stefano capasso
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domenica 5 luglio 2015
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la deriva nello spazio come travaglio esistenziale
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Nello spazio Ryan e Matt stanno facendo delle riparazioni alla stazione orbitante. Una donna ed un uomo che fluttuano liberi per l’assenza di gravita. Ma a seguito di un incidente una deriva di detriti li investirà costringendoli ad affrontare situazioni di difficoltà estrema.
Un film originale questo di Alfonso Cuarón, con due soli attori e con unico scenario costituito dallo spazio e dalle navi spaziali che ruotano intorno. Suspance che tiene l’attenzione al massimo livello su quella che è un rappresentazione del dramma esistenziale di Ryan e degli uomini in genere. Lo spazio nero dove si va alla deriva rappresenta la condizione dove finisce l’uomo che non ha fiducia e i cui attaccamenti alle vicende del passato gli impediscono di andare avanti.
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Nello spazio Ryan e Matt stanno facendo delle riparazioni alla stazione orbitante. Una donna ed un uomo che fluttuano liberi per l’assenza di gravita. Ma a seguito di un incidente una deriva di detriti li investirà costringendoli ad affrontare situazioni di difficoltà estrema.
Un film originale questo di Alfonso Cuarón, con due soli attori e con unico scenario costituito dallo spazio e dalle navi spaziali che ruotano intorno. Suspance che tiene l’attenzione al massimo livello su quella che è un rappresentazione del dramma esistenziale di Ryan e degli uomini in genere. Lo spazio nero dove si va alla deriva rappresenta la condizione dove finisce l’uomo che non ha fiducia e i cui attaccamenti alle vicende del passato gli impediscono di andare avanti. E c’è bisogno di una guida ed uno stimolo, in questo caso Matt, perché Ryan decida di affrontare le sue paure e provi a ricostruire la sua esistenza. C’è bisogno di amore per se stessi per poter costruire la propria vita in modo che fluisca liberamente e godere di ciò che di buono offre.
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dystopia
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martedì 28 aprile 2015
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jessica fletcher nello spazio
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Avete presente quelle attrazioni da luna park, che esistono più o meno dagli anni 80, dove su di uno schermo vengono simulate, tramite la proiezione di un video girato in prima persona, diverse situazioni alle quali il sedile reagisce vibrando e muovendosi? Bene, preferirei salire su una di quelle piuttosto che riguardarmi Gravity, un film con alla base un'idea presuntuosa e mal realizzata, cioè quella di rappresentare sullo schermo, in modo realistico e coinvolgente, l'esperienza vissuta dai protagonisti. Il film, altro non è che una serie di eventi catrastofici innescati dall'inettitudine della protagonista, inettitudine che fa invidia alle gag di Stanlio ed Ollio.
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Avete presente quelle attrazioni da luna park, che esistono più o meno dagli anni 80, dove su di uno schermo vengono simulate, tramite la proiezione di un video girato in prima persona, diverse situazioni alle quali il sedile reagisce vibrando e muovendosi? Bene, preferirei salire su una di quelle piuttosto che riguardarmi Gravity, un film con alla base un'idea presuntuosa e mal realizzata, cioè quella di rappresentare sullo schermo, in modo realistico e coinvolgente, l'esperienza vissuta dai protagonisti. Il film, altro non è che una serie di eventi catrastofici innescati dall'inettitudine della protagonista, inettitudine che fa invidia alle gag di Stanlio ed Ollio. Oltre ad essere pieno di inesattezze scientifiche, ha una trama a dir poco ridicola, infarcita da sentimentalismi inutili, banali ed abbastanza superficiali a fare da background ai protagonisti, anche se in realtà, a dispetto di locandine e credits, di protagonista ce n'è uno solo, visto che l'altro ha solo una mera funzione commerciale, che evito di spiegare per non spoilerare. In sostanza, è un film che si può vedere soltanto scollegando il cervello e skippando dialoghi pressoché inutili, ma anche così facendo, personalmente non l'ho trovato granché emozionante.
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fede slevin
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lunedì 13 aprile 2015
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dietro il blockbuster, un capolavoro
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Gli astronauti Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kowalsky (George Clooney) sono incaricati di riparare una stazione orbitante quando, improvvisamente, una tempesta di detriti si abbatte su di loro facendo a pezzi la stazione e lasciandoli in balìa dello spazio sconfinato.
Ci troviamo di fronte ad una realizzazione tecnica fuori dal comune (non a caso pluripremiata agli Awards), con calcoli astrofisici ed una studiata illuminazione planetaria che attribuiscono un concreto realismo ad un'ambientazione in grado di catapultare l'osservatore nell'assordante silenzio del nulla. Un film in cui sono le immagini a fare da padrone incontrastate in quella che, di fatto, è una trama banale, non senza qualche assurdità e assolutamente di secondo piano allo spettacolo visivo, come se fosse solo un pretesto per poter inanellare una sequenza di immagini mozzafiato in grado di far immedesimare il pubblico nella Bullock protagonista.
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Gli astronauti Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kowalsky (George Clooney) sono incaricati di riparare una stazione orbitante quando, improvvisamente, una tempesta di detriti si abbatte su di loro facendo a pezzi la stazione e lasciandoli in balìa dello spazio sconfinato.
Ci troviamo di fronte ad una realizzazione tecnica fuori dal comune (non a caso pluripremiata agli Awards), con calcoli astrofisici ed una studiata illuminazione planetaria che attribuiscono un concreto realismo ad un'ambientazione in grado di catapultare l'osservatore nell'assordante silenzio del nulla. Un film in cui sono le immagini a fare da padrone incontrastate in quella che, di fatto, è una trama banale, non senza qualche assurdità e assolutamente di secondo piano allo spettacolo visivo, come se fosse solo un pretesto per poter inanellare una sequenza di immagini mozzafiato in grado di far immedesimare il pubblico nella Bullock protagonista. Grazie a questo espediente, grazie a questo silenzio che si assapora in gran parte della visione, il regista riesce nel suo grande obiettivo, che è quello di far sentire lo spettatore piccolo, insignificante di fronte alla maestosità dello spazio. Tuttavia, liquidare il film con quanto sopra scritto non ne fa un capolavoro, ma un'opera di pura tecnica, un pasto per gli occhi fine a se stesso. Quello che lo eleva di qualità e ne dà un tocco "Kubrickiano" (a cui il regista si ispira palesemente) è la simbologia. Questo film è un quadro, un'opera che senza parlare, racconta tanto e lo fa bene. Geniale, a mio avviso, il finale in cui la dottoressa Stone (curioso come la protagonista si chiami "pietra", "grave", l'oggetto usato per antonomasia in fisica nella definizione della "caduta libera" e dunque della "gravità") a bordo della navicella di ritorno sulla Terra, precipita in acqua (accompagnata da una colonna sonora azzeccatissima) e si vede passare in primo piano una rana. Perchè la rana? Perchè è come l'uomo, capace di sopravvivere in più ambienti (prima fluttuava pericolosamente nello spazio, ora ansima in apnea sott'acqua) ma in nessuno di questi, si trova a suo agio come sulla terraferma. Infatti, proprio nella scena finale, la protagonista riesce finalmente a mettere i piedi sulla sabbia e si solleva, merito anche della recitazione magistrale della Bullock in questa sequenza, con l'atteggiamento maestoso di chi si sente "a casa", sicuro e protetto dall'habitat che l'ha cullato fin dalla nascita; il tutto condito da una fotografia gerarchica che si pone ai piedi della protagonista, riprendendone la figura imperiosa come in una celebrazione dell'epoca gotica, ascensionale verso il cielo sullo sfondo, che le ha causato così tanti problemi fino a pochi minuti prima.
In conclusione questo film si colloca come un opera particolare, tra lo "scontato" (vedi la trama di chiara matrice Hollywoodiana che va incanalandosi in una successione di eventi "già visti", farciti da dialoghi da videogame, volti ad accalappiare un quanto più vasto pubblico possibile) e l'ingombrante epiteto di "capolavoro" che, a mio parere, non stona e, anzi, rilancia il prodotto facendo chiudere un occhio (ma non due) su quelle scomode pecche sopracitate.
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cress95
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martedì 7 aprile 2015
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cuarón reinterpreta lo stile fantascientifico
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L'ultima fatica di Alfonso Cuarón (già noto per l'ottimo "I figli degli uomini") tiene alto il nome del regista, regalando allo spettatore "uno scenario di sublime bellezza" (cit. "La Stampa") sul quale posare gli occhi per tutti i 90 minuti circa del film. Minuti tra l'altro carichi di azione, mai un momento di stanca, nessun preliminare, nessun compromesso: "Gravity" immerge il pubblico nelle meraviglie dello spazio profondo sin dal primo istante.
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L'ultima fatica di Alfonso Cuarón (già noto per l'ottimo "I figli degli uomini") tiene alto il nome del regista, regalando allo spettatore "uno scenario di sublime bellezza" (cit. "La Stampa") sul quale posare gli occhi per tutti i 90 minuti circa del film. Minuti tra l'altro carichi di azione, mai un momento di stanca, nessun preliminare, nessun compromesso: "Gravity" immerge il pubblico nelle meraviglie dello spazio profondo sin dal primo istante.
Un cast ristretto ma al contempo d'eccezione, nel quale brillano stelle del calibro di George Clooney (l'astronauta Matt Kovalsky) e Sandra Bullok (la Dott.ssa Ryan Stone). Ed è proprio con un Clooney allegro e spensierato a dispetto di una Bullok seria e preoccupata che si apre "Gravity". La profonda differenza caratteriale che si delinea tra i due personaggi si scopre, a mio avviso, necessaria per poter efficacemente comunicare i due distinti modi di intendere la profonda immensità dell'universo.
La trama è avvincente e credibile: per tutta la durata del film si assiste, letteralmente "col cuore in gola" (grazie ad un coinvolgimento unico dello spettatore, agevolato tra l'altro da frequenti scene in prima persona), ai disperati tentativi dei due protagonisti di sfuggire al terribile disastro di cui sono vittime. Il finale in particolare lo reputo un vero e proprio inno alla vita, uno tra i migliori dell'intera filmografia contemporanea.
Certo, l'aggraziata figura della Bullok fa da padrona, ma anche il Clooney fa la sua parte, anche se (forse) più con il suo nome che con la sua recitazione (tuttavia ritengo doveroso sottolineare l'essenziale ruolo dell'astronauta Kovalsky, peraltro magistralmente interpretato). Forse, a mio avviso, da un attore del rango di Clooney ci si poteva aspettare un po' di più, magari una partecipazione più attiva e marcata nel corso del film (nel quale compare praticamente solo negli atti iniziali e in una successiva, ma breve, scena), ma ovviamente di ciò non ne può essere colpevolizzato l'attore essendo queste precise scelte di regia, tra l'altro insindacabili, almeno dal sottoscritto.
In conclusione ritengo "Gravity" un capolavoro di emozioni, un film che non va semplicemente "visto", bensì vissuto attraverso i sensi e l'anima. Il dramma espresso dal Cuarón attraverso la sua ultima fatica altro non è che la rappresentazione dell'uomo, tradito dalla sua stessa ambizione e tecnologia, e per questo punito dalla natura (sotto questo profilo "Gravity" risulta essere un efficace "sequel spirituale" del mastodontico "2001, Odissea nello spazio", di Kubrik, più di quanto non pretenda di esserlo "2010, l'anno del contatto", di Peter Hyams), la quale tuttavia non riesce a prevalere, soccombendo infine dinanzi al più primordiale tra gli istinti, un ancestrale retaggio: l'istinto di sopravvivenza, vero e proprio protagonista del nuovo capolavoro firmato Alfonso Cuarón.
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gamberus
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sabato 14 marzo 2015
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sociologicamente interessante..
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L'unica cosa che mi conferma questo fillm, è che oggi, le "elites" sono infinitamente più ignoranti della "gente comune".
Questo film, incensato e premiato dal mondo che "conta", poi, nelle critiche di almeno il 50% del pubblico, viene riconosciuto per quello che é: un pessimo riciclo di luoghi comuni, con dialoghi e recitazione sotto il livello minimo di decenza, e una sceneggiatura inesistente.
Molto significativo, sociologicamente.
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giorpost
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martedì 3 marzo 2015
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tecnica, ritmo e pathos per l' odissea di cuarón
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Il vero appassionato di Cinema, colui che in una settimana consuma mediamente dai 3 ai 7 film perché altrimenti va in astinenza, colui che reputa la settima arte come forma terapeutica (del tutto omeopatica) rispetto al quotidiano, colui che quando riesce a trovare tempo e modo di fruire di un’ opera come la presente rammenta quanto sia fortunato a godere di tale passione, quel colui può trovarsi in difficoltà al cospetto di Gravity (USA, UK, 2013) di Alfonso Cuarón e potrebbe far fatica a riordinare il groviglio di pensieri scaturito subito dopo averlo visto.
Orbita terrestre, 600 km di altitudine. Un team di 5 astronauti è alle prese con la missione STS157 che ha lo scopo di riparare ed aggiornare i pannelli elettronici del famoso telescopio Hubble.
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Il vero appassionato di Cinema, colui che in una settimana consuma mediamente dai 3 ai 7 film perché altrimenti va in astinenza, colui che reputa la settima arte come forma terapeutica (del tutto omeopatica) rispetto al quotidiano, colui che quando riesce a trovare tempo e modo di fruire di un’ opera come la presente rammenta quanto sia fortunato a godere di tale passione, quel colui può trovarsi in difficoltà al cospetto di Gravity (USA, UK, 2013) di Alfonso Cuarón e potrebbe far fatica a riordinare il groviglio di pensieri scaturito subito dopo averlo visto.
Orbita terrestre, 600 km di altitudine. Un team di 5 astronauti è alle prese con la missione STS157 che ha lo scopo di riparare ed aggiornare i pannelli elettronici del famoso telescopio Hubble. La dottoressa Ryan Stone, alla sua prima prova sul campo dopo soli sei mesi di addestramento, è guidata dal veterano Kowalsky, alla sua ultima passeggiata nel cosmo a soli 75 minuti dal record di permanenza nel vuoto detenuto da un illustre collega russo che non riuscirà a battere. Il primo piano sequenza dura oltre un quarto d’ ora e la camera, senza mai staccare, ruota in circolo attorno allo Space Shuttle inquadrando alternativamente i vari soggetti sospesi nel nulla in un turbinio di immagini sensazionali per le pupille più esigenti. La vista da lassù della Madre Terra è unica e la riproduzione fedele del telescopio ancorché delle sofisticate attrezzature scientifiche e delle tute spaziali ha dell’ incredibile: un imprinting del genere raramente è stato così efficace nel Cinema contemporaneo. Non si fa in tempo a terminare il lavoro perché parte da Houston (la cara, familiare ed irrinunciabile base della NASA) l' ordine di abortire immediatamente la missione per un imminente pericolo dato dal cumulo di detriti in avvicinamento a folle velocità sulla stessa orbita dell' Hubble e formatosi a seguito della involontaria distruzione di un satellite sovietico da parte di un missile della medesima potenza militare che ha determinato un effetto domino su altri satelliti artificiali. La repentina evacuazione viene subito interrotta dalla massa di frammenti che investe nave e telescopio, i quali in pochi attimi sono irreversibilmente danneggiati, oltre a provocare la morte su colpo di 3 astronauti, uno dei quali in modo atroce. La Stone perde il contatto con il cavo che la teneva ancorata e va alla deriva avvitandosi su se stessa. Disperata e sotto un comprensibile attacco di panico, la scienziata viene incitata e rassicurata via etere da Kowalsky il quale, dopo interminabili minuti, riesce rocambolescamente ad avvicinarla e riagganciarla grazie allo zaino a propulsione che solo lui ha in dotazione. I due cosmonauti, soli e senza appigli ed avendo oltretutto perso i contatti con Houston, cercano di raggiungere la “vicina” ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, anch’ essa evacuata, danneggiata e distante decine di kilometri ma che rappresenta l’ unica ancora di sopravvivenza in un drammatico viaggio contro lo spazio, il tempo e la progressiva diminuzione di carburante e ossigeno.
Per il personaggio della biologa viene scelta Sandra Bullock, presentatasi sul set in una forma fisica invidiabile, corpo modellato, interprete di un ruolo double face ove prima recita con parsimonia e voluta fiacchezza al fianco del consumato e (fin troppo) istrionico George Clooney, poi in un crescendo costante arriva a mostrare il piglio della grande attrice scavando un solco tra lei e i personaggi femminili di pellicole sci-fi del passato, anche se preferisco classificare questa película più come space-drama o thriller “stellare”.
La super pagata interprete di Speed e Crash si cimenta in una difficile parte che si colloca a metà strada tra quella claustrofobica della leggendaria Ripley di Alien ed il metafisico Bowman di 2001: A Space Odyssey, in una lotta per la sopravvivenza che riconduce al Tom Hanks di Cast Away. La forza di quest’ opera, eseguita per tre quarti in CGI, sta proprio nella solitudine forzosa alla quale è costretta una ricercatrice che fino a pochi mesi prima lavorava in laboratori universitari dove “le cose cadono a terra” e dovendo oltretutto fare a pugni con un recente evento luttuoso avendo perso la figlia in un banale incidente scolastico. Lo scoramento e la sensazione di essere vicini alla fine scatenerà quella che presumibilmente può assimilarsi ad una inattesa forza spirituale o una più semplice reazione dell’ organismo rispetto alla volontà di sopravvivenza, tant’ è che la Stone ha un’ allucinazione nella quale l’ ormai scomparso Kowalsky, sacrificatosi per lei e scegliendo il cosmo come tomba, visto che non c’è più una signora Kowalsky ad attenderlo laggiù, gli suggerisce di utilizzare il modulo di salvataggio Sojuz (i russi tolgono, i russi restituiscono) come fosse in fase di ammarraggio usufruendo dei relativi propulsori. L’ intuizione è quella giusta e allora via verso lo step successivo rappresentato dalla stazione orbitante cinese, ultimo approdo prima del tentativo di rientro sulla Terra, con tanti ringraziamenti e preghiere rivolte alla povera primogenita che magari lassù, più vicina che mai, ha potuto aiutare la madre.
Il modulo di salvataggio ivi presente si chiama Shenzhou ed altri non è che un Sojuz replicato con scritte in cinese e quindi Ryan non avrà molte difficoltà ad avviarlo, iniziando un’ inesorabile ed incandescente caduta libera attraverso l’ atmosfera terrestre.
I giochi di luce fedelmente riprodotti grazie a migliaia di led, la tensione perenne, la paura trasmessa efficacemente, quel suono di esplosioni non propagabili nel vuoto, quella fotografia immaginifica, meritatamente premiata come tutto il resto del film, quelle musiche perfettamente allineate al contesto ed un montaggio del sonoro straordinario, quel ritmo incalzante che non ti fa annoiare nemmeno per un istante: questi aspetti consegnano all’ opera di Alfonso Cuarón i crismi del capolavoro.
E allora ritorno a quella prefazione nella quale volevo rimarcare l’ essere orgogliosamente cinefilo pur con sguardo critico ma non inutilmente dissacratorio, ritenendo che, in riferimento alle pretestuose e stucchevoli critiche sulla plausibilità scientifica di questo lavoro, un amante della pellicola non può o non dovrebbe nemmeno porsi il problema del sospendere l’ incredulità, semplicemente perché quando inizia un film occorrerebbe sospendere tutto quello che ci gira intorno.
Questo è un film di quelli che quando arriva ai titoli di coda vorresti subito rivederlo da capo, è una di quelle opere multiformi e totalizzanti che ti rapiscono e ti catapultano in un luogo spazio-tempo abbastanza definito dal quale vieni distolto solo a chiusura dell’ ultima riga di ringraziamenti da parte del regista.
Il regista messicano, ammirato a partire da quel meraviglioso Children of Men nel quale tutti abbiamo giustamente esaltato la sua tecnica registica, ha in quei suoi lunghi piani sequenza e nella qualità visiva un marchio di fabbrica, rinsaldato da un’ accorta e minuziosa ricostruzione scenografica degli esterni. Con Gravity non solo si conferma cineasta di culto ma ci lascia finalmente accorciare il confine che separa il comunque inarrivabile capolavoro di Kubrick del ’68 da tutto il resto, lasciando agli annali un’ odissea meno intimista e filosofica ma più vicina a noi, più ritmica, fatta di tensione e sublimazione tecnica. Nulla può esimermi dal consacrare Gravity come opera irrinunciabile e permanente, strepitosa avventura che fa riavvicinare alla vita protagonista e spettatore in una lotta fisica per quella sopravvivenza raggiunta quando la Bullock stringe tra le mani un pugno di soffice terra.
Voto: 9
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ultimoboyscout
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venerdì 27 febbraio 2015
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alla deriva...nello spazio.
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Una cascata di detriti danneggia la navicella di due astronauti che si ritrovano, di colpo, dispersi nell'immensità dello spazio. Un attimo prima della tragedia ridevano e scherzavano, passeggiando fuori dall'astronave, ignari che l'imprevisto fosse dietro l'angolo. Il problema ora è tornare sulla Terra. Cominciamo col dire che quello di "Gravity" è il miglior 3D in assoluto dopo "Avatar", e già non è cosa da poco. Ma il film di Cuaron è ben più di questo, il regista ha trovato nella fantascienza il perfetto compromesso per conciliare le rigide leggi hollywoodiane col suo enorme talento d'autore, affidandosi a due attori magnifici: Clooney gigioneggia alleggerendo il peso e la tensione della tragicità degli eventi, la Bullock (che per il ruolo ha sbaragliato una concorrenza agguerritissima) ha faccia e fisicità indovinate per impersonare la fragile ma caparbia dottoressa Stone.
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Una cascata di detriti danneggia la navicella di due astronauti che si ritrovano, di colpo, dispersi nell'immensità dello spazio. Un attimo prima della tragedia ridevano e scherzavano, passeggiando fuori dall'astronave, ignari che l'imprevisto fosse dietro l'angolo. Il problema ora è tornare sulla Terra. Cominciamo col dire che quello di "Gravity" è il miglior 3D in assoluto dopo "Avatar", e già non è cosa da poco. Ma il film di Cuaron è ben più di questo, il regista ha trovato nella fantascienza il perfetto compromesso per conciliare le rigide leggi hollywoodiane col suo enorme talento d'autore, affidandosi a due attori magnifici: Clooney gigioneggia alleggerendo il peso e la tensione della tragicità degli eventi, la Bullock (che per il ruolo ha sbaragliato una concorrenza agguerritissima) ha faccia e fisicità indovinate per impersonare la fragile ma caparbia dottoressa Stone. La storia evolve in maniera costante, di pari passo con la psicologia dei personaggi, il cineasta messicano ci mette tanto del suo trasformando il film in un vero e proprio kolossal epico, un nuovo modo di vedere lo spazio e un nuovo modo di concepire il genere survival, nonostante la storia sia apparentemente semplice e la narrazione molto lineare, coi detriti spaziali che rappresentano le avversità che nella vita, prima o poi, tutti ci troviamo a dover affrontare. La pellicola ha un forte impatto visivo ma nulla a che vedere con quello emotivo che è a dir poco bestiale, per questo "Gravity" può essere considerato un thriller-sci-fi che esplora un mondo mai esplorato prima e ripropone, con coraggio e ambizione da parte di Cuaron, lo stesso senso di alienazione provato per "I figli degli uomini" e un grandissimo senso di claustrofobia causato dalla totale assenza di suoni. Il film è un'odissea nello spazio aggiornata ai nostri tempi, un'opera di altissima qualità che intrattiene sconvolgendo, che ci ricorda come la vita nello spazio sia impossibile e di quanto sia disperato il tentativo di preservarla in quell'immensità fatta di assordante silenzio. Pellicola che lascia senza fiato, che dalla sua prospettiva privilegiata sul nostro pianeta spalanca un inferno, che immerge lo spettatore nella situazione dei protagonisti e lo sfinisce e stordisce con ansia e tensione, mutando l'opera in un'odissea fisica ed emotiva.
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spermaceti
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lunedì 23 febbraio 2015
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forse è il caso
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di chiudere il filmfestiva di Venezia, che premia delle clamorose solfe e/o sòle
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gnucco
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lunedì 23 febbraio 2015
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ma stiamo scherzando???!!!!!
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Ma stiamo scherzando sul serio??!! 7 Oscar??!!
Sicuramente non capisco molto di cinema, ma volendo fare un paragone per tutto, SUNSHINE di uno dei miei registi prefiti è di gran lunga migliore come film e come tutto!!!!
Trama deludente, non trasmette alcuna sensazione o emozione......molto più interessante il contenuto extra sulla "sindrome di Kessler" presente nel DVD!!!!
Un Apollo 13 addirittura ha un Oscar in meno......lasciamo stare!!!
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steo89
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venerdì 13 febbraio 2015
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penoso!!!
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incredibile come questo film sia stato acclamato come il miglior film di fantascienza mai realizzato! ma stiamo scherzando?? io sono un appassionato di film di fantascienza, sono cresciuto con CAPOLAVORI come Guerre Stellari e Alien e non potete paragonarmi questo obrobrio ad essi. Inanzitutto....la trama??? ovvero la parte più significativa di qualsiasi film?? INESISTENTE! o dovrei dire imbarazzante...cioè quindi il regista ci sta dicendo che per fare un buon film basta esagerare con la CGI e tutto va bene! non basta fare un film totalmente in digitale per divertire! non siamo dei bambocci che urlano al capolavoro solo perchè vediamo effetti speciali x 2 ore! poi...La RECITAZIONE? la lasciamo sotto i piedi? ho visto film muti dove gli attori erano più espressivi e interessanti! questi due punti sono la base del cinema! Per me questo film è un insulto alla fantascienza! ci sono parecchi titoli validi in giro se uno vuole vedere degli ottimi film dello stesso genere.
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incredibile come questo film sia stato acclamato come il miglior film di fantascienza mai realizzato! ma stiamo scherzando?? io sono un appassionato di film di fantascienza, sono cresciuto con CAPOLAVORI come Guerre Stellari e Alien e non potete paragonarmi questo obrobrio ad essi. Inanzitutto....la trama??? ovvero la parte più significativa di qualsiasi film?? INESISTENTE! o dovrei dire imbarazzante...cioè quindi il regista ci sta dicendo che per fare un buon film basta esagerare con la CGI e tutto va bene! non basta fare un film totalmente in digitale per divertire! non siamo dei bambocci che urlano al capolavoro solo perchè vediamo effetti speciali x 2 ore! poi...La RECITAZIONE? la lasciamo sotto i piedi? ho visto film muti dove gli attori erano più espressivi e interessanti! questi due punti sono la base del cinema! Per me questo film è un insulto alla fantascienza! ci sono parecchi titoli validi in giro se uno vuole vedere degli ottimi film dello stesso genere..ma per favore non guardate questo abominio di pellicola! Do 1 stella solo perchè non esiste la mezza stella.
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[+] concordoooo!!!!
(di gnucco)
[ - ] concordoooo!!!!
[+] guerre stellari film di fantascienza ?????
(di ciappami)
[ - ] guerre stellari film di fantascienza ?????
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