Titolo internazionale | Bauyr |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Kazakhistan |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Serik Aprimov |
Attori | Almat Galym, Alisher Aprymov . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 agosto 2013
La storia drammatica di un ragazzino abbandonato da tutti che si lega in modo eccessivo al fratello ritrovato.
CONSIGLIATO SÌ
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Yerken è un ragazzino di nove anni che vive in un piccolo villaggio sperduto tra le montagne del Kazakhistan. Da quando la madre è morta, il padre ha abbandonato la famiglia, mentre il fratello maggiore, Aidos, studia in città. Il piccolo Yerken è, così, costretto a cavarsela da solo, frequentando la scuola e mettendo qualche soldo da parte con la vendita di mattoni. Quando il fratello torna a casa per qualche giorno, Yerken è pieno di gioia. Ma Aidos sembra cambiato. Freddo e dal cuore duro, non riesce a offrire le attenzioni e l'affetto di cui il fratellino avrebbe disperatamente bisogno.
Serik Aprymov, regista kazako molto apprezzato in patria, firma una delicata storia incentrata sul rapporto tra due fratelli completamente diversi. Tanto il minore è altruista e affettuoso, quanto il maggiore è avaro e anaffettivo. La durezza del più grande dipende probabilmente da nodi familiari irrisolti, che il regista non approfondisce, limitandosi a un fugace accenno alla rabbia che Aidos prova nei confronti del padre che li ha abbandonati. A farne le spese è il piccolo Yerken, che stravede per il fratello - l'unico vero affetto rimastogli - e ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui. Eppure, non lo dà affatto a vedere. La grandezza di questo personaggio sta proprio qui, nel coraggio e nella dignità con cui si adatta alle intemperie di una vita poco generosa, affrontando le difficoltà, persino quelle economiche, con il piglio sfrontato di un adulto. Mentre il fratello maggiore gli insegna a fare a botte, per difendersi da un mondo che non fa sconti, Yerken prova a insegnargli l'amore, come se fosse lui il maturo tra i due. Il ritratto di questo piccolo uomo, costretto a crescere troppo in fretta, è carico di umanità e tenerezza, e non scade mai nel sentimentalismo.
Certo, un po' più di calore avrebbe giovato alla riuscita complessiva di un film che spesso manca il bersaglio dell'emozione, nonostante il tema dell'infanzia negata ben si presterebbe all'obiettivo.
Il regista sceglie di adottare uno stile realista nel mostrare la quotidianità del povero villaggio circondato dalle imponenti vette kazake, dove i soldi non bastano mai, l'usuraio è un passaggio obbligato, il preside gioca a biliardo nel campetto della scuola e le marachelle degli allievi vengono punite a suon di flessioni. Eppure non c'è drammaticità in questi bozzetti di dura vita quotidiana, ogni sequenza è pervasa da una delicata leggerezza. Del resto, quello raccontato da Aprymov è un mondo filtrato dagli occhi di un ragazzino che non conosce amarezza e che vive immerso in un mondo interiore, pieno di affetto, che lo protegge dalla rabbia e dalla disillusione. Un mondo dove i colori possono accendersi all'improvviso, con l'arrivo di un clown pronto a riempire di musica la solitudine.
Vita quotidiana di un piccolo grande uomo, un ragazzino che la famiglia ha abbandonato a se stesso come se fosse un adulto e che, malgrado tutto e tutti, va avanti con serena determinazione. Ogni giorno va alla fermata dell'autobus ad aspettare il fratello maggiore, che non l'ha abbandonato, e' solo andato in città a studiare (come dice lui a chi glielo chiede).