Gravity |
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Un film di Alfonso Cuarón.
Con Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris, Orto Ignatiussen, Phaldut Sharma.
continua»
Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 92 min.
- USA, Gran Bretagna 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 3 ottobre 2013.
MYMONETRO
Gravity
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dietro il Blockbuster, un Capolavorodi Fede SlevinFeedback: 1608 | altri commenti e recensioni di Fede Slevin |
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lunedì 13 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Gli astronauti Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kowalsky (George Clooney) sono incaricati di riparare una stazione orbitante quando, improvvisamente, una tempesta di detriti si abbatte su di loro facendo a pezzi la stazione e lasciandoli in balìa dello spazio sconfinato. Ci troviamo di fronte ad una realizzazione tecnica fuori dal comune (non a caso pluripremiata agli Awards), con calcoli astrofisici ed una studiata illuminazione planetaria che attribuiscono un concreto realismo ad un'ambientazione in grado di catapultare l'osservatore nell'assordante silenzio del nulla. Un film in cui sono le immagini a fare da padrone incontrastate in quella che, di fatto, è una trama banale, non senza qualche assurdità e assolutamente di secondo piano allo spettacolo visivo, come se fosse solo un pretesto per poter inanellare una sequenza di immagini mozzafiato in grado di far immedesimare il pubblico nella Bullock protagonista. Grazie a questo espediente, grazie a questo silenzio che si assapora in gran parte della visione, il regista riesce nel suo grande obiettivo, che è quello di far sentire lo spettatore piccolo, insignificante di fronte alla maestosità dello spazio. Tuttavia, liquidare il film con quanto sopra scritto non ne fa un capolavoro, ma un'opera di pura tecnica, un pasto per gli occhi fine a se stesso. Quello che lo eleva di qualità e ne dà un tocco "Kubrickiano" (a cui il regista si ispira palesemente) è la simbologia. Questo film è un quadro, un'opera che senza parlare, racconta tanto e lo fa bene. Geniale, a mio avviso, il finale in cui la dottoressa Stone (curioso come la protagonista si chiami "pietra", "grave", l'oggetto usato per antonomasia in fisica nella definizione della "caduta libera" e dunque della "gravità") a bordo della navicella di ritorno sulla Terra, precipita in acqua (accompagnata da una colonna sonora azzeccatissima) e si vede passare in primo piano una rana. Perchè la rana? Perchè è come l'uomo, capace di sopravvivere in più ambienti (prima fluttuava pericolosamente nello spazio, ora ansima in apnea sott'acqua) ma in nessuno di questi, si trova a suo agio come sulla terraferma. Infatti, proprio nella scena finale, la protagonista riesce finalmente a mettere i piedi sulla sabbia e si solleva, merito anche della recitazione magistrale della Bullock in questa sequenza, con l'atteggiamento maestoso di chi si sente "a casa", sicuro e protetto dall'habitat che l'ha cullato fin dalla nascita; il tutto condito da una fotografia gerarchica che si pone ai piedi della protagonista, riprendendone la figura imperiosa come in una celebrazione dell'epoca gotica, ascensionale verso il cielo sullo sfondo, che le ha causato così tanti problemi fino a pochi minuti prima. In conclusione questo film si colloca come un opera particolare, tra lo "scontato" (vedi la trama di chiara matrice Hollywoodiana che va incanalandosi in una successione di eventi "già visti", farciti da dialoghi da videogame, volti ad accalappiare un quanto più vasto pubblico possibile) e l'ingombrante epiteto di "capolavoro" che, a mio parere, non stona e, anzi, rilancia il prodotto facendo chiudere un occhio (ma non due) su quelle scomode pecche sopracitate.
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