poveri della società contemporanea, con un'azienda produttrice di pannelli fotovoltaici belga messa alle strette dalla concorrenza coreana, costretta così a ridurre il personale trovando come capo espiatorio una donna con problemi di depressione. Ma lei, guarita, non ci sta a perdere il proprio posto di lavoro e cerca di convincere i suoi colleghi a votare per il suo reintegro, rinunciando a un bonus alternativo di mille euro. Perchè i capi cinici li hanno messi dinanzi a una ghiotta alternativa.
Tra scivolamenti nel banale e nel scontato, momenti toccanti ma nessun colpo di scena, il film scorre comunque bene, anche grazie alla bravura di Marion Cotillard (visibilmente dimagrita per la parte). Anche gli archetipi dei colleghi che cerca di convincere scivolano nello scontato. Immigrati che si sentono gli occhi addosso, figli irrispettosi, mariti violenti, cinici, famiglie monoreddito, doppilavoristi, falsi. C'è un pò la crema della società contemporanea.
Il finale poi evidenzia come i Dardenne abbiano perso la spontaneità e l'originalità degli inizi. Se le avessero mantenute, il film si sarebbe fermato al momento del voto. Oppure, in coerenza con le ultime pellicole, si sarebbe fermato dopo il suo esito. E invece si spinge fino alla fine, in un Happy ending alternativo, non banale ma comunque ruffiano. Del Dogma originario resta solo l'inquadratura mobile e quale angolatura particolare qua e là. La commercializzazione ha infettato anche loro. Comunque, guardare un loro film resta ancora cosa interessante.
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