lostiamoperdendo
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giovedì 22 gennaio 2015
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mi aspettavo molto di più
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l'idea era buona ma sceneggiatura da principianti e finale prevedibile, comunque da vedere..
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fabfer
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martedì 23 dicembre 2014
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una banalità spaziale
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Film decisamente banale. Per tutto il film la sensazione del dejà vu non mi ha abbandonato un secondo. Insomma, benchè il regista sia messicano ed osannato come visionario, siamo di fronte alla solita americanata ben nutrita di effetti speciali!
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ballottaculo
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lunedì 1 dicembre 2014
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grave e basta
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Film imbarazzante e deludente come auspicabile, la protagonista è più adatta interpretare ruoli in commedie di quarta categoria; l'unica nota positiva è la presenza nel film dell'astronauta tanto figo quanto irriverente interpretato dal sempre magistrale George Clooney che però purtroppo muore dopo 15 minuti di film perché la protagonista non è in grado di aggrapparsi ad una corda. anche in russo che muore perchè un detrito gli trapassa la faccia è una gran bella scena però poi basta. le restanti due ore sono tutte di inquadrature traballanti e girotondo intorno al mondo, nell'universo e nel gelido spazio che ti fanno venire voglia di spaccarti le ginocchia contro uno spigolo di un tavolino e di andare in cucina ad impiccarsi con il lampadario.
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Film imbarazzante e deludente come auspicabile, la protagonista è più adatta interpretare ruoli in commedie di quarta categoria; l'unica nota positiva è la presenza nel film dell'astronauta tanto figo quanto irriverente interpretato dal sempre magistrale George Clooney che però purtroppo muore dopo 15 minuti di film perché la protagonista non è in grado di aggrapparsi ad una corda. anche in russo che muore perchè un detrito gli trapassa la faccia è una gran bella scena però poi basta. le restanti due ore sono tutte di inquadrature traballanti e girotondo intorno al mondo, nell'universo e nel gelido spazio che ti fanno venire voglia di spaccarti le ginocchia contro uno spigolo di un tavolino e di andare in cucina ad impiccarsi con il lampadario.
#MATILDEALICEBAU #PASSEROAEREO #BALLOTTACULO
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flowerlike14
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domenica 16 novembre 2014
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quando il regista c'è e si vede - 3 stelle e 1/2
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Visto quasi per caso - ma come ? se a me il genere fantascienza piace, come ho fatto a non essere risucchiata dal vortice della fama di film dell'anno ? - parecchio tempo dopo l'uscita, su grande schermo non 3D in lingua originale , mi ha colpito positivamente come una sorpresa inaspettata.
Trascurando il giudizio sulla sceneggiatura e soprattutto sui dialoghi e sulla presenza imbarazzante di George Clooney, mi focalizzo sul punto di forza di questo film e cioè gli effetti visivi. Qualcosa di mai visto prima, e già questo vale al suo regista uno sguardo critico di stima. Finalmente nello spazio con la sensazione di esserci veramente e di esserci per gran parte della pellicola; siamo là fuori, lontani da casa, soli.
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Visto quasi per caso - ma come ? se a me il genere fantascienza piace, come ho fatto a non essere risucchiata dal vortice della fama di film dell'anno ? - parecchio tempo dopo l'uscita, su grande schermo non 3D in lingua originale , mi ha colpito positivamente come una sorpresa inaspettata.
Trascurando il giudizio sulla sceneggiatura e soprattutto sui dialoghi e sulla presenza imbarazzante di George Clooney, mi focalizzo sul punto di forza di questo film e cioè gli effetti visivi. Qualcosa di mai visto prima, e già questo vale al suo regista uno sguardo critico di stima. Finalmente nello spazio con la sensazione di esserci veramente e di esserci per gran parte della pellicola; siamo là fuori, lontani da casa, soli.
Ma come ha fatto a realizzare, da un punto di vista tecnico, scene inedite, bellissime, realistiche senza essere un documentario e coinvolgenti ? CGI ? Ma davvero? Un gran lavoro, ben pensato. Poco importa se la trama e i dialoghi non lo sono altrettanto perchè le immagini superbe parlano della bravura e creatività composta del regista.
Non pretenzioso, non filosofico ( il regista dov'è ? dietro la macchina da presa ), un' onestissima e molto ben fatta opera artigianale; blu, direi.
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amokubrik
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lunedì 10 novembre 2014
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siamo in orbita
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tentativo riuscito di alfonso cuaròn di trasportare gli spettatori in un'esperienza orbitale attraverso una regia che li sovrappone alla protagonista grazie anche all'aiuto del 3d. oscar meritati
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danirlr
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sabato 27 settembre 2014
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fantastico.
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un film che consiglio a tutti.
sono stato immerso per tutto il tempo nel silenzio e nel sound del film. sembrava di stare faccia a faccia con la Bullock :')
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no_data
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giovedì 11 settembre 2014
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diventare adulti
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Durante la riparazione di un telescopio spaziale, alcuni astronauti sono investiti improvvisamente da una pioggia di detriti, in seguito ad una reazione a catena provocata dalla collisione di una prima ondata con altri satelliti in orbita. All'impatto, i due sopravvissuti, la neofita Ryan Stone e il veterano Matt Kowalsky, vengono trascinati alla deriva, verso l'abisso dello spazio, potendo contare soltanto l'uno sull'altro per ritornare sulla terra. Non ci soffermeremo sulle sue presunte inverosimiglianze astrofisiche, sulla sua accurata realizzazione tecnica, su un solo ipotetico messaggio, sugli eventuali ingredienti ammiccanti al grande pubblico. Qui si sceglie un approccio critico diverso, che considera l'opera come una sintesi, di forma e contenuto, dove il risultato finale è decisamente più della somma delle sue parti.
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Durante la riparazione di un telescopio spaziale, alcuni astronauti sono investiti improvvisamente da una pioggia di detriti, in seguito ad una reazione a catena provocata dalla collisione di una prima ondata con altri satelliti in orbita. All'impatto, i due sopravvissuti, la neofita Ryan Stone e il veterano Matt Kowalsky, vengono trascinati alla deriva, verso l'abisso dello spazio, potendo contare soltanto l'uno sull'altro per ritornare sulla terra. Non ci soffermeremo sulle sue presunte inverosimiglianze astrofisiche, sulla sua accurata realizzazione tecnica, su un solo ipotetico messaggio, sugli eventuali ingredienti ammiccanti al grande pubblico. Qui si sceglie un approccio critico diverso, che considera l'opera come una sintesi, di forma e contenuto, dove il risultato finale è decisamente più della somma delle sue parti. Grazie a questo senso di magia, Gravity ci accompagna in una dimensione primordiale servendosi di motivi fantascientifici, ci parla, nell'assenza, della necessità di una presenza, di una vita che, a contatto con la morte, non si deve ridurre all'autoconservazione, ma tendere al superamento di quelle resistenze che impediscono la realizzazione della propria umanità. Nel momento in cui Ryan(una straordinaria Sandra Bullock) si ritroverà sola, dovrà intraprendere un viaggio ai confini di se stessa, incontrando i suoi limiti: il senso di colpa, la paura della morte, la fatica che precede la sua rinascita, la mancanza di uno scopo per "non mollare ora". La responsabilità della sua vita sarà un peso tremendo. La sosterrà per breve tempo Matt, il personaggio interpretato da G. Clooney, il quale rappresenta fin da subito, in modo antitetico, l'uomo adulto, saggio e ironico, che "sa lasciare andare", che sa accettare. Il suo Virgilio nella selva oscura, l'angelo custode, la consapevolezza di chi ha colto il senso di ogni esperienza. E proprio dopo il suo sacrifico, dopo aver affrontato, un nuovo travaglio, Ryan riuscirà a dire" mai più senza meta", a trovare il coraggio per scegliere di vivere, ad abbandonare quella identificazione tra il pianeta terra e la morte di sua figlia che ostacolava il desiderio del suo ritorno a casa. Non rinuncerà alla vita, ma trasformando il dolore per la perdita in forza per agire, diventerà adulta, madre di se stessa. Partorita dal grembo del cosmo. Gravity è un film fortemente simbolico: l'aurora che emoziona Matt, la posizione fetale che assume nella navicella, l'acqua, il silenzio, il vuoto etc. Un film sulla rinascita, sulla solitudine e il coraggio che comporta diventare adulti. La forza di "gravità" che àncora alla terra è simboleggiata dalle spinte prenatali di un bambino pronto a nascere, che una madre deve assecondare e non trattenere. Fino a quando per natura non viene al mondo. Come Ryan che, una volta atterrata, si alza e accenna un movimento verso una natura incontaminata, verso la sua vera natura, come a dire che questo è il primo passo, da qui in poi si comincia a vivere. 7 oscar compreso quello alla regia per A. Cuaron.
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thedude1
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venerdì 15 agosto 2014
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nulla di nuovo, classico film hollywoodiano
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Idea dal buon potenziale quella che ha portato alla realizzazione di "Gravity", mache certamente non è stata sfruttata al meglio. Seppur comprensibili le difficoltà nello scrivere una trama ed una sceneggiatura per un film con un'ambientazione così estrema, qui è stato fatto un abuso di banalità e luoghi comuni: discorsi troppo banali tra i protagonisti, che sfociano in un goffo tentativo di introspezione dei personaggi, peraltro poco convincenti, insulsi monologhi strappalacrime degni del miglior Moccia, susseguirsi di situazioni impossibili che nemmeno in "willy il coyote", ma che immancabilmente vengono risolte in maniera ancor meno plausibile.
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Idea dal buon potenziale quella che ha portato alla realizzazione di "Gravity", mache certamente non è stata sfruttata al meglio. Seppur comprensibili le difficoltà nello scrivere una trama ed una sceneggiatura per un film con un'ambientazione così estrema, qui è stato fatto un abuso di banalità e luoghi comuni: discorsi troppo banali tra i protagonisti, che sfociano in un goffo tentativo di introspezione dei personaggi, peraltro poco convincenti, insulsi monologhi strappalacrime degni del miglior Moccia, susseguirsi di situazioni impossibili che nemmeno in "willy il coyote", ma che immancabilmente vengono risolte in maniera ancor meno plausibile... Apprezzabili alcune scene, invece, nelle quali si nota un minimo di estrosità del regista, che ci regala sensazioni forti mediante immagini veramente suggestive ed una colonna sonora semplice ma efficace. in conclusione, può essere apprezzato dagli amanti del genere, in cerca avventura ed effetti speciali , mentre chi privilegia i contenuti non troverà assolutamente nulla di nuovo.
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niccolò menozzi
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martedì 29 luglio 2014
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la commovente storia dell'uomo e di noi tutti
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Un capolavoro moderno, a mio avviso, s'intende. Pur avendo visto dozzine di film negli ultimi anni, di ogni genere e spessore, stavolta, infine, mi sono commosso per via del suo fortissimo contenuto simbolico, per le tematiche che sembrava volermi suggerire lungo tutto il corso della vicenda, con una forza visivo-espressiva dirompente.
Innanzitutto una nota di merito alle stupende inquadrature spaziali realizzate, mozzafiato – e mi pento di non aver avuto occasione di godermele al cinema – ed alle scelte registiche in fatto di sonoro, con un silenzio da vuoto angosciante – che deve qualcosa a 2001 Odissea nello Spazio –, intervallato da una colonna sonora meravigliosa: meravigliosa perché, credo, riesce a sostenere perfettamente l'assenza di quei suoni di cui altrimenti sentiremmo la mancanza nelle scene più concitate; la forza di collisioni e urti ci viene data in misura dalla musica.
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Un capolavoro moderno, a mio avviso, s'intende. Pur avendo visto dozzine di film negli ultimi anni, di ogni genere e spessore, stavolta, infine, mi sono commosso per via del suo fortissimo contenuto simbolico, per le tematiche che sembrava volermi suggerire lungo tutto il corso della vicenda, con una forza visivo-espressiva dirompente.
Innanzitutto una nota di merito alle stupende inquadrature spaziali realizzate, mozzafiato – e mi pento di non aver avuto occasione di godermele al cinema – ed alle scelte registiche in fatto di sonoro, con un silenzio da vuoto angosciante – che deve qualcosa a 2001 Odissea nello Spazio –, intervallato da una colonna sonora meravigliosa: meravigliosa perché, credo, riesce a sostenere perfettamente l'assenza di quei suoni di cui altrimenti sentiremmo la mancanza nelle scene più concitate; la forza di collisioni e urti ci viene data in misura dalla musica. Musica che al contempo riesce ad essere sacrale, quasi mistica, a sostegno stavolta di quel sostrato filosofico che regge tutto il film.
E qui arriva il nucleo del messaggio: è forse il film contemporaneo che riporta in primo piano grandi domande esistenziali affini ad altri importanti nomi del cinema – che mi risparmierò di elencare –, salvandoci da quelli che qualcuno chiamerebbe "pipponi insciroppabili", proponendo invece una sceneggiatura ed una regia fresche ed al passo con i canoni moderni della cinematografia. Insomma, non sbadiglierete, se non siete di ghiaccio.
Il film ci illustra il percorso di rinascita della protagonista – bravissima Sandra Bullock –, dottoressa Ryan Stone, la cui vita sembra non avere più nulla da dare, impegnata in una missione spaziale mutata in tragedia che la spronerà a ritrovare la sua spinta all'autoconservazione; al contempo ci sembra di assistere alla misteriosa ed ancestrale venuta dell'essere umano sulla Terra.
L'ho trovato davvero toccante e pregno di continui rimandi ad alcune delle figure più significative della nostra storia e preistoria, se non con un reale susseguirsi logico, almeno inseguendo un percorso emotivo di suggestioni, "di pancia", non in senso negativo: stazioni spaziali "uterine", moduli di salvataggio e tute spaziali "sepolcrali" (si notino le fattezze della tuta sovietica e la posizione incrociata delle braccia, quasi un rimando al culto dei defunti, alla mummificazione), fuoco, latrati di cane e vagiti di bimbo, suoni atavici, impressi nella nostra memoria genetica… Un viaggio solitario e difficile in un non-luogo, lo spazio, la crescita della dottoressa per tornare alla vita che si era convinta di non avere più, fino alla nascita-rinascita, con la toccante scena finale che da sola penso valga almeno una visione del film. Questo epilogo è al contempo traguardo personale del personaggio e universale, quasi eroico-mitico, arrivo della razza umana sul nostro pianeta, metaforicamente caduta dal cielo, giovane ed incerta verso un avvenire misterioso. Anche qui la musica si sposa perfettamente con il finale, mescolando speranza e serenità, coronando un paesaggio primordiale e vergine. Come sempre, i caratteri non bastano, ma forse riferirsi a Gravity come ad una "genesi" è azzeccato. Da vedere; con attenzione e sensibilità. Forse vi scenderà una lacrima di gioia per la dottoressa Stone durante i titoli di coda.
È la nostra storia: "precipitati" da non si sa dove, spaesati, attaccati alla terra come a nessun altro elemento, sebbene profondamente legati a quello che sta "lassù", ai limiti dello spirituale.
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