C'è solo una cosa che rende un cinefilo ancora più felice di vedere il nuovo capolavoro di un regista che adora : vedere un regista che odiava e disprezzava con tutto se stesso riscattarsi e lasciarsi alle spalle le imbarazzanti prove passate. Nel caso del buon Alfonso Cuaron, si può dire che con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban era stato letteralmente odio a prima vista. E non sto esagerando. Ho odiato con tutto me stesso il modo sbarazzino e a tratti ridicolo in cui quel libro è stato trasportato sulla pellicola cinematografica. Si può dire che dei sette film di Harry Potter, quello è decisamente la pellicola che non sono proprio riuscito a mandare giù.
Deluso e amareggiato dopo quell'esperienza, non avevo più voluto nemmeno sentir parlare del suddetto regista. Non che in questi ultimi dieci anni si sia spezzato la schiena a suon di film usciti, beninteso: Gravity è solo il secondo intero lungometraggio che Alfonso Cuaron ha girato dopo il suddetto terzo capitolo di Harry Potter, uscito nel 2013. Questa sarebbe potuta essere la pellicola che ne stroncava irremidiabilmente la carriera, in caso di fallimento, ed invece penso proprio che il premio per il miglior film della prossima cerimonia degli Oscar abbia già un primo potenziale candidato. E senza discutere.
Si può dire, in termini papali, che Alfonso Cuaron mi ha letteralmente preso a badilate di cinema in faccia con questa sua nuova opera, dimostrandomi come sia in realtà un cineasta di tutto rispetto. Sono davvero felice che sia riuscito a riscattarsi e ad imporsi. Ora un posto fisso ad Hollywood credo non glielo possa togliere più nessuno, ammesso che lo desideri. Probabilmente, il compito di dirigere a suo tempo quel tremendo Harry Potter era avvenuto troppo prematuramente. Si tratta del secondo film, dai tempi di Y tu mamà tambien di inizio secolo, diretto, scritto e prodotto esclusivamente da Alfonso Cuaron e la libertà di muoversi liberamente su un soggetto da lui stesso creato e sviluppato lo deve avere aiutato e non poco ad esprimersi come meglio desidera.
Il film in sè è una delizia per gli occhi e le orecchie. Non mi riferisco agli effetti speciali che alcuni sostengono essere la colonna portante del film (forse lo hanno confuso con Matrix?) , anzi, al contrario io arrivo a sostenere che avrebbero tranquillamente potuto non esserci e sarebbe stato quasi meglio. Tuttavia, nell'era del 3-D, del digitale e dei film frenetici non piazzare qualche effetto speciale è come non condire una buona insalata. E perciò, ben vengano e giusto per fare ancora i complimenti ad Alfonso, ogni effetto visivo è stato messo perfettamente nel punto giusto e nel momento giusto. Sullo sfondo dominano il silenzio, la quiete e la pace cosmica, i nostri personaggi si muovono in un ambiente privo di consistenza e di gravità spensierati e felici, quando ad un tratto una pioggia di detriti li investe causando una strage. La minaccia dei letali detriti rimarrà ad aleggiare sui due soli superstiti: una straordinaria Sandra Bullock ed un George Clooney in penombra come il suo stesso personaggio richiedeva. Ogni novanta minuti l'insieme di detriti tornerà a scagliarsi contro di loro e ciò non è una debolezza come qualcuno ha ipotizzato, ma un valore aggiunto al tutto (piccola lezione di astronomia: attorno alla terra si va a descrivere un'orbita circolare ed in quanto tale, ad intervalli regolari, ciò che viene catturato nel moto DEVE tornare a ripresentarsi nello stesso identico punto! E' pura e semplice scienza). La trama è in sè molto semplice e ciò a differenza di quanto potete pensare è un ulteriore dimostrazione della bravura di questo regista da me tanto denigrato, in quanto sviluppare un film di un'ora e mezza sfruttando una vicenda che si può riassumere in tre righe non è per niente facile. E poi del resto quante volte nella storia abbiamo visto film con una trama povera (Easy Rider) o addirittura sovrapposta (Inland Empire) riuscire a sfondare e ad imporsi per il pubblico o per la critica come autentici capolavori? E' innegabile però che, una maggiore caratterizzazione ed un maggiore impiego dei personaggi secondari e di vicende, avrebbero potuto trasformare Gravity nel miglior film degli ultimi anni. Resta comunque un piccolo capolavoro.
Come ho già ripetuto un'infinità di volte, ciò che davvero mi interessa è che un film abbia un incipit ed un epilogo di un certo livello, che il regista abbia insomma un'idea ben più che razzaffonata di come aprire e chiudere la sua opera. Di fatto sostengo che in quei due momenti della pellicola l'attenzione e l'emozione dello spettatore sono inconsciamente o consciamente al massimo livello possibile (si parla del primo impatto e della conclusione della pellicola, non credo di sbagliare a riguardo), perciò capirete perchè sono l'unica cosa su cui davvero mi soffermo. Nel caso di Gravity, non ci sarebbe potuta essere una contrapposizione artistica e squisitamente cinematografica da mettere in mostra: all'inizio, il buio, il vuoto ed il silenzio dello spazio infinito. Alla fine, la luce accecante che irrompe nella pellicola, il frastuono delle onde che si infrangono contro la spiaggia e l'ambiente attorno a sè che ritorna ad essere palpabile e concreto.
Mi hai davvero fatto rimanere di merda Alfonso. Grazie per questo regalo. Il mio giudizio è più che positivo.
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