Durante la riparazione di un telescopio spaziale, alcuni astronauti sono investiti improvvisamente da una pioggia di detriti, in seguito ad una reazione a catena provocata dalla collisione di una prima ondata con altri satelliti in orbita. All'impatto, i due sopravvissuti, la neofita Ryan Stone e il veterano Matt Kowalsky, vengono trascinati alla deriva, verso l'abisso dello spazio, potendo contare soltanto l'uno sull'altro per ritornare sulla terra. Non ci soffermeremo sulle sue presunte inverosimiglianze astrofisiche, sulla sua accurata realizzazione tecnica, su un solo ipotetico messaggio, sugli eventuali ingredienti ammiccanti al grande pubblico. Qui si sceglie un approccio critico diverso, che considera l'opera come una sintesi, di forma e contenuto, dove il risultato finale è decisamente più della somma delle sue parti. Grazie a questo senso di magia, Gravity ci accompagna in una dimensione primordiale servendosi di motivi fantascientifici, ci parla, nell'assenza, della necessità di una presenza, di una vita che, a contatto con la morte, non si deve ridurre all'autoconservazione, ma tendere al superamento di quelle resistenze che impediscono la realizzazione della propria umanità. Nel momento in cui Ryan(una straordinaria Sandra Bullock) si ritroverà sola, dovrà intraprendere un viaggio ai confini di se stessa, incontrando i suoi limiti: il senso di colpa, la paura della morte, la fatica che precede la sua rinascita, la mancanza di uno scopo per "non mollare ora". La responsabilità della sua vita sarà un peso tremendo. La sosterrà per breve tempo Matt, il personaggio interpretato da G. Clooney, il quale rappresenta fin da subito, in modo antitetico, l'uomo adulto, saggio e ironico, che "sa lasciare andare", che sa accettare. Il suo Virgilio nella selva oscura, l'angelo custode, la consapevolezza di chi ha colto il senso di ogni esperienza. E proprio dopo il suo sacrifico, dopo aver affrontato, un nuovo travaglio, Ryan riuscirà a dire" mai più senza meta", a trovare il coraggio per scegliere di vivere, ad abbandonare quella identificazione tra il pianeta terra e la morte di sua figlia che ostacolava il desiderio del suo ritorno a casa. Non rinuncerà alla vita, ma trasformando il dolore per la perdita in forza per agire, diventerà adulta, madre di se stessa. Partorita dal grembo del cosmo. Gravity è un film fortemente simbolico: l'aurora che emoziona Matt, la posizione fetale che assume nella navicella, l'acqua, il silenzio, il vuoto etc. Un film sulla rinascita, sulla solitudine e il coraggio che comporta diventare adulti. La forza di "gravità" che àncora alla terra è simboleggiata dalle spinte prenatali di un bambino pronto a nascere, che una madre deve assecondare e non trattenere. Fino a quando per natura non viene al mondo. Come Ryan che, una volta atterrata, si alza e accenna un movimento verso una natura incontaminata, verso la sua vera natura, come a dire che questo è il primo passo, da qui in poi si comincia a vivere. 7 oscar compreso quello alla regia per A. Cuaron.
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|