timothyfalcodissidissegna
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venerdì 9 agosto 2013
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tornatore strega tutti con "la migliore offerta"
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Non ci sono molti aggettivi per descrivere un vero capolavoro, perché si rischierebbe soltanto di cadere nel banale. E comunque tutti quelli esistenti non riuscirebbero a descrivere appieno l'ultima prodezza cinematografica firmata da Giuseppe Tornatore, uno dei registi più rappresentativi dell'Italia all'estero. Premio Oscar per “Nuovo cinema paradiso” e quest'anno di nuovo nelle sale con “La migliore offerta”, di cui ha anche scritto la sceneggiatura.
Quello che salta subito all'occhio di questo film è l'ambientazione in cui le storie si intrecciano, paesaggi di un fascino che sa di “antico”.
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Non ci sono molti aggettivi per descrivere un vero capolavoro, perché si rischierebbe soltanto di cadere nel banale. E comunque tutti quelli esistenti non riuscirebbero a descrivere appieno l'ultima prodezza cinematografica firmata da Giuseppe Tornatore, uno dei registi più rappresentativi dell'Italia all'estero. Premio Oscar per “Nuovo cinema paradiso” e quest'anno di nuovo nelle sale con “La migliore offerta”, di cui ha anche scritto la sceneggiatura.
Quello che salta subito all'occhio di questo film è l'ambientazione in cui le storie si intrecciano, paesaggi di un fascino che sa di “antico”. Il film, infatti, è stato girato per gran parte a Trieste e nella provincia di Gorizia, oltre che a Praga e in altre località dell'est Europa, dando così un tocco molto Mitteleuropeo, mischiato a quello che una volta era il cuore dell'Impero Austroungarico.
La storia è degna di un thriller di Stephen King: il protagonista è un eclettico battitore d'asta e assiduo collezionista di ritratti femminili, il signor Oldman. Un uomo sinistro, schivo del mondo e di chi lo abita. Un giorno viene contattato da una misteriosa ragazza, Claire Imetson, per mettere in vendita i suoi averi, ereditati dai genitori scomparsi. C'è però qualcosa di strano in lei. È affetta, infatti, da una forte forma di una strana patologia, che la costringe a vivere isolata nel suo castello fatiscente. Ma c'è qualcosa in lei che attira Oldman, come se qualcosa lo spingesse verso quella voce sentita solo al telefono. Piano piano qualcosa in lui cambierà, come se incominciasse una nuova vita. Ma il colpo di scena è dietro all'angolo...
Con un a dir poco strabiliante Geoffry Rush (Premio Oscar per “Il discorso del Re”), una bellissima Sylvia Hoeks ma non solo, “La migliore offerta” adotta le regole del thriller senza mai diventare un giallo, e non lasciando niente al caso. Unica pecca è il finale un po' troppo tirato, ma incide minimamente su quello che, molto probabilmente, sarà la rivelazione dei prossimi Academy Awards. Hollywood è avvisata.
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ndkcfl
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martedì 6 agosto 2013
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distrutto dal finale
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Avevo sentito tantissimi commenti positivi su questo film, gente che ne decantava le lodi a destra e a manca, perciò quando sono arrivata alla fine, non potevo essere più delusa. Sicuramente l’idea di fondo è molto originale, ma originale non è sinonimo di bello. Il protagonista è decisamente singolare: vecchio, fissato con l’arte e l’antiquariato, germofobico all’ennesima potenza e imbroglione. Il principale personaggio femminile non è da meno: affetto da una rarissima malattia che lo costringe a rimanere sempre barricato in casa e a non incontrare mai nessuno. La situazione dei due malati è a dir poco bizzarra -per tutto il film fanno a gara a chi è più matto- ed i sentimenti che provano l’uno per l’altra –considerando che si tratta di un vecchio ed una ventenne- fa ribrezzo.
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Avevo sentito tantissimi commenti positivi su questo film, gente che ne decantava le lodi a destra e a manca, perciò quando sono arrivata alla fine, non potevo essere più delusa. Sicuramente l’idea di fondo è molto originale, ma originale non è sinonimo di bello. Il protagonista è decisamente singolare: vecchio, fissato con l’arte e l’antiquariato, germofobico all’ennesima potenza e imbroglione. Il principale personaggio femminile non è da meno: affetto da una rarissima malattia che lo costringe a rimanere sempre barricato in casa e a non incontrare mai nessuno. La situazione dei due malati è a dir poco bizzarra -per tutto il film fanno a gara a chi è più matto- ed i sentimenti che provano l’uno per l’altra –considerando che si tratta di un vecchio ed una ventenne- fa ribrezzo. Per non parlare poi, delle innumerevoli incongruenze e stranezze tipiche dei lungometraggi, come ad esempio, quando la ragazza si prova i vestiti che l’uomo le porta in dono: un attimo prima ha i capelli in uno stato pietoso, un secondo dopo si è cambiata abito ed ha pure avuto il tempo di aggiustarsi la chioma in un perfetto chignon. Ma passi tutto questo, passino 100 minuti di film nel quale si susseguono stranezze d’ogni tipo, furti, bagni nudi e baci tra il vecchio e la ragazza, passino perché, volendo, il modo in cui i due malati si guariscono a vicenda è bello e romantico, perché in fondo il lungometraggio intriga, ma il finale… quello no, distrugge tutto. Dopo che per quasi due ore il regista ci ha rotto le scatole con questi stravaganti –e a tratti, inquietanti- personaggi, decide che il tutto deve rivelarsi solo un’enorme macchinazione. Proprio così, una truffa. Un raggiro ideato da quelli che l’anziano credeva essere i suoi due unici amici: un giovane dal talento eccezionale, che per tutto il lungometraggio gli aveva dato consigli per conquistare la donna, ed un amico di vecchia data che per tutta la vita lo aveva aiutato a collezionare quadri preziosissimi. Al tutto, ovviamente, aveva partecipato anche la ragazza per cui, per la prima volta in tutta la sua vita, il protagonista aveva provato sentimenti d’affetto. Un bel giorno il vecchio, tornato da quella che, per amore di lei, aveva deciso sarebbe stata l’ultima asta della sua vita, ha ritrovato l’enorme stanza segreta, stracolma di dipinti preziosissimi, vuota, eccetto per un androide al quale aveva lavorato per tutto il tempo insieme all’ “amico”. Non nascondo di essere rimasta enormemente delusa da questo finale assolutamente inaspettato: nemmeno per un istante; infatti, mi ha sfiorato il sospetto che si potesse trattare di una imbroglio, poiché ritenevo sarebbe stato troppo contorto e perverso perfino per il regista e invece… Evidentemente, un lieto fine si sarebbe rivelato troppo comune e scontato per Tornatore, che in questo lungometraggio sembra aver inseguito, più che altro, lo strampalato. Non lo consiglio assolutamente –soprattutto se vi sentite depressi- ma se proprio volete guardarlo, vi suggerisco di saltare il finale.
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ndkcfl
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venerdì 2 agosto 2013
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perfido
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Avevo sentito tantissimi commenti positivi su questo film, gente che ne decantava le lodi a destra e a manca, perciò quando sono arrivata alla fine, non potevo essere più delusa. Sicuramente l’idea di fondo è molto originale, ma originale non è sinonimo di bello. Il protagonista è decisamente singolare: vecchio, fissato con l’arte e l’antiquariato, germofobico all’ennesima potenza e imbroglione. Il principale personaggio femminile non è da meno: affetto da una rarissima malattia che lo costringe a rimanere sempre barricato in casa e a non incontrare mai nessuno. La situazione dei due malati è a dir poco bizzarra -per tutto il film fanno a gara a chi è più matto- ed i sentimenti che provano l’uno per l’altra –considerando che si tratta di un vecchio ed una ventenne- fa ribrezzo.
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Avevo sentito tantissimi commenti positivi su questo film, gente che ne decantava le lodi a destra e a manca, perciò quando sono arrivata alla fine, non potevo essere più delusa. Sicuramente l’idea di fondo è molto originale, ma originale non è sinonimo di bello. Il protagonista è decisamente singolare: vecchio, fissato con l’arte e l’antiquariato, germofobico all’ennesima potenza e imbroglione. Il principale personaggio femminile non è da meno: affetto da una rarissima malattia che lo costringe a rimanere sempre barricato in casa e a non incontrare mai nessuno. La situazione dei due malati è a dir poco bizzarra -per tutto il film fanno a gara a chi è più matto- ed i sentimenti che provano l’uno per l’altra –considerando che si tratta di un vecchio ed una ventenne- fa ribrezzo. Per non parlare poi, delle innumerevoli incongruenze e stranezze tipiche dei lungometraggi, come ad esempio, quando la ragazza si prova i vestiti che l’uomo le porta in dono: un attimo prima ha i capelli in uno stato pietoso, un secondo dopo si è cambiata abito ed ha pure avuto il tempo di aggiustarsi la chioma in un perfetto chignon. Ma passi tutto questo, passino 100 minuti di film nel quale si susseguono stranezze d’ogni tipo, furti, bagni nudi e baci tra il vecchio e la ragazza, passino perché, volendo, il modo in cui i due malati si guariscono a vicenda è bello e romantico, perché in fondo il lungometraggio intriga, ma il finale… quello no, distrugge tutto. Dopo che per quasi due ore il regista ci ha rotto le scatole con questi stravaganti –e a tratti, inquietanti- personaggi, decide che il tutto deve rivelarsi solo un’enorme macchinazione. Proprio così, una truffa. Un raggiro ideato da quelli che l’anziano credeva essere i suoi due unici amici: un giovane dal talento eccezionale, che per tutto il lungometraggio gli aveva dato consigli per conquistare la donna, ed un amico di vecchia data che per tutta la vita lo aveva aiutato a collezionare quadri preziosissimi. Al tutto, ovviamente, aveva partecipato anche la ragazza per cui, per la prima volta in tutta la sua vita, il protagonista aveva provato sentimenti d’affetto. Un bel giorno il vecchio, tornato da quella che, per amore di lei, aveva deciso sarebbe stata l’ultima asta della sua vita, ha ritrovato l’enorme stanza segreta, stracolma di dipinti preziosissimi, vuota, eccetto per un androide al quale aveva lavorato per tutto il tempo insieme all’ “amico”. Non nascondo di essere rimasta enormemente delusa da questo finale assolutamente inaspettato: nemmeno per un istante; infatti, mi ha sfiorato il sospetto che si potesse trattare di una imbroglio, poiché ritenevo sarebbe stato troppo contorto e perverso perfino per il regista e invece… Evidentemente, un lieto fine si sarebbe rivelato troppo comune e scontato per Tornatore, che in questo lungometraggio sembra aver inseguito, più che altro, lo strampalato. Non lo consiglio assolutamente –soprattutto se vi sentite depressi- ma se proprio volete guardarlo, vi suggerisco di saltare il finale.
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sweetpoem
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domenica 28 luglio 2013
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che dire.... bello!
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Mi è piaciuto moltissimo.... Vero e falso... Ingenuo e maturo.... leale e scorretto... bello davvero.
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folgore94
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venerdì 26 luglio 2013
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gran regia
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Sicuramente uno dei migliori film di tornatore.
Rush da oscar.
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amedeo gavazzi
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martedì 23 luglio 2013
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un offerta che non si puo'rifiutare.
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il film mi e' piaciuto,a prescindere dal fatto che amo tornatore.la storia e' coinvolgente,gli attori fantastici.quindi sono portato a dire:grazie giuseppe tornatore,per tenere in auge il cinema italiano.qualcuno mi ha detto:si e' bello pero'io avevo capito tutto prima.io invece,parto dal presupposto che non bisogna cercare di capire,ma soltanto aspettare,quello che il regista vuole dire.se ci mettiamo ad indagare,e'meglio che uno va a fare l'investigatore privato.
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moviesaddicted
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sabato 20 luglio 2013
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si, no, forse.
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Intanto, per cominciare, ma anche a voi Rush ricordava tanto Servillo? A parte gli scherzi, la trama sarà pure carina ma il regista indugia su clichè, cose ricorrenti nel genere e non ti infinocchia nemmeno per un secondo.. Per cui si ringrazi Rush, ma la regia se la poteva giocare molto meglio.....
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coch_98
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giovedì 18 luglio 2013
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un thriller raffinato
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Un thriller davvero raffinato per il regista italiano più internazionale in circolazione. Tra aste d'alta società e colpi di scena si fa largo uno dei migliori film del 2013. Un film infatti che non è mai banale con una sceneggiatura immensa e una narrazione straordinaria. Per quanto riguarda le interpretazioni, invece, da segnalare naturalmente Geoffrey Rush, Oscar al miglior attore nel 1997 per "Shine", ma niente male neanche Jim Sturgess e Sylvia Hoeks, i nuovi volti del cinema. Una storia drammatica e romantica con il passo del giallo. Non a caso trionfatore ai David di Donatello 2013.
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antrace
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giovedì 4 luglio 2013
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una storia a tre dimensioni
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Giuseppe Tornatore ha fatto il botto, con un film che incide sulla platea, lascia ricordi acri, ma sazia la fame attuale di buone sceneggiature e interpretazioni pungenti. Ha scritto un giallo intimista, con gli accorgimenti ed i tempi giusti, con una lucida trasposizione dalle suggestioni affettive alla crudezza dell'inganno , convincendo la critica ed il pubblico per la sapienza e la meticolosità della sua opera . "La migliore offerta " è un racconto a tre dimensioni, l'amore, il tradimento, gli affari , e va seguito e compreso come si osserva un dipinto, con un'attenzione alle luci ed alle sfumature . E' la narrazione cifrata, pignolesca , minuziosa della simulazione umana , della deriva dei desideri ,dello scoglio duro della realtà .
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Giuseppe Tornatore ha fatto il botto, con un film che incide sulla platea, lascia ricordi acri, ma sazia la fame attuale di buone sceneggiature e interpretazioni pungenti. Ha scritto un giallo intimista, con gli accorgimenti ed i tempi giusti, con una lucida trasposizione dalle suggestioni affettive alla crudezza dell'inganno , convincendo la critica ed il pubblico per la sapienza e la meticolosità della sua opera . "La migliore offerta " è un racconto a tre dimensioni, l'amore, il tradimento, gli affari , e va seguito e compreso come si osserva un dipinto, con un'attenzione alle luci ed alle sfumature . E' la narrazione cifrata, pignolesca , minuziosa della simulazione umana , della deriva dei desideri ,dello scoglio duro della realtà .Virgel è un facoltoso, attempato battitore d'aste , cultore d'arte, che diffida degli incontri con le donne, degli scambi umani quotidiani, sino al punto da costruirsi con astuzia e sacrifici una privatissima , inimitabile galleria di volti femminili diafani ,cinti in quadri d'autore , come uno specchio dei sentimenti inespressi . Inconsapevolmente insegue un'avventura con una donna misteriosa, come quelle trasfigurate dai pennelli : si innamora di Claire , una ragazza colpita da un male subdolo, che afferma di non uscire mai di casa , e di vivere fuori dal mondo , dentro una villa antica , piena di oggetti preziosi, erede di un patrimonio familiare . Entrambi si calano in una vicenda irreale, incredibile, in cui l'approccio fisico è soltanto il culmine di un'intesa quasi iniziatica : la ragazza per molto tempo non si mostra al suo spasimante , e dialoga con lui attraverso gli affreschi delle pareti, creando nella distanza dei corpi un'attesa febbrile dell'incontro . Entrambi simulano , con intenti diversi . Virgel recita con consapevole abbandono la trama di un sogno vissuto in carne ed ossa, Claire finge di lasciarsi andare alle carezze curative dell'uomo . Dietro le vicissitudini della ragazza si nascondono i dettagli di un madornale raggiro, complici alcuni conoscenti del battitore d'aste , del quale conoscono le debolezze ed i patrimoni , per mettere le mani sui suoi quadri . Molto bravo il regista a coinvolgere tutti nella vicenda romantica ,dando spessore e forza a una tenue invenzione, ancora più abile nel riportare gli spettatori alla grama descrizione di una truffa. Se la vittima non riesce a superare lo choc, e continua a ricordare i baci e le promesse della ragazza, pure in sala si fa fatica ad uscire dalla dimensione onirica del racconto .
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carmy_na
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giovedì 4 luglio 2013
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"le conseguenze dell'amore"
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Non a caso cito il titolo del bellissimo film di Paolo Sorrentino, perché, pur essendo diversi per stile e racconto, trovo molte analogie tra la maschera impassibile di Tony Servillo (nei panni di Titta Di Girolamo) e quella di Geoffrey Rush (alias Virgil Oldman). Le loro vite solitarie, le abitudini maniacali, la misoginia dei protagonisti... un equilibrio forzato che man mano si sgretolerà quando nelle loro esistenze si insinuerà il sentimento, a loro sconosciuto, dell'amore, con le drammatiche conseguenze che ne deriveranno.
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Non a caso cito il titolo del bellissimo film di Paolo Sorrentino, perché, pur essendo diversi per stile e racconto, trovo molte analogie tra la maschera impassibile di Tony Servillo (nei panni di Titta Di Girolamo) e quella di Geoffrey Rush (alias Virgil Oldman). Le loro vite solitarie, le abitudini maniacali, la misoginia dei protagonisti... un equilibrio forzato che man mano si sgretolerà quando nelle loro esistenze si insinuerà il sentimento, a loro sconosciuto, dell'amore, con le drammatiche conseguenze che ne deriveranno... "Non sono mai stato amato da nessuno, io." dice Titta, così come Virgil, vissuto senza affetti familiari, è incapace di amare a sua volta: "L'ammirazione che provo per le donne è pari al timore che ho di conoscerle!" E poi la questione del falso/vero, posta da Tornatore, si può comparare alla teoria del bluff, enunciata da Titta Di Girolamo, che -come Virgil Oldman- della truffa ne fa una apparentemente irreprensibile e rigorosa professione: "Per assicurarsi una buona riuscita, il bluff dev'essere condotto fino in fondo, fino all'esasperazione..." E anche il finale, in cui Virgil, nonostante la drammaticità degli eventi, non perde la speranza, riporta a un'altra affermazione di Titta: "Non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini..."
Al di là di queste analogie di senso, i due film sono sicuramente diversi.
Tornatore si misura stavolta col genere "noir" e lo fa con la maestria del grande regista, disseminando il film di colte citazioni, anche visive/artistiche, di metafore filosofiche e psicologiche, di elementi classici del thriller, pur senza crimini né azione, ma capace di tenere inchiodato lo spettatore, nel dipanarsi della storia... La cura nella ambientazioni, fino al minimo dettaglio scenico, la scelta degli attori, icone nel loro genere e nei caratteri: l'aplomb del britannico Rush, la consueta ambiguità di Donald Sutherland... tutto concorre, come tessere di un puzzle, a realizzare alla fine un film elegante, avvincente e coinvolgente. La genialità del film sta anche nel fatto che il regista lascia allo spettatore la libertà di attribuire il suo significato alla storia, proprio come si fa nei confronti di un'opera d'arte, sia essa un quadro o una poesia... e qualsiasi spiegazione ha una sua plausibilità.
Un film sicuramente da non perdere! ...e -anzi- da rivedere anche una seconda volta! ...come succede spesso, dopo aver letto o visto un bel romanzo "giallo".
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