Gravity |
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Un film di Alfonso Cuarón.
Con Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma.
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Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 92 min.
- USA, Gran Bretagna 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 3 ottobre 2013.
MYMONETRO
Gravity
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cuarón reinterpreta lo stile fantascientificodi Cress95Feedback: 6405 | altri commenti e recensioni di Cress95 |
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martedì 7 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ultima fatica di Alfonso Cuarón (già noto per l'ottimo "I figli degli uomini") tiene alto il nome del regista, regalando allo spettatore "uno scenario di sublime bellezza" (cit. "La Stampa") sul quale posare gli occhi per tutti i 90 minuti circa del film. Minuti tra l'altro carichi di azione, mai un momento di stanca, nessun preliminare, nessun compromesso: "Gravity" immerge il pubblico nelle meraviglie dello spazio profondo sin dal primo istante.
Un cast ristretto ma al contempo d'eccezione, nel quale brillano stelle del calibro di George Clooney (l'astronauta Matt Kovalsky) e Sandra Bullok (la Dott.ssa Ryan Stone). Ed è proprio con un Clooney allegro e spensierato a dispetto di una Bullok seria e preoccupata che si apre "Gravity". La profonda differenza caratteriale che si delinea tra i due personaggi si scopre, a mio avviso, necessaria per poter efficacemente comunicare i due distinti modi di intendere la profonda immensità dell'universo.
La trama è avvincente e credibile: per tutta la durata del film si assiste, letteralmente "col cuore in gola" (grazie ad un coinvolgimento unico dello spettatore, agevolato tra l'altro da frequenti scene in prima persona), ai disperati tentativi dei due protagonisti di sfuggire al terribile disastro di cui sono vittime. Il finale in particolare lo reputo un vero e proprio inno alla vita, uno tra i migliori dell'intera filmografia contemporanea.
Certo, l'aggraziata figura della Bullok fa da padrona, ma anche il Clooney fa la sua parte, anche se (forse) più con il suo nome che con la sua recitazione (tuttavia ritengo doveroso sottolineare l'essenziale ruolo dell'astronauta Kovalsky, peraltro magistralmente interpretato). Forse, a mio avviso, da un attore del rango di Clooney ci si poteva aspettare un po' di più, magari una partecipazione più attiva e marcata nel corso del film (nel quale compare praticamente solo negli atti iniziali e in una successiva, ma breve, scena), ma ovviamente di ciò non ne può essere colpevolizzato l'attore essendo queste precise scelte di regia, tra l'altro insindacabili, almeno dal sottoscritto.
In conclusione ritengo "Gravity" un capolavoro di emozioni, un film che non va semplicemente "visto", bensì vissuto attraverso i sensi e l'anima. Il dramma espresso dal Cuarón attraverso la sua ultima fatica altro non è che la rappresentazione dell'uomo, tradito dalla sua stessa ambizione e tecnologia, e per questo punito dalla natura (sotto questo profilo "Gravity" risulta essere un efficace "sequel spirituale" del mastodontico "2001, Odissea nello spazio", di Kubrik, più di quanto non pretenda di esserlo "2010, l'anno del contatto", di Peter Hyams), la quale tuttavia non riesce a prevalere, soccombendo infine dinanzi al più primordiale tra gli istinti, un ancestrale retaggio: l'istinto di sopravvivenza, vero e proprio protagonista del nuovo capolavoro firmato Alfonso Cuarón.
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